Io Faccio Così #156 – Made in Carcere: una rivoluzione solidale nel mondo della moda
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Lecce, Puglia - Luciana delle Donne è dal 2016 tra i Fellow di Ashoka: imprenditori sociali che offrono soluzioni innovative per affrontare i problemi più urgenti della società. Con il suo progetto Made in Carcere Luciana offre alle detenute dei lavori adeguatamente retribuiti mentre stanno ancora scontando la pena.
“Il bello si può costruire in ogni luogo”. Sono queste le parole di Luciana Delle Donne quando spiega la motivazione che l’ha spinta a cambiare vita e a fondare Made in Carcere, un progetto che nelle prigioni di Lecce e Trani insegna alle donne detenute il mestiere tessile, riciclando tessuti provenienti dalle eccedenze delle aziende che sostengono questa iniziativa. Borse, cravatte e braccialetti, ce n’è per tutti i gusti e non resta che scegliere.
L’avventura di Luciana con “Made in Carcere” inizia nel 2008, dopo 20 anni passati a lavorare nel mondo della finanza nel campo dell’innovazione tecnologica. Ad un certo punto si era manifestata in lei l’esigenza sempre più forte di cambiare e dare un taglio netto. Luciana racconta che da quell’esperienza non riceveva più stimoli, i soldi e la possibilità di avere successo erano un film già visto: aveva bisogno di una “sfida impossibile” e l’ha trovata nell’innovazione sociale, nel tentativo di dare una seconda possibilità alle donne ai margini della società.
“Le persone che hanno commesso un reato non sono il reato – sottolinea Luciana – ed è fondamentale restituire dignità a chi vive in questi luoghi”. E dati alla mano conviene: secondo le statistiche l’80% delle persone che lavorano in carcere non tornano a delinquere perché dietro le sbarre trovano una via per il riscatto e non solo rabbia e repressione.
Una seconda vita per le persone dunque, ma anche per i tessuti: con “Made in Carcere” lo scarto diventa una ricchezza e si trasforma in oggetti bellissimi, grazie al lavoro delle donne e delle aziende che le sostengono. Citando Ann Leonard, Luciana ricorda infatti che “consumiamo e generiamo rifiuti come se avessimo tre pianeti a disposizione, invece ne abbiamo uno solo”.
Quando le chiedono se si è mai pentita della sua scelta Luciana ammette che si guarda ogni giorno allo specchio constatando quanto sia faticoso, ma il suo progetto sta crescendo e non tornerebbe mai indietro. Anzi pensa al futuro e a come ampliare il raggio di azione: presto, una produzione di biscotti senza zucchero nelle carceri minorili.
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