Da Trump carcerato alla (presunta) uccisione di Prigozhin: cosa è successo? – #778
Stavolta, devo dire, era filato quasi tutto liscio. Per buona parte di agosto, durante la pausa di INMR, non era successo praticamente nulla di particolarmente significativo nel mondo e le principali notizie che tenevano banco sui giornali e sui social erano gli scandali per gli scontrini troppo alti in giro per l’Italia, nelle località turistiche, e il libro scritto male, xenofobo e fascista autoprodotto da un generale dell’esercito, di cui si è parlato così tanto da farlo finire in vetta ale classifiche nazionali.
Ovviamente sto semplificando, nel senso che ci sono stati eventi importanti e degni di nota nel mondo, di cui avrei voluto raccontarvi, ma comunque già pregustavo un rientro abbastanza tranquillo. E invece… nel giro degli ultimi 3-4 giorni è successo di tutto, il comandante del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin è molto probabilmente morto in un incidente aereo, probabilmente orchestrato dal governo russo, e Putin adesso pretende che i mercenari della Wagner giurino fedeltà alla Russia.
Trump è stato messo in stato di fermo, anche se per pochi minuti, dopo essere stato incriminato per aver provato a sovvertire i risultati delle ultime elezioni.
E poi tante altre cose. Il referendum in Ecuador per bloccare l’estrazione di petrolio in alcune zone, le elezioni in Ecuador, la situazione in Sudan e quella in Niger, il meteo estremo che è tornato a malmenare il nostro paese negli ultimi giorni e la situazione sempre più preoccupante in Antartide. Lo scandalo in Spagna per il bacio non consensuale del Presidente della fed4rcalcio spagnola Luis Rubiales alla calciatrice della nazionale Jenni Hermoso, dopo la vittoria della coppa del mondo, diverse scoperte scientifiche interessante, qualche bufala estiva e diverse altre cose.
Ora, alla luce di queste novità, ci vorrà un po’ per aggiornarvi e fare il punto su tutte queste cose. Perciò, per non fare un’abbuffata oggi, direi che ci prendiamo questa prima settimana ancora mezza vacanziera, per rimetterci in pari. Fra l’altro, vi ricordo che se avete fatto i bravi e vi siete iscritti alla newsletter di INMR, questo sabato riceverete una mail con un contenuto speciale, in cui io e il direttore responsabile di ICC Daniel Tarozzi discutiamo delle principali notizie di attualità del mese appena trascorso. Se la cosa vi piacerà, lo rifaremo ogni primo sabato del mese. Solo per gli iscritti alla newsletter.
Va bene, cominciamo con le notizie. E cominciamo, oggi, dando spazio alle due notizie che più hanno avuto risalto in questi ultimi giorni, ovvero la questione di Trump e quella di Prigozhin.
Giovedì scorso Trump si è presentato in un carcere in Georgia ed è stato messo in fermo dopo che a metà agosto era stato incriminato per la quarta volta nel giro di pochi mesi, per aver tentato di sovvertire il risultato delle ultime elezioni. La novità è che questa volta l’incriminazione è avvenuta in carcere, con tanto di foto segnaletica che è diventata virale e adesso viene stampata su tazze e magliette dai supporter di Trump, al punto che in molti iniziano a sospettare che questa vicenda potrebbe trasformarsi in un perfetto trampolino di lancio per la sua campagna presidenziale.
Vediamo le cose un po’ più nel dettaglio. In realtà se siete stati particolarmente attenti vedrete che i conti non tornano. Vi ho detto che è arrivata la quarta incriminazione per Trump, ma fino alla fine di luglio, quando si è fermato INMR e voi avete perso ogni punto di contatto con quello che succede nel mondo, ne contavano soltanto due, quella per aver pagato la pornoattrice Stormy Daniel per tenere segreta la loro relazione in occasione delle elezioni del 2016 e quella per il possesso illegale di documenti top secret sottratti al governo alla fine del suo mandato. E la terza? Beh, si dà il caso che anche la terza sia arrivata in agosto, all’inizio di agosto per la precisione, quando il procuratore speciale Jack Smith ha incriminato l’ex presidente per le sue responsabilità negli eventi che portarono all’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021 e agli sforzi di bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden nelle elezioni alla Casa Bianca.
Adesso è arrivata la quarta, riportata con molta enfasi da tutti i giornali del mondo, anche per alcune sue caratteristiche peculiari.
Giovedì Trump si è presentato al carcere della contea di Fulton, nello stato della Georgia, ed è stato messo in stato di fermo dopo essere stato incriminato dalla procura dello stato a metà agosto. L’accusa, questa volta, riguarda il tentativo di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 nello stato.
Come scrive il Post, “Trump è accusato assieme ad altri 18 indagati di essere stato a capo di un’organizzazione criminale che aveva l’obiettivo di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 nello stato della Georgia. L’elemento più notevole dell’indagine in Georgia è che la procuratrice Fani T. Willis ha accusato Trump e gli altri indagati di violazione del Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act (RICO), una celebre legge nata negli anni Settanta per contrastare i gruppi mafiosi attivi all’epoca, e da allora utilizzata contro il crimine organizzato e le associazioni a delinquere”. Insomma, in pratica è stato incriminato grazie ad una legge per contrastare la mafia.
In particolare, una delle prove più pesanti sarebbe, riporta Rai News, “una telefonata fatta da Trump al segretario di Stato della Georgia, il Repubblicano Brad Raffensperger, all’indomani del voto, a cui chiese di “trovare” più di undicimila voti per ribaltare il risultato elettorale, che aveva assegnato lo Stato al suo rivale, Biden. Raffensperger si rifiutò di eseguire l’ordine e registrò la telefonata, finita negli atti dell’inchiesta”.
Trump è uscito immediatamente dal carcere pagando una cauzione di 200mila dollari, ma adesso dovrà affrontare anche questo processo. Comunque, come vi anticipavo ci sono alcune caratteristiche di questa incriminazione che l’hanno resa più notiziabile delle altre. Mentre nelle tre incriminazioni precedenti (a New York, in Florida e a Washington) Trump era sempre stato trattato con un certo riguardo, e per esempio l’udienza si era tenuta in un’aula di tribunale, i funzionari della Georgia hanno deciso di trattarlo come qualunque altra persona incriminata: Trump si è dovuto presentare in prigione, gli sono state prese le impronte digitali e gli è stata fatta una foto segnaletica, immediatamente pubblicata.
E, come vi dicevo, questa foto segnaletica sta diventando una sorta di manifesto elettorale. Trump l’ha pubblicata gridando alle interferenze elettorali, dicendo che è tutto falso e sostenendo che ci sarebbe un piano orchestrato da Biden e dall’attuale amministrazione Usa per toglierlo dai giochi in vista delle elezioni presidenziali del 2024, visto che Trump è attualmente il candidato favorito alle primarie repubblicane. I supporter repubblicani di Trump sono più infuocati che mai e tutta la vicenda potrebbe diventare una sorta di boomerang, a mio avviso, andando a confermare le convinzioni di parte della popolazione che ci sia un complotto ai danni dell’ex Presidente.
E forse un po’ è anche vero. Mi spiego: Trump è realmente un pericolo per la democrazia Usa, e sempre più fatti lo dimostrano, dal suo ruolo nell’assalto al congresso a queste ultime accuse, che se confermate sarebbero gravissime. Al tempo stesso, il fatto che tutte queste incriminazioni arrivino adesso, a poco più di un anno dalle elezioni, con i processi che andranno inevitabilmente a interferire con la campagna elettorale, un po’ lo fanno venire il dubbio che non siano casuali.
Anzi, posso dirvelo con una buona dose di certezza, non sono casuali. Perché questo avviene praticamente sempre e ovunque, quando abbiamo a che fare con gli esseri umani. Gli esseri umani non sono esseri oggettivi e perfettamente razionali, anzi sono – siamo – perlopiù animali istintivi e irrazionali, mossi da pulsioni come quella di appartenere a un gruppo. Pensate che quando negli Usa hanno fatto uno studio sui motivi che stavano alla base di concedere la libertà vigilata ai carcerati, è emerso che l’unica variabile realmente significativa che incideva sulla decisione dei giudici era quanto tempo era passato dalla pausa caffè. Minore era il tempo, più i giudici erano realisticamente rilassati e di buon umore, più la concessione era probabile. Al contrario, maggiore era il tempo trascorso più diventava difficile. Questo per dirvi che non so se ci sia un piano elaborato per far fuori Trump, ma al netto di questo che le decisioni dei giudici siano in qualche modo politicizzate è inevitabile e dovremmo tenerne conto e non far finta che non sia così.
L’altra questione caldissima di queste ore è la presunta morte di Yevgeny Prigozhin, comandante del gruppo Wagner, in un incidente aereo. Immagino che sappiate che cos’è il gruppo Wagner, ma per non dare niente per scontato si tratta di un esercito privato di mercenari, fondato da questo combattente/imprenditore russo vicino a Putin, Prigozhin appunto, che ha giocato un ruolo chiave nella guerra in Ucraina, e in realtà anche in tanti altri luoghi del mondo, soprattutto nel destabilizzare i paesi africani.
Circa due mesi fa, a giugno, Prigozhin aveva guidato i suoi soldati in quella che è sembrata almeno per diverse ore un tentativo di colpo di stato in Russia. Tentativo sgominato da Putin con la mediazione del premier bielorisso Lukashenko, che in seguito aveva anche offerto ospitalità nel suo paese a Prigozhin, d’accordo con Putin.
Di Prigozhin non si è parlato per un po’ finché sempre giovedì è arrivata la notizia che un aereo privato con a bordo l’imprenditore più altre 9 persone sarebbe precipitato, e che non ci sarebbero stati superstiti. Il fatto che Prigozhin fosse a bordo di quell’aereo, che partiva da Mosca ed era diretto a San Pietroburgo, è stato confermato dall’aviazione civile russa, che ha detto che con ogni probabilità Prigozhin si trovava a bordo (era nella lista dei passeggeri, e l’informazione è stata confermata anche dalla compagnia aerea che gestiva il jet privato) e che tutte le persone a bordo sono sicuramente morte e lo stesso presidente russo Vladimir Putin ha offerto le proprie condoglianze alle famiglie dei passeggeri dell’aereo, parlando anche di Prigozhin, pur senza confermarne formalmente la morte.
Eppure ci sono diversi dubbi sul fatto che Prigozhin sia realmente morto. Innanzitutto le autorità russe che hanno preso in consegna i cadaveri delle persone a bordo dell’aereo non hanno ancora dato nessuna informazione sulle autopsie e sulle operazioni di riconoscimento dei corpi. Al momento, dunque, il cadavere di Prigozhin non è ancora stato identificato.
Inoltre per anni il capo del gruppo Wagner ha diffuso disinformazione, maneggiato bugie e notizie false e organizzato depistaggi sulla sua attività, sui suoi spostamenti e perfino sulla sua identità. Per questo nelle ore successive alla caduta dell’aereo hanno cominciato a diffondersi teorie e ipotesi sulla possibilità che Prigozhin non sia davvero morto, che non si trovasse davvero a bordo del jet e che, ancora una volta, la caduta dell’aereo fosse un qualche tipo di depistaggio organizzato da Prigozhin stesso o dallo stato russo.
Ora, come ammette con una buona dose di onestà intellettuale il Post, al momento tutte queste ipotesi sono di fatto teorie del complotto. Perché non ci sono prove e nemmeno indizi significativi del fatto che le cose siano andate diversamente da come raccontano i canali ufficiali. E quello che distingue una teoria del complotto da una ipotesi reale sono le prove che portiamo a sostegno della teoria.
Sulle ragioni della morte, invece, o meglio sulle ragioni dell’incidente aereo, ci sono diversi elementi che fanno pensare a un omicidio. L’ipotesi al momento più accreditata, diffusa dalle agenzie di Intelligence di Usa e Regno unito, è che l’aereo sia precipitato a causa di un’esplosione interna.
Ma cosa fa pensare a un’esplosione e non ad esempio per un guasto tecnico? Anzitutto il modo in cui l’aereo è precipitato: i dati di volo mostrano che c’è stato un calo di altitudine improvviso, come se appunto ci fosse stata un’esplosione. In caso di un guasto tecnico si ritiene più probabile che la discesa sarebbe stata graduale.
In secondo luogo, le immagini satellitari mostrano che i rottami del jet sono stati ritrovati in alcuni punti anche a qualche chilometro di distanza tra loro, segno che l’aereo avrebbe cominciato a perdere pezzi mentre era ancora in aria. Se l’aereo fosse precipitato tutto intero, hanno detto alcuni esperti al New York Times, l’area di ritrovamento dei rottami sarebbe stata molto più contenuta.
Anche se fosse confermata l’ipotesi dell’esplosione, rimarrebbero altre cose da chiarire. Potrebbe essersi trattato di un’esplosione interna, causata da un ordigno piazzato dentro al jet, ma non sono da escludere altre ipotesi, per esempio che l’aereo fosse stato rifornito con carburante adulterato che a un certo punto del volo ha preso fuoco. Mi sembra di capire che tutti stanno dando per scontato che Prigozhin, ammesso che sia morto, sia stato fatto fuori.
Inoltre alcuni funzionari dell’intelligence americana hanno detto ai media che ritengono probabile che sia stato Putin in persona a ordinare l’assassinio di Prigozhin, anche se il governo russo ha smentito piuttosto duramente.
Ci sarebbe anche un nome, incaricato da Putin di far fuori Prigozhin. Come scrivono Andrea Marinelli e Guido Olimpio sul Corriere della Sera, “È il re delle ombre ma che non ha paura di mostrare il suo volto. Perché il sistema putiniano gli ha affidato un ruolo di gestore delle cose difficili. Andrei Averyanov, secondo molte interpretazioni, ha guidato la manovra per assoggettare la Wagner e d estromettere il suo fondatore, Evgeny Prigozhin.
Numero due del GRU, il servizio segreto militare, responsabile delle attività coperte, ha diretto molte incursioni all’estero. Colpi chiusi con un successo, finiti malamente o rimasti a metà. Per la fretta, per la necessità di arrivare ad ogni costo al risultato, per errori. Le spie possono sbagliare, specie se il vertice politico chiede risultati. Non importa come porti lo scalpo, conta lo scalpo. E gli apparati si adeguano, a maggior ragione nei momenti di grandi tensioni.
Ma cosa succede adesso al gruppo Wagner? Dopo la scomparsa del leader, Putin ha chiesto con un decreto un giuramento di fedeltà alla Russia da parte di tutti i miliziano provati, non solo del gruppo Wagner ma di tutti gli eserciti i privati sorto come funghi soprattutto dopo l’inizio della guerra in Ucraina. C’è da capire quanti dei mercenari acconsentiranno, e cosa succederà a chi non acconsentirà.
Va bene, direi che per oggi ci fermiamo qui, domani riprendiamo con altre notizie importanti di cose successe in questo mese di pausa.
#Trump
il Post – La foto segnaletica di Donald Trump
il Post – La quarta incriminazione di Trump si è svolta in prigione
Rai News – Trump incriminato in Georgia, conferma su Truth: “Giovedì andrò ad Atlanta per essere arrestato”
Il Sole 24 Ore – Trump incriminato per il tentativo di sovvertire le elezioni e restare al potere
#Prigozhin
Corriere della Sera – Chi è Averyanov, l’uomo incaricato da Putin di liquidare la Wagner (e Prigozhin)
il Post – Com’è caduto l’aereo di Prigozhin?
#Ucraina
la Repubblica – Gli ucraini allargano la breccia nelle difese russe a Sud: si apre l’avanzata verso Tokmak