9 Ago 2024

Caos nel Regno Unito: dalla destra anti migranti alle manifestazioni antirazziste – #673

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Il Regno Unito è scosso da enormi proteste anti immigrazione, sobillate dai movimenti di estrema destra, da alcuni politci e pesino da Elon Musk, ma è anche attraversata da un importante movimento antirazzista, in risposta. Vediamoci più chiaro, per capire anche cosa ci dice la situazione britannica sulle società occidentali. parliamo anche del nuovo governo in Bangladesh guidato da un pioniere del microcredito, della scelta di Tim Walz come vice di Kamala Harris, della situazione fra Israele-Iran e Palestina e di quella fra Ucraina e Russia, e ancora di diritti animali e di incendi, caldo e mare bollente. 

Sta succedendo un gran casino nel Regno Unito. Un casino legato a delle proteste anti migranti, che sono andate abbastanza fuori controllo, fomentate da gruppi di estrema destra, sobillate persino da Elon Musk, a cui al tempo stesso si è contrapposta una manifestazione antirazzista. Insomma, un gran casino, che va capito e spiegato meglio.

Partiamo dal fatto scatenante. Che è un fatto atroce, tremendo. Il 29 luglio a Southport un ragazzo 17enne si è scagliato con un coltello contro un gruppo di persone che stava partecipando a un evento di danza e yoga a tema Taylor Swift e ha ucciso tre bambine di 6, 7 e 9 anni. Pochi giorni dopo il tribunale di Liverpool ha reso nota l’identità del ragazzo, che è nato in Galles da genitori ruandesi.

A quel punto però alcuni politici e figure dell’estrema destra inglese hanno iniziato a diffondere messaggi falsi in cui insinuavano che fosse un immigrato illegale, criticando la polizia per aver sottovalutato il rischio.

In particolare, come racconta il Post, le rivolte sono state sobillate e sostenute da gruppi di estrema destra come Patriotic Alternative e British Movement, ma anche in parte da politici più noti, come ad esempio Nigel Farage (il primo fautore della brexit) e di altri politici del partito sovranista da lui fondato Reform UK. 

Secondo alcuni esperti analisti inglesi, l’estrema destra, pur con pochi militanti, si è infiltrata in rivolte locali senza organizzarle direttamente. Fatto sta che il Regno Unito è stato attraversato per diversi giorni, e in diverse città, da violente proteste dei gruppi di estrema destra contro l’immigrazione e la popolazione musulmana. Proteste che hanno portato a gravi atti di vandalismo e scontri con la polizia, che ha arrestato oltre 140 persone.

Come spiega sempre il Post in un altro articolo, queste proteste hanno gettato luce su come è organizzata l’estrema destra britannica, e forse non solo. Quelli che un tempo erano gruppi organizzati, come l’English Defence League (EDL), oggi non sono più delle vere e proprie organizzaizoni, ma gruppi di persone non organizzate che si aggregano attorno a leader carismatici che spesso sono anche influencer sui social. 

Nel caso dell’EDL si tratta del suo leader, Tommy Robinson, con 800.000 follower su X, che da un lussuoso hotel di Cipro è accusato di aver se non orchestrato, almeno sobillato parte delle rivolte. Ma lo stesso vale per Matthew Hankinson, ex membro del gruppo neonazista National Action, reo di aver hanno amplificato teorie cospirazioniste sui social media che hanno fomentato le masse. Teorie molto diffuse come quella della grande sostituzione, che sostiene che ci sia un piano orchestrato per sostituire la popolazione bianca delle società occidentali con altre popolazioni attraverso l’immigrazione irregolare. Non mi è chiaro quale potrebbe essere lo scopo di questo diabolico piano, ma vabbé. 

In tutto ciò ci si è messo persino Elon Musk, che un po’ dal nulla ha pubblicato un Post su X ha parlato di “Guerra civile inevitabile nel Regno Unito”, soffiando ulteriormente sul fuoco. Quando il nuovo premier Starmer e la viceministra della Giustizia Heidi Alexander hanno criticato Musk definendo il suo comportamento “irresponsabile”, l’imprenditore, nonché proprietario di X, ha risposto chiedendo a Starmer di tutelare tutte le comunità, e non solo i musulmani.

Comunque, Musk a parte, ci sono state due grosse risposte a queste manifestazioni. Una da parte del governo, che ha dispiegato forze dell’ordine straordinarie e ha stanziati quasi 30 milioni di sterline per garantire la sicurezza delle moschee (a questo si riferiva il tweet di Musk). 

L’altra è stata invece una risposta civile, fatta di enormi proteste antirazziste. Proteste scaturite soprattutto quando sono state rese pubbliche alcune chat di manifestanti di estrema destra che identificavano come obiettivi da colpire alcuni luoghi frequentati da migranti e richiedenti asilo, come centri d’ascolto, studi legali, luoghi di culto e servizi pubblici.

I manifestanti antirazzisti hanno circondato pacificamente molti di questi luoghi, in molte città britanniche, formando una sorta di scudo umano. Anche questo fatto è stato motivo di scontri fra diverse fazioni. Scontri per fortuna limitati.

Ora, che ci dice tutto questo? La mia sensazione è che a livello globale si stiano creando un po’ due società separate, con sempre minore spazio per il dialogo nel mezzo. In alcuni stati, come gli Usa, questa frattura è evidentissima. Democratici e trumpiani quasi non si parlano, non sono amici, non hanno relazioni fra loro. Ma questa cosa sta diventando una matrice comune a molte società. 

Queste due fazioni si schierano ormai sui lati opposti su qualsiasi questione, qualsiasi questione diventa motivo di divisione e conflitto sociale, dall’atleta tunisina, al conflitto in Ucraina, alla pandemia, al cambiamento climatico, all’immigrazione. È una situazione piena di paradossi ovviamente. E si rispecchiano sia in fasce di popolazione diversa, e su fronti politici diversi.

I paradossi sono tanti come vi dicevo. Di sicuro c’è il paradosso che la fazione progressista, più di sinistra, per i diritti, è anche quella che negli ultimi anni è stata la principale fautrice di politiche liberiste e capitaliste che i diritti delle fasce più povere di popolazioni li hanno erosi. Dall’altra parte il paradosso più eclatante mi sembra consistere nel fatto che è una fazione che si dichiara anti-establishment, in qualche modo, ma ne fanno parte gli uomini più potenti del pianeta, da Putin, a Donald Trump, a Elon Musk. E è abbastanza assurdo vedere questa armata di fuoco globale, peraltro molto più coesa e coordinata della sua controparte, scagliarsi, ad esempio, contro un’atleta olimpionica.

Un’altra notizia molto interessante arriva dal Bangladesh. Forse ricorderete, ne avevamo parlato anche qui, che in Bangladesh erano in corso proteste molto forti, e altrettanto fortemente represse, ma trasformatesi anche in virtù della repressione in una vera e propria rivoluzione guidata dagli studenti che ha portato a un ribaltamento del governo. 

Le proteste erano iniziate in seguito all’approvazione di una legge molto controversa che dava dei grossi vantaggi nell’assegnazione dei posti di lavoro nel settore pubblico ai reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971, avvantaggiando così i filo-governativi in un Paese dove la disoccupazione tocca livelli record e la povertà dilaga. 

Sheikh Hasina, al potere da vent’anni, un tempo simbolo della democrazia e anche di una possibile emancipazione femminile in un paese che non brillava per i diritti delle donne, ma era diventata negli anni sempre più autoritaria. Anche le recenti proteste sono state represse nel sangue. Considerate che gli scontri hanno causato circa 400 vittime. 

Comunque, all’ennesima richiesta della premier all’esercito di intervenire con la forza, i capi militari si sono rifiutati e di fatto hanno destituito la premier. A differenza di quello che abbiamo visto succedere in molti paesi di recente, però, la crisi ha portato alla nomina non di un militare ma anzi di un personaggio molto interessante, Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace e inventore del microcredito, una vera celebrità nel mondo della finanza etica, come capo del governo provvisorio. 

Yunus ha 84 anni e ha fondato la Grameen Bank, che ha aiutato 10 milioni di persone a uscire dalla povertà con piccoli prestiti basati sulla fiducia. Un vero e proprio caso studio a livello globale. 

Ugo Biggeri, cofondatore di banca etica e coordinatore per l’Europa del network di finanza etica banking on values ne da una descrizione puntuale e non ideologica su Valori, in cui racconta i suoi pregi ma anche – credo – quelli che identifica come limiti del suo modello. Ad esempio, leggo: “Yunus rappresenta una delle persone più note all’estero ed ha un notevole credito interno. Ha una visione politica attenta alle fasce deboli, ma assolutamente allineata all’economia capitalistica. Nella sua idea di social business non vi è molto spazio ad esempio per l’idea cooperativa o per la regolazione del mercato a favore di misure progressiste”. Al tempo stesso Biggeri si chiede, speranzoso, se le idee del microcredito non potranno aiutare il paese, noto come epicentro della produzione mondiale per il fast fashion, a intraprendere un vero cambiamento sostenibile.

La nomina di Yunus è stata decisa in un incontro tra il presidente Mohammed Shahabuddin, i vertici dell’esercito e i leader del movimento Studenti contro la Discriminazione. 

Yunus ha accettato l’incarico, mentre Sheikh Hasina ha lasciato Dacca in elicottero dopo che migliaia di manifestanti avevano attaccato la sua residenza ufficiale. Fra l’altro Yunus nel recente passato aveva avuto parecchi conflitti con l’ex premier Hasina, era stato rimosso dalla carica di amministratore delegato della Grameen Bank nel 2011 e successivamente coinvolto in numerose cause legali. A gennaio era stato condannato a sei mesi di carcere per violazione delle leggi sul lavoro, ma è stato recentemente assolto.

Comunque, la nomina di Yunus è provvisoria, ma la sua scelta fa ben sperare. A lui spetta il delicato compito di guidare il paese attraverso una transizione pacifica e stabile verso nuove elezioni.

Allora, facciamo un altro po’ di aggiornamenti su questioni internazionali. Sul fronte statunitense, le novità principali sono che Kamala Harris è stata nominata ufficialmente come nuova candidata democratica e ha già scelto anche il suo vice. Si era parlato a lungo di Josh Shapiro, governatore della Pennsylvania come candidato favorito, ma alla fine la scelta è ricaduta su Tim Walz, governatore del Minnesota, che Avvenire definisce “lo zio d’America che piace alla gente”. 

La stampa lo descrive come un tizio pacato, non troppo avvezzo alla polemica. Una persona chiara e schietta, di idee moderate su alcuni aspetti più vicino ai repubblicani che ai democratici, diventato progressista forse più per convenienza politica che per reali convinzioni personali. Ad esempio su temi come il diritto all’aborto e la legalizzazione della marijuana a scopi ricreativi, o il congedo familiare retribuito si è fatto promotore di leggi molto progressiste, anche in contraddizione con sue posizioni passate.

Idem sul tema delle armi e degli animali ha posizioni un po’ controverse. È un cacciatore ma ha voltato le spalle alla National Rifle Association, una delle sigle più forti della lobby delle armi che aveva finanziato la sua campagna, scegliendo di indurire la legge sul possesso di pistole e fucili.

La scelta di Harris sembra in parte dovuta alle idee, in parte allo stile di Walz, che si concilia con la nuova linea della campagna elettorale democratica, che più che gridare al pericolo per la democrazia sembra puntare sul ridimensionare Trump, Vance e la loro schiera. Il termine più usato è weird, strani. Oltre a ciò, Walz ha una caratteristica fondamentale, che condivide con tutti gli altri papabili vice e anche con il vice scelto da Trump JD Vance. Proviene dal Midwest. Ovvero quel gruppo di stati in cui secondo tutti gli analisti si giocheranno le elezioni americane. E avere un vice che proviene da uno stato in bilico è da sempre considerata una buona mossa per accaparrarselo. Vedremo.

Facciamo un po’ il punto anche lato conflitti. Sul fronte Israelo palestinese, e mettiamoci dentro anche l’Iran, domina ancora l’attesa. Le minacce di attacco iraniane contro il territorio di Israele sono fin qui rimaste delle minacce, e col passare dei giorni aumentano le speranze internazionali che la tanto preannunciata reazione del regime di Teheran contro Israele in seguito all’uccisione del leader di hamas Hanyeh a Teheran possa essere in qualche modo risolversi in un nulla di fatto grazie all’azione della diplomazia internazionale. 

Non so dirvi quanto sia realistico che andrà così, mi sembra improbabile che non arrivi nessuna reazione da parte di Khamenei compagnia, vista l’importanza simbolica anche che il regime iraniano attribuisce alla sua forza militare anche in politica estera e diplomazia. Quello che forse possiamo augurarci è una risposta simbolica, tipo quella avvenuta il mese scorso. 

Sul fronte palestinese invece è stato eletto il successore di Hanyeh, il nuovo capo politico di Hamas, ed è nientemeno che Yaya Sinwar, il capo di hamas a Gaza, nonché colui che è ritenuto la mente degli attentati del 7 ottobre. Quindi una figura più estremista di Hanyeh, come potevamo aspettarci dopo la sua uccisione. Ciononostante si rincorrono le fonti – in particolare della Casa Bianca – che danno un cessate il fuoco a Gaza come imminente. 

Sul lato ucraino invece la principale novità è stata una forte controffensiva, dai contorni ancora non del tutto chiari, dell’esercito ucraino su suolo russo nella regione di Kursk. L’esercito ucraino ha sfondato il confine russo e ha fatto questa incursione di circa 10 km. 

Nessun giornale parla dell’utilizzo di armi occidentali nell’operazione quindi suppongo che non siano state usate. L’operazione è stata condannata immediatamente da Putin, che ha rilanciato dicendo che adesso l’offensiva russa non si fermerà più agli obiettivi iniziali e che dovrà arrivare fino alla conquista di Kiev. Un rappresentante Ue invece ha immediatamente avallato l’operazione offensiva ucraina definendola legittima. 

Ma qual è il senso di questa operazione offensiva in questo momento? Gli obiettivi sembrerebbero essere principalmente due, il primo è di interrompere le operazioni offensive dell’esercito russo in Ucraina, obbligandolo a ripiegare e spostare forze sul suo territorio; il secondo potrebbe essere quello di arrivare ai negoziati ‟in posizione di vantaggio”, facendo capire ai russi che possono attaccarli anche sul loro territorio.

Torniamo in Italia e torniamo a parlare di diritti animali. Perché in pieno agosto, praticamente alla chiusura del Parlamento, è arrivata un provvedimento che rinvia nuovamente di 12 mesi l’applicazione della legge sullo spettacolo che proibirebbe l’utilizzo degli animali nei circhi. Una legge già bella e fatta che va solo applicata, ma che il governo continua a rimandare. Vi faccio ascoltare a tal proposito un video/audio del presidente Lav Gianluca Felicetti, dato che la Lav ha fatto una vera e propria battaglia per quresta legge e non sembra intenzionata a mollare.

Audio / video disponibile nel video / podcast

Sempre a proposito di diritti degli altri animali c’è però anche una bella notizia. Un altro grande marchio si unisce al novero dei fur free. Il marchio in questione è Max mara e anche qui c’è lo zampino di lav. Vi leggo solo un piccolo estratto del comunicato: “Anche Max Mara Fashion Group è diventata fur-free; un risultato che abbiamo raggiunto nonostante la totale indifferenza dell’azienda alle nostre richieste di incontro e che è stata proprio la causa della campagna globale di pressione #FurFreeMaxMara organizzata con la Fur Free Alliance e che ha visto LAV e Humane Society International protagonisti di un clamoroso blitz in mongolfiera presso la sede centrale del Gruppo a Reggio Emilia lo scorso febbraio”, dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV Area Moda Animal Free.

Dopo aver ricevuto centinaia di migliaia di e-mail, migliaia di telefonate, innumerevoli post sui social media e persino aver visto una mongolfiera sorvolare la sua sede in Italia, Max Mara Fashion Group ha annunciato ufficialmente la decisione di dismettere le produzioni in pelliccia animale.

Infine, per chiudere sul tema altri animali, vi segnalo un interessantissimo articolo di Focus, che spiega come la scomparsa degli avvoltoi in India abbia causato la morte di oltre mezzo milione di persone. Non sto qui a spiegarvi come, trovate l’articolo sotto fonti e articoli, ma è un pezzo (che fra l’altro fa riferimento a uno studio di Science) che mostra ancora una volta come siamo noi a dipendere per la nostra vita e salute dalla biodiversità e da questo specifico equilibrio degli ecosistemi, e non viceversa.

Continua a fare un discreto caldo, nel mondo. Diversi paesi sono alle prese con gli incendi, abbiamo parlato della California ma anche la foresta Amazzonica non è da meno. Vi lascio anche qui qualche articolo per approfondire. L’agenzia europea Copernicus ha pubblicato le prime stime sul 2024 e sembra che andiamo di nuovo incontro a un anno record per le temperature.

Oggi però voglio parlarvi soprattutto di mari. E voglio farlo con due contributi dalle nostre due redazioni regionali. Mercoledì e giovedì sono uscite infatti rispettivamente le rassegne regionali mensili siciliana e ligure e in entrambi i casi il tema del mare molto più caldo del normale è stato un tema importante. Le rassegne complete le trovate sotto fonti e articoli, e vi consiglio di ascoltarle. 

Qui però vi faccio ascoltare questi due contributi. Il primo è di Selena Meli della nostra redazione siciliana. 

Audio disponibile nel video / podcast

Il secondo invece arriva da Emanuela Sabidussi, di Liguria che Cambia.

Audio disponibile nel video / podcast

Bene siamo davvero in chiusura. Prima di salutarci qualche informazione di servizio. La prima: se siete abbonati/e domani uscirà una puntata speciale, una sorta di epiusodio crossover fra INMR+ e A tu per tu in cui io e Daniel facciamo un gioco legato ai nostri due format e vi consigliamo le puntate che ci sono piaciute di più del format dell’altro. E alla fine c’è anche un gioco a premi a cui potete partecipare e vincere una cosa carina. 

Con oggi INMR va in pausa estiva, e salvo cose grosse ci rivediamo a inizio settembre. Anche la redazione chiude, ma solo per 2 settimane. Riprendiamo le pubblicazioni il 22 agosto. Comunque se ci seguite sui social ripubblicheremo un po’ il meglio di. In particolare vi invito a seguirci sul nostro canale Telegram.

A presto, buona estate.

#Regno Unito
la Repubblica – Rivolte in Inghilterra, così migliaia di antifascisti hanno sorpreso e umiliato i razzisti
il Post – L’estrema destra che sta aizzando le rivolte anti migranti nel Regno Unito
il Post – Le rivolte anti immigrazione nel Regno Unito sono diventate un problema per il governo
il Post – Migliaia di manifestanti antirazzisti hanno protestato in tutto il Regno Unito

#Bangladesh
Huffpost – Favola Bangladesh. Gli studenti vincono: il banchiere dei poveri e premio Nobel Yunus a capo del governo
Valori – Bangladesh, cosa ci si può aspettare con Mohammed Yunus al governo

#Usa
Avvenire – Chi è il vice scelto da Harris. Tim Walz, lo «zio d’America» che piace alla gente

#Russia-Ucraina
il Fatto Quotidiano – Kursk, l’Ucraina avanza per 10 km. Mosca: “Respingiamo l’attacco”: Ue: “Kiev si difende e ha diritto a colpire dove ritiene necessario”

#altri animali
Focus – Ecologia La scomparsa degli avvoltoi in India ha causato la morte di mezzo milione di persone
LAV – Approvato in Parlamento il rinvio dell’attuazione della legge sullo spettacolo
Veganok – Max Mara Fashion Group diventa fur-free

#Clima
Italia che Cambia – Mare bollente, cartoni al posto di ingessature e c’è chi sogna di venire a vivere in Sicilia – INMR Sicilia #5
Italia che Cambia – Soprusi e violenze su donne: da migranti a consigliere comunali – INMR Liguria #9
Internazionale – Brasile, aumento record degli incendi in Amazzonia nel primo semestre del 2024
il Fatto Quotidiano – Copernicus: luglio 2024 il secondo mese più caldo di sempre. E il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato

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