“Siccità è crisi climatica”: la protesta degli attivisti di Extinction Rebellion contro le scelte della politica
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Torino - Siccità è crisi climatica.
Non è una domanda, neanche uno spunto di riflessione o un dubbio in cerca di risposta. Leggiamo queste parole sui cartelli che sono stati affissi sulle porte del palazzo della Regione Piemonte, a Torino. In questa affermazione che non vede “se” e non vede “ma”, si nasconde il grido di una protesta da lungo tempo critica verso le scelte della politica in Piemonte.
Sono loro, i ragazzi e le ragazze di Extinction Rebellion, che martedì mattina si sono letteralmente “incollati” con il super attack agli ingressi della sede della Regione Piemonte in Piazza Castello a Torino, bloccandone gli accessi. Succede proprio ora, a pochi giorni dalle ordinanze sul razionamento dell’acqua in 170 comuni piemontesi a causa della siccità che sta colpendo duramente il Piemonte.
IN CHE DIREZIONE STA ANDANDO LA REGIONE PIEMONTE?
«L’obiettivo dell’azione di oggi – racconta Giovanni, uno degli attivisti incollati all’ingresso principale – è quello di denunciare l’inadeguatezza politica di questa giunta regionale nella gestione dello stato di emergenza idrica, sintomo del collasso climatico che è qui e ora nella nostra quotidianità, e sta colpendo le nostre terre». Negli ultimi mesi, infatti, l’Italia sta affrontando una delle peggiori siccità di sempre.
Secondo Coldiretti, la siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati quest’anno pari a circa 2 miliardi di euro per effetto del calo dei raccolti, che hanno bisogno dell’acqua per crescere. A ciò si aggiunge il fatto che più di un quarto del territorio nazionale è a rischio desertificazione, un fenomeno evidente ormai da tempo. Già a febbraio la neve sulle montagne era praticamente scomparsa e la portata d’acqua dei fiumi aveva raggiunto livelli bassissimi, causa un’assenza di piogge significative durata circa tre mesi, proprio come spiega Nimbus, portale specializzato in meteorologia e del clima.
Nei mesi passati dall’Autorità distrettuale del bacino del Po e da docenti e ricercatori delle università piemontesi sono stati lanciati ripetuti allarmi sui rischi a cui stavamo andando incontro e sulle conseguenze di un periodo di siccità così prolungato. Malgrado ciò, alla fine del Consiglio Regionale aperto sullo stato di emergenza eco-climatica tenutosi a febbraio 2022, la maggioranza del consiglio ha approvato tre atti di indirizzo per il Governo che promuovevano il gas fossile, il settore delle automotive, il nucleare e i termovalorizzatori, in direzione diametralmente opposta agli appelli della comunità scientifica e della società civile.
“RICONOSCERE LE VERE CAUSE DELLA SICCITÀ“
«Siamo qui perché ci aspettiamo che la Regione Piemonte affronti questa crisi alla radice e che ascolti la comunità scientifica», spiega Martina, anche lei presente alla protesta di martedì mattina davanti agli ingressi del palazzo della Regione. «È inaccettabile che si aspetti di contare i danni per poi richiedere lo stato di “calamità naturale”, scaricando sui cittadini la responsabilità di razionare l’acqua per un problema sistemico che le istituzioni hanno volutamente scelto di ignorare».
Martedì, oltre agli slogan che riportano la frase “siccità è crisi climatica”, una grande lisca di pesce in cartapesta è stata lasciata di fronte all’ingresso principale del palazzo della Regione. Una lisca che simboleggia il triste destino di centinaia di pesci che prima nuotavano nei fiumi che ora sono divenuti terreni aridi.
Come ci ricordano gli attivisti di Extinction Rebellion, affrontare una emergenza idrica di questa portata significa riconoscerne le cause e mettere in campo tutte le risorse necessarie per contrastarla. La crisi climatica deve essere messa al centro dell’agenda politica di ogni governo. Come ha dichiarato Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, «ogni ulteriore ritardo significa morte».
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