Decarbonizzare è un’esigenza immediata: quali soluzioni in Piemonte?
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Torino - «In questa fase drammatica legata al conflitto Russo-Ucraino abbiamo visto aggravarsi un’emergenza energetica che ha radici lontane». Sono queste le parole di Alice De Marco, Direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, pronunciate durante il Forum Energia 2022 organizzato da Legambiente, ovvero un momento di incontro e confronto sulla situazione energetica che stiamo vivendo.
«L’ultimo rapporto IPCC lo dice senza indugio: time for action is now! Non abbiamo più tempo da perdere: si sblocchino i 180 Gw di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili bloccati in pastoie autorizzative ministeriali, regionali e sottoposti a veti delle soprintendenze. Si punti in modo deciso a una decarbonizzazione: gli obiettivi sono stringenti ed entro otto anni dobbiamo tagliare del 55% la produzione di gas a effetto climalterante».
IL PEAR DEL PIEMONTE: UN PIANO NATO VECCHIO?
La Regione Piemonte ha presentato il PEAR, ovvero il Piano Energetico Ambientale Regionale di recentissima approvazione: si tratta di un piano che vuole orientare le politiche regionali e assumere una valenza strategica proiettata al prossimo decennio, dotando il territorio di uno strumento di pianificazione in ambito energetico e ambientale che offra una maggior autonomia e indipendenza energetica.
Secondo Legambiente però il piano è nato vecchio, non riportando i riferimenti al Fit for 55 che la UE ha battezzato lo scorso 14 luglio, ovvero il “pacchetto climatico” che indica le proposte legislative per raggiungere entro il 2030 gli obbiettivi del Green Deal e che vede la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con l’obiettivo di arrivare alla “carbon neutrality” per il 2050.
A TORINO UNO SPORTELLO PER INFORMARE I CITTADINI SULLA TRANSIZIONE ENERGETICA
In occasione del Forum è stato presentato il progetto Life Climaction, di cui Legambiente è capofila: l’obiettivo è sensibilizzare cittadini, amministrazioni e imprese sugli effetti dei cambiamenti climatici e diffondere una corretta informazione sulle possibilità e gli strumenti per contrastarli.
Tutto questo è possibile a partire da una riflessione sulla transizione energetica per ridurre l’inquinamento e contribuire all’indipendenza energetica del Paese dalle fonti fossili e inquinanti, proprio come carbone, gas e petrolio. Il progetto prevede ora l’apertura di uno sportello di supporto per i cittadini sui temi di progetto, aperto presso la sede di Legambiente Piemonte.
Per rafforzare la partecipazione e il contributo della società civile all’attuazione del Green Deal Europeo, diventa infatti fondamentale informare e mobilitare i cittadini, il mondo della scuola, il privato sociale, le amministrazioni locali e le imprese come parte attiva nella lotta contro i cambiamenti climatici e lo sportello vuole essere uno strumento utile per garantire una maggior informazione su questi temi.
I PILASTRI DELLA TRANSIZIONE, SECONDO LEGAMBIENTE
Il Forum energia si è svolto con il patrocinio di UnionCamere Piemonte, della Città di Torino, della Città Metropolitana di Torino, del Consiglio Regionale del Piemonte e della Regione Piemonte. Dopo aver affrontato il tema della produzione di energia da fonti rinnovabili, l’attenzione si è rivolta al tema della residenzialità civile: si è parlato di co-housing con la partecipazione di Homers; Comunità Energetiche Rinnovabili (con l’intervento del dott. Andrea Crocetta, membro del Consiglio di Presidenza di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta), oltre che dei progetti di decarbonizzazione delle utenze residenziali raccontati da Legambiente e da Kyoto Club.
«La transizione energetica ha e deve avere tre pilastri», racconta Alice De Marco, direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta. «Il primo è l’azione dei cittadini, che devono cambiare modalità di consumo: razionalizzare ed ottimizzare i nostri consumi è imprescindibile. Il secondo è il comparto industriale e produttivo: è fondamentale fare ricorso alle fonti rinnovabili, eventualmente autoprodotte, cambiando parallelamente paradigmi produttivi e distributivi, ricorrendo all’eco-design e facendo riferimento ai principi dell’economia circolare».
Per ultimo, come prosegue Alice De Marco, c’è il pilastro politico, che deve sciogliere i nodi normativi a livello nazionale: «deve fare scelte coraggiose a livello regionale e locale. Non è possibile che iter burocratici farraginosi e fuori dal tempo ostacolino lo sviluppo di un Paese che ha la necessità assoluta e l’urgenza di intraprendere percorsi di emancipazione dalle fonti fossili».
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