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Bambini, feste, incontri, progetti, orti, gruppi musicali, sogni terreni e sogni impossibili. Tutto questo è la Casa del Cuculo, un luogo nelle colline tra Meldola e Bertinoro, a venti minuti da Forlì. Decido di andarli a trovare e di raccontare la loro storia su Italia che Cambia, di cui faccio parte come Agente del Cambiamento.
Incontro i ragazzi e le ragazze della Casa in una giornata umida e nebbiosa. In questo luogo rustico ma accogliente abitano al momento tre coppie e tre bambini. Marcello Di Camillo e Elena Salvucci che hanno due figli, Gianluca di 8 anni e Lara di 3. Sara Galeotti e Giulio Cantore con Greta di 2 e Roberto Cardinale e Valentina Cifarelli che aspettano un bambino (che nascerà pochi giorni dopo proprio in casa e che si chiama Remì).
È Roberto che mi accompagna ad esplorare l’abitazione e i dintorni. Mi racconta che non sono collegati alla rete idrica per cui hanno costruito dei canali e serbatoi di raccolta per utilizzare l’acqua piovana. Nello spazio adiacente c’è un forno autocostruito per la produzione di pane e pizza.
Fanno parte della proprietà un ettaro di terra, in parte zona boschiva e in parte coltivabile (con le casette per le api) che stanno ri-progettando secondo l’approccio della permacultura. In progetto c’è anche la realizzazione di una food forest per l’autoproduzione necessaria al gruppo. L’acquisto di una caldaia con accumulo ha permesso di ridurre la dipendenza dal costoso gpl e di scaldare sufficientemente la casa a legna.
Entriamo nell’edificio principale che è composto da una grande sala da pranzo al piano terra, tre camere da letto e un laboratorio di liuteria (Giulio costruisce chitarre) al primo piano con annesso il bagno (uno per tutti!). La camera con soppalco di Sara e Giulio è accanto alla struttura più grande così come il salone con parquet per le attività d’insieme che potete vedere nel video.
Una volta conclusa la perlustrazione cerco di riassumere le vicende di questo posto con l’aiuto di Marcello, che ne è il fondatore. Compito non facile… scopro fin da subito che la Casa del Cuculo ha una lunga storia ed è sempre stata una scuola di convivenza. Dal 2002 Marcello ne è divenuto il proprietario. Essendo un pittore e animatore di iniziative sociali, la Casa subito è divenuta crocevia di persone ed eventi artistici. Marcello racconta che ogni tanto qualche persona di passaggio rimaneva misteriosamente risucchiata e restava ospite per mesi.
Sara aggiunge che il suo matrimonio con Giulio che si è svolto in parte in questo luogo “scalcagnato” è stata un’esperienza magica per la presenza di tante persone care che hanno contribuito in modo poco convenzionale alla buona riuscita dell’evento.
Nel 2011 si è costituita la cooperativa omonima che produce artigianato culturale, confezionando modelli unici di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale della comunità. Fanno parte della cooperativa Marcello, Sara e Elena. Qualche esempio delle realizzazioni: nel 2016 “Visioni sedentarie, il mondo visto da una sedia”, un’opera d’arte pubblica che racconta un piccolo paese attraverso le sedie vuote; nel 2015 “Ecommunity Express”, un viaggio alla ricerca delle invenzioni nel lavoro di comunità in Emilia-Romagna; nel 2015 e 2016, sempre a Forlì, progettazione della Cittadella di pallet in occasione della Settimana del Buon Vivere.
Scopro che un elemento comune di questa piccola comunità è la musica. Tutti sono appassionati e gran parte di loro suonano uno strumento e partecipano in gruppi musicali o hanno proprio progetti (come Giulio Cantore) e in genere si canta volentieri a Casa. D’altra parte si percepisce la diversità di ogni componente del gruppo e lo sforzo di incamminarsi in un tragitto comune.
L’altro progetto importante è scaturito nel 2011 dalla creatività di Valentina e Roberto. Si tratta dell’associazione Paradiso Ritrovato e del progetto “The HeART of Change”.
L’associazione cerca, attraverso percorsi formativi, di costruire un nuovo paradigma educativo e la sperimentazione di stili di vita cooperativi e sostenibili. In questo contesto si sviluppa The HeART of Change, un corso di formazione inizialmente finanziato dal programma europeo Erasmus+ . Il corso si propone in modo originale di fornire strumenti concreti per facilitare l’orientamento dei giovani alla ricerca di una vocazione autentica. Un lavoro che parte dalla connessione interiore e si esprime in workshops esperienziali che si sono svolti per la prima volta in Italia nel 2016 proprio nella Casa.
L’economia di gruppo per la gestione della quotidianità funziona da dieci anni semplicemente attraverso una cassa comune in cui confluiscono 50 euro a testa e che contribuisce a tutte le spese ordinarie, per i pranzi e le cene ci si organizza senza molte formalità o turni.
La singolarità della loro esperienza sta proprio nel tentativo di costruire non solo la convivenza quotidiana ma anche la possibilità di lavorare insieme, collaborare e inserirsi in progetti di valore sociale.
In particolare mi ha colpito la proposta di insegnare come trovare la reale vocazione in un mondo così in cambiamento che centra non solo un bisogno dei giovani alla ricerca di un futuro possibile ma anche la necessità di adulti che non si riconoscono nei modelli lavorativi attuali e cominciano a guardarsi dentro per conoscere la propria strada. Va apprezzato lo sforzo, giorno per giorno, di adattare una struttura rustica alle esigenze di grandi e piccoli e divertendosi nel farlo. L’apertura alle visite e all’aiuto, all’organizzazione di corsi.
Roberto mi dice che per lui il compromesso di vivere con altri è una precisa scelta di alzare la media matematica del tempo che trascorre con le persone che ama di più.
Una scelta coerente.
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