Ultima Generazione, come sta andando il processo all’attivista climatico – #649
ULTIMA GENERAZIONE, LA SENTENZA PER L’ATTIVISTA SIMONE FICICCHIA
Ieri mattina c’è stata l’udienza del Tribunale di Milano relativa al caso di Simone Ficicchia, attivista di Ultima Generazione “colpevole” di aver realizzato alcune azioni di protesta contro l’inazione climatica dei nostri governi.
Leggo dall’articolo di Luca De Vito su Repubblica Milano “Negli ultimi mesi Ficicchia ha realizzato una serie di blitz ambientalisti, tra cui quello alla Scala in occasione della Prima dello scorso 7 dicembre (in cui ha imbrattato l’esterno dell’edificio con una vernice rosa) e quello agli Uffizi di Firenze del luglio scorso, quando si incollò al vetro di protezione della Venere di Botticelli. Per questo finora ha a suo carico una trentina di denunce che comprendono anche una serie di blocchi stradali a Roma, con accuse come l’interruzione di pubblico servizio, danneggiamento e imbrattamento, resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata.
Con dichiarazioni spontanee in aula ha spiegato che “l’obiettivo delle nostre azioni non violente è la salvaguardia del futuro” e per questo “mettiamo in gioco i nostri corpi”. Nelle azioni di “imbrattamento nei musei” o come in “quella alla Scala”, ha aggiunto, “c’è sempre il rispetto per le opere d’arte, scegliamo le opere che hanno dei vetri protettivi e usiamo una vernice che è subito lavabile””.
Ciononostante, per lui la Questura di Pavia aveva chiesto una pena abbastanza severa, ovvero la sorveglianza speciale di un anno da parte della questura di Pavia stessa con obbligo di dimora a Voghera, dove risiede. Aveva chiesto questo provvedimento parlando di “pericolosità sociale” e definendo Ultima Generazione “un movimento oltranzista”.
Il Pm di Milano Mauro Clerici però non è stato dello stesso avviso e ha ridotto la richiesta, spiegando che il “contesto di queste condotte è comunque di limitata offensività” e chiedendo di applicare la misura di sicurezza della sorveglianza, nella forma “semplice”, per un anno. E anche sulla richiesta dell’obbligo di dimora, secondo il pm, non deve essere applicato in questo caso e da qui la richiesta di sorveglianza “semplice”, ossia con una serie di prescrizioni nei comportamenti e controlli che dovranno essere poi stabiliti dai giudici. La decisione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale arriverà entro 30 giorni. Ovviamente ne riparleremo.
Fuori dal Tribunale, ieri, c’è stato una specie di sit-in da parte di alcuni attivisti di Ultima generazione e di altre persone arrivate in segno di solidarietà, fra cui l’attivista per i diritti civili Marco Cappato.
La questione qui è molto delicata ed importante. È uno di quei casi in cui legge e giustizia vanno in conflitto. La battaglia di Ultima Generazione è una battaglia per la giustizia, la giustizia climatica, la giustizia generazionale, che viene combattuta anche infrangendo la legge. In maniera nonviolenta, ma spesso illegale, facendo azioni dimostrative forti, e assumendosene la responsabilità, a volto scoperto.
Come dovrebbe comportarsi la legge di fronte a questo è per me un oggetto misterioso. Non lo so. Ma per come vedo io, da ignorante in materia, l’applicazione della legge, in questi casi più che in altri è importante tener conto della motivazione che sta dietro al gesto. Come ha detto Ficicchia entrando nel tribunale, “La repressione che stiamo ricevendo è sproporzionata rispetto alle azioni non violente che portiamo avanti. Noi porteremo in aula tutte le nostre motivazioni chiare e condivise dalla comunità scientifica sul nostro futuro, sul rischio dei cambiamenti climatici e la non violenza totale delle nostre azioni, un 20enne studente non può essere un pericolo sociale”.
Fortunatamente, dal mio punto di vista, il Pm ha riconosciuto questa non pericolosità. Ma la domanda centrale resta: siamo di fronte a ragazze e ragazzi che con azioni di disobbedienza civile stanno cercando di indicare ai loro simili il baratro climatico ed ecologico che ci troviamo davanti. Capisco che la giustizia non possa soprassedere di fronte a chi infrange la legge, ma sarebbe interessante vedere la stessa solerzia, e magari la stessa indignazione di buona parte della classe politica verso le aziende che continuano a finanziare le fonti fossili, a estrarre idrocarburi dal sottosuolo e così via.
Fra i tanti commenti che ho letto in questi giorni, mi è sembrato uno spunto interessante quello di Luca Sofri su Domani, che spiegava come sembri esserci una sorta di accanimento particolare della giustizia e della politica su questi ragazze e ragazzi, che è maggiore ad esempio di quello mostrato verso le tifoserie violente o altri fenomeni di ben altro spessore dal punto di vista della giustizia e perdipiù motivati da ragioni molto più futili.
Forse, mi viene da pensare, i ragazzi e le ragazze di UG toccano un nervo scoperto della nostra società, che è un po’ anche generazionale. Mostrano al mondo che tutte le generazioni venute prima di loro non hanno fatto quasi nulla per risolvere la crisi climatica. Ed è una verità che fa male, che preferiamo non vedere.
Eppure dobbiamo osservarla, dobbiamo guardare in fondo alla tana del bianconiglio, avere il coraggio di osservare la Luna e non il dito che la indica. Anche se fa paura, anche se fa male.
UNA CITTADINA TEDESCA RISCHIA LO SGOMBERO PER UNA MINIERA DI CARBONE
Cambiamo nazione, ma restiamo in tema. Dalla Germania arriva una notizia, che come mi ha scritto il nostro collaboratore, nonché regista di Ragazzi Irresponsabili (documentario sui FF co-prodotto da ICC) sembra la trama di un film.
Vi leggo la notizia nelle parole della redazione di Icona Clima. “Il villaggio di Lützerath, nella Germania occidentale, rischia di essere letteralmente inghiottito da una miniera di carbone che si intende ampliare per rispondere alla necessità di energia.
I residenti hanno già dovuto abbandonare le proprie case e la società energetica RWE, che gestisce la miniera, è ora proprietaria del villaggio. Il piano è quello di abbattere gli edifici per espandere la vicina miniera di lignite, una forma di carbone particolarmente inquinante.
In una nota, RWE ha riferito che l’utilizzo di carbone per produrre energia dovrà essere gradualmente eliminato per «la protezione del clima», ma che al momento serve aumentare temporaneamente lo sfruttamento della lignite per «contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento in Germania durante la crisi» energetica. Attualmente la miniera si estende già per oltre 35 chilometri quadrati e appare come un grande canyon artificiale che produce ogni anno 25 milioni di tonnellate di carbone.
Scrive sul Foglio Daniele Mosseri che “In cambio del “favore” ricevuto che permetterà all’azienda di tenere aperti due impianti da complessivi 2,4 gigawatt fino a marzo 2024 anziché entro la fine del 2022, Rwe si è impegnata a spegnere altre due centrali elettriche a carbone con una capacità complessiva da 3 GW entro il 2030 e cioè otto anni prima di quanto previsto dalla legge”.
Al momento Lützerath è raggiungibile solo a piedi e la polizia ha iniziato a prepararsi per sgomberare il villaggio: secondo i decreti ufficiale da martedì 10 gennaio nessuno avrà più il permesso di restare qui. Ma non sembrano essere intenzionati a mollare la presa le centinaia di attivisti che nel fine settimana si sono stabilite nel villaggio abbandonato con la missione di ostacolare gli escavatori, e proprio in queste ore si stanno ancora organizzando dei pullman per portare altre persone provenienti dalle principali città tedesche.
Ovviamente questa notizia sta scatenando reazioni veementi da parte di molte associazioni, da Greenpeace, a FFF, a XR. Greenpeace Germania in un comunicato ha scritto: «Affinché venga rispettato il limite di 1,5°C di riscaldamento (obiettivo climatico previsto dall’Accordo di Parigi, ndr), il carbone sotto Lützerath deve rimanere nel terreno». E ha chiesto che il Governo tedesco concordi con RWE una moratoria sull’evacuazione del villaggio: «invece di fare affidamento su un’inutile escalation di una situazione che mette in pericolo vite umane, dovrebbero essere concordati colloqui per una soluzione pacifica».
Per protestare contro lo sgombero forzato e l’ampliamento della miniera, domenica 8 gennaio oltre 7 mila persone si sono recate a Lützerath. Inoltre gli attivisti, fra cui molti esponenti di FFF Germania, hanno proclamato un’altra giornata di mobilitazione per sabato prossimo, il 14 gennaio. Intanto, proseguono gli sforzi per portare più persone possibili sul posto con navette in partenza da tutta la Germania: come ha raccontato un attivista alla BBC, per rendere più complicato lo sgombero i giovani si sono organizzati per accamparsi anche sugli alberi.
Le proteste si sono rivolte in particolare verso il partito dei Verdi, che in Germania fa parte dell’alleanza di governo. Governo che ha affidato la replica proprio al vicecancelliere e storico leader dei Grünen (i verdi) Robert Habeck: “La guerra di aggressione di Putin ci costringe a fare, temporaneamente, maggiore ricorso alla lignite per risparmiare gas nella produzione di elettricità. E’ una scelta dolorosa ma necessaria, vista la carenza di gas”.
I Fridays For Future Italia, dal cui Canale Telegram ho appreso la notizia, nel dichiarare la loro solidarietà alle e agli attivisti Lutzerath che resistono, fanno notare che RWE, la società che gestisce la miniera, è finanziata anche da due banche italiane: Unicredit e Intesa.
Spendiamo anche qui due parole di commento. È vero, la situazione energetica è drammatica, e in Germania lo è più che altrove. Giorni fa leggevo che sono previsti probabili blackout per tutto l’inverno perché le scorte di gas potrebbero non bastare. Ma estrarre e bruciare altro carbone non può essere una soluzione.
E sì, oggi ci diciamo che sgarriamo un po’ ma in compenso saremo ancora più virtuosi domani, come traspare dall’accordo fra governo tedesco e Rwe, come per la dieta. Ma poi in genere, come per la dieta, non succede.Perché domani ci sarà un’altra crisi, e poi un’altra ancora, perché è la crisi climatica stessa che alimenta la crisi energetica. Non ci sarà più, ormai, una condizione ideale in cui fare la transizione energetica. Dovremo farla nel mezzo della crisi. E dovremo rinunciare a tante cose, a certi stili di vita, a certe cose che consideriamo comodità (e probabilmente ne scopriremo altre, e avremo vite altrettanto piene e soddisfacenti, magari anche di più, ma diverse).
Però dobbiamo staccarci dall’idea che possiamo fare la transizione senza cambiare poi granché. Serve che consumiamo la metà dell’energia che consumiamo oggi? Facciamolo. Come società. Il problema è che la crisi climatica è una variabile lenta, non avvertiamo quel senso di urgenza, o perlomeno stiamo iniziando a farlo, soprattutto le generazioni giovani, ma molti di noi ancora no. Soprattutto le generazioni più grandi, che però sono anche la classe dirigente. Abbiamo fermato il mondo per un virus. Davvero non possiamo smettere di estrarre carbone?
IL BUCO NELL’OZONO SI CHIUDERA’ ENTRO IL 2040?
Concludiamo con una notizia positiva, anche se da prendere un po’ con le pinze. La riporta l’Ansa, citando un nuovo rapporto delle nazioni Unite sul buco dell’ozono. Secondo il rapporto, quello che un tempo era considerato uno dei pericoli ambientali più temuti per il futuro dell’umanità, si sta richiudendo a seguito delle azioni decisive assunte dai governi per ridurre le sostanze ozono lesive.
Secondo il rapporto lo strato dell’ozono, la cui riduzione rischiava esporre le popolazioni ai pericolosi raggi ultravioletti del sole, è destinato a ritornare ai livelli normali in tutto il mondo entro il 2040. Solo i per poli sarà necessario un periodo più lungo, fino al 2045 per l’Artico e al 2066 per l’Antartico.
Perché dico di prendere la cosa un po’ con le pinze? perché il buco nell’ozono è uno di quegli argomenti su cui continuano a uscire studi contrastanti. Prima dicono che si sta chiudendo, poi però torna ad allargarsi, poi l’ozono si assottiglia all’equatore, poi si chiude di nuovo. Non ci si capisce molto. Al netto di questo, il trend sembrerebbe essere positivo. E fra l’altro la decisione che ha di fatto risolto il problema del buco nell’ozono è considerata una case history di successo nell’azione politica per cause ambientali.
Dopo l’allarme lanciato negli anni ottanta sulla pericolosa riduzione dell’ozono, la situazione è costantemente migliorata a seguito dell’adozione, nel 1989, del protocollo di Montreal, un accordo internazionale che ha aiutato ad eliminare il 99% dei gas che ‘bucano’ l’ozono, come usati come solventi e refrigeranti.
Come ha detto Petteri Taalas segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, presentando il rapporto “L’azione per l’ozono crea un precedente per l’azione per il clima, il nostro successo nell’eliminare gli agenti chimici che riducono l’ozono ci mostra quello che possiamo e dobbiamo fare con urgenza per allontanarci dai carburanti fossili, ridurre i gas serra e così limitare l’aumento della temperatura”.
Diciamocelo, non è la stessa cosa, la sfida climatica è molto più complessa e i combustibili fossili sono molto più interconnessi con tutti gli aspetti della nostra società di quanto non fossero i clorofluorocarburi. Ma si può fare. Di nuovo, abbiamo fermato il mondo per un virus, possiamo cambiarlo per il clima.
FONTI E ARTICOLI
#Ultima Generazione
la Repubblica – Ultima Generazione, il pm di Milano chiede sorveglianza semplice e non speciale per l’attivista Simone Ficicchia: “Gesti con offensività limitata”
Domani – Ultima generazione, tra 30 giorni la decisione su Ficicchia. Chiesta la sorveglianza semplice
#Germania
Icona Clima – In Germania un villaggio sta per essere inghiottito da una miniera di carbone: si oppongono gli attivisti
GreenReport – La battaglia del carbone di Lützerath
Il Foglio – Gli attivisti ecologisti tedeschi contestano i Verdi nel villaggio della lignite
#ozono
AdnKronos – Ambiente, rapporto Onu: buco ozono si richiuderà entro il 2040
#California #meteo
New York Times – California Storm Live Updates: Evacuations Ordered as Mudslide and Flood Risks Grow