25 Gen 2022

Ucraina, tensione alle stelle – #452

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Si fa più pesante l’aria in Ucraina, dopo i colloqui fra Usa e Russia e la mossa di Biden di ritirare i propri diplomatici a mandare – forse – militari sul campo. In tanto sono iniziate le votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica, fin qui senza risultati. Parliamo anche della rivoluzionaria proposta di creare a Berlino la più ampia area senza macchine al mondo, della nuova legge francese che obbliga i commercianti a offrire acqua del rubinetto e del parere degli esperti della commissione europea di finanza verde che affermano che sia greenwashing inserire gas e nucleare nella tassonomia verde europea.

Il caldo fronte ucraino

Sul fronte ucraino continuano a succedere cose. O meglio a non succederne, il che fa presagire che possano succederne di peggiori. Chiaro no? No? Ok mi spiego meglio. Ricorderete che l’Ucraina è attualmente, ma già da parecchio tempo, uno dei fronti più caldi nello scontro fra i paesi della Nato (in primis gli Usa) e la Russia. Il paese è al confino fra i due blocchi storici, è al centro di flussi strategici di merci ed energia, e di conseguenza la Russia vorrebbe portarlo, o per meglio dire riportarlo più nettamente sotto la sua sfera di influenza, mentre la Nato vorrebbe annetterlo all’interno dell’alleanza. 

Fin qui tutto nella norma. Ora però il punto è che Russia e Usa stanno facendo una serie di negoziati in cui entrambe le parti chiedono alla controparte di assicurare che non farà niente. E nessuna delle due si vuole però sbilanciare. Venerdì scorso c’è stato l’ultimo incontro della serie, durato circa due ore, fra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il Segretario di stato americano Antony Blinken, di cui ISPI fa un’analisi molto dettagliata.

In sintesi, l’incontro era considerato da molti analisti ‘l’ultima chance’ per la diplomazia di dissipare i venti di un’imminente invasione russa del paese e si è concluso con un non-accordo, che però apre a nuovi spiragli di negoziato. Al termine dell’incontro Lavrov ha annunciato che gli Stati Uniti hanno accettato di fornire una risposta scritta alle richieste russe sulle garanzie di sicurezza: garanzie che comprendono il divieto permanente di nuovi allargamenti della NATO; il ritiro delle forze militari alleate dai paesi entrati nella NATO dopo il 1997; l’impegno a non collocarne in altri paesi confinanti e a non svolgervi esercitazioni militari. 

Blinken dal canto suo ha detto che: “Risponderemo alle preoccupazioni di Mosca se Mosca risponderà alle nostre”. Insomma una situazione di impasse.

In tutto ciò, a preoccupare sono le mosse decise o ventilate da Biden, che nel corso di un incontro a Camp David – riporta il Fatto Quotidiano – ha esaminato la possibilità di rafforzare la presenza militare Usa nel nord ed est Europa e intanto ha iniziato a inviare armi, navi e aerei nell’Europa dell’Est. Esattamente il contrario di quello che chiedeva Mosca. Intanto Washington e Londra hanno dato mandato di evacuare una parte del personale dalle ambasciate a Kiev. Insomma, non tira una bella aria. 

Queste mosse americane sono probabilmente intese in senso difensivo, per scoraggiare Mosca dall’intraprendere un’azione militare di invasione dell’Ucraina facendo vedere che la Nato sarebbe pronta a rispondere anche militarmente. Solo che potrebbero essere lette come un’aggressione da parte di Mosca e paradossalmente scatenare la reazione opposta. È la classica dinamica, tristemente nota, della corsa agli armamenti. Ognuno si attrezza per essere pronto nel caso in cui l’altro faccia una mossa, così crescono rapidamente gli armamenti e le forze belliche in gioco e a quel punto diventa più facile e più probabile che alla minima frizione scatti il patatrac. Come per la famosa Pistola di Cechov, se ci sono tante armi in scena prima o poi qualcuno le userà.   

In tutto questo l’Europa sta un po’ nel mezzo, da un lato continua a promettere fedeltà agli Usa, dall’altro si aggrappa per necessità al gas russo, con il quale Putin sta abilmente giocando. Così come nel mezzo sta l’Ucraina, in questo caso proprio letteralmente, che cerca al momento di scongiurare un conflitto che si combatterebbe sulla sua pelle. Il governo ucraino ha definito la decisione Usa e Uk di lasciare il paese “Prematura ed eccessiva”, mentre l’Ue ha assicurato che “Noi restiamo, non c’è motivo di andare via”. 

Quindi, quali scenari ci sono per il futuro? Siamo alle soglie della terza guerra mondiale? No, perlomeno non per adesso. La situazione potrebbe risolversi ancora per vie diplomatiche, o confluire in un conflitto di piccola entità, o anche scatenare una sorta di effetto domino, che però al momento, vista anche la portata delle potenze in gioco in questo momento storico, con anche la Cina che vuole la sua parte nello scacchiere, sembra improbabile.

Elezioni presidente della Repubblica

Un aggiornamento sulle elezioni del presidente della Repubblica. Ieri c’è stata la prima votazione, conclusasi con un nulla di fatto (ma questo lo sapevamo), prima di una probabile lunga serie, visto che la situazione anche qui (come in Ucraina) appare abbastanza in stallo. 

Rispetto all’analisi che avevamo fatto qualche giorno fa sono cambiate alcune cose. Berlusconi, capendo di non avere i numeri (anche se questo non lo ha ammesso) si è tirato indietro. E i vari partiti stanno facendo le loro mosse e i loro nomi. Siamo ancora in una fase che potremmo definire di pretattica, di studio, visto che sembra abbastanza improbabile in questo momento che il nuovo presidente della Repubblica sia eletto nei primi tre scrutini, in cui occorre il quorum dei due terzi i componenti l’Assemblea, vale a dire 673 voti su 1009, mentre dal quarto basterà la maggioranza assoluta, 505. 

Anzi, al momento nessuno schieramento ha i numeri per riuscire ad eleggere da solo il Presidente, neanche quando il tetto si abbassa. Il centrosinistra (includendo nella coalizione anche il M5s) conta 405 voti, il centrodestra 453. Poi ci sono 57 elettori nell’area di centro, di cui 44 di Italia viva, e 65 che sono ex M5S, che potrebbero spostare l’ago della bilancia. 

Quello che plausibilmente sta succedendo sono giri di telefonate e trattative in cui le coalizioni cercano di raggranellare voti e testare vari candidati che potrebbero ottenere una maggioranza. Se questa fase non porterà i suoi frutti, allora si inizieranno a cercare intese un po’ più larghe e di convergere su nomi che “vadano bene” sia al centrodestra che al centrosinistra. Vedremo.

Berlino, la più grande area libera da macchine del mondo

Abbiamo iniziato la puntata con venti di guerra, la finiamo con venti di cambiamento, positivo. Tre amici che chiacchieravano al bar nel 2019 potrebbero avere un impatto sulla città di Berlino paragonabile a quello della caduta del muro. Esagero? Forse, ma nemmeno poi troppo. La città potrebbe diventare per buona parte libera dal traffico e solo pedonale: un’area enorme, pari a quella di Manhattan, l’area libera dalle macchine più grande del mondo. 

Lo avevano immaginato, un po’ sognando ad occhi aperti, tre amici in un bar di Berlino nel 2019, come vi dicevo, da questo sogno è nata un’associazione, da cui – con il supporto di vari avvocati – è nata una proposta di legge, che ha in breve raccolto oltre 50mila firme e sarà discussa dal senato tedesco entro questo febbraio. Se dovesse arrivare un diniego è già pronto il piano B: andare avanti e raccogliere 175.000 firme per accedere automaticamente alla possibilità di indire un referendum popolare nel 2023.

Intanto a Parigi, dal 1 gennaio scorso, è entrata in vigore una legge che a Parigi e in altre città francesi obbliga tutti gli esercizi commerciali e gli spazi pubblici a fornire acqua potabile gratuita alla popolazione locale e ai turisti. Si tratta della “legge anti-spreco per un’economia circolare” che mira ad accelerare il cambiamento del modello di produzione e consumo, limitare gli sprechi e preservare le risorse naturali, la biodiversità e il clima. Devo dire che per la mia esperienza, in Francia questa è una cosa che succedeva già prima, è una convenzione già diffusa quella di portare, su richiesta, l’acqua del rubinetto. Ma evidentemente non tutti lo facevano, adesso sono obbligati per legge.

Ci avviamo a chiusura con l’ennesimo incredibile plot twist della vicenda della tassonomia verde europea, che dall’essere un argomento per tecnici piuttosto palloso è diventato più avvincente di un romanzo di Ken Follet. Il gruppo di esperti di finanza verde della Commissione europea, conosciuto come  Piattaforma sulla finanza sostenibile, ha scritto alla commissione affermando senza mezzi termini che classificare il gas fossile o il nucleare come un investimento “sostenibile” sarebbe un greenwashing della tassonomia UE e che i criteri usati dalla commissione per la scelta non sono stati rigorosi nè basati sulla scienza, perché i dati dicono che il gas e l’energia nucleare non aiuterebbero la transizione verde.

Quindi torna di nuovo tutto in discussione? Non è detto, ma di sicuro si apre un ulteriore spiraglio per rivedere la tassonomia.

Fonti e articoli:

#Ucraina
ISPI – Ucraina, spiragli di diplomazia
Il Fatto Quotidiano – Ucraina, la Nato invia navi e aerei in Europa dell’est. Media: “Biden pronto a mandare truppe nei Baltici”. Via il personale Usa e Uk

#Colle
Il Fatto Quotidiano – Quirinale, la diretta – I grandi votano scheda bianca. Disgelo tra Lega, Pd, M5s: “Aperto il dialogo”. Intanto Draghi fa le sue consultazioni
il Post – Berlusconi ha rinunciato al Quirinale

#Cina
il Post – È finito il lockdown a Xi’an, metropoli cinese dove a fine dicembre era stato individuato un piccolo focolaio da coronavirus

#Berlino
GreenMe – A Berlino la più grande area “car-free” del mondo, avrà lo stesso diametro di Manhattan

#Francia #acqua
GreenMe – A Parigi una nuova legge obbliga bar e ristoranti a offrire acqua potabile gratuita

#tassonomia europea
Valigia Blu – Esperti UE contro l’inclusione di gas e nucleare tra le fonti energetiche pulite: “Rischierebbe di compromettere gli obiettivi climatici dell’Unione Europea”

#nucleare
Valori – «Le centrali nucleari francesi non sono sicure»

#Austria
Rinnovabili.it – La tassa sulle fossili di Vienna diventa un bonus clima da 200 euro l’anno

#G7 #clima
Rinnovabili.it – Un club del clima al G7 per sostenere il dialogo tra UE, USA e Cina

#alberi
The Guardian – Farmers’ tree dilemma: if we plant woodland, will we take a cash hit?

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