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Catania - Si è conclusa domenica 21 luglio la nona edizione di Teatri Riflessi, Festival internazionale di corti performativi organizzato da IterCulture. Per il terzo anno consecutivo, l’evento si è svolto – con il contributo della Regione Siciliana e il patrocinio gratuito del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana e del DAMS dell’Università di Messina – nel comune di Zafferana Etnea, il paese alle pendici del vulcano, che dal 18 al 21 luglio ha ospitato un programma ricco di teatro, danza e ibridazioni.
53 tra spettacoli in e fuori concorso, proiezioni e film di danza, performance in spazi non convenzionali e studi aperti; 40 artisti da tutto il mondo; 30 tra direttori di festival e teatri, giornalisti e critici nazionali e internazionali; 70 operatori e artisti siciliani e numerosi giovani tra volontari, studenti e membri dello staff. Numeri importanti che confermano l’impegno, la dedizione e la passione di una squadra che da anni lavora con l’obiettivo di promuovere linguaggi performativi e contemporanei.
Un progetto che cresce di anno in anno. Quest’anno, ad esempio, sono state 371 le domande di partecipazione al festival, il 70% proveniente da paesi esteri. I 13 corti selezionati per le giornate conclusive arrivano dal Canada, dalla Spagna, dal Portogallo, dall’Italia, dall’Egitto, dal Mozambico e dalla Germania. «Teatri Riflessi ha acquisito una nuova forma e identità. Oltre al confronto tra artisti e operatori nazionali e internazionali, su cui lavoriamo da anni, abbiamo costruito un confronto culturale su più fronti. Il Festival, infatti, è anche un’occasione di formazione. Abbiamo volontari tirocinanti provenienti da diverse Università con i quali affrontiamo un percorso formativo che li porta a coordinare parti delle giornate o assistere altri giovani».
«Abbiamo anche volontari internazionali del TRWorkcamp Lunaria che si fermano a Zafferana per più di due settimane. Giovani che si confrontano tra di loro e incontrano la comunità locale, arricchita non solo dalle performance artistiche, ma anche dallo scambio umano. Una comunità che ha l’occasione di crescere artisticamente, culturalmente e soprattutto personalmente» racconta Dario d’Agata, direttore artistico del festival insieme a Valerio Verzin.
Nel corso delle due settimane precedenti all’evento, il team di IterCulture, insieme ai tirocinanti dell’Università di Messina e Catania e ai volontari internazionali, ha allestito il parco comunale cittadino Falcone e Borsellino per accogliere al meglio il festival e tutte le attività parallele tra workshop, presentazioni di libri, laboratori ludico didattici per bambini e ragazze, installazioni, incontri e performance site-specific.
Il tema dell’edizione 2024 di Teatri Riflessi, “visioni contemporanee”, è scaturito dalla necessità e l’urgenza di riflettere insieme al pubblico, agli artisti e ai giovani dello staff sul significato del linguaggio contemporaneo e la visione del futuro a partire dal presente. È emerso un coro a più voci in cui le emozioni predominanti sono ansia, segregazione e paura.
«È forte l’esigenza e la voglia di comunicare, ma è altrettanto forte la paura di essere scoperti, di scoprire il proprio cuore, i propri desideri e le proprie paure. I propri limiti non sono visti come pretesto di crescita, ma come qualcosa di cui vergognarsi. La sfiducia che noi adulti stiamo lasciando non è facile da ereditare. In molti corti emerge il bisogno di parlare delle questioni di genere, del consenso, di non essere etichettati, ma soprattutto di essere ascoltati, per riappropriarsi della propria identità e di un proprio spazio. ».
«E non mi riferisco solo al contesto italiano. I ragazzi si sentono spiazzati, non si sentono al sicuro e il futuro lo vedono con incertezza, hanno paura di lanciarsi nel vuoto che a volte, invece, è bello di sperimentare. Durante l’esibizione del corto in gara “El Porvenir”, di una performer più adulta, ci siamo ritrovati dietro le quinte con le lacrime agli occhi, anche i più giovani. Con movimenti e sorrisi ci ha regalato speranza, quella speranza necessaria per vivere e guardare con occhi diversi al futuro nonostante le complessità» continua Dario.
Efficace, in tal senso, anche il corto di Annalisa Limardi, “No”, che indaga proprio la difficoltà di definizione dei propri confini personali. Vittima di domande sempre più insistenti e invasive, si trova incapace di dare il proprio consenso. In occasione dell’edizione 2024 di Teatri Riflessi, vinta dai portoghesi Catarina Casqueiro & Tiago Coelho con il corto “Matomari No Nai”, per la prima volta in Sicilia anche tre compagnie fuori concorso, selezionate dalla direzione artistica del Festival all’interno delle azioni del network Anticorpi XL, la rete dedicata alla giovane danza d’autore, un progetto ministeriale che coinvolge 17 regioni italiane.
«Dal 2024 siamo gli unici a rappresentare la Sicilia, spero i primi, di un programma che è senz’altro occasione di scambio tra isola e penisola. Il comune di Zafferana e Teatri Riflessi sono un ponte delle azioni del network e già quest’anno abbiamo realizzato progetti che prima erano sogni» sottolinea Dario. A ribadire l’intento di investire su giovani attori, danzatori, musicisti e operatori del settore è anche Claudia Migliori, partner di teatri Riflessi, socia di InterCulture e direttore generale di Viagrande Studios, il più grande centro multidisciplinare per la formazione artistica in Sicilia tra danza, musica, teatro e scuola di scrittura e storytelling.
Perché al di là della tecnica, della forma, della plasticità e dei corpi, serve l’impegno e la disposizione a dare voce alla visione delle giovani generazioni che hanno forse uno sguardo meno falsato, più autentico e più saggio della contemporaneità, rispetto a noi adulti.
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