Visione 2040 Imprenditoria

“Fare impresa nel 2040 significa lavorare in sinergia con i territori e le comunità, nel rispetto dell’ambiente e della biodiversià. Oggi le imprese sono focalizzate sull’utilizzo ottimale delle risorse ambientali, sociali e tecnologiche. L’ottica della collaborazione si è affermata e materiali, informazioni e uomini sono connessi in rete e condivisi tra aziende differenti.”


Hanno contribuito: Silvio Bruschi – Bruschi Spa | Massimiliano Capalbo – Orme nel parco | Fabrizio Cotza – Winner Group | Daniela Ducato – EdilanaEdilatte, Edimare | Riccardo Goghero – Etinomia | Evelyn Oberleiter – Terra Institute | Angelo Riva – Cittadellaluce Ha facilitato: Riccardo Goghero


SITUAZIONE ATTUALE

La situazione del mondo imprenditoriale attuale soffre pesantemente per una crisi economica che si protrae ormai da moltissimi anni e di cui non si intravede la risoluzione. L’analisi delle cause richiede di andare molto più in profondità rispetto alle classiche risposte, che tirano in causa la concorrenza internazionale e la scarsità di risorse naturali.

Il mondo imprenditoriale e produttivo italiano si è sempre distinto, nella sua storia ed a livello globale, in quanto a capacità creativa e per la rapidità nell’adattamento alle nuove esigenze. La creatività permette di distinguere e specializzare le eccellenze.

La tendenza globale attuale però ora presenta un netto “effetto clessidra” che separa l’offerta di prodotti e servizi di basso costo e qualità dai servizi di lusso, di alta qualità e costo. Risulta essere non agevole trovare prodotti di fascia intermedia di qualità ad un prezzo ragionevole, e questo causa anche squilibri sociali. I prodotti di fascia intermedia vengono attaccati da prodotti, prevalentemente di provenienza asiatica, di bassissimo costo e bassa qualità.

In taluni casi le aziende offrono un “giacimento del saper fare” che opera per il suo mantenimento ed innovazione. La conoscenza aziendale, in alcune realtà, è vista come  comune, distribuita e partecipata all’interno dell’Azienda; essa viene utilizzata per garantire il mantenimento del business aziendale, e vi si investe per permettere il miglioramento attraverso l’innovazione.

AZIENDE, LAVORATORI E RISORSE

Sono sempre più numerosi i casi in cui le aziende cominciano a fare rete, andando ben oltre al concetto di concorrenza di mercato. La concorrenza di mercato deve essere fatta, quando necessaria, nel rispetto dei valori etici ed ambientali. Inoltre in alcune realtà vengono dati incentivi meritocratici basati su produttività, miglioramento delle condizioni di lavoro e di produzione, ed atteggiamenti che puntano a maggiore unità e collaborazione. Queste ultime situazioni però, anche a causa della crisi, sono in numero molto limitato: quasi sempre la ricerca dell’aumento del PIL rende secondario l’aspetto del benessere lavorativo, il rispetto del territorio e le tematiche sociali.

La retribuzione dei lavoratori è generalmente intesa come dovere aziendale a fronte dello svolgimento di un dovere, e non come riconoscimento di un servizio reso. Questo classifica come “dovere-dovere” il rapporto tra l’imprenditore ed il lavoratore. In moltissime realtà i lavoratori sono tenuti allo svolgimento di un incarico che viene assegnato dai superiori gerarchici. Al lavoratore non viene lasciata libertà né indipendenza nello svolgimento del lavoro, in quanto il lavoratore è parte del processo produttivo ma non viene coinvolto nel processo decisionale. Inoltre il lavoratore viene troppo sovente definito “risorsa”, al pari degli strumenti e macchinari aziendali, e questo lo rende più distante dal livello di collaboratività ottimale.

Le risorse (materie prime, macchinari, lavoratori, territorio) sono troppo sovente intese come meri strumenti di produzione, e sono considerate “infinite”. La risorsa è un mero strumento produttivo e non fa parte dei processi aziendali. Se un macchinario funziona male lo si butta e lo si cambia: alla stessa maniera se la produzione richiede di tagliare gli alberi di un bosco, al termine della legna ci si sposta al bosco successivo; se i lavoratori manifestano disagio, si cercano lavoratori con minori esigenze, incrementando il lavoro nero e lo sfruttamento di classi più disagiate (a danno sia dei lavoratori locali che delle stesse classi disagiate che vengono maggiormente sfruttate e malamente retribuite).

Il processo produttivo prevede quasi sempre l’utilizzo di materie prime pure, la realizzazione di un prodotto e la creazione di rifiuti non più utilizzabili. Questo causa la diminuzione di materie “pulite” e l’aumento di materie “sporche”. Il costo delle risorse ambientali ed umane è sovente molto basso. Qualora il costo sia elevato, la produzione viene spostata in luoghi con costo ambientale e sociale più basso. Questo porta a trascurare il costo ambientale e sociale che un processo produttivo può causare. Le risorse, in forma di ambiente e di contenuti sociali, non sono definite e chiaramente riconosciute come parte dei processi aziendali. L’impatto dei processi produttivi sull’ambiente deve essere attentamente valutato e misurato.

LA BUROCRAZIA A VOLTE UCCIDE

Le istituzioni sono spesso un ostacolo anziché una facilitazione per le imprese. Livelli di burocrazia esasperati, una delle tassazioni più alte del mondo, lentezze burocratiche e di giudizio rendono sovente molto disagevole creare nuove imprese o mantenere in salute l’impresa già avviata. L’effetto è la moria di imprese, e la delocalizzazione verso nazioni con più efficienza e minori costi. Il ruolo della politica e delle istituzioni pare ridursi al far rispettare regole burocratiche a volte eccessivamente stringenti e lente, e a pretendere denaro sotto forma di tasse e contributi territoriali. Il sostengo alle economie sostenibili, inoltre, pare essere nullo o negativo. Allo scopo di agevolare la grande produzione, a volte il sistema politico ed economico vincola o rende poco agevole lo sviluppo delle aziende che propongono strategie sostenibili.

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE

La produttività “come fine ultimo” conduce a fusioni in multinazionali che, attraverso la concentrazione di potere riducono la libertà imprenditoriale. Le aziende piccole e medie sono a volte schiacciate da aziende di grandi dimensioni. Le multinazionali godono di aiuti intergovernativi a cui aziende piccole e medie non possono avere accesso. Occorre tenere a mente che le PMI e le micro imprese, da sole, rappresentano la maggioranza produttiva fanazionale. Le PMI sono sovente divise e malamente rappresentate in fase di definizione delle strategie produttive nazionali ed internazionali. Le grandi aziende curano eccessivamente i propri interessi a danno delle piccole e medie imprese.

E’ decisamente impattante l’aspetto legato al malaffare: le aziende e le istituzioni a volte sono soggette a forme di corruzione che conducono a lavori fatti nell’interesse personale di un numero limitato di persone, a danno della collettività e, a lungo andare, dell’azienda stessa.

La malavita a volte rende l’ambiente produttivo non concorrenziale e non volto al bene, ne aumenta i costi e ne diminuisce la libertà di movimento.

La scuola è, molto sovente, troppo lontana dalle aziende e dal mondo produttivo, e produce una immagine falsata del mondo del lavoro. La scuola a volte risulta essere disinformata sulle necessità ed opportunità aziendali, formando di conseguenza nuova forza lavoro non sufficientemente preparata.

L’eccessiva terziarizzazione e specializzazione conduce sovente alla perdita della capacità costruttiva. La conoscenza e competenza aziendale viene a volte demandata verso aziende terze che offrono servizi a basso costo, sovente in località remote, con la conseguenza che la competenza aziendale viene spostata all’esterno. L’azienda non è più propietaria della conoscenza dei suoi stessi processi produttivi. La delocalizzazione eccessiva della produzione porta all’impoverimento sociale delle zone abbandonate dalle aziende, e costringe nuove aree ad industrializzazioni poco rispettose dei diritti sociali ed ambientali.

I sindacati salvaguardano eccessivamente la propria figura e non la funzione per cui sono preposti. Le organizzazioni sindacali a volte non sono sufficientemente rispondenti allo scopo a loro preposto, ovvero alla intermediazione tra i fabbisogni dei lavoratori e quelli dell’Azienda. Stesso discorsovale perle associazioni d’impresa che a volte non sono sufficientemente rispondenti allo scopo a loro preposto, ovvero la intermediazione tra i fabbisogni dell’Azienda e delle istituzioni, e la connessione tra aziende differenti.


VISIONE 2040

Il mondo imprenditoriale del 2040 sarà un mondo in cui il benessere delle persone ed il rispetto dell’ambiente saranno al centro delle attività produttive.

I processi produttivi saranno intesi come “circolari”, in modo da permettere un utilizzo delle risorse ambientali ottimale. Tutti i processi produttivi saranno ottimizzati in modo da permettere il minimo utilizzo di risorse, con particolare attenzione sulle risorse non rinnovabili, e la minima produzione di scarti. In caso di produzione di scarti, questi saranno prodotti in modo da massimizzarne il riutilizzo come materie prime da parte di altre aziende. Lo scarto di una azienda potrà essere la materia prima di un’altra azienda. In questo modo verranno minimizzati l’utilizzo di materie prime e la produzione di scarti. L’economia stessa sarà intesa come circolare: un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun’altro.

Tutti gli strumenti produttivi aziendali, intesi come ambienti lavorativi, macchinari, materiali e risorse umane saranno visti come strumenti condivisibili e comuni anche tra aziende differenti. Strumenti complessi e costosi saranno condivisi tra necessità differenti che ne potranno così ammortizzare il costo ed ottimizzare l’utilizzo

Le aziende, le istituzioni, i centri di istruzione e collocamento saranno connessi in modo da garantire la massima condivisione delle informazioni in forma di esigenze, opportunità, offerta. Ogni azienda sarà in grado di conoscere rapidamente e puntualmente cosa altre aziende ricercano ed offrono, cosa le istituzioni richiedono ed in che modo possono agevolare i processi produttivi, ed i centri di istruzione e collocamento saranno informati sulle richieste ed opportunità offerte dall’azienda.

Gli imprenditori che sviluppano economie sostenibili saranno uniti in advocacy che permetteranno la crescita ed il sostegno comune. Qualora un imprenditore richieda un aiuto o offra un servizio o prodotto innovativo, altri imprenditori potranno impegnarsi attivamente per la soluzione della problematica o per la promozione del servizio.

UN CAMBIAMENTO DEL FINE DELLA STRATEGIA

La strategia aziendale sarà volta al benessere territoriale del luogo in cui è ospitata, sia in forma locale che nazionale. La strategia aziendale sarà volta alla localizzazione dei servizi offerti.

Il fine ultimo dell’attività produttiva verrà ridefinito: l’imprenditore vedrà il proprio lavoro come strumento di realizazione personale e di opportunità per l’autorealizzazione degli stakeholder, nel rispetto del territorio e delle tematiche sociali.

La strategia aziendale sarà chiara e condivisa con staff, e partirà da Valori/Vision/Mission riflessi sul territorio. Vision e Mission dovranno essere intesi come valori etici e sistemici. I valori di Mission e Vision aziendali saranno concordati e condivisi con tutti i lavoratori e stakeholder che partecipano ai processi aziendali. Mission e Vision dovranno esprimere valori etici e presenteranno una visione sistemica del processo, che coinvolga l’azienda interna al sistema a cui appartiene.

I livelli gerarchici aziendali, qualora necessari, saranno definiti in base alle funzioni di lavoro e non in base a titoli predefiniti. Differenti progetti potranno definire differenti gerarchie, in base alle capacità ed alle conoscenze specifiche.

L’imprenditore sarà considerato dalla comunità come un comune cittadino che ha messo a disposizione le sue capacità e risorse per il miglioramento del benessere comune. L’imprenditore sarà un “cittadino che agisce” per creare opportunità e soddisfare richieste che vengono dal territorio.

Il rapporto tra il fornitore (l’imprenditore), il cliente (colui che utilizza il prodotto) e la società (le persone ed il territorio che ospitano l’azienda) saranno di tipo WIN-WIN-WIN: nel rapporto tra i 3 elementi non esisterà lo “sconfitto”. Al termine del processo produttivo che coinvolge le figure del venditore e del cliente, immersi in un ambiente territoriale e sociale, non esisterà una parte che risulti colpita ed impoverita in termini sociali, economici ed ambientali.

La scuola sarà profondamente legata con le aziende, in modo da permettere la formazione di nuove figure professionali in linea con le necessità lavorative attuali e future. L’azienda offrirà conoscenza e renderà partecipe la scuola delle sue necessità ed opportunità.

L’imprenditore sarà responsabile degli eventuali disagi sociali che i processi produttivi potrebbero generare. La valutazione dell’impatto sociale ed ambientale sarà parte della definizione della strategia aziendale.

La tecnologia, i mezzi di produzione, gli strumenti aziendali saranno messi al servizio, oltre che dei processi produttivi, della popolazione, che ne potrà fare uso per le sue necessità temporanee e specifiche. Gli strumenti aziendali potranno essere utilizzati anche al di fuori dei processi aziendali ricorrenti.

Gli imprenditori, su base territoriale locale, saranno uniti da reti di strumenti, di produzione, di risorse e di informazione. Questo sarà ottenuto grazie a connessioni dirette tra gli imprenditori anche attraverso organizzazioni esterne che, a conoscenza delle realtà imprenditoriali, saranno in grado di suggerire connessioni o condivisione di informazioni e strumenti.

L’azienda stessa sarà connessa con il territorio nella forma di centri di istruzione, paesi e città, produzione agricola eccetera. L’azienda sarà costantemente ed efficacemente interconnessa con l’ambiente che la ospita, in modo da saperne comprendere esigenze ed opportunità, e saper tarare i processi produttivi in modo da rispondere alle richieste che il territorio esprime.

La tracciabilità delle produzioni, estesa anche al settore no food permetterà di controllare la qualità dei processi e dei materiali. Questa tracciaiblità si estenderà ad ogni tipologia di produzione in modo da permettere l’identificazione ed il controllo dei prodotti e dei componenti utilizzati per la produzione.

LA CENTRALITA’ DELL’ESSERE UMANO E DELLE RELAZIONI

Il lavoro non sarà inteso come mero strumento di sussistenza, ma come luogo in cui realizzarsi. L’impegno, la professionalità, le conoscenze ed il tempo impiegato nel luogo di lavoro contribuiranno tanto alla crescita personale dell’individuo che alla crescita dell’azienda stessa, che dovrà quindi offrire, a sua volta, il suo contributo alla crescita del benessere collettivo. Il valore che l’impresa offre alla società sarà riconosciuto non come mero profitto ma come servizio offerto a tutta la società per lo sviluppo del benessere collettivo.

Il business aziendale sarà integrato con le esigenze sociali su base territoriale. Gli stakeholder aziendali dialogheranno con le istituzioni, i centri di istruzione, i centri amministrativi territoriali. Le esigenze e le offerte dell’Azienda saranno coordinate e condivise a livello più ampio, in modo da evitare sovrapposizioni, esigenze insoddisfatte e, al contempo, insufficiente copertura dei requisiti territoriali e sociali

L’economia ed i processi produttivi saranno strumenti di benessere anzichè di profitto. il BIL (benessere interno lordo) avrà predominanza sul PIL (prodotto inerno lordo) è sarà la vera misura dell’efficienza di un’azienda. Il profitto sarà considerato uno strumento per la creazione di benessere e non come scopo ultimo. L’economia aziendale sarà volta alla crescita personale ed al benessere sociale e territoriale.

L’uomo, inserito nell’ambito aziendale, occuperà una posizione centrale, in sintonia con i processi produttivi aziendali. I processi aziendali saranno inclusivi e stimolareranno la collaborazione tra tutti i partecipanti ai processi produttivi

Il guadagno del lavoratore sarà proporzionato all’impegno e sarà inteso come riconoscimento di un servizio reso, e non come il mero svolgimento di un dovere. Il lavoratore vedrà riconosciuto e premiato il suo lavoro, e la retribuzione sarà intesa come riconoscimento per il lavoro svolto e la creatività espressa. Il criterio di valutazione sarà meritocratico. Verrà applicata la sociocrazia, un metodo decisionale e di condotta su base consensuale anziché autoritaria, come nuovo modello organizzativo aziendale per decidere come lavorare nel breve, medio e lungo periodo.

RISPETTO E TUTELA DEL TERRITORIO

La tutela del territorio, lo svolgimento di servizi a favore del territorio, il suo mantenimento e la tutela saranno argomenti centrali dei processi produttivi. Il capitale sociale nella forma di espressione della forza lavoro aziendale, e della popolazione territorialmente coinvolta dai processi aziendali, saranno parte della strategia aziendale. L’azienda si aprirà alle questioni ambientali in cui è calata. Quando possibile, l’azienda provvederà anche all’autogenerazione dell’energia necessaria per i suoi processi produttivi attraverso fonti di energia ecologiche e rinnovabili

Le aziende effettueranno ricerche su nuovi materiali a minore impatto ambientale e a maggiore efficienza. L’efficienza ed il rispetto dell’ambiente e del benessere comune saranno valori predominanti e maggioritari rispetto alla questione costo.

Si realizzerà il “Downshifting”: si lavorerà meno, meglio, tutti.

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RIFERIMENTI

BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA

Siria, fra guerra e pace. I dubbi sul futuro di donne e curdi – #1031

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ACE: l’eccellenza sanitaria italiana si trova in Calabria ed è gratuita – Calabria sarai tu #6

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Sarotto Group: “È possibile ristrutturare case nel rispetto dell’ambiente e delle persone”

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