22 Feb 2018

UrBees: il viaggio delle api dalla campagna alla città

Scritto da: Lorena Di Maria

UrBees è una delle prime iniziative di apicoltura urbana attualmente attive in Italia, pensata e realizzata a Torino a partire dall’anno 2010 da Antonio Barletta ed il suo team. Finalità del progetto è quella di mostrare e dimostrare come l’apicoltura possa rappresentare una pratica sostenibile che, se intrapresa e diffusa nelle nostre città, potrebbe portare un nuovo modo di vivere il nostro rapporto con le api e l’ambiente urbano.

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Torino - Allarme rosso per la sopravvivenza delle api nelle campagne! Ma cosa sta succedendo? L’uso intensivo di pesticidi e di sostanze chimiche nelle coltivazioni sta mettendo fortemente a rischio un intero ecosistema, causando l’intossicazione delle api che entrano in diretto contatto con le piante ormai contaminate. Ciò ha effetti diretti anche su di noi e sulla nostra alimentazione, in quanto un’alta percentuale delle nostre coltivazioni si basa proprio sull’impollinazione.

Paradossalmente è proprio nelle città che le api possono trovare un habitat alternativo alla campagna. L’inquinamento urbano risulta infatti meno dannoso per la loro sopravvivenza rispetto all’utilizzo massivo di pesticidi e di fertilizzanti chimici utilizzati nelle campagne. Inoltre la presenza di una variegata flora cittadina garantirebbe il nutrimento ed un maggior supporto all’impollinazione urbana, permettendo alle api di contribuire al mantenimento della biodiversità, quale elemento indispensabile per il benessere e per la vita nelle nostre città.

Il progetto UrBees si pone proprio tale obiettivo: rendere questa nuova pratica di uso comune. Ma in che modo? Innanzitutto attraverso la raccolta di sciami e la gestione degli apiari urbani che vengono messi a disposizione della cittadinanza. Secondo la legge attualmente vigente in Italia ed i regolamenti condominiali, installare un alveare in balcone è possibile! Chiunque può aderire ad UrBees e la procedura è davvero semplice: si tratta di mettere a disposizione uno spazio sul proprio balcone o nel proprio giardino per installare l’arnia, affidandone la gestione ad esperti.

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Del miele prodotto, una parte sarà poi destinata a chi ospita l’arnia mentre l’altra sarà distribuita con il marchio UrBees per raccogliere fondi per il progetto.

Attualmente sono diversi i luoghi in Torino in cui le api sono riuscite a conquistarsi una nuova casa. Ne sono un esempio il museo d’arte contemporanea del PAV (Parco d’Arte Vivente), oppure il Bunker, spazio cittadino destinato ad attività artistico-culturali.

Uno degli obiettivi del progetto è inoltre quello di garantire l’informazione ed un vero e proprio coinvolgimento attivo dei cittadini, che si concretizza tramite incontri rivolti al pubblico per introdurlo al mondo delle api e creando delle nuove reti che includano diversi ambiti quale quello scolastico, della ristorazione, della cultura, oppure laboratori, workshop o corsi per chi desidera diventare apicoltore.

Come sostiene Antonio Barletta nel libro da lui pubblicato dal nome “L’arnia sul balcone? Storia di UrBees e di un apicoltore urbano a Torino”, l’apicoltura urbana, rispetto a quella intensiva o tradizionale, ha la capacità e possibilità di rompere uno schema che è da tempo ormai in crisi, apportando soluzioni più innovative nel rispetto delle api. All’estero l’esperienza legata all’allevamento delle api in città è una pratica da tempo diffusa e consolidata, in particolare nei centri urbani di New York, Londra, Tokio, Berlino e Parigi.

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Nelle grandi metropoli che hanno introdotto questa novità, sono state condotte diverse iniziative finalizzate proprio a “portare i fiori alle api”, e ciò avviene in diverse modalità, come introdurre precise specie floreali adatte all’impollinazione o dedicando loro ampie aiuole incolte.

Come egli sostiene, “se gli sciami urbani sopravvivono e producono tanto miele, significa che la città offre buone condizioni per il loro sviluppo. Spesso infatti si è riscontrato che le condizioni di vita delle api sono migliori tra cemento e automobili che nelle aree agricole e nelle campagne in cui vengono colpite da morie diffuse, o hanno produzioni di miele drammaticamente basse. Di fatto, le piante della città non sono coltivate per produrre alimenti, e nella maggior parte dei casi non subiscono trattamenti intensivi a base di pesticidi e fitosanitari.”

Il carattere innovativo del progetto si focalizza su due aspetti principali. In primo luogo il miele prodotto dalle api in città è a Km 0 e in secondo luogo, le api fungono come veri e propri bioindicatori, poiché monitorano la qualità dell’aria nelle città in cui viviamo.
Attraverso il biomonitoraggio, infatti, si garantisce un controllo periodico della qualità del miele per i consumatori ed al tempo stesso un appropriato controllo ambientale per i cittadini: tramite analisi approfondite sul miele, è possibile rilevare alcune sostanze inquinanti come pesticidi, radionuclidi ed idrocarburi. In questo modo riprogettare le città avverrebbe non più solo “a misura d’uomo” ma “a misura d’ape”, come afferma Barletta.

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Imparare a convivere con le api, ha infiniti benefici. Innanzitutto permetterebbe ai cittadini di rapportarsi con maggior consapevolezza ai grandi temi dell’inquinamento ambientale e dell’alimentazione. Inoltre l’introduzione di una pratica di questo tipo ha una grande utilità nello scardinare quegli scetticismi e false credenze dell’immaginario comune riguardanti la pericolosità delle api o l’idea che il miele prodotto in città sia inquinato e quindi dannoso per la salute.

Il miele urbano viene costantemente analizzato misurando la presenza di metalli, cosa che non sempre avviene nelle produzioni tradizionali e da recenti studi si è proprio notato come questi siano presenti solo in minima traccia.

La realtà dell’apicoltura urbana ci mette davanti ad una fondamentale ed indispensabile riflessione, ovvero scommettere su una pratica che potrebbe apportare benefici inaspettati e guardare al di là delle nostre abitudini e credenze. Il cambiamento arriva proprio dalla capacità di accogliere positivamente nuove idee e proposte, integrandole nella propria quotidianità. Infatti, come sostiene Antonio Barletta, “Sollevando lo sguardo dall’arnia sull’ambiente circostante ci accorgiamo subito che allevare un’arnia sul balcone o averla vicino, nei parchi o negli orti urbani, significa inevitabilmente legarsi in modo nuovo al territorio. Quanto meno, ci passa la voglia di cercare un altro posto dove sfuggire all’alienazione urbana. Con le api il cemento e l’asfalto si colorano, i pensieri s’illuminano di mille sfumature, tante quante ne hanno viste le api girando per i fiori della città. Ecco una nuova ma antica versione del rivoluzionario flower power, il potere dei fiori. Vivere in sintonia col proprio territorio significa automaticamente proteggerlo e migliorarlo. Produrre miele sul proprio balcone fa bene alla salute del cittadino e all’ambiente circostante.”

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