A Ostana c’è la Scuola di “O”: outdoor education e cultura di comunità per i piccoli del borgo
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Cuneo - Domenico, Geremia, Georgette, Davide, Viola. Nomi che identificano i visi curiosi e le gambe sempre in movimento dei bambini che, nel borgo montano di Ostana (CN), sono protagonisti della Scuola di “O”, realtà educativa di impronta outdoor rivolta ai piccolissimi, fino a tre anni d’età. Da subito entrando nella sede alla Mizoun de la Villo, nella parte “bassa” del paese, si percepisce lo spirito che anima il progetto. Ma per comprendere appieno la Scuola di “O” bisogna incamminarsi, mano per la mano con gli stessi bimbi, per le vie di Ostana.
Percorrere il sentiero che conduce alla parte superiore del borgo e scoprire tutto ciò che alla scuola sta attorno, partecipando attivamente e consapevolmente alla formazione dei piccoli esploratori. Qui, nella borgata Sant’Antonio, è facile incontrare i membri della cooperativa di comunità Viso A Viso che, in sinergia con l’amministrazione locale, sta trasformando Ostana in un “laboratorio di cultura alpina contemporanea”, punto di riferimento di una comunità di abitanti, ricercatori, artisti, autori, docenti e formatori. Laura Cantarella, Vicepresidente della cooperativa, ed Emanuela Cancellieri, sul campo ogni giorno come educatrice, ci hanno raccontato come è nata l’idea della scuola.
«“La Scuola di “O” è un’infrastruttura educativa e culturale che insieme alla posta, alla panetteria, al presidio medico, alle attività produttive, al centro civico e culturale Lou Pourtoun con gli spazi di coworking e la biblioteca, prova ad affermare una possibilità: vivere nelle terre alte non è più un’esperienza per pionieri, ma per chiunque condivida alcuni valori essenziali», spiega Laura.
«Dopo la bella esperienza del progetto estivo nel 2020, che ha accolto più di 20 piccoli, a ottobre dello stesso anno Viso A Viso e il Comune di Ostana hanno annunciato l’apertura della scuola di “O” per bambini dagli 1 ai 3 anni, in risposta all’esigenza espressa dalle giovani famiglie. In breve, è diventata il cuore del paese, che crede nei più piccoli e nei loro genitori quali principali protagonisti del processo di rigenerazione in atto».
A cosa si deve la scelta del nome?
Laura: Si è scelto da subito di chiamarla “scuola”. Intenzionalmente, per evitare il termine “baby parking”, che ne definisce l’attività, ma che indica l’opposto di quello che Viso A Viso desidera per la parte più preziosa della comunità: uno spazio accogliente, un luogo da abitare e in cui crescere, aperto anche oltre gli orari delle attività, gestito in condivisione con le famiglie. Abbiamo poi pensato alla “O” di Oustano – Ostana in occitano –, la vocale che apre e chiude il nome del paese.
Ma anche “O”, personaggio femminile o maschile, umano, animale o vegetale, un disegno da completare, un’identità individuale e collettiva da costruire insieme. Infine, ma non per ultimo, “O” da leggere come Ohh: espressione di meraviglia, motore di tutte le cose. Quindi: Ostana, immaginare insieme chi saremo, senza perdere la meraviglia. Si è deciso di partire da qui.
Dal 2023 la scuola ha rafforzato l’offerta, aprendo le porte a giugno, luglio e agosto a bambini da 1 a 5 anni e da 6 a 12 anni. Il percorso intrapreso intende combattere un pregiudizio. Non sono i genitori che abitano nell’alta valle che devono necessariamente spostarsi nei centri di pianura, ma gli abitanti della pianura possono invece beneficiare delle straordinarie condizioni ambientali e dell’offerta culturale di Lou Pourtoun.
Quali sono i principi e i metodi alla base dell’offerta formativa?
Emanuela: L’oudoor education nel bosco, dove il bambino può esplorare e sperimentare toccando, odorando e sentendo; dove può confrontarsi con le proprie abilità e i propri limiti, praticando il gioco libero in tutte le sue forme. Abbiamo libertà assoluta negli orari, così da rispettare i ritmi del bambino, ma seguiamo comunque una routine: arriviamo al mattino, c’è un momento di gioco in libertà poi, dopo uno spuntino, ci dedichiamo a un’attività all’aperto, con gli animali, o più “strutturata”, in linea con i nidi tradizionali.
Il nostro modo di intendere l’educazione indoor è ispirato al metodo Montessori, con un ambiente a misura di bambino, organizzato in maniera tale da consentire libertà nei movimenti e di scelta del materiale da utilizzare. Ad esempio travasi o altre attività che possono arricchire l’esperienza dei bambini.
Tanta lettura animata, canto e musica, quotidianamente con me e due volte al mese con un’insegnante di musica che si ispira al metodo Suzuki e arriva da Busca per relazionarsi con i nostri piccoli e con bambini esterni, nelle fasce 3-5 anni e 6+. Ci sono inoltre attività teatrali rese possibili dalla presenza a Ostana del Piccolo Teatro, laboratorio permanente da 0 a 99 anni a cura di Giulietta De Bernardi. Infine tutti i giovedì dell’anno ho portato i bimbi in piscina a Saluzzo.
Qual è il valore aggiunto di questo tipo di approccio?
Emanuela: Innanzitutto l’autonomia, lampante nei nostri bambini. L’instaurarsi di un legame con il luogo condiviso. Poi c’è un lavoro continuo di comunicazione con le famiglie, un confronto diretto su cosa è andato bene e cosa si può migliorare. Come ogni realtà, anche la nostra scuola non è solo un’isola felice, ci sono anche punti da sistemare sulla base delle reciproche esigenze. Un presupposto per lavorare bene sta nel creare, con trasparenza e chiarezza di intenti, un rapporto di fiducia con i genitori.
Un ulteriore valore aggiunto è dato dal fatto che il nostro approccio offre diversi spunti, da replicare anche a casa. Giochi cognitivi, motori e affettivi possono essere un’opportunità da utilizzare anche nel contesto familiare per sperimentare e stimolare lo sviluppo. Anche in questo caso, avere un confronto diretto, un rapporto di scambio e di ascolto senza giudizio permette di costruire una comunità educante che condivide principi e metodi.
Quali sono le principali perplessità che vi vengono esternate dalle famiglie quando entrano in contatto con voi? Come le affrontate?
Emanuela: Alcune perplessità riguardano il meteo e la possibilità di portare i bambini a svolgere attività all’aperto in caso di freddo o neve. Oppure la questione della sicurezza, che all’aperto è percepita come difficile da mantenere, tanto da limitare l’agire anche di molti insegnanti, che esitano a sfruttare l’opportunità di spazi outdoor per paura del rischio. O ancora, le preoccupazioni legate al trasporto – che avviene con l’autobus pubblico nella tratta Paesana-Ostana, con l’accompagnamento dell’educatrice a bordo – per bambini molto piccoli, su una strada in cui non mancano le curve.
Altri ostacoli derivano da specifiche problematiche o timori, che possono essere superati con il dialogo e l’instaurarsi di un rapporto di fiducia, volti a favorire un atteggiamento positivo. Se siamo preparati, equipaggiati e dotati del giusto spirito, ogni imprevisto e tutto ciò che è legato alla natura può trasformarsi in un’opportunità di crescita.
Come sono i vostri rapporti con il Comune e con la scuola locale?
Emanuela: I rapporti con il Comune sono molto buoni. Tanto il Sindaco precedente, Gianni Lombardo, quanto l’attuale Sindaca uscente Silvia Rovere sono stati fondamentali promotori della scuola e delle altre iniziative culturali. Per quanto riguarda i rapporti con le scuole più vicine, quelle di Paesana, l’intenzione è di collaborare a stretto contatto: visitare gli istituti dei bambini che già vengono da noi durante l’anno per le attività e approfondire i rapporti su base permanente. Il nostro è l’unico nido della Valle a offrire un servizio anche pomeridiano e completa, quindi, l’offerta formativa del territorio. Sono convinta che conoscere le altre realtà, collaborare, fare rete sia fondamentale per fare funzionare le cose per tutta la comunità.
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