29 Mar 2024

Schermaglie, alleanze, diritti acquisiti e negati: che succede nel mondo – #904

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Oggi parliamo di un sacco di cose diverse, davvero un sacco, molte delle quali che riguardano paesi stranieri, relazioni internazionali, geopolitica ma anche diritti, come matrimoni omosessuali e diritto all’aborto. E poi alla fine facciamo un saluto a Daniel Kahneman, uno dei padri dei bias cognitivi, che è morto ieri all’età di 90 anni.

Facciamo una rapida panoramica a livello di geopolitica e relazioni internazionali. Il fronte più caldo resta quello ovviamente fra la Russia e la Nato. Il governo russo continua a ribadire la linea secondo cui le autorità ucraine sarebbero almeno corressponsabili dell’attentato al teatro. Dopo aver riconosciuto la matrice islamica dell’attacco, la nuova versione sostenuta da Putin, che afferma di avere fondi di intelligence che certificano questo fatto, è che ci siano stati ingenti flussi di denaro dall’Ucraina verso gli organizzatori dell’attentato. 

Poi c’è la questione degli aerei da guerra F-16 che la Nato sta pensando di fornire all’esercito ucraino, e che Putin sostiene che – in quel caso – abbatterà ovunque si trovino, anche in aeroporti di paesi Nato. In precedenza i vertici della Nato avevano affermato che avrebbero potuto abbattere missili russi che si fossero avvicinati troppo ai confini Nato. Insomma, schermaglie, che come al solito vengono riprese e rimbalzate dai giornali, e rimbombano nelle nostre menti individuali e collettive. Mi chiedo, un po’ per ridere un po’ sul serio, se forse non dovremmo trattare queste dichiarazioni come allucinazioni di anziani rincoglioniti.

Di ieri è anche la notizia, che arriva dall’agenzia di controspionaggio europea, che il governo russo starebbe tentando di influenzare le prossime elezioni europee così come alcune elezioni in paesi europei, attraverso una serie di azioni, fra cui ad esempio il finanziamento del sito web filo-russo Voice of Europe.

Spostandoci di scenario, Limes racconta l’interessante visita di una delegazione dei Paesi Bassi guidata dal primo ministro Mark Rutte nella Repubblica Popolare Cinese. La visita è dovuta a quella che viene chiamata comunemente dai giornali “guerra dei microchip”, anche se forse dovremmo usare il termine guerra solo per quelle vere, di guerre. 

Comunque, si tratta di una situazione in cui questo settore, che ha una filiera abbastanza complessa e ha una rilevanza chiave per lo sviluppo di qualsiasi branca dell’economia è controllato da relativamente pochi attori, e quindi le grandi potenze mondiali cercano di stringere accordi per assicurarsi una continuità produttiva. 

In questo caso i ministri del Commercio dei due paesi hanno discusso soprattutto dell’export delle macchine per la fotolitografia, che sono delle macchine chiave per la produzione dei microchip prodotte praticamente solo dalla multinazionale olandese Asml. Di recente il governo olandese ha iniziato a negare le licenze per l’export in Cina all’azienda Asml, nell’ambito della strategia (voluta dagli Usa) di “contenimento tecnologico” della Repubblica Popolare Cinese. 

Nell’incontro quindi il ministro cinese ha invitato il governo dell’Aia a permettere alle aziende olandesi di onorare i propri impegni contrattuali, consentendo la “normale” compravendita di macchinari. Mentre il premier Rutte quando ha incontrato il presidente Xi Jinping ha sollevato la questione dello spionaggio cibernetico cinese ai danni dei Paesi Bassi. Non è chiaro se questo incontro cambierà però qualcosa nelle relazioni fra i due paesi.

Altra visita importante è stata quella del presidente francese Emmanuel Macron in Brasile dove ha incontrato il suo omologo Lula. Macron ha ribadito la contrarietà francese all’accordo di libero scambio tra Unione europea e Mercosur, che sarebbe l’area di mercato dell’America latina. Un accordo problematico da diversi punti di vista: Macron ha citato la poca attenzione dell’accordo al cambiamento climatico, anche se si sa che il motivo principale della contrarietà francese all’accordo sono i contraccolpi economici che questo riserverebbe agli agricoltori transalpini, già molto irrequieti da mesi.

Macron e Lula hanno invece trovato un accordo importante sul tema della tutela della foresta amazzonica. Come riporta il Post, nei prossimi quattro anni la Francia e il Brasile investiranno un miliardo di euro di fondi pubblici e privati per tutelare l’Amazzonia. Fra i provvedimenti annunciati c’è l’impegno a fermare entro il 2030 la deforestazione nella foresta amazzonica, la più grande foresta pluviale del mondo.

Che c’entra la Francia con l’Amazzonia direte voi? Il Brasile è chiaro, perché governa più del 60 per cento della foresta amazzonica. La Francia invece governa la Guyana francese, una regione del Sudamerica che confina con il Brasile e il cui territorio è in gran parte coperto dalla foresta pluviale, che tecnicamente non è Amazzonia, ma insomma, siamo lì. 

Internazionale racconta invece della decisione del governo della Colombia di espellere alcuni diplomatici dell’ambasciata argentina a Bogotá dopo che il presidente argentino Javier Milei ha definito il suo omologo colombiano Gustavo Petro un “terrorista” e un “assassino”.

Petro, in carica dal 2022, è il primo capo dello stato di sinistra nella storia della Colombia e fra lui e l’ultraliberista Milei non scorre evidentemente buon sangue. Il governo argentino non ha ancora reagito alla decisione.

Spostiamoci nel sudest asiatico, in Thailandia per l’esattezza, paese da cui arriva una novità direi storica. Mercoledì la camera bassa del parlamento thailandese ha approvato una legge che legalizza i matrimoni omosessuali, con 400 voti favorevoli su 415 parlamentari presenti. La legge deve ancora essere approvata dalla camera alta e ricevere il consenso del re per entrare in vigore, ma ci si aspetta che possa succedere entro la fine del 2024.

La legge in questione definisce il matrimonio come unione di due individui, modificando la definizione attuale, che invece lo indica come l’unione di un uomo e di una donna. Garantirà alle coppie sposate omosessuali diritti uguali a quelle eterosessuali per quanto riguarda le adozioni, alcuni benefici fiscali, l’accesso all’eredità e la possibilità di prendere decisioni mediche per il partner qualora fosse incapace di farlo autonomamente.

La cosa che più mi ha colpito è che, stando alle dichiarazioni del governo, un sondaggio condotto a novembre indica che il 96,6 per cento della popolazione approva il provvedimento. Se la legge sarà approvata in via definitiva, la Thailandia sarà il terzo paese asiatico a legalizzare le unioni omosessuali, dopo Taiwan e Nepal, e il primo nel sudest asiatico, dove in altri paesi il tema suscita ancora forti opposizioni.

Il parlamento dell’Indonesia ha approvato lo status speciale per la città di Giacarta, affinché resti fulcro economico del paese anche in seguito al trasferimento della capitale. Entro l’anno il presidente eletto Prabowo Subianto potrebbe infatti firmare il decreto per traslocare tutti i centri del potere a Nusantara, città da 32 miliardi di dollari in costruzione nel Kalimantan orientale sull’isola del Borneo. 

Lo spostamento della capitale ha come scopo dichiarato la ridistribuzione della ricchezza in tutto l’arcipelago. Anche se almeno una parte della motivazione è legata al fatto che Giacarta sta letteralmente sprofondando a causa della crisi climatica. Tuttavia, il provvedimento appena varato dovrebbe permettere a Giacarta di rimanere una “città di livello mondiale”.

Si prevede che il governo terrà la cerimonia del Giorno dell’Indipendenza (17 agosto) proprio a Nusantara e che migliaia di dipendenti pubblici vi si trasferiranno entro la fine dell’anno.

Negli Usa invece si discute di nuovo di aborto, per via di un prossimo pronunciamento della Corte Suprema sulle modalità di assunzione di un farmaco per l’aborto. Se ricordate, già due anni fa la Corte, a maggioranza conservatrice, aveva fortemente indebolito il diritto all’aborto negli Usa, ribaltando la storica sentenza Roe v. Wade del 1973 che garantiva l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza negli Stati Uniti.

Questa volta i giudici si pronunceranno sulle modalità di accesso al mifepristone, uno dei due farmaci utilizzati per l’aborto farmacologico, e in particolare sulla possibilità di continuare a consentirne la commercializzazione per posta dopo un consulto in telemedicina.

Sembra una questione secondaria, ma in realtà l’aborto farmacologico è quello più utilizzato in America e molte donne scelgono l’invio per posta sia per evitare le spese della clinica che per question idi privacy. Quindi proibire questa modalità potrebbe avere effetti non indifferenti nel limitare il diritto all’aborto, anche in quegli stati che continuano a garantirlo. 

Dopo le prime udienze i giudici si sarebbero mostrati abbastanza scettici su una limitazione all’uso del farmaco, ritenendo che il gruppo di dottori e organizzazioni antiabortiste non avesse mostrato ragioni sufficienti per mettere in dubbio l’approvazione della commercializzazione del medicinale da parte della Food and Drug Administration. La sentenza dovrebbe arrivare a giugno, quindi pochi mesi prima delle elezioni, sulle quali potrebbe avere una qualche influenza essendo il tema dell’aborto centrale nel dibattito politico Usa. 

Chiudiamo andando un po’ fuori dal tema della puntata, ma non potevo non fare un omaggio a Daniel Kahneman, morto ieri all’età di 90 anni. Kahneman è uno psicologo israeliano, premio Nobel per l’economia, ma qui lo voglio ricordare soprattutto in quanto uno dei maggiori studiosi dei bias cognitivi.

Uno dei suoi libri più famosi è Pensieri lenti e veloci in cui in pratica spiega come il nostro cervello abbia sostanzialmente due modalità di funzionamento. Il pensiero lento è quello a cui normalmente facciamo riferimento quando diciamo pensare. È il pensiero che utilizziamo ogni volta che facciamo qualcosa o osserviamo qualcosa per la prima volta, e quindi dobbiamo costruire percorsi nuovi. Pensate quando imparate a suonare uno strumento, che so una chitarra: all’inizio dovete fare moltissima attenzione ad ogni singolo movimento, facendo uno sforzo cerebrale altissimo. 

Poi a un certo punto scatta qualcosa, e quei movimenti così faticosi diventano improvvisamente naturali. Diventano “veloci”. In pratica il vostro cervello ha immagazzinato quelle sequenza come importanti e non deve ogni volta stare a rielaborare tutto da capo. È diventato un automatismo.

Lo stesso avviene quando si impara a guidare, a sciare, a fare qualsiasi cosa. Ma non solo. Avviene anche per cose più astratte. Ad ogni oggetto che ci circonda o concetto che abbiamo già in mente abbiamo associato un pacchetto di pensieri, azioni, emozioni automatiche. Questi automatismi sono chiamati da Kahneman euristiche. E sono fondamentali perché ci risparmiano la fatica di ripensare tutto da capo ogni volta.

Solo che a volte queste euristiche ci inducono in errore. Essendo scorciatoie possono non tener conto di fattori nuovi e indurre ragionamenti imperfetti o falsi. In questo caso si parla di bias cognitivi, ovvero appunto errori logici frutto degli automatismi del nostro cervello.

E niente, rip Kahneman.

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