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“É molto difficile cambiare l’opinione di qualcuno quando essa è formata: anche se capiamo razionalmente una teoria, ciò non ci induce a modificare le nostre abitudini. Quanto sta accadendo con il cambiamento climatico ne è una evidente conferma: gli scienziati seguitano a ripeterci da molto tempo che i nostri stili di vita sono insostenibili, eppure, nonostante comprendiamo la gravità delle conseguenze di quello che facciamo, difficilmente adottiamo scelte per mitigare l’impatto delle nostre azioni.
È dimostrato che gli esseri umani sono più inclini a cambiare i propri comportamenti se sono toccati nel sentimento. L’arte, e la musica in modo particolare, hanno la capacità di emozionare. È per questo che nasce il nostro progetto. Per provare a toccare l’animo di ciascuno di noi, suscitando emozioni diverse, e dare impulso al cambiamento delle abitudini”.
Così l’artista Sara Michieletto inizia a parlarci di Emotion for Change, progetto musicale da lei ideato che oggi coinvolge una dozzina di artisti e si articola in performance, concerti educativi per gli studenti e la produzione dei video artistici.
Cos’è e come è nato il progetto Emotion for Change?
A novembre 2015 mi è stato chiesto di eseguire un concerto in occasione della conferenza delle Nazioni Unite di Parigi (COP 21). É stato allora che ho ideato un nuovo programma musicale, chiamato Emotion for Change perché potesse migliorare la consapevolezza delle persone rispetto ai cambiamenti climatici.
Il concept musicale che ho sviluppato mira a trasportare gli ascoltatori lungo un arco emotivo tripartito che passa dall’ascolto della natura neutra (brani meditativi e descrittivi), alla constatazione della nuova era nella quale viviamo ovvero l’antropocene (brani frenetici, angoscianti, di separazione), al desiderio e alla speranza di mitigare le drammatiche conseguenze delle abitudini incoscienti, grazie alle piccole azioni di tutti (brani di “conversione” e sorridente dinamismo).
Prima di ogni brano evoco immagini o situazioni per lasciare una impressione emotiva negli ascoltatori, come nella meditativa “Nuvola piuma” in cui si guarda il cielo, o nell’angosciante “Bordone 3” di N. Sanvido, nel quale si coglie la frattura tra gli esseri umani e la natura o in “Venezia” dove si può sentire che è possibile ritrovare il legame perduto, se agiamo con consapevolezza.
Ogni performance è diversa?
Il percorso emozionale del concerto “Emotion for Change” rimane sempre lo stesso, mentre muta la scelta dei brani, dipendentemente dal luogo che lo ospita. Alcuni esempi: a Jakarta abbiamo collaborato con musicisti Giavanesi, Balinesi e Sundanesi, e si è alluso al dramma delle foreste vergini incendiate. A Sarajevo abbiamo accennato alla razionalizzazione dell’acqua e alla “desertificazione” dell’Erzegovina, collaborando con un cornista della Sarajevska Filharmonija. A Venezia è stato mostrato lo scenario della probabile futura trasformazione della laguna in un lago d’acqua dolce. Ad Algeri abbiamo parlato della siccità collaborando con un percussionista algerino.
Quale messaggio volete trasmettere con il vostro progetto?
Il messaggio chiave dell’evento è: iniziamo a fare il necessario, poi ciò che è possibile e ci troveremo così a fare l’impossibile. Infatti le piccole azioni ed i piccoli gesti quotidiani trasformano il mondo, se siamo in tanti a compierli.
Per offrire suggestioni dei problemi ambientali concreti che toccano la quotidianità degli ascoltatori invitiamo a partecipare ad ogni concerto uno scienziato o un esperto che durante l’apice drammatico musicale prende la parola e racconta in termini scientifico-poetici gli scenari futuri che i cambiamenti climatici opereranno nello specifico territorio. E dalla presa di coscienza (la natura e noi esseri umani non siamo separati) si passa all’empowerment: ognuno di noi può realizzare qualcosa di importante. Alla fine di ogni performance, come segno di piccola azione concreta che ognuno di noi può fare da subito, distribuiamo semi di un albero autoctono o di fiori che piacciono alle api (grazie alla collaborazione con Ecor-NaturaSì) a ogni ascoltatrice e ascoltatore: giovani, vecchi, bambini. Perché piantare e far crescere una pianta è un esercizio di responsabilità verso un essere vivente ed è l’azione più efficace in assoluto contro il cambiamento climatico. Invitando il pubblico a piantare i semi in un vaso, nel giardino o in una aiuola affermiamo implicitamente che è preferibile seminare nella terra, anziché estrarre da questa.
In quali attività si articola il progetto e quali zone coinvolge?
Il progetto si compone di tre filoni: la realizzazione di concerti, la diffusione di uno spettacolo per le scuole e la creazione di video artistici.
Il programma musicale “Emotion for Change” ha lo scopo di aumentare la consapevolezza di chi ascolta rispetto ai cambiamenti climatici ed ispirarli/e, attraverso un percorso musicale, ad agire concretamente nella quotidianità per mitigare l’innalzamento delle temperature globali.
La presentazione della performance interattiva di “Emotion for Change” agli studenti delle scuole, vuole sensibilizzare studentesse e studenti al tema cruciale del cambiamento climatico e alle possibilità di intervento di ognuno di noi. I ragazzi sono accompagnati attraverso un percorso emotivo e interattivo a prendere coscienza del valore delle singole azioni, specificamente nel luogo in cui vivono, e prima del termine di ogni performance propongono una iniziativa concreta che realizzano successivamente (come piantare semi di fiori che piacciono alle api, piantare alberi, scrivere lettere al Governo o a Multinazionali, effettuare cambiamenti “pratici” nella loro scuola).
La produzione di video artistici ha lo scopo di diffondere in convegni, sale e sui social media un messaggio di non separazione con la natura e l’urgenza di agire per ridurre il riscaldamento globale. I video artistici hanno il vantaggio di poter raggiungere un grandissimo numero di persone, notevolmente maggiore di quello che si potrebbe raggiungere fisicamente con concerti e performance: grazie al linguaggio universale di musica e immagini è possibile emozionare e sensibilizzare utenti di ogni Paese del mondo.
“Emotion for Change” ha suonato in Indonesia, Bosnia Erzegovina, Algeria e molte città italiane, oltre che in numerose scuole (soprattutto scuole secondarie di primo grado).
Che risultati avete raggiunto sinora e quali sono i prossimi obiettivi?
Abbiamo realizzato numerosi concerti nelle sedi più svariate (dai teatri, alle scuole, all’alta montagna, in mezzo al Mare Adriatico, su un’isola che sta scomparendo a Santa Maria di Leuca, a case di riposo, etc); abbiamo distribuito quasi 3000 semi al pubblico; realizzato due video artistici (uno sulla piattaforma oceanografica del CNR e una con l’opera di Quinn, “Hands”, dedicata ai cambiamenti climatici, sul Canal Grande, a Venezia).
Inoltre abbiamo sostenuto il video “L’hommes des Arbres”, che parla di un Burkinabè poliomielitico che ha piantato un milione di alberi e sta continuando, nel suo Paese (in collaborazione con Pacefuturo).
In questi anni abbiamo suonato e parlato per circa 1000 studenti di scuole di diverso ordine e grado. Bambini e ragazzi si sono impegnati a cambiare le lampadine con quelle a basso consumo energetico nella loro scuola, posto attenzione al consumo idrico, preparato una proposta di legge (vietare che le porte dei negozi rimangano aperte con riscaldamento o aria condizionata in funzione), inviato lettere ai ministri di Ambiente e Trasporti, preparato lettere per il proprio sindaco e assessore all’ambiente, e per Amazon e Fiat, oltre all’aver piantato diversi tipi di semi e piante, nei pressi delle scuole).
Il mese scorso è uscito il nostro primo CD, chiamato anch’esso “Emotion for Change”, e ora lo stiamo proponendo su diverse piattaforme e in concerto.
Fotografie di:
Elisabetta Zavoli
Margherita Gnaccolini
Annamaria Barillaro
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