CORTE SUPREMA USA VUOLE REVOCARE IL DIRITTO ALL’ABORTO?
Tutto inizia il 2 maggio, quando il sito d’informazione Politico ottiene, e diffonde, uno scoop che equivale a una vera e propria bomba. Trattasi della bozza di un’opinione di maggioranza della corte suprema degli Stati Uniti, relativa a una sentenza attesa per giugno, nella quale i giudici sembrerebbero voler votare a favore del rovesciamento della storica sentenza Roe contro Wade, che aveva legalizzato l’aborto in tutto il paese.
Ora, ci sono due notizie nella notizia. La prima è l’esistenza stessa di questa notizia: nel senso che lo scoop di Politico è senza precedenti nella storia del giornalismo americano, al punto da lasciare senza parole (e nell’impossibilità di fare una verifica indipendente, come normalmente avviene) persino le due più grandi testate al mondo, il NY Times e il Washington Post.
Le fughe di notizie sulle decisioni della Corte e dei suoi nove giudici sono rarissime, e ancor più inusuale – per non dire inedita – è la pubblicazione integrale di un documento di questa rilevanza su un caso che è ancora in esame.
Poi c’è la notizia in sé, che è appunto una bomba. Per capirla, capiamo che cos’è questa sentenza sul caso Roe contro Wade. È il caso di una donna incinta e nubile, Jane Roe (pseudonimo per Norma McCorvey), a cui era stato impedito di interrompere la gravidanza ai sensi della legge del Texas, dove la donna risiedeva e dove la pratica era illegale a meno che non servisse a salvare la vita della madre. La controparte, nel caso, era Henry Wade, procuratore distrettuale della contea di Dallas.
I legali di Roe dissero che la donna non poteva uscire dallo stato per abortire e sostennero che la legge era troppo rigida e contrastava con i diritti costituzionali della donna in quanto lo stato interferiva nelle scelte individuali. Sul caso si espresse infine la Corte Suprema (a maggioranza democratica), che con sette voti a favore e due contrari dette ragione alla donna, affermando che la legge del Texas violava il diritto delle donne alla privacy e la clausola del giusto processo previsto dal quattordicesimo emendamento della costituzione degli Stati Uniti.
Era il 1973, e con questa sentenza, di fatto, abortire divenne legale in tutti gli Stati uniti, purché nel primo trimestre della gravidanza. La sentenza stabilisce anche che la decisione se abortire o meno appartiene sempre alla donna, insieme al suo medico. Lo stato non può porre nessuna limitazione.
Nel secondo trimestre, invece, lo stato può intervenire e regolare l’interruzione di gravidanza ma solo per tutelare la salute della donna. Nel terzo trimestre, considerando la capacità del feto di sopravvivere al di fuori dall’utero, l’interesse dello stato è quello di proteggere il feto stesso e può quindi limitare o vietare l’aborto.
Ora, lo scoop di Politico afferma che i nove giudici, a maggioranza repubblicana, vorrebbero ribaltare la storica sentenza. Questa volta l’oggetto dell’analisi è il ricorso della Jackson Women’s Health Organization contro la norma del Mississippi che vieta l’interruzione di gravidanza dopo la 15esima settimana.
E sembrerebbe che i giudici non solo vorrebbero dare ragione allo stato del Mississippi, ma nel farlo porterebbero come motivazione che nella Costituzione non si parla di aborto e quest’ultimo non può essere considerato alla stregua di un diritto alla libertà, protetto a livello federale.
Cosa succederebbe se questa bozza dovesse concretizzarsi? L’aborto diventerebbe illegale negli States? No. Ma ogni Stato tornerebbe a decidere per conto suo. Il fatto è che gli Usa sono uno stato liberale, con un sistema legislativo piuttosto diverso dal nostro. Mentre in Italia l’idea di base è che lo stato debba normare praticamente tutto, e che una cosa non si può fare se non è esattamente normata (da qui anche gli enormi problemi di burocrazia), negli States vige il principio opposto: si può fare tutto, a meno che non sia espressamente vietato. Il che ha pro e contro eh, sia chiaro: ad esempio le aziende possono usare tutti gli additivi e le sostanze chimiche nei prodotti alimentari, gli antibiotici negli allevamenti ecc, a meno che una cosa non sia espressamente vietata in quanto dannosa.
Quindi non esiste una legge federale sull’aborto, semplicemente dopo il 1973 gli stati non potevano vietare una procedura che la Corte aveva definito di competenza esclusiva della donna. Questo significa anche che se la sentenza dovesse passare come da bozza, che negli stati più conservatori sarà molto più semplice bandire l’aborto e costringere le donne a spostarsi nelle altre regioni, dove presumibilmente il diritto all’aborto sarà confermato.
La notizia sta generando ovviamente molte reazioni, negli Stati Uniti in primis, e a cascata in tutto il mondo. La giornalista Constance Shehan su The Conversation (tradotta anche su Internazionale) ripercorre il percorso di emancipazione femminile seguito alla sentenza Roe vs Wade, per arrivare a chiedersi: Se la sentenza Roe contro Wade fosse rovesciata – riducendo o sopprimendo del tutto il controllo delle donne sulla propria vita riproduttiva – diminuirebbero nuovamente l’età media al matrimonio, il livello di istruzione e la partecipazione delle donne alla forza lavoro?
In altre parole Gli Usa rischiano di tornare a una situazione pre 1973 su tutto il fronte dell’emancipazione femminile? La giornalista conclude che è altamente improbabile, e che la società è talmente cambiata e dipende talmente tanto dalla forza lavoro femminile che un cambiamento in tal senso sarebbe impensabile. Ciò non vuol dire che la sentenza non abbia effetti, anche molto concreti sulla vita di milioni di donne. Vediamo.
MORTI SOSPETTE DEGLI OLIGARCHI RUSSI
Intanto in Russia è morto un altro oligarca, Andrei Krukowski, 37 anni, manager di un villaggio turistico alpino di Gazprom: è morto cadendo misteriosamente da una scogliera a Sochi. Continua così questa epidemia di suicidi e morti strane fra gli oligarchi. E c’è più di un sospetto che ci sia la mano del governo e dei servizi segreti russi dietro a questi decessi.
Fra l’altro proprio ieri pomeriggio mi stavo chiedendo chi fossero questi oligarchi russi e quale fosse la loro storia. E il Guardian deve avermi sentito perché ha pubblicato un video di 8 minuti in cui ricostruisce l’ascesa degli oligarchi dapprima durante la perestrojka, fino all’era Putin, come è cambiata la loro influenza e i loro rapporti con il potere.
Il video ricostruisce molto bene anche come Putin abbia voluto minare il potere degli oligarchi per favorire una sua cerchia ristretta di ex agenti del Kgb, e come abbia letteralmente perseguitato gli oligarchi che non si piegavano al suo volere, mentre abbia continuato ad arricchire quelli che sono stati più accondiscendenti.
È inutile che ve lo stia a riassumere, perché è già di per sé un concentrato di informazioni, quindi se siete curiosi guardatevelo, sapete dove trovarlo.
FONTI E ARTICOLI
#aborto
Internazionale – Negli Stati Uniti è a rischio il diritto all’aborto
Internazionale – La legalizzazione dell’aborto ha cambiato la vita delle statunitensi
il Post – Il grande scoop di Politico
#oligarchi
Internazionale – Come il kgb ha creato gli oligarchi russi (Video)
#energia
Il Fatto Quotidiano – Crisi energetica, la situazione è complicata: l’energia rinnovabile risolverebbe tanti problemi (Blog Ugo Bardi)
#rigassificatori
il Post – Sarà più facile avere nuovi rigassificatori
#idrogeno
GreenReport – Dal Pnrr 450 milioni per sviluppare la filiera dell’idrogeno verde
#Burkina Faso
Nigrizia – Burkina Faso: quasi 300mila vittime della nuova “guerra dell’acqua”
#Timor Est
Il Caffè Geopolitico – Timor Est: il ritorno di Ramos-Horta
#Serbia
euronews – La Serbia mette in mostra il suo nuovo arsenale cinese
#piante
Internazionale – L’intelligenza delle piante che estraggono i metalli dal terreno