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Savona - Tutte le scuole dell’infanzia che ho visitato negli ultimi anni si caratterizzano per essere strutturate come progetti educativi innovativi in cui il bambino è davvero al centro: al centro delle domande che si pongono le insegnanti per continuare a migliorare, al centro delle famiglie che scelgono una scuola piuttosto che un’altra ascoltando le reali esigenze del proprio figlio/a, e al centro delle strutture al chiuso o all’aperto che ogni giorno aprono le porte per accoglierli, attraverso proposte colorate, ecologiche e mirate.
Oggi vi parlo di una di queste realtà, che si trova a Bastia d’Albenga. Ne ho scoperto l’esistenza a seguito di un incontro organizzato ad Alto (CN), con ospite Danilo Casertano, che era venuto per parlare della sua visione ed esperienza di outdoor education. Erano presenti molti bambini e bambine quel giorno. Per loro erano state organizzate attività in parallelo alla presentazione rivolta ad un pubblico adulto.
Ero in attesa degli ultimi arrivati per l’evento quando diversi bambini e bambine iniziarono ad urlare di felicità, correndo verso una giovane, quanto amata, ragazza bionda che era in arrivo. Le mamme vicine a me mi parlarono di lei, presentandomela. Fu così che per la prima volta conobbi Elena Marone, educatrice e coordinatrice del Progetto ZeroSei, che unisce una proposta educativa del nido, insieme a quella per l’infanzia a pochi chilometri da Albenga. Ho avuto modo, in queste settimane, di far visita alla struttura della scuola e ve ne voglio parlare perché credo sia un ottimo esempio di come esigenze del territorio, innovazione e ricerca possano unirsi donando risultati inaspettati.
LA GENESI
Era il 2009 quando la cooperativa Jobel decise, insieme al Comune e ad un comitato parrocchiale, di aprire l’asilo nido “Fate e Follette” a Leca di Albenga (SV). Il progetto partì con pochi bimbi e due sole insegnanti. Nel giro di poco tempo i bimbi si moltiplicarono e l’equipe decise di puntare sulla formazione.
«Il progetto – mi racconta Elena – è cambiato molto dalla sua nascita ad oggi. Inizialmente, ad esempio, si puntava molto su attività strutturate e laboratori proposti dall’adulto. Venivano utilizzati solo materiali nuovi acquistati appositamente. I giochi erano principalmente in plastica e di tipo tradizionale.» Elena entra a far parte dello staff come sostituta momentanea a fine 2010, quando stava terminando gli studi universitari in Scienze della Formazione.
Il percorso che era stato fatto dall’apertura sino a quel momento aveva già iniziato a piantare semi per una visione più ampia del progetto: la volontà era quella di allargare la proposta anche ai bambini della fascia tre/sei: ma come farlo? Le insegnanti decidono quindi di far visita a diverse scuole già presenti in Italia ritenute in linea con la loro visione, per poter prenderne spunto.
Nel settembre 2013 apre così a Bastia la scuola dell’infanzia, rilevandone la gestione da quella precedente. «C’erano diversi bambini che erano già stati iscritti con la gestione precedente. Non abbiamo quindi potuto portare un cambiamento radicale fin da subito, e forse non saremmo state in grado di farlo. A piccoli passi però abbiamo iniziato un percorso per avvicinarci sempre più alla scuola che avevamo in mente, continuando una formazione insieme: insegnanti del nido a Leca e dell’infanzia a Bastia.»
I PRIMI PICCOLI GRANDI CAMBIAMENTI
Come primo piccolo grande cambiamento si è deciso di eliminare la plastica: sia per l’usa e getta, che per i giochi, per i quali si è optato così di abbracciare nuovi materiali più resistenti come il legno. Inoltre sono stati inseriti materiali non strutturati da proporre ai bambini e alle bambine, come elementi presenti in natura, od oggetti di recupero domestico e aziendale. Per quanto riguarda i primi, i fornitori sono stati, e continuano ad esserlo, direttamente le famiglie, mentre i secondi gli vengono dati da Remida Genova (centro del riuso creativo dei materiali di scarto), insieme ad una formazione mirata per le insegnanti.
«I successivi cambiamenti hanno iniziato ad arrivare spontaneamente dalle domande che abbiamo iniziato a porci singolarmente e all’interno dei confronti condivisi: ci si interrogava su quali fossero gli allestimenti da inserire, quali materiali selezionare, come classificarli. Dalle scuole visitate in giro per l’Italia abbiamo appreso molto, ma come portare ciò che avevamo imparato nella nostra realtà? Di cosa avevamo bisogno noi?»
E proprio con questo continuo porsi domande, che variavano a seconda del momento e nelle necessità, inizia la seconda tappa di vita del progetto: due luoghi, bambini e bambine di età diverse, confronti settimanali condivisi tra le equipe delle due strutture, ambienti, materiali e proposte simili e un obiettivo in comune, creare una continuità, un ponte tra le due scuole.
I VALORI
«La nostra filosofia educativa – mi spiega Elena – è quella del “bambino competente”, ovvero di un bambino che sia costruttore della propria conoscenza. Attraverso l‘osservazione della realtà, in questo modo, gli si dà la possibilità di porsi domande nate a seguito dell’osservazione, e di supportarlo nella scoperta delle risposte.
Crediamo profondamente che il compito di noi adulti non sia quello di fornire risposte, anticipandole, bensì di rimanere sulla soglia, in attesa che siano loro con il nostro supporto e sostegno ad arrivare a trovare le soluzioni. Sosteniamo inoltre il valore dell’unicità di ogni singolo bambino e di come essa si possa ammirare nelle attività che svolgono: stesse attività con uguali materiali produrranno lavori totalmente diversi ogni volta, perché cambiano i bambini.»
DA DUE AD UNO
Nel settembre 2019 finalmente i due spazi si fondono divenendo uno a Bastia. Il sogno di creare un polo che accogliesse bimbi e bimbe dai zero ai sei anni diventa realtà. Al piano terra continua la scuola dell’infanzia, mentre al piano superiore apre finalmente un nuovo centro pronto ad accogliere i bimbi del nido. All’esterno un giardino e un cortile fanno da ponte e collante ai due gruppi.
«L’arrivo del Covid – mi confida Elena – ha rallentato momentaneamente il desiderio di poter rendere i bambini liberi di scegliere e muoversi liberamente negli spazi disponibili, potendo valutare di volta in volta quali attività svolgere e con chi. Siamo però tutte molto speranzose di poter vedere presto il sogno trasformarsi in realtà.» Ad oggi il nido conta circa 25 bambini con 4 educatrici, mentre la scuola dell’infanzia circa 30 con 3 insegnanti.
LA COMUNITÀ
In questi anni le insegnanti, coordinate da Elena, hanno lavorato per creare e far crescere una comunità intorno alla scuola. Come? «Ogni occasione per noi è buona per creare il senso di comunità – mi racconta Elena -: in questi anni sono stati organizzati momenti dedicati all’intera famiglia, come il sostegno alla genitorialità, incontri con specialisti come osteopati o psicologi, ma anche spazi di condivisione.
Abbiamo promosso momenti dedicati anche ai singoli genitori, come per la festa della mamma, attività rivolte solo alle mamme e in egual modo anche per i papà. Durante una festa per i nonni abbiamo lanciato poi un laboratorio in giardino, in cui abbiamo invitato i nonni presenti a proporci la loro visione del giardino della scuola, per poterlo riprogettare con loro. Ne è nato un progetto molto bello, che abbiamo poi realizzato insieme grazie al sostegno dell’intera comunità in diversi momenti» .
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