18 Set 2024

A Siracusa piove ma non è una buona notizia – INMR Sicilia #6

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Sesta puntata di Io non mi Rassegno Sicilia. Oggi vi raccontiamo del disastro ambientale in corso nella zona del polo petrolchimico di Siracusa dove piovono idrocarburi, di giovani e della loro idea di futuro in Sicilia. Torniamo a parlarvi di siccità e dell’inadeguatezza del Governo Meloni e della Regione Sicilia che hanno dimenticato di chiedere i fondi all’Ue, e poi ancora di caccia, tartarughe e naufragio Bayesian. Nella seconda parte della rassegna vi racconteremo come sempre gli articoli del mese pubblicati su Sicilia che Cambia.

Piove, senti come piove, Madonna come piove, senti come viene giù. Cantava una famosa canzone pop degli anni ’90, ed è il caso di dirlo per quanto accaduto il 26 agosto e il 2 settembre a Città Giardino e a Belvedere vicino Siracusa. Non mi riferisco a perturbazione di acqua, ma a una pioggia di idrocarburi a seguito dell’incidente avvenuto negli stabilimenti della raffineria Isab, all’interno dell’area del polo petrolchimico di Siracusa. Come ricorderete si tratta di un territorio letteralmente devastato dall’inquinamento e dall’assenza di una politica capace di tutelare la salute e i diritti dei cittadini. Vi rimandiamo ai nostri articoli di approfondimento per saperne di più.

La pioggia ha contaminato coltivazioni agricole, veicoli e attrezzature da lavoro. L’ennesimo incidente di una dramma che va avanti da almeno cinquant’anni. Il cosiddetto “fuori servizio” è stato spiegato come una fuoriuscita dovuta a una pressione anomala nell’area per la distillazione del greggio, che ha fatto saltare le valvole di sicurezza, permettendo di evitare pericolose esplosioni ma disperdendo l’idrocarburo nell’aria. 

Cose che accadono quando l’inquinamento è compagno di vita. Però le raffinerie danno lavoro e benessere, anche se ci si ammali. Secondo il sindaco di Melilli, nonché presidente della Commissione Territorio e Ambiente dell’Ars, Giuseppe Carta: «Chiudere questo polo significa chiudere la Sicilia orientale. Se non si crea una seria alternativa, è chiaro che il polo industriale rimane l’unica azione economica compatibile con il territorio». 

Intanto la Procura di Siracusa ha disposto il sequestro dell’impianto Topping della raffineria Isab sud di Priolo da dove è schizzata la pioggia oleosa ma, nonostante il provvedimento cautelare, è ripartito. Se fosse stato bloccato si sarebbe dovuta fermare l’intera raffinazione. La Procura ha, però, imposto di non apportare alcuna modifica all’impianto allo scopo di verificare, attraverso i suoi esperti, quali sono state le cause del malfunzionamento.

I cittadini chiedono misure preventive per evitare futuri incidenti e norme che riescano a salvaguardare la salute pubbliche. Secondo i risultati dei primi campionamenti effettuati dall’Arpa, all’interno dell’impianto Isab e nei terreni circostanti non ci sarebbe la necessità di una bonifica. Adesso sarà il Nucleo Investigativo per la Tutela Ambientale che dovrà eseguire le perizie e accertare eventuali danni ambientali e rischi oltre che per i terreni anche per le falde acquifere.

I cittadini e le associazioni ambientaliste puntano il dito contro l’operato irrisorio dei sindaci della zona e del Governo che non ha mai fornito indicazioni all’altezza dei problemi dell’area industriale. 

Proprio qualche settimana fa, nonostante la mappa satellitare pubblicata sul portale valutazioni ambientali della Regione Siciliana mostri un territorio tra Augusta, Priolo e Melilli letteralmente assediato dall’industria e dai rifiuti speciali, ad Augusta il sindaco ha dato il benestare all’ aumento della capacità di una discarica: ottantamila metri cubi di kerosene stoccati accanto il sito di smaltimento per gli scarti dell’inceneritore Gespi. «Imprescindibile condurre tutte le verifiche necessarie per escludere che potenziali eventi accidentali nella discarica, quali ad esempio incendi, possano innescare per ‘effetto domino’ impatti sui serbatoi Sasol». Il paradosso è che  ono gli stessi industriali ad avvertire sui rischi ambientali del progetto Log service in contrada Marcellino, a ridosso di una falda superficiale peraltro già attentamente monitorata per i potenziali effetti sulla tenuta stagna dei serbatoi contenenti idrocarburi. 

Legambiente e Natura sicula polemizzano sul fatto che «nessuna obiezione è stata sollevata dall’amministrazione comunale, né tanto meno dall’Asp, in merito all’impatto sanitario e ambientale che una discarica da 20 mila tonnellate l’anno di rifiuti speciali pericolosi potrebbe ulteriormente apportare in un territorio già saturo di contaminanti per quasi 6.000 ettari».

Se nei sistemi di sicurezza immaginati da Log service qualcosa va per il verso storto, andrebbero vanificate le poche e costose bonifiche sul Sito d’interesse nazionale finora compiute, tanto che la multinazionale «valuterà di installare a propria tutela ulteriori piezometri al confine con la nuova discarica, per poter eventualmente evidenziare possibili peggioramenti futuri».

È proprio dalle generazioni più giovani che possono arrivare soluzioni efficaci per contrastare la crisi climatica in atto eppure in Italia e in Sicilia, in particolare, si fa ben poco per trattenerli. 

Giunto alla seconda edizione, il 22 e il 23 agosto scorso a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento si è svolto il festival “Questa è la mia terra e io la difendo”, il motto di chi non si accontenta di lamentare lo spopolamento, ma al contrario celebra il coraggio di chi sceglie di restare e di combattere per un futuro possibile nella propria terra.

Vi rimandiamo all’articolo dell’edizione passata per conoscere l’origine del festival.   

Nel corso degli ultimi due decenni, la Sicilia ha vissuto una emorragia demografica preoccupante: 560 mila persone hanno lasciato l’isola tra il 2001 e il 2021, con un’incidenza allarmante sui giovani tra i 18 e i 35 anni, che costituiscono il 60% di questi migranti. Questo fenomeno, alimentato da una mancanza di opportunità e da condizioni economiche sfavorevoli, ha spinto molti a cercare fortuna altrove. 

Il Festival è solo una delle tante iniziative messe in campo dal Centro Studi Giuseppe Gatì e durante l’edizione di quest’anno è stato presentato il progetto MA.DRE (Mapping Dreams to Safeguard Students’ Choices), la prima grande esperienza di ricerca del Centro Studi Giuseppe Gatì. Da gennaio ad aprile 2024, il progetto ha coinvolto 1.800 studenti delle scuole superiori della provincia di Agrigento, raccogliendo le loro aspirazioni e paure riguardo al futuro. Il progetto MA.DRE solleva questioni cruciali: dalle disuguaglianze territoriali e di genere, alla percezione dei cambiamenti climatici, fino alla visione del futuro della Sicilia in termini di progresso e sviluppo.

Il progetto ha messo in luce un quadro preoccupante: la maggior parte dei giovani siciliani non vede un futuro nella propria terra. Secondo i dati raccolti, più del 78% degli intervistati percepisce la Sicilia come una regione con meno opportunità rispetto al resto d’Italia, mentre solo l’1,68% ritiene che le opportunità siano superiori. Particolarmente marcato il divario di genere, con l’81% delle giovani donne che ritiene impossibile costruire un futuro qui. Tuttavia, c’è un pallido ottimismo all’orizzonte: la maggior parte degli intervistati (54.7%), guardando al futuro della Sicilia, prevede un lieve miglioramento per i prossimi 10 anni.

Sono dati significativi che raccontano un senso di sconforto diffuso. Il racconto su Sicilia che Cambia è utile non solo per far conoscere le tante storie virtuose della nostra regione, ma anche per contribuire a un nuovo immaginario, alla narrazione di una terra in cui, al netto delle tante contraddizioni e complessità, è possibile sognare e costruirsi un futuro.

I titoli di molti giornali danno l’idea dell’emergenza in corso da mesi in Sicilia con ripercussioni gravi su più fronti, soprattutto quello agricolo. La produzione dell’olivicoltura è dimezzata, quella del fico d’India si è ridotta del 30%, a rischio anche le razze autoctone presidio Slow Food. A fronte di questo dramma si scopre che, al di là  delle tante parole e promesse, le autorità preposte e le istituzioni non si siano attivate come avrebbero potuto e dovuto nonostante l’Italia avrebbe i mezzi per affrontare l’emergenza idrica. Si è scoperto solo dopo le interrogazioni presentate da Giuseppe Antoci alla Commissione: quali misure finanziarie potrebbe impegnare per sostenere la Sicilia nella gestione dell’emergenza idrica? Il governo italiano ha chiesto l’attivazione del Fondo di solidarietà dell’Ue per l’emergenza idrica siciliana e quante risorse sono state richieste?

Secondo la risposta della commissaria per la Coesione, Elisa Ferreira, né dal governo Meloni né dalla Regione Sicilia è arrivata la richiesta di accedere ai consueti canali di finanziamento europei o di attivare il Fondo di solidarietà dell’Ue (Eufs), che sarebbe stato un ottimo strumento per contribuire a contrastare gli effetti provocati da questi mesi di siccità, che hanno provocato ingenti danni economici alle aziende del territorio e costretto intere città a ricevere l’acqua razionata anche una sola volta ogni 18 giorni

«Al 6 agosto 2024 l’Italia non ha attivato il Fondo per affrontare la situazione in Sicilia». Non solo. L’Ue può mettere a disposizioni altri aiuti economici e finanziari attraverso il programma Life per ciò che riguarda attività di desalinizzazione, e la Politica agricola comune (Pac) che prevede “strumenti per la gestione del rischio in caso di condizioni meteorologiche avverse”. Il sostegno finanziario tramite fondi europei, sottolinea Ferreira, può essere concesso a investimenti volti a garantire un approvvigionamento idrico sufficiente «che soddisfano i criteri di ammissibilità e i requisiti in materia di acqua e ambiente». Servono interventi strutturali veri, fatti per bene. c’è un piano nazionale per la ripresa (Pnrr) finanziato attraverso il Recovery Fund che nel caso italiano, rileva ancora la commissaria, «prevede un sostegno alla gestione sostenibile delle risorse idriche», e in questo percorso «lo Stato membro è responsabile dell’assegnazione del sostegno del dispositivo per la ripresa alle diverse regioni». Spetta al governo Meloni stabilire quanto destinare alla Sicilia, e in che misura affrontare l’emergenza idrica sull’isola. 

Da mesi la giunta guidata da Renato Schifani procede in modo ondivago, senza mettere in campo azioni davvero efficaci contro la siccità. Ma né il governo nazionale guidato da Meloni né quello regionale siciliano guidato da Schifani lo hanno fatto. Forse perché, come sottolinea la commissaria Ue Ferreira, per poter usufruire di questi fondi il soggetto beneficiario deve garantire la realizzazione di interventi strutturali? Il dubbio, considerato il modo in cui in Sicilia la risorsa idrica è stata in passato ed è tuttora gestita, è lecito.

Le risposte di Ferreira inchiodano una volta di più l’Italia alle sue responsabilità, come già fatto da Maros Sefcovic, commissario per il Green Deal interrogato sulla stessa questione siccità in Sicilia. Spetta alle Regioni lavorare per prevenire, affrontare e risolvere il problema, il monito di Sefcovic, a cui si aggiungono richiami e rilievi di Ferreira. 

Che i soldi non manchino è palese, ma come vengono spesi? Ha fatto giustamente scalpore l’investimento della Regione Sicilia di oltre un milione di euro per l’evento/concerto de Il Volo, organizzato nella Valle dei templi il 31 agosto e che andrà in onda la vigilia di Natale su Mediaset. Un progetto che, secondo il governo di Renato Schifani, porterà lustro all’isola anche all’estero e soprattutto ad Agrigento, capitale della Cultura 2025. Le notizie di questi ultimi mesi non hanno dato una buona immagine della città. Ad Agrigento e provincia l’acqua c’è, ci sarebbe, ma in una incredibile serie di sprechi (oltre il 60 percento delle forniture va perso, più della già alta media regionale), abusi, incapacità e forse non volontà di risolvere il problema sul quale in tanti si arricchiscono, la gente è costretta a mettersi in fila alla fontana con taniche, molti turisti hanno disdetto le prenotazioni,  bar chiudono di tanto in tanto un paio di giorni quando l’acqua non arriva.

Secondo l’opposizione, tra emergenza idrica e infrastrutture fatiscenti, quei soldi andavano destinati ad altro. «La perplessità è tanta di fronte a un evento che, pur se di grande valore artistico, sembra frutto di una strategia propagandistica che mira a nascondere sotto la sabbia i grandi problemi che vive il territorio – ha dichiarato il capogruppo all’Assemblea regionale è Michele Catanzaro – Valorizzare il territorio agrigentino per promuoverlo non significa solo organizzare costosi eventi di spettacolo bisogna renderlo accogliente e con servizi efficienti. Ricordiamo che Agrigento è tra le città che più maggiormente ha subito gli effetti della mancanza di acqua».

L’1 settembre in Sicilia si è aperta la stagione della caccia. WWF, Legambiente, Lipu e altre associazioni ambientaliste hanno impugnato al Tar di Palermo il calendario venatorio. Nel giorno della pre-apertura della stagione venatoria, gli attivisti sono intervenuti per chiedere lo stop denunciando che nell’elenco delle specie che si possono colpire nei primi sei giorni fissi di caccia ci sono anche gli uccelli acquatici minacciati dalla siccità. Secondo l’associazione, questa scelta contrasterebbe con la richiesta di stato di calamità firmata dal presidente Schifani. Per controllare il primo giorno di caccia, intanto, le guardie venatorie volontarie del WWF hanno “pattugliato” le campagne siciliane alla ricerca di comportamenti illegittimi. 

Anche questa estate la Sicilia si conferma l’isola delle tartarughe marine con 182 i nidi censiti nell’Isola. Il 70% delle nidificazioni sono nella costa orientale. I risultati sono ancora parziali ma sono più di 6.000 le neonate emerse finora. Alcune nidificazioni sono state da record per numero di uova. Per il WWF la Regione Sicilia dovrebbe mettere in campo una serie di prescrizioni ben definite per la regolamentazione dei tratti di spiaggia affidate ai lidi o ai comuni costieri. Fondamentale anche regolamentare luci e suoni in spiaggia: l’inquinamento luminoso, dopo l’erosione costiera, è causa di insuccesso delle schiuse, depistando le neonate verso le luci artificiali. 

Continua a suscitare domande, dubbi e ragionamenti rispetto al naufragio avvenuto ad agosto a Porticello, una località marittima vicina a Palermo. Il nostro Andrea Degl’Innocenti ha dedicato una puntata a questa tragedia. Vi suggeriamo di ascoltarla.

Siamo tornati dalla pausa estiva più che carichi che mai. Prima di riprendere con i nostri approfondimenti abbiamo voluto raccontarvi alcune storie che sono una carezza per il cuore e l’anima oltre ad essere da esempio e di ispirazione. Sono tutte storie emozionanti, a tratti poetiche, che sanno di audacia, forza, determinazione, cura e rispetto degli altri, animali umani e non.  

In un contesto paesaggistico unico, come quello di Cava d’Ispica, un paradiso di roccia bianca e di verde macchia mediterranea, un luogo sacro che custodisce i tesori e la memoria storica di buona parte della Sicilia sud orientale attraverso tracce millenarie di storia stratificata, Nanni Di Falco, una guida ambientale escursionistica, ha realizzato il suo sogno. Comprare una casa e trasformarla in rifugio. Detta così sembrerebbe un gioco da ragazzi, ma immaginate di farlo da soli, all’interno di un canyon dove nessuna squadra edile può arrivarci e non ci sono né acqua né luce. Oggi Rifugio Scirocco è il rifugio più a sud d’Italia ed è un luogo in cui passare momenti di relax e ristoro durante i cammini, e condividere saperi e vita.

Spostandoci verso Palermo abbiamo incontrato Rossella Calascibetta, una filosofa pastora sui generis. Da diversi ha deciso di dedicare le sue giornate alla produzione di formaggi e yogurt di capra per chi come lei è intollerante al lattosio e alla caseina e non può mangiare formaggi gustosi e stagionati. Applica alla sua produzione principi etici che rispettano e salvaguardano in primis il benessere e l’integrità dei suoi pascoli, permettendole una produzione limitata e destinata a un mercato a Km0.

E e proposito di benessere animale, è stata illuminante la chiacchierata con Paola Sobbrio, una giurista che da più di vent’anni si occupa di diritti degli animali con particolare attenzione all’intersezione tra scienza, diritto e politiche europee relativamente agli animali non umani e alle biotecnologie. Xenotrapianti, alimentazione, rispetto, bioetica sono solo alcuni dei temi trattati. Vi suggerisco la lettura dell’articolo per saperne anche sulle pratiche che la scienza e la medicina hanno intrapreso da qualche decennio a questa parte rispetto ai trapianti.

Concludiamo con una storia di accoglienza che scalda il cuore. In un paese ai piedi dell’Etna, ragazzi con disabilità, profughi e detenuti costruiscono chitarre e viole con il legno dei barconi utilizzati dai migranti per attraversare il Mediterraneo. In un periodo storico in cui le diversità sembrano essere un problema, la musica unisce lo scarto umano e materiale creando armonia, sogni e speranze capaci di unire, metaforicamente e non, le rive solo apparentemente distanti del Mediterraneo. 

#A Siracusa piovono idrocarburi
LibertàSicilia – Siracusa. Caso IAS, i sindaci di Priolo e Melilli incapaci nella gestione della crisi
BlogSicilia – L’inchiesta sulla pioggia oleosa, sequestrato l’impianto dell’Isab ma è in funzione
La Repubblica – Dal cielo di Melilli piove catrame e non c’è alcun riparo. Così chi vive nelle aree industriali ci rimette la salute per il benessere di tutti
QdS.it – Melilli, prosegue l’allarme per la pioggia d’olio dall’impianto Isab: i campionamenti dell’Arpa
èCostiera.it – Augusta, Sasol: discarica Gespi pericolosa per serbatoi di kerosene
Italia che Cambia – Polo petrolchimico, il sogno dell’industria tra inquinamento e tumori
Italia che Cambia – Don Palmiro Prisutto, il prete ambientalista che si batte per il diritto alla vita tra veleni e petrolio
Italia che Cambia – Il mare colore veleno: tutto ciò che non sappiamo sul dramma del polo petrolchimico di Siracusa
Italia che Cambia – Polo petrolchimico di Siracusa, una storia di mala politica tra immobilismo e disastro ambientale
Italia che Cambia – Favola Industriale Blues: con l’arte si racconta cosa accade intorno al polo petrolchimico di Siracusa
Italia che Cambia – L’ex ministro Costa: “Dalle bonifiche alla lotta agli ecoreati, salvare Siracusa è possibile”

#I giovani e il futuro in Sicilia
AdnKronos – La Sicilia e il diritto di restare: “Questa è la mia terra e io la difendo”
Skytg24 – Limenet, inaugurato in Sicilia impianto per sequestrare CO2
Italia che Cambia – “Questa è la mia terra e io la difendo”, un festival per celebrare la restanza nel nome di Giuseppe Gatì

#Siccità
Corriere – Turni d’acqua, siccità e la grande sete: Agrigento, la città che spreca tutte le sue fonti
Domani – Il concerto natalizio del Volo si suona ad agosto ad Agrigento: pubblico “infagottato” e polemiche sui costi
Greenreport.it – Né acqua né risorse, ma soprattutto in Sicilia manca un piano contro la siccità. E ora si apre un caso con l’Ue
Eunews – Sefcovic alle Regioni: “Lotta a siccità deve essere un vostro impegno”
Eunews – Siccità in Sicilia, un nuovo caso tra l’Ue e l’Italia

#Caccia, tartarughe e naufragio Bayesian
Rainews – Sicilia si conferma isola delle tartarughe marine. Censiti 182 nidi
Rainews – Tornano le doppiette in Sicilia: polemica sulla caccia agli uccelli acquatici
Italia che Cambia – Naufragio Bayesian, le novità, la ricostruzione: cosa è successo davvero? – #975

#SCC
Italia che Cambia – Cammini in Sicilia: nel cuore degli Iblei nasce il rifugio Scirocco grazie al sogno di Nanni
Italia che Cambia – Rossella, la filosofa pastora che produce formaggi di capra buoni, etici e sani
Italia che Cambia – La giurista Paola Sobbrio: “Le normative sul benessere animale sono troppo antropocentriche”
Italia che Cambia – A Santa Venerina con il legno dei barconi si fa accoglienza e si costruiscono strumenti musicali

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