25 Feb 2022

Ucraina: i corazzati russi alle porte di Kiev, cosa succede – Io Non Mi Rassegno #471

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Le ultime notizie sull’incursione russa in Ucraina, spiegate. L’attacco russo, i tank alle porte di Kiev, le motivazioni che hanno portato a tutto questo. Proviamo a vederci più chiaro.

I mezzi corazzati russi, secondo quanto riportano i media occidentali sono avanzati durante la notte e ormai si trovano a pochi passi da Kiev, che nel frattempo è stata raggiunta da una pioggia di missili. Ormai è evidente che l’obiettivo di Putin non fosse solo quello di “liberare” le repubbliche del Donbass ma di raggiungere la capitale ucraina con un’offensiva rapida, prima che le democrazie occidentali fossero in grado di accordarsi sul da farsi.

Ora, come si racconta una guerra, mi chiedevo in apertura. Ci sono tanti modi, tanti livelli per raccontarla. Un primo livello è quello umano, quello della sofferenza, dei morti, delle immagini che arrivano dritte alla pancia come un pugno, delle persone che abbandonano il proprio paese in fretta e furia, chi, può, e delle altre che si svegliano di notte al suono atroce delle bombe. Dei civili uccisi. 

Ed è meglio il più possibile andare alla fonte, ascoltare le testimonianze dirette. Vi consiglio, ad esempio, su consiglio della mia collega Selena Meli, di seguire la giornalista ucraina Olga Tokariuk che su Twitter e con articoli e interventi sta riportando quello che accade sul fronte ucraino in queste ore concitate. 

Poi c’è il livello pratico, evidente, delle mosse e contromosse, delle conseguenze sul mondo. È un livello solo apparentemente di facile lettura. Qui la difficoltà sta nel ricostruire cosa accade, potendo accedere solo a informazioni molto filtrate. Ad esempio fino a ieri non era così chiara l’entità dell’attacco russo, perché la Russia continuava a raccontare al mondo che l’offensiva era relativa al solo Donbass, per proteggere le repubbliche indipendenti e garantire la loro libertà e autodeterminazione. Oggi è evidente che non è così, probabilmente per molti lo era già da tempo, ma personalmente in tempi di guerra preferisco prendere ogni informazione con le pinze, in un senso e nell’altro.

La sensazione, oggi, è che questa sia una guerra voluta e cercata dalla Russia, con una strategia molto elaborata e una serie di mosse studiate a tavolino. Tant’è che – sembrerebbe – il video del discorso di Putin che dichiara la guerra, così come la firma del riconoscimento delle repubbliche autonome del Donbass, erano stati preregistrati.

Ieri la Ue ha risposto all’avanzata russa con un pacchetto di sanzioni che coprono i settori finanziario, energetico, dei trasporti, l’export di beni e finanziario, la politica dei visti e “l’inserimento nella lista nera di personalità russe”. Ed è allo studio un terzo pacchetto di sanzioni più dirette. Zelenski ha chiesto però un aiuto più diretto, che non si limiti alle sole sanzioni.

Sempre di questo livello fanno parte anche dati più oggettivi, tipo il prezzo del petrolio che schizza sopra i 100 dollari al barile, quello del gas in Europa che sale del 56% in una giornata e supera 140 euro al MWh. Le materie prime come il grano e il mais, di cui l’Ucraina e la Russia sono grandi esportatori a livello mondiale, che salgono di oltre il 5%, e rischiano di scatenare (unite al costo dell’energia) un effetto domino su prodotti derivati come pane e pasta, già colpiti dalla crisi negli ultimi mesi. 

Infine c’è il livello delle cause profonde della guerra, e degli obiettivi. È un livello in cui è utile spogliarsi delle convinzioni su chi ha ragione e chi ha torto e cercare unicamente di capire. Perché al di là del fatto che Putin è un personaggio a dir poco ambiguo, ci sono delle ragioni storiche che hanno portato fin qui. Proviamo ad aggiungere qualche pezzetto alle considerazioni fatte nei giorni scorsi, aiutandoci con le letture offerte da Caffé geopolitico e Ispi online.

Se guardiamo i processi globali con un occhio un po’ più distaccato capiamo che il suo attacco deriva probabilmente da un senso di accerchiamento. L’invasione di Putin è un’invasione a tutti gli effetti, non ci sono attenuanti, ma non possiamo non vedere anche come dal punto di vista russo una Nato a trazione statunitense negli anni abbia fatto di tutto per sottrarre terreno alla Russia, conquistando a colpi di soft power e rivoluzioni colorate paese dopo paese. Al tempo stesso anche vero che, se da un lato gli interessi occidentali hanno giocato un ruolo importante nelle rivoluzioni colorate che hanno sottratto all’influenza russa molte repubbliche ex sovietiche, dall’altro – probabilmente, e per quanto io non sia un fan degli stili di vita consumistici occidentali – per molti popoli è comprensibilmente più appetibile avvicinarsi a un’Europa liberale e internazionale che a una Russia autoritaria.e chiusa. insomma, come al solito è complicato.

C’è però qualcosa su questo livello che continua a sfuggirmi. La domanda che continua a frullarmi in testa è: perché proprio ora? Cosa è cambiato rispetto agli ultimi anni al punto da far decidere alla Russia che è il momento di ribaltare gli equilibri in Europa? La risposta non la so. Possiamo fare qualche ipotesi al volo. Forse la Cina ha assicurato la sua alleanza? Ci sono un po’ di indizi da questo punto di vista. Ad esempio il fatto che la portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha annunciato che dal suo punto di vista non è in corso nessuna invasione, non nel senso che non ci sia un conflitto ma che non si possa chiamare con questo nome. E in effetti leggendo le homepage dei giornali cinesi in lingua inglese, mi sono reso conto che lì la storia viene raccontata in maniera molto più vicina alla versione russa che a quella occidentale. 

Su CGTN, uno dei principali servizi di informazione cinese controllato dallo stato, c’è in prima pagina un’intervista sempre alla stessa Hua Chunying in cui dice che la Cina non si riconosce nel gioco dei buoni e cattivi della guerra fredda, che non intende inviare aiuti militari alla Russia perché la Russia non ne ha bisogno e perché non le piace aiutare le parti di un conflitto, come invece fa la Nato che riempie di armi l’Ucraina. 

Insomma, la Cina è piuttosto apertamente schierata con la Russia. E secondo alcuni analisti potrebbe approfittare del caos generale per annettere Taiwan. Che Putin e Xi Jinping avessero preso accordi durante le olimpiadi invernali?

Altri fattori che hanno spinto Putin ad agire adesso potrebbero essere stati il Covid, che ha incasinato parecchio i governi di tutto l’occidente, la fragilità dell’Europa, i casini interni degli Stati Uniti. Però non lo so, ho ancora la sensazione che manchi un pezzetto, che qualcosa mi sfugga.

E poi ci sono le altre domande: fin dove si spingerà la Russia? E quanto si estenderà il conflitto? In questo momento sono in parecchi a temere, sul fronte occidentale, che questa operazione, oltre ad allontanare la Nato dai confini russi, voglia avvicinare – o persino annettere – anche tutte le minoranze russofone presenti in Lituania, Estonia, Lettonia, ma anche Polonia e Romania. È un’ipotesi che non mi sembra così probabile, ma a qesto punto non me la sento di escludere niente. E in quel caso un’escalation più estesa, anche militare, sarebbe difficile da evitare. 

#Ucraina
Internazionale – Lettera aperta contro la guerra dal mondo scientifico russo
Ispi – Ucraina, XIX secolo https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-xix-secolo-33684
L’Indipendente – Perché la Russia ha attaccato: la traduzione integrale del discorso di Putin
il Post – Che rapporto ha Putin con l’epoca sovietica
Il Caffé Geopolitico – Il Rubicone di Putin (e il nostro)
Valori – Il complesso militare-industriale russo controllato dallo Stato

#energia
il Post – Cosa può succedere al prezzo del gas

#Canada
il Post – Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha revocato l’adozione delle misure speciali contro la protesta del Freedom Convoy

#Africa
Nigrizia – In Africa un’emergenza fame che il mondo non vuole vedere

#oleodotto
Lifegate – La corte suprema degli Stati Uniti boccia l’oleodotto Dakota Access

#Antartide
Lifegate – Il ghiaccio marino antartico ha toccato l’estensione più bassa degli ultimi quarant’anni

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