24 Mag 2018

Io faccio così #212 – I Briganti di Librino: rugby e resilienza

Scritto da: Daniel Tarozzi
Intervista di: Daniel Tarozzi
Riprese di: Paolo Cignini
Montaggio di: Paolo Cignini

Nella periferia di Catania, a Librino, presso il Campo San Teodoro Liberato, recuperato dal lavoro dei volontari dopo anni di incuria, incontriamo i Briganti di Librino: più squadre di rugby, un progetto di coesione e inclusione sociale, una Librineria con il doposcuola. Questo e molto altro sono i Briganti di Librino, un progetto che non si è fermato nemmeno dopo un incendio di natura dolosa e che insegna come lo sport possa essere davvero uno dei principali motori del cambiamento.

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Catania - Ci sono storie che ti restano dentro. Storie che dimostrano come la forza del cambiamento sia inarrestabile. Storie che ti scuotono ed emozionano e portano a ridimensionare i mille piccoli e grandi problemi quotidiani. Ci sono storie come quella dei Briganti Rugby di Librino.

Partiamo dal contesto. Librino è una periferia di Catania nata nei pressi dell’aeroporto e considerata “a rischio”, con un forte tasso di criminalità, ma anche molte zone tranquille. “Ospita” oltre 80.000 abitanti e viene da molti considerata una città nella città. Il giorno della nostra intervista arriviamo al Campo di San Teodoro Liberato dopo aver attraversato la Porta della Bellezza (presto una storia dedicata a questa meravigliosa opera di arte di strada), una serie di vie traboccanti palazzi e una piccola discarica a cielo aperto.

Dopo qualche curva, però, improvvisamente il paesaggio cambia. Circondato dai fiori che ad aprile in Sicilia sbocciano persino in mezzo all’asfalto e contornato da orti urbani, scorgiamo un campo di rugby popolato da decine di ragazzini che si stanno allenando. Pochi metri sopra ad esso degli edifici. Tra questi la nuova sede dei Briganti, aperta pochi mesi fa (mentre scrivo siamo a maggio 2018). La storica sede, infatti, è inagibile causa incendio doloso del gennaio scorso

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Ma facciamo un passo indietro. L’impianto in questione fu costruito per le universiadi nel 94-95 e successivamente abbandonato e divenuto vittima di vandalismo, furti e degrado fino al 2012 quando è stato occupato dai Briganti. Mario La Rosa, volontario dei Briganti di Librino che abbiamo intervistato, racconta: “Il progetto Briganti era già attivo in quegli anni; avevamo già una squadra che militava nel campionato nazionale, avevamo molti ragazzini che portavamo in giro nei vari campi che il Comune ci affidava in modo ufficiale, ma ci siamo presto resi conto che così facendo stavamo perdendo il contatto con il quartiere. Per noi era quindi necessario tornare a Librino.

Questo posto era abbandonato, completamente invaso dalla vegetazione selvatica; la parte interna era stata smantellata dai ladri. Per raggiungere la struttura abbiamo dovuto realizzare un sentiero a suon di zappa. Insieme ai ragazzini abbiamo recuperato il campo da gioco”.
Dopo poco tempo, i Briganti ottengono il permesso di poter giocare ufficialmente nel campo liberato.  “Quello che abbiamo realizzato – continua Mario – è stato fatto in forma volontaria. Partendo dal presupposto che c’era tanto da dare e poco da prendere. Nonostante la nostra situazione sia sempre stata ai limiti della legalità sono venuti a trovarci le massime cariche dello Stato. Il Presidente della Repubblica Mattarella, e quelli di Camera e Sanato Boldrini e Grasso”.

Il campo oggi è frequentato da ragazzi e ragazze di tutte le età. Ci sono categorie under 8 e 18 per i ragazzi e under 14 per le ragazze. Sette squadre junior, una senior maschile, una senior femminile e alcuni ragazzi over 40! I ragazzi che frequentano il campo sono oltre 200. Nessuno di questi paga un solo euro.

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Ma non è tutto. Accanto alle attività sportive, sono nati orti urbani, una biblioteca, un progetto scuola.

Mario ci racconta che l’idea degli orti è nata dal desiderio di recuperare la memoria di quei luoghi e coinvolgere gli anziani che da piccoli ricordavano questa zona come campagna. Gli ortisti sono oltre 70 e ci sono persino degli alberi da frutta.  Inoltre, nell’edificio incendiato (e ora in quello appena ristrutturato) si sono svolte e si svolgono attività di dopo-scuola. In questo modo i ragazzi hanno un posto sicuro in cui andare a studiare, leggere o giocare.  Contemporaneamente si è deciso di dare una libreria a questo quartiere ed è nata l’idea della “librineria”. Sono i ragazzi stessi a curarla con cura e precisione, nonché ad organizzare feste e attività.

Mentre parliamo sorseggiamo una spremuta d’arancia che ci è stata offerta dal piccolo “bar” presente nell’edificio. Le arance sono quelle delle Galline Felici, e sono davvero deliziose. Tra orti e sport resto comunque stupito nell’osservare quanti bambini frequentino il posto per leggere, studiare, giocare, fare giochi di società. I libri sono stati quasi interamente donati dalla comunità. Dopo l’incendio, purtroppo, sono andati persi, ma c’è stato un movimento internazionale di solidarietà e oggi la librineria è nuovamente stracolma.

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Già l’incendio… Sembra che la bruttura non voglia proprio arrendersi di fronte alla strabordante bellezza. E così – racconta Luigi – “l’11 gennaio 2018, nella notte, ci è arrivata una telefonata di un ragazzo che ha visto la club house in fiamme. L’incendio è stato di natura dolosa, e ha bruciato tutti i libri, gli uffici, il bar, i banchi e ha mandato in fumo 10 anni di lavoro e ricordi.  Il giorno dopo ovviamente eravamo in condizioni non serene, preoccupati per le motivazioni del gesto e le sue possibili implicazioni, ma quando siamo arrivati al campo abbiamo trovato i ragazzini intenzionati ad allenarsi, e a trascorrere il pomeriggio qua come sono abituati a fare; non sapevano quindi cosa fare, dove fare i compiti, dove stare con l’amico. La nostra prima risposta è stata naturale: ‘giochiamo a rugby’. Nel frattempo sono iniziati ad arrivare i messaggi e i gesti di di solidarietà da tutte le parti.

In due mesi, abbiamo quindi potuto aprire una nuova struttura più bella di prima. Ci hanno aiutato tantissime persone, di tutti i tipi, persino la marina britannica! Non c’è stato nel momento di difficoltà un gesto, un’azione che non fosse di totale solidarietà nei confronti dei Briganti. Rispetto al passato, lo schema è saltato. Oggi, come allora ci vuole coraggio per fare determinate cose, ci vuole fortuna ma a differenza del passato molta gente ti supporta; quando fai qualcosa in maniera onesta ti rendi conto che la puoi fare. Non ci siamo sentiti soli nemmeno per un secondo. La società civile non ci ha mai abbandonato. Dai tempi dell’omicidio di Peppino Impastato sappiamo che possiamo contare su una reazione. Non sempre è facile suscitarla, ma quando si attiva è inarrestabile. Cambia tutto nel mondo, e cambia anche qua”.

Già, cambia tutto nel mondo e in Italia. Cambia anche qua. In Sicilia, ad aprile, i fiori sono ovunque. Nascono e proliferano persino in mezzo all’asfalto e al cemento.

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