Siamo in guerra contro la specie umana. Facciamo il punto – #478
Sì avete visto bene, non sono Andrea Degl’Innocenti, il conduttore abituale di questa rassegna, ma non temete Andrea tornerà saldo al comando dopo-domani. Cominciamo con le notizie e lo facciamo parlando di donne, perché oggi è la festa della donna. Ah no, era ieri dite? Ah ma non era tutti i giorni? Amare battute a parte – come sapete – ieri era la giornata interazionale delle donne. Oltre ad una serie di approfondimenti sul tema si è parlato molto – ovviamente – di donne ucraine. Nulla da ridire su questo. Ma ascoltando uno speciale in onda su Radio 2 mi sono chiesto: chi se le ricorda più le donne afgane, oppresse dai talebani, per le quali l’Occidente è andato in guerra per poi lasciare il Paese – dopo 20 anni – in una situazione disperata? E quanti di noi – che oggi si affliggono per le donne ucraine, sono al corrente di cosa stiano provando le donne afgane, quelle siriane, quelle kurde, quelle indiane, quelle di molti paesi africani, per non parlare di quelle italiane che subiscono – in numeri impressionanti – violenze quotidiane nella propria abitazione?
Anche il Papa si è espresso in modo forte sulla tutela di donne e bambini. Parole sacrosante, che però mi fanno pensare.
Mi fanno pensare in due direzioni. Da un lato – come detto – perché le donne ucraine e non quelle delle altre decine di guerre in corso? Dall’altra, mi sono chiesto: ma perché – quando ci sono conflitti – si dice sempre: “è terribile sono morte anche donne e bambini, comese contassero più degli uomini? O meglio, sui bambini ci capiamo, è ovvio! Ma perché una donna morta è più grave di un uomo morto? Non è anche questa una sottile forma di sessismo, di stereotipo? Sì, è vero che la guerra è un’attività tipicamente maschile ma ciò non toglie che io in quanto uomo possa o debba contare meno di una donna. A questo proposito vi lascio in rassegna il link di una riflessione che ho letto ieri su facebook di un nostro amico: Gianluca Atzori.
Gianluca, riproponendo un suo post del 2018, scrive – tra le altre cose – “In questo giorno tanti uomini si sono prodigati a chiedere scusa a nome degli uomini per le violenze di genere. Come se ogni musulmano dovesse chiedere scusa per l’Isis e ogni cristiano per le crociate. E’ innegabile che il #macismo sia una violenza deprecabile sul mondo femminile, ma lo è anche sul mondo maschile nella continua affermazione del maschio alfa per accettazione e sottomissione, e soprattutto non avviene solo tra uomini o tra uomo e #donna, avviene anche tra donne.
Il patriarcato riguarda tutti e tutte. Una delle più grandi sfide del femminismo moderno non è solo sradicare il macismo dall’uomo, ma rendere più trasversale la lotta rivolgendosi più esplicitamente anche a quelle donne che vivono di maschilismo, convinte di esaltare in questo modo la propria femminilità”.
Lo so il tema è ampio e complesso e queste parole – isolate dal contesto – possono scatenare una ridda di osservazioni. Ma io mi limito a porre domande, dubbi. Le risposte le avete voi, o almeno lo spero!
Ma veniamo alla guerra in Ucraina. Se è innegabile che l’attenzione su questo conflitto sia in parte sbilanciata rispetto a quella che abbiamo normalmente nei confronti delle decine di conflitti in atto nel mondo – vi lascio in proposito un link che riporta le guerre in atto in questo momento nel mondo – è altrettanto vero che le sue implicazioni sono davvero terrificanti e che comunque era un bel po’ di anni che non assisteva – almeno in Occidente – ad una vera e propria invasione di uno Stato, verso uno stato limitrofo.
Da questa notte La centrale nucleare di Zaporizhzhia è sotto il completo controllo delle forze militari russe. Ad annunciarlo è la Guardia Nazionale russa citata dall’agenzia Interfax. Secondo quanto riferito da Mosca, circa 240 persone a guardia della centrale avrebbero deposto le loro armi.
Nonostante lo sbilanciamento enorme delle forze in campo, la guerra comunque continua. Secondo il Corriere Della Sera “Nessuno si aspettava una resistenza così tenace, considerato il rapporto fra le forze in campo: l’esercito moscovita è otto volte più grande di quello ucraino. I difensori ucraini subiscono l’artiglieria e i bombardamenti russi, ma sono più motivati e sfruttano la conoscenza del territorio per contrattaccare: si organizzano in unità leggere che colpiscono le colonne russe e si disperdono, sfiancando gli uomini di Putin”.
Fa effetto. Fa effetto davvero pensare che mentre parlo, laggiù si spara, si bombarda, si corre in rifugi, si muore. Laggiù e in tanti altri Paesi del mondo.
Nel frattempo, mentre l’Europa, la Cina e l’intero Occidente si chiedono se far iniziare o meno la terza guerra mondiale, ci si interroga un po’ ovunque su come sopperire all’assenza del gas russo, invocando il ritorno alle estrazioni locali di combustibile, all’utilizzo delle quasi dismesse centrali nucleari e al nucleare. Sì, quel nucleare che terrorizza il mondo in causa di guerre….
Il prezzo del gas, ma anche quello di diesel e benzina continua a salire. Alcuni affermano di essere immuni da questi aumenti perché si muovono solo a piedi o in bicicletta, ma dimenticano che tutto ciò che noi facciamo è legato al prezzo dei combustibili fossili al momento. Il cibo viaggia su camion che si alimentano a diesel, ma soprattuttto viene prodotto con mezzi alimentati a diesel o benzina. Persino chi – come me – si alimenta con il fotovoltaico e si rifornisce ad un fornitore cento per cento rinnovabile, vede aumentare le bollette elettriche perché il prezzo della corrente non è legato al tuo fornitore ma ad una specie di “borsa” del prezzo
In molti invitano a spegnere il riscaldamento per boicottare la guerra russa. La cosa mi colpisce, non perché la trovi giusta o sbagliata ma perché sono anni che vivo l’angoscia per la probabile estinzione umana dovuta ai combustibili fossili. Ma per quella non siamo pronti a fare boicottaggi… Non perché siamo cattivi, ma perhcé nonostante affermiamo quasi tutti che la temiamo, una parte di noi non ci crede veramente. È incredibile sentire Cingolani, ministro della distruzione ecologica, affermare ieri ad Agorà: “si potrebbero mandare a pieno regime le due centrali principali ancora in funzione: Brindisi e Civitavecchia”.riferendosi al carbone. Poi ce ne sono altre piccole. Per ora funzionano a scartamento ridotto – spiega Cingolani -potrebbero, per un periodo limitato produrre energia in caso di mancanza”. “Quelle che sono chiuse – sottolinea il ministro – non si riaprono perché la spesa non varrebbe l’impresa”
Non si riapriranno perché la spesa non varrebbe l’impresa. Non perché dobbiamo ridurre fino ad annullare le nostre emissioni per evitare di estinguerci (e nel frattempo di generare milioni di tumori ).
Davvero, la risposta alla mancanza di gas è cercare altro gas, utilizzare il carbone o tornare al nucleare?
Arriviamo da due anni di pandemia e locdkown generalizzati. Il mondo si è fermato in nome della salute pubblica. Non avrebbe senso fermarci tutti per evitare l’estinzione? E sfruttare questa occasione drammatica per costruire sistemi energetici non solo indipendenti da questo o quel Paese ma incentrati su una vera transizione ecologica che oggi non solo è possibile, ma necessaria?
E’ incredibile come di fronte a due problemi simili (pandemia e guerre…) le risposte siano così diverse. O forse no… Forse non è increbdile, perché forse ciò che muove i politici di tutto il mondo non è il benessere dei popoli ma quello dei portafogli…
Il che spiegherebbe come mai in Italia, quando Omicron ha spazzato via le varianti più gravi del Covid, non si parli ancora di abolizione totale delle restrizioni alle libertà, ma anzi si continui a sottolinerare l’importanza della gradualità della loro possibile (e improbabile) cessazione. Mi riferisco ovviamente al green pass, il super green pass, che in modo super ottuso continua a super limitare la libertà di milioni di persone.
Facciamo il punto
Ogn mattina, in Italia, un lavoratore e una lavoratrice over 50 non vaccinato non può andare a lavorare. Ogni mattina, in Italia, un non vaccinato non può viaggiare, non può salire su un treno, non può sedersi in un tavolino di un bar all’aperto, non può entrare in un cinema o un teatro, non può fare praticamente nulla senza tampone e molto poco con un tampone.
Parliamo di milioni di persone privati in modo del tutto strumentale di sacrosanti diritti. Ormai la scusa della salute non regge più. Tutto il mondo o quasi sta ritirando le restrizioni inclusi i più severi governi francesi e israeliani, l’Italia parla di fine di stato di emergenza (tra quasi un mese) ma senza spiegare esattamente cosa succederà agli obblighi di green pass.
Ancora oggi, in una fase finalmente più tranquilla per ospedali e sistema sanitario, non c’è un solo ministro che si interroghi su cosa spinga milioni di persone a rinunciare a tutto pur di non vaccinarsi. Che provi a comprenderli, entrare in empatia con loro, cercare un confronto vero, convincerli con le proprie ragioni anziché con gli obblighi. Il motivo? Viene da pensare che queste persone non credano nelle proprie ragioni e sempre più ricerche dimostrano in effetti che aver introdotto le restrizioni più severe al mondo (parole del governo italiano) non ha prodotto risultati migliori di Paesi che hanno adottato politiche completamente diverse.
In compenso si è alimentato e si almenta ogni giorno l’odio. Tra no vax e si vax, tra parenti, amici, famigliari. Si alimenta la paura e si è imposta come “Normale” l’idea che si possa limitare arbitrariamente la libertà di milioni di persone, di una singola categoria, in nome del bene comune senza alcun bisogno di prove o confronti.
Cosa accadrebbe se si vietasse qualunque forma di diritto a chi è alcolizzato, a chi fuma, a chi usa stupefacenti, a chi predica una religione diversa che magari ha ispirato – involontariamente – alcuni attentati, a chi ha una dieta piena di colesterolo e grassi e ingolfa gli ospedali, a chi usa l’auto per ogni movimento e tiene il riscaldamento alzato a 23 gradi provocando la nostra estinzione. Scenari terribili, vero? Vero! Ma quando si accetta che un pezzo di Paese abbia meno diritti di un altro si crea un precedente e questo resta.
Siamo in guerra, amiche e amici. Ma non solo in guerra in Ucraina, in Kurdistan, in Africa o in Asia. Siamo in guerra contro la specie umana, contro noi stessi.
Ascolto questa rassegna stampa e sto male. Quante cose non vanno nel mondo. Poi alzo lo sguardo e vedo i boschi intorno a me. Ricordo gli incontri di questi giorni, che ho avuto grazie al mio lavoro di giornalista con Italia che cambia. Le persone meravigliose che ho incontrato. E ricordo che la specie umana è anche meravigliosa e in grado di realizzare qualsiasi cosa. Se non ci credete venite a visitare le centinaia di storie che vi proponiamo ogni giorno sul nostro giornale, esplorate la nostra mappa e andate a incontrarle. Non ci arrendiamo, amiche e amici. Facciamolo per noi, per le figlie, i figli, le piante, gli altri animali. Non rassegniamoci.
FONTI E ARTICOLI
#Ucraina
Guerre nel mondo – Dati aggiornati
Melting Pot – L’informazione differenziale della copertura mediatica sulla crisi ucraina
Ansa – Ucraina, Mosca: la centrale di Zaporizhzhia è nelle nostre mani
Ansa – Ucraina: Russia, preso completo controllo centrale Zaporizhzhia
Corriere della Sera – A che punto è la guerra nelle città ucraine?
#Gas
Ansa – Ucraina: Usa, il gasdotto Nord Stream 2 è morto
Ansa – Cingolani: ‘In 24-30 mesi indipendenti dal gas dalla Russia’
IlSole24Ore – Guerra tra Russia e Ucraina, benzina e diesel alle stelle: ecco 15 consigli per risparmiare
Italia Che Cambia – Aumento delle bollette: cosa c’è dietro ai rincari dei prezzi di gas ed energia?
#Festa internazionale delle donne
Italia Che Cambia – Speciale 8 marzo 2022
Gianluca Aztori – Pensiero Potabile
#Covid e Restrizioni
Il Post – L’Austria ha sospeso l’obbligo vaccinale
Sky Tg 24 – Covid, Francia: via il Super green pass a partire dal 14 marzo