Il piccolo cinema, come (ri)scoprire un quartiere attraverso le immagini
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Torino - TORINO – Sono da poco passate le nove di un martedì sera come tanti altri. E’ scesa la nebbia. Ci perdiamo tra le strade in Barriera di Milano, antico quartiere situato a circa 10 km nord dal centro città.
Finalmente riusciamo a trovare la via corretta e non vediamo l’ora di incontrare Massimiliano e Gianluca De Serio, per farci raccontare la loro esperienza legata al Piccolo Cinema. Appena giunti davanti l’ingresso della struttura, vediamo Gianluca. Ci eravamo già incontrati a Biella a Cittadellarte, ad una presentazione del loro nuovo film.
E’ un piacere rincontrarsi e, come già avevamo notato qualche tempo fa, Gianluca ha sempre la battuta pronta. Ammette di essere un po’ appesantito a causa di una cena luculliana, grazie a prodotti arrivati proprio in giornata dalla Puglia.
Chiacchierando giungiamo all’interno del Piccolo Cinema. Vi sono appese diverse locandine di film celebri e sono presenti circa una quarantina di sedie, alle quali si aggiungono dei divani che gli stessi partecipanti hanno portato nel corso degli anni. Iniziano ad arrivare i primi frequentatori.
Questa sera viene proiettato un film messicano; è l’ultimo appuntamento del Tequila festival: nome dato non a caso dato che sulla tavola adiacente allo schermo è presente una bottiglia del distillato originario dello stato di Jalisco.
Mentre arrivano i primi spettatori, abbiamo modo di dialogare con Gianluca sul Piccolo Cinema e la sua origine. «Il Piccolo Cinema è un luogo di discussione aperto, è un laboratorio di immagini, un atelier di idee. È un forum, una piazza, un luogo d’incontro che usa il cinema per capire il mondo, per aprirsi ad esso. E viceversa: si nutre della vita per capire il cinema, per affrontarlo consapevolmente, per farlo».
E’ un nuovo modello per stare insieme, nato dal basso, senza gerarchie. È un piccolo centro di elaborazione di racconti attraverso le immagini. Nel Piccolo Cinema si mette in discussione la visione dominante, lo status quo, l’invasione di immagini in movimento. Si dibatte e s’impara, l’uno dall’altro. Si selezionano testi, parole, storie: e poi si capovolgono, si distruggono, si ricreano, si modificano.
Nel mentre giunge Massimiliano, il fratello di Gianluca che lo accoglie con un piccolo schiaffetto amichevole sul collo. Come ben descritto sul sito, il Piccolo Cinema «è una scuola di cinema senza scuola, senza docenti, senza allievi. È un’anti-scuola: non è un’emanazione delle istituzioni accademiche, né una protesi di scuole tecniche. Non è un Istituto, né un corso di cinema. Non è un prolungamento di noiose lezioni inconcludenti, né un corso post-laurea. Non supplisce alla mancanza di pratica o di discussione di nostri corsi universitari, anche se ce ne sarebbe bisogno. Il Piccolo Cinema è un cinema… piccolo. Ovvero è un piccolo specchio della vita, è un modo per (ri)vederla, una minuta lente per osservarla, in modo intimo e collettivo allo stesso tempo. Non come se la vita e i suoi abitanti fossero tante piccole formiche, e noi gli scienziati: al contrario, noi formiche tra formiche.
L’aggettivo “piccolo” sottolinea la dimensione domestica e amichevole dello spazio. Il Piccolo Cinema, nella storia prolungamento di un altro spazio (la scuola, la fabbrica, la parrocchia), torna ad essere un’estensione della vita, senza soluzione di continuità. L’opposto del multisala, la cattedrale aliena dove tutto è sotto controllo (luce, odori, suoni, temperatura) per recidere il cinema dalla vita, per fare in modo che la visione di un film non abbia nulla a che fare con l’esistenza». Quel che Gianluca, Massimiliano e il gruppo del piccolo cinema stanno costruendo, è una vera e propria società di mutuo soccorso cinematografico.
«In questi decenni abbiamo conosciuto le infinite potenzialità del linguaggio visivo – ci dice Gianluca – Abbiamo capito che non solo se ne devono conoscere le tecniche e le sottigliezze, ma che bisogna essere consapevoli delle sue varie sfumature, per evitare, come già accaduto in passato, che una sola lingua s’imponga, annientando, per pigrizia o per questioni commerciali, tutte le altre, spesso molto più espressive. Proprio come di fronte a qualunque altro tipo di linguaggio, bisogna partire da una base comune, di cui ciascuno si deve impadronire per non cadere vittima di equivoci e per non aderire supinamente a una visione che non gli appartiene».
La chiacchierata sarebbe continuata ancora per molto tempo, ma è ormai ora di vedere il film, la sala è talmente colma da dover aggiungere sedie in più. Si spengono le luci. 3,2,1. Buona visione.
Buona visione anche della video-intervista a Gianluca, dove troverete tante curiosità sul Piccolo, e allo stesso tempo immensamente grande per significato e valori, cinema.
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