19 Gen 2023

Taranto chiama, rispondete?

Scritto da: Francesco Bevilacqua
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La gente di Taranto torna in piazza per dire “no” ancora una volta – l’ennesima – a decisioni politiche che sostengono l’attività inquinante e mortale di Acciaierie d’Italia, ex ILVA. Ma si scende in piazza anche in Israele, dove ci sono importanti novità che riguardano lo scenario politico. Intanto a Davos, in Svizzera, si sta tenendo la 53a edizione del World Economic Forum, fra la disillusione della globalizzazione, escort di lusso e digital divide.

TARANTO CHIAMA

«Ci sono donne che mi dicono che se potessero tornare indietro non metterebbero al mondo i loro figli. Se arriviamo a pensare questo vuol dire che come umanità abbiamo fallito». Sono queste le parole di una donna, malata di leucemia come molti – troppi – abitanti di Taranto e del quartiere Tamburi, che l’altro ieri ha partecipato alla manifestazione davanti alla Prefettura tarantina per consegnare un documento per dire “no” allo scudo penale salva-Ilva (oggi Acciaierie d’Italia). Ne ho parlato in un articolo uscito a inizio gennaio che trovate qui sotto.

Il documento si oppone anche alla nazionalizzazione degli impianti dell’acciaieria e al progetto di rigassificatore galleggiante. «Non diciamo solo “no” – precisa Alessandro Marescotti di PaeaceLink, anche lui presente al presidio – diciamo anche “sì” alla transizione ecologica giusta e ci sono fondi consistenti per poterla attuare».

Alla manifestazione ha partecipato virtualmente anche una nuova sigla del cartello di associazioni del territorio, quella che riunisce i pazienti onco-ematologici: “Non siamo nelle condizioni fisiche di poter scendere in piazza a protestare – hanno scritto in un comunicato – e l’unico modo che abbiamo è unirci simbolicamente alla mobilitazione, firmando i comunicati come è già stato fatto o inviando dei messaggi sui nostri profili social che sono ormai la nostra finestra sul mondo, esprimendo quella che è la nostra posizione. È anche sufficiente parlarne con gli altri, confrontarsi, ribadire quello che è il nostro obiettivo”.

Ma oggi è un giorno particolare anche perché si chiude la campagna crowdfunding per sostenere il documentario “Taranto chiama” realizzato dalla giornalista Rosy Battaglia, di cui Italia Che Cambia è media partner. Quasi 250 persone hanno donato circa 20.000 euro a fronte di un obiettivo fissato di 25.000. C’è ancora tempo tutta la giornata di oggi per contribuire e invito chiunque a farlo cliccando sul link che trovate al primo posto nella sitografia qui sotto.

ISRAELE, MANIFESTAZIONI CONTRO IL GOVERNO E LA NASCITA DI UN PARTITO “MISTO”

Intanto in Israele, mentre infuriano le proteste e le manifestazioni contro il Governo Netanuyahu – Tel Aviv decine di migliaia di persone sono scese in piazza – nasce un nuovo partito arabo-israeliano che si ispira proprio a quei valori che l’ultradestra starebbe tradendo da anni.

Il nuovo partito si chiama “Per tutti i cittadini” e contiene una novità davvero inedita: è stato fondato ed è condotto da un israeliano – il parlamentare Avraham Burg – e da un palestinese – il ricercatore dell’Università di Haifa Faisal Azaiza. Stando alle dichiarazioni dei suoi fondatori, “Per tutti i cittadini” sarà «una federazione di molte tendenze ideologiche che concordano su una cosa: tutti gli israeliani dovrebbero essere uguali».

La politica nei confronti della “questione palestinese” non sarà dunque centrale, almeno sulla carta, anche se sarà inevitabile fare i conti con il sionismo in un paese che per legge ha dichiarato “la casa nazionale del popolo ebraico” – «Israele è lo stato nazionale del popolo ebraico e solo suo», ha dichiarato tempo fa Netanyahu per rafforzare il concetto – e il cui dibattito politico si incentra fortemente sull’autotutela del proprio popolo, che spesso – quasi sempre, oserei dire – si sostanzia in un atteggiamento fortemente
aggressivo nei confronti del popolo palestinese e non solo.

Non per nulla, lo scorso ottobre un rapporto di una commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite ha definito “illegale” l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi, per via: “La Commissione ha rilevato che vi siano motivazioni ragionevoli per concludere che l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi sia ora illegale secondo l’attuale legge internazionale a causa della sua permanenza e delle azioni intraprese da Israele per annettere parti del territorio de facto e de iure”.

A tal proposito segnalo l’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) che si può liberamente sottoscrivere, dal titolo #StopAlCommercioConGliInsediamenti. L’obiettivo è chiedere all’Unione Europea di approvare una legge che faccia cessare le relazioni commerciali con gli insediamenti illegali israeliani nei territori palestinesi, considerati peraltro un ostacolo alla pace e alla stabilità internazionale dalla stessa UE.

DAVOS, HA SENSO ANCORA UN ONCONTRO DEL GENERE?

Nella rassegna stampa di ieri Andrea ha introdotto il tema del World Economic Forum di Davos lasciando a me la patata bollente di proseguire la discussione. In realtà le considerazioni più importanti sulla natura, sul significato e sul senso di questo meeting le ha già fatte lui, osservando come sia “fuori luogo” un momento di progettazione e pianificazione di un modello economico che è ormai sull’orlo del collasso.

Nel programma ufficiale del forum, che si concluderà domani, figurano temi centrali nell’epoca odierna – dalla decarbonizzazione alla questione di genere, dai popoli nativi ai giovani, approcciando addirittura concetti come quello della transizione – anche se la distanza fra le piste innevate di Davos e la realtà quotidiana sembra incolmabile.

Tralasciando la nota di colore offerta dal Fatto Quotidiano sull’impennata di prenotazioni di escort, accompagnatrici e centri erotici nel periodo del forum, mi sembra un po’ che questo meeting ricalchi perfettamente il modello dei decisori chiusi nella stanza dei bottoni a “tirare fili” e muovere pedine sullo scacchiere ben lontani da ciò che succede nel mondo – tanto per non far nomi, nella vicina Ucraina.

Una delle novità di quest’anno è il “Villaggio di collaborazione globale”, un metaverso è stato sviluppato con Accenture e Microsoft che vorrebbe essere inclusivo nei confronti delle popolazioni paesi più poveri. Viene però da chiedersi se Klaus Schwab – fondatore del forum, che ha presentato con orgoglio questa novità – sia al corrente del fatto che il 37% degli abitanti della Terra, circa 2,9 miliardi di persone, non ha neanche accesso a internet e 4,9 miliardi posso accedere solo saltuariamente alla rete secondo i dati di ITU, agenzia delle Nazioni Unite specializzata in IT. Il 96% di esse vive nei cosiddetti paesi in via di
sviluppo.

FONTI E ARTICOLI

#taranto
Produzioni dal basso – Taranto chiama
Italia che Cambia – Taranto chiama, l’Italia risponde?
Italia che Cambia – Decreto Salva Ilva: il Governo sacrifica di nuovo la gente di Taranto sull’altare degli interessi economici
Corriere di Taranto – Taranto e la nave rigassificatrice

#israele
L’Indipendente – In Israele è nato il partito “Per tutti i cittadini”: ebrei e arabi insieme per l’uguaglianza
ODS – Report

#davoswef
World economic Forum – World Economic Forum Annual Meeting

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