26 Apr 2016

Beni o merci?

In che modo possiamo distinguere i beni dalle merci e di cosa abbiamo veramente bisogno nella nostra esistenza?

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“Spesso, volgendo lo sguardo alla quantità delle merci poste in vendita, diceva a se stesso: di quante cose non ho bisogno! Ripeteva spesso questi versi giambici: vasellame d’argento e vesti di porpora / sono utili alle tragedie, non alla vita. Socrate mostrò disprezzo per le ricchezze e l’ospitalità di Archelao di Macedonia, Scopa di Crannone ed Euriloco di Larissa. Era ben ordinato nel suo regime di vita a tal punto che fu il solo a non ammalarsi nel corso delle pestilenze che spesso scoppiarono ad Atene. […] Non si dava cura di coloro che lo schernivano e si vantava della sua semplicità di vita; non richiese alcun compenso. Diceva di mangiare e di bere nel modo più dolce senza avere minimamente bisogno di companatico e senza minimamente aspettarsi altra bevanda: perciò, di pochissimo avendo bisogno, era vicinissimo agli dei”. Questo scrive Diogene Laerzio in Vita di Socrate.

 

 

“Di pochissimo avendo bisogno”, scrive Laerzio di Socrate. Poiché quest’ultimo possedeva la cosa che massimamente erotizza la vita: il pensiero. Controprova ne è il fatto che chi non possiede il pensiero ha bisogno di tutto o, detto diversamente, ha tutti i bisogni del mondo.

 

beni-merci

Va chiarito che il pensiero non è un’attività innata nell’uomo. È prerogativa di pochi. Tutti gli esseri umani, in effetti, credono di essere pensatori, cioè di esercitare quell’attività: ma così non è. Ciò che credono essere pensiero è, in realtà, un coacervo di luoghi comuni, schemi mentali, formazioni psicologiche derivanti da sensi di colpa e nevrosi, tutto questo collegato a una mancanza di linguaggio espressivo. Tale coacervo tende a ridurre sempre più le domande, soffocando in tal modo il desiderio, e a esaltare invece i bisogni come uniche risposte che facciano fronte al vuoto dell’esistenza.

 

Quando, invece, la vita è desiderante, cioè ricca di pensiero, tutti i bisogni passano in secondo, terzo e quarto piano. Essendo il pensiero produttore incessante di domande che accendono l’eros più di ogni altra cosa.

 

Date tali premesse, si può capire quanto fondamentale sia distinguere tra beni e merci. Essendo i primi quel pochissimo di cui aveva bisogno Socrate, e le seconde quelle in vendita che lo stesso filosofo diceva essere utili alle tragedie, non alla vita. Ma attenzione: non è certo possibile stilare una lista scritta, dividendo in due colonne distinte i beni e le merci. Nessuno potrebbe mai fare tale divisione, a meno che non si tratti di un dittatore che imponga il proprio modello di vita a tutti gli altri.

 

L’unico criterio possibile è quello nascosto dentro il cuore di ognuno di noi: quel motore che erotizza la vita e fa sì che i bisogni siano ridotti a pochissimo, fa sì che quelle (scarse) merci che usiamo costituiscano piacere senza trasformarsi in bisogni. “È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: ‘Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere’” (Mt 11, 19).

 

 

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