La novità del velino maschio a Striscia la notizia non è così male – #989
Da lunedì c’è un velino a Striscia la notizia. Due giorni fa infatti è iniziata la 37esima edizione di Striscia la notizia, il telegiornale satirico di Canale 5, e per la prima volta nel ruolo delle “veline”, cioè le due iconiche ballerine che durante la trasmissione intervallano la conduzione con degli stacchetti, ci saranno un maschio e una femmina.
In passato, leggo sul Post, era già successo che ci fosse un velino maschio, ma in maniera più sporadica e meno strutturale. Per tutta l’edizione 2024/2025 invece il “velino” sarà Gianluca Briganti, che ha 37 anni e ha fatto per anni il ballerino nei musical, mentre la “velina” Beatrice Coari, di 21 anni, anche lei ballerina.
Nelle intenzioni di Antonio Ricci, creatore di Striscia, questo cambiamento vuole dare al programma un aspetto più moderno e forse svincolato dall’estetica dei programmi televisivi che a partire dagli anni Ottanta hanno cominciato a inserire accanto ai conduttori ballerine poco vestite per aumentare il proprio share.
Ora: parliamone. Perché c’era molta attesa e anche un certo scetticismo legato a questa novità. Ad esempio dalle prime foto che erano state diffuse sembrava che la velina avrebbe continuato ad esibirsi con un abbigliamento piuttosto succinto tipico delle veline, mentre Briganti con pantaloni e camicia, quindi che ci fosse una certa discrepanza di genere, che se unità all’età diversa avrebbe forse fatto percepire in maniera molto diversa le due figure..
Poi Striscia è iniziata, sia io che Daniel Tarozzi, ci siamo guardati la puntata, e entrambi abbiamo pensato: vabbé, dai, alla fine non è andata così male. Cioè: il ballerino e la ballerina erano entrambi mediamente svestiti, ma non in maniera particolarmente volgare, e soprattutto come mi ha fatto notare Daniel hanno ballato davvero, hanno fatto delle coreografie complesse. Non era un balletto – con tutto il rispetto – era un ballo.
Ora, non è che adesso Striscia sia diventata un esempio di uguaglianza di genere, e ci sono alcuni opinionisti che hanno accusato l’intera operazione di Woke washing, ovvero un green washing in salsa inclusiva, dicendo che la funzione di velina e velino rimane la stessa e che sostanzialmente “se si passa dall’oggettivizzare il corpo delle donne a oggettivizzare anche quello dell’uomo non è che si siano fatti grandi progressi”.
Ma mi pare un giudizio un po’ ingeneroso. Perché appunto, premesso che stiamo parlando di un programma molto nazionalpopolare, e premesso anche che ci sono tante cose su cui si vede che non c’è particolare attenzione, incluso il fatto che è bastato l’arrivo di un uomo per trasformare improvvisamente le veline in “i velini”… ma. Le veline erano un simbolo potentissimo di un modello di oggettivazione del corpo femminile che aveva effetti devastanti sulla psiche di bambine, bambini e adolescenti.
Vedere che questa cosa sta scomparendo, è un segnale fortissimo. Ed è un segnale dei tempi. Le cose non accadono perché Antonio Ricci è diventato improvvisamente buono, retto e giusto. Accadono perché il contesto cambia e chi vuole continuare a vivere deve adattarsi. È l’evoluzione naturale. E quando il simbolo stesso di qualcosa di brutto cambia, beh questo significa che il mondo è già cambiato.
Sono giorni di raccolte firme e petizioni importanti. Ieri nel primo pomeriggio la raccolta firme per indire un referendum sulla cittadinanza, e ridurre da 10 a 5 gli anni in cui una persona deve risiedere regolarmente in Italia per poter fare domanda, ha superato di slancio le 500mila firme necessarie.
Nelle ultime 48 ore c’è stato un vero e proprio boom di adesioni sul sito www.referendumcittadinanza.it e a suon di anche 60mila firme all’ora il numero di firme necessarie a indire il referendum è stato raggiunto diversi giorni prima rispetto alla deadline del 30 settembre.
Quindi ecco, ricordatevi che ci sarà un referendum, non si sa ancora quando, probabilmente il 15 agosto, per normalizzare quella che è un po’ un’anomalia italia e concedere la cittadinanza alle circa 2,5 milioni di persone che risiedono regolarmente nel nostro paese da oltre 5 anni.
Nel frattempo, sulla nostra chat Telegram per gli abbonati Luca mi segnala che sta andando molto bene anche un’altra raccolta firme, questa volta si tratta di una petizione per fermare il ddl sicurezza detto anche norma Anti-Gandhi, approvato alla Camera e ora in attesa di approvazione al Senato. Si tratta di una legge che andrebbe ad introdurre nuovi reati legati di fatto alle proteste, e disegnata un po ‘su misura sugli attivisti climatici si UG e sulle manifestazioni studentesche.
Ad esempio verrebbero introdotte misure penali contro chi protesta contro le grandi opere pubbliche (come ad la Tav Torino-Lione, o il Ponte sullo Stretto di Messina), o realizza iniziative di resistenza e protesta “passiva” (da qui “Anti-Ghandi”), se realizzata nelle carceri o nei centri per il rimpatrio (Cpr) per migranti.
Mentre diventa da illecito amministrativo un illecito penale il fatto di bloccare coi propri corpi autostrade o ferrovie, come fatto ad esempio dagli attivisti di UG che chiedono azioni urgenti contro il cambiamento climatico. Le pene invece saranno ancora più severe per chi, in questi luoghi, adotta forme di resistenza attiva.
Altra norma contestata è quella che vieta alle persone migranti senza documenti di acquistare una scheda sim per il telefonino, o quella che abolisce la pena differita per le detenute madri.
Ecco, c’è una petizione che in breve tempo ha superato le 80mila firme contro questo decreto, sul sito Action Network e promossa dall’associazione Osa Genova. Fra l’altro non si tratta di una semplice petizione, che spesso lasciano un po’ il tempo che trovano. In questo caso gli organizzatori promettono di fare qualcosa in più. Una volta firmato ti arriva una mail in cui vieni invitato a una chiamata online in cui, pare, si discuterà un piano per fermare il DDL. La chiamata è in programma stasera, fra l’altro, quindi se siete interessati o curiosi, firmate. Trovate il link sotto fonti e articoli.
Qualche altra notizia, veloce. La situazione in medio oriente continua a precipitare. L’esercito di Israele ha lanciato un secondo attacco contro Beirut, in Libano, ieri pomeriggio, con l’obiettivo dichiarato di eliminare un comandante di Hezbollah. L’attacco ha causato 6 morti e 15 feriti, secondo il ministero della Salute libanese ed è il secondo giorno consecutivo di intensi bombardamenti israeliani sul sud del Libano e la valle del Beqaa, durante i quali sono morte circa 600 persone, inclusi almeno 50 bambini.
Hezbollah ha risposto lanciando 100 razzi contro Israele, la maggior parte intercettata dal sistema antimissilistico Iron Dome.
Il governo di Israele ha rinnovato l’ordine di evacuazione per i cittadini libanesi, esortandoli ad allontanarsi da luoghi vicini alle postazioni di Hezbollah, mentre continua l’escalation tra i due paesi, collegata agli scontri iniziati dopo l’invasione israeliana della Striscia di Gaza a seguito degli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
Vi leggo solo l’inizio di un articolo di commento del Guardian a firma di Simon Tindell, che scrive:
“Benjamin Netanyahu deve essere fermato. L’orrore che si sta consumando in Libano rappresenta un altro crimine da aggiungere agli altri. La Gran Bretagna, gli Stati Uniti, le Nazioni Unite e tutti gli altri che sostengono di preoccuparsi per le vite dei civili, i diritti umani e il diritto internazionale, guarderanno davvero altrove mentre il primo ministro israeliano, fuori controllo, lo fa di nuovo? Una tale prospettiva scioccante è incredibile.
“Di nuovo” in questo contesto significa che Netanyahu sta trasformando il sud del Libano, forse l’intero paese, in una sorta di seconda Gaza. Più di 41.000 palestinesi a Gaza, per lo più civili, sono morti dal 7 ottobre a causa delle atrocità di Hamas. Solo lunedì, quasi 500 persone sono state uccise dalle forze israeliane in Libano, inclusi molti bambini. Decine di migliaia di persone hanno abbandonato le loro case. Quante altre vite innocenti dovranno essere stroncate prima che quest’uomo venga rimosso dall’incarico?”
Sono domande che credo dobbiamo farci.
Cambiando radicalmente argomento, e giusto per mostrarvi come gli esseri umani, se ci si mettono d’impegno, possono anche fare cose carine e convivere pacificamente, vi segnalo anche un articolo molto interessante che abbiamo pubblicato su ICC presenta i laboratori di MAG2 sul vivere comunitario.
Le Mag, o mutue di autogestione sono degli organismi di finanza etica che si occupano di finanziare in maniera partecipata progetti che hanno un impatto positivo sul territorio. Fanno quello che dovrebbero fare le banche, in altre parole.
Oltre a finanziare però le MAG offrono anche corsi e formazione su quella che è l’economia di comunità. Perché fare le cose assieme ad altre persone non è sempre semplice, e spesso ci mancano proprio gli strumenti di base per poter collaborare efficacemente. E pensare che di robe su cui collaborare oggi ce ne sono tante, dalle Comunità energetiche rinnovabili ai Gruppi di acquisto solidale, alle Csa alle foodcoop. Tutte iniziative accomunate dalla volontà di migliorare il benessere delle persone e creare un mondo più equo.
Quindi, se avete voglia di fare cose buone insieme ad altri sapiens, questi laboratori sono consigliatissimi. Il primo laboratorio è dedicato alle *Economie di Comunità*, e il secondo, intitolato *Facilitare la condivisione*, a superare l’individualismo attraverso l’arte del dialogo e la gestione delle dinamiche di gruppo. E così via.
#Striscia
Striscia la notizia – Puntata 1
MoW – Striscia la notizia e l’arrivo del “velino”: il politicamente corretto vince anche sulla satira di Antonio Ricci? Meglio di Gianluca Briganti, le altre novità, da Fabio Caressa a…
#Israele
il Post – Israele ha di nuovo bombardato Beirut
The Guardian – Netanyahu’s lethal bombs will turn Lebanon into another Gaza. He must be brought down now
#cittadinanza
la Repubblica – Referendum sulla cittadinanza, raggiunta la soglia delle 500mila firme. Boom di adesioni in 24 ore, Magi: “Straordinaria mobilitazione”
#ddlsicurezza
Action Network – Fermiamo il DDL sicurezza
#comunità
Italia che Cambia – Economie di comunità per costruire nuovi modelli di vita condivisa