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Qui di seguito troverete un estratto di uno dei moduli di educazione critica alla finanza realizzati dalla fondazione finanza etica, nell’ambito del progetto EducarCi: si tratta di una piattaforma multimediale per la formazione, gratuita e accessibile a tutti, il cui lancio è previsto per l’inizio del prossimo anno. Sulla piattaforma potrete vedere dei brevi video, realizzati in collaborazione con esperti e professori, scaricare un kit pronto all’uso (slide, video, canovacci, testi, link) per l’organizzazione di seminari e discussioni, approfondire i temi trattati, leggendo brevi schede riassuntive e continuare il percorso con collegamenti ipertestuali alle più svariate pubblicazioni e organizzazioni.
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Ogni giorno ci capita di utilizzare dei sistemi di scambio con un valore simbolico e commerciale complementare al denaro: abbiamo tutti una certa familiarità con i buoni pasto o con i punti dei programmi fedeltà (come quelli dei supermercati che consentono ai clienti di acquisire punti sulla base dei loro acquisti e di trasformarli in sconti per ulteriori acquisti o per ottenere dei premi). Si tratta pur sempre di “monete” che consentono di acquistare beni o servizi e che non si identificano con la moneta corrente ufficiale.
Si stima che nel mondo oggi esistano circa 5.000 monete complementari (o sistemi di scambio che ad esse possano essere assimilabili) utilizzate da diverse comunità sulla base di sistemi articolati e diversificati. Al di là della denominazione con cui le vogliamo indicare (monete locali, sociali, comunitarie, solidali, parallele, complementari) queste monete sono tutte caratterizzate da un qualche rapporto con la moneta ufficiale e con uno spazio, fisico o virtuale, certo e delimitato. Esse più generalmente possono essere considerare circuiti complementari di commercio di servizi e beni, con compensazioni di crediti e debiti.
Tutte le esperienze di monete complementari hanno una dimensione territoriale, nella gran parte dei casi si tratta di una città o di una regione dove gli stessi cittadini si fanno promotori del circuito complementare. Ma il territorio di riferimento delle monete alternative può anche non essere una entità geografica: è il caso dei territori virtuali della rete nella quale sempre più di frequente si creano comunità di soggetti che acquistano beni e servizi, utilizzando non la moneta ufficiale, bensì altre unità di valore come ad esempio il Bitcoin. In questi casi non si parla di monete complementari ma di criptovalute, strumenti completamente diversi, strutturati secondo la logica del peer-to-peer, con un loro valore di scambio specifico, spesso soggetti a fluttuazioni speculative e utilizzati per il commercio di prodotti illegali.
Accanto alla dimensione territoriale, le monete complementari devono necessariamente legarsi ad una comunità di persone che condividono certi valori e che sono disposte ad utilizzare la moneta complementare. È infatti anche attraverso di essa che una comunità rende visibile il legame sociale e di solidarietà fra i suoi membri i quali scambiano per tramite della moneta i frutti del loro lavoro. Questa dimensione evidenzia la necessità di una solidarietà interna alla comunità che, nell’ambito di un territorio delimitato e del comune riconoscimento del valore dei beni e servizi che si scambiano, determina e accoglie regole comuni nell’uso della moneta complementare, che valgono per le parti, come per l’intera comunità.
In questo senso la moneta complementare è moneta solidale e sociale al contempo. Ma non è tutto, le monete complementari, per essere efficaci, devono dimostrare di essere compatibili con il sistema monetario ufficiale: esse si trovano nella difficile situazione di non poter semplicemente duplicare o estendere funzioni che la moneta ufficiale svolge più agevolmente, né possono fare a meno di una qualche relazione con essa poiché è questo stesso legame a fornire fiducia alle persone che fanno parte del circuito.
Compatibilità e sostenibilità sono due piani necessari di confronto fra monete complementari e monete ufficiali:un circuito complementare non funzionerà meglio se si limita a sostituire i flussi della moneta ufficiale con un nome diverso, né se si porrà il solo obiettivo di aumentare il potere d’acquisto di soggetti in difficoltà all’interno della comunità senza proporsi di stimolare la loro capacità di contribuire a creare valore all’interno di quella comunità, trovando un’occupazione retribuita. Se alla moneta complementare si pretende di assegnare un ruolo di opposizione frontale alla moneta ufficiale, il rischio che si corre è quello di creare comunità chiuse e impermeabili dal punto di vista economico e sociale, destinate al fallimento.
Eppure la moneta complementare deve necessariamente affrontare il problema della sovranità legato tanto alla emissione monetaria, quanto alla costituzione di un garante del funzionamento del sistema. Vi è qui il problema decisivo dell’individuazione dell’autorità che deve garantire la affidabilità del circuito complementare, quanto tutti i vari interessi che compongono un sistema monetario diverso da quello ufficiale. Infatti anche la moneta ufficiale fa capo ad un’autorità per la sua regolamentazione: l’autorità statale.
Quello della sovranità monetaria, anche nei sistemi di moneta complementare, è argomento decisivo e problematico perché in ballo vi è una concezione appropriata di comunità, di territorio, di solidarietà e di legame sociale, dal momento che la moneta complementare non può sorgere soltanto per contratto o per convenzione delle parti. Le monete complementari, dunque, per il loro tratto comunitario, solidale e sociale, sono un mezzo di pagamento garantito da una stabilità, orientata a rendere possibile e legittima la spendibilità della moneta all’interno di una comunità.
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