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Torino - In Italia 5,6 milioni di persone vivono in povertà assoluta, cioè con un reddito che non copre le spese essenziali per cibo, alloggio, salute, istruzione. Oltre 50mila sono poi coloro non hanno una casa e vivono per strada o nei dormitori pubblici. Migliaia di persone ogni anno – non esistono dati precisi per la natura sommersa del fenomeno – sono vittime di tratta e sfruttamento a scopo lavorativo o sessuale. Ricattabili perché povere. Oltre il 10% degli occupati ricade nella categoria dei working poor, cioè lavoratori il cui reddito non basta a garantire un tenore di vita al di sopra della soglia di povertà.
Sono questi i dati che fornisce il Gruppo Abele in occasione del 17 ottobre, Giornata mondiale alla lotta contro la povertà. Il tema della povertà infatti diventa ancora più attuale oggi, in un contesto incerto tra pandemia, guerre, crisi climatica, energetica e inflazione. Da quasi 60 anni Gruppo Abele cammina al fianco delle persone: ascolta chi è solo, accoglie chi è povero e propone progetti e servizi che vogliono andare incontro alle persone incagliate in situazioni di povertà, per prevenire la caduta in forme di miseria e malessere ancora più gravi.
UN GESTO CHE SCALDA, CONTRO LA POVERTÀ
Un gesto che scalda è la campagna del Gruppo Abele, pensata per sensibilizzare l’opinione pubblica e coinvolgere i cittadini in un’azione a favore di chi fa più fatica, come segnale d’interesse verso tutto ciò che è o dovrebbe essere bene comune, intangibile, inclusivo: i diritti, la giustizia, la dignità umana.
Così il Gruppo Abele ha immaginato una “sciarpa” speciale e simbolica per donare a chi ne ha bisogno il calore di un abbraccio e molto altro ancora: ascolto, sostegno o accoglienza. Il progetto deriva dalla convinzione che il povero non è tale per un destino inevitabile che gli è stato assegnato “tirando a sorte” e che il cambiamento comincia da ciascuno di noi come parte attiva della comunità. Per questo ognuno può impegnarsi in azioni a favore di chi è rimasto indietro, perché i diritti sono un bene comune e ci riguardano tutti.
In questi giorni su alcuni monumenti di Torino sono state riposte delle sciarpe, simbolo dell’iniziativa, realizzate da dalla Sartoria Popolare Intessere, dove donne di ogni provenienza possono crearsi nuove occasioni di lavoro. «Chi vogliamo avvolgere nella sciarpa? Florin, che al Drop-in del Gruppo Abele non cerca soltanto vestiti caldi e assistenza, ma un’occasione per tornare a cavarsela da solo. Maria, che ha 33 anni e una sofferenza psichica di lungo corso».
Le operatrici che la seguono presso la Casa di Ospitalità per donne senza dimora stanno cercando per Maria un’opportunità reale di cura. «E poi c’è Glory, incontrata lungo una strada di notte, il tempo di un té caldo per raccontarci del debito che la lega ai suoi sfruttatori e la costringe a prostituirsi. Ahmed, che ha 10 anni e sogna di fare il capotreno, ma adesso si accontenterebbe di una bicicletta per sfrecciare con gli amici intorno all’isolato».
Poi ci sono Fatima, mamma di quattro figli, «che trova il tempo di venire ai nostri corsi di italiano perché vorrebbe capire ciò che le maestre e il pediatra dei bambini le dicono. Giorgio, che nella vita ha fatto di tutto e non avrebbe mai pensato di aver bisogno di un pacco per il sostegno alimentare. E lo ritira con imbarazzo, ma preferisce questo piuttosto che pesare sui figli. Aldo, che se non dovesse ripagare i debiti enormi causati dalla sua ludopatia non sarebbe povero affatto. Silvana, che continua a dormire per strada anche se le è stato assegnato un alloggio popolare, perché ha paura di stare da sola e non riesce a tornare a una vita “normale”».
TANTI TIPI DI POVERTÀ
Storie di persone, di vita, di un passato da lasciarsi alle spalle e di un futuro a cui dare fiducia. Sono le storie di povertà del nostro presente, che ci raccontano le tante sfaccettature della povertà. Per il Gruppo Abele infatti, la povertà non coinvolge soltanto chi già sta male, ma è come un boomerang anche per chi sta bene: se non si inverte la tendenza alla polarizzazione della ricchezza dentro circuiti sempre più ristretti, anche chi oggi si sente “al sicuro” rischia un domani di essere inghiottito dalla miseria.
«Dai nostri osservatori il peggioramento delle condizioni di persone è famiglie è palpabile, senza inversioni di tendenza dalla pandemia in avanti. C’è un aumento delle richieste di sostegno alimentare, una crescita esponenziale del malessere giovanile, così come anche del disagio psichico anche nelle sue forme più gravi, soprattutto fra le persone senza dimora». Con la sciarpa idealmente il Gruppo Abele avvolge tanti uomini e donne che ogni giorno accoglie presso i suoi servizi e strutture, chiedendo al tempo stesso alle istituzioni di “avvolgere” le tante situazioni critiche che a Torino, come altrove, vanno affrontate tempestivamente.
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