Siccità, sanità, grifoni e speculazione energetica, carcere e Cpr “lager”: la rassegna stampa sarda – INMR Sardegna #49
Nelle precedenti rassegna stampa più volte vi abbiamo parlato del fenomeno della siccità, di come abbia messo in ginocchio tutta l’Isola, con effetti devastanti. La superficie interessata dai danni legati alla siccità è di circa 18 mila ettari e il danno alle produzioni è pari a 9,5 milioni di euro, comprendendo circa 200 mila euro di danni al settore apistico. Bene, quello che però è successo in settimana è che il Governo Meloni ha deciso di non assegnare risorse alla Sardegna per i danni subiti dalle produzioni agricole a causa della siccità in corso. Secondo la guida italiana di centrodestra, i danni rientrerebbero tra i rischi del settore e non tra quelli eccezionali. La Regione Sardegna aveva infatti proposto la «dichiarazione dell’esistenza del carattere di eccezionalità dei danni causati dal fenomeno siccitoso che ha colpito il territorio regionale tra novembre 2023 e giugno 2024», ma per il governo italiano la siccità in sardegna non è una calamità. Immediata la reazione della giunta regionale, primo fra tutti l’assessore all’agricoltura Gian Franco Satta, sottolineando come si tratti di: «Una situazione conclamata e aggravata da contingenze meteorologiche sempre più estreme, ritenuta però condizione non sufficiente per scegliere, responsabilmente, di offrire supporto e sostegno a un’Isola, a una Regione, ad un intero comparto, a operatori di settore e rispettive famiglie che dell’agricoltura vivono alimentando l’economia della Sardegna e dell’Italia intera. Una presa di posizione che non possiamo né vogliamo, né dobbiamo accettare passivamente». Anche la presidente Todde ha voluto sottolineare come: “È vergognoso che il governo Meloni non consideri un’emergenza la siccità che sta colpendo duramente la Sardegna. È inaccettabile che le nostre richieste vengano sottovalutate e che la Sardegna venga ancora una volta considerata una Regione di serie B. Il Governo nazionale deve assumersi le sue responsabilità nei confronti del comparto agro-pastorale sardo che è vitale per l’economia isolana”. Come ricostruisce Davide Madeddu sul sole 24 ore, si inasprisce quindi lo scontro tra la Regione Sardegna e Palazzo Chigi. Ricordiamo infatti l’impugnazione della legge 5, la cosiddetta moratoria sulle rinnovabili, che ha suscitato non poco dissenso, vi raccontiamo ora invece della richiesta respinta dal ministero dell’agricoltura sull’emergenza siccità e vediamo tra qualche minuto anche l’impugnazione per quanto riguarda la sanità, della norma regionale che permette ai medici in pensione di rientrare in servizio. Una serie di azioni che non piacciono alla giunta regionale e che hanno suscitato non poche polemiche in tutta l’Isola, con anche richieste di presa di posizione e responsabilità da parte dell’opposizione regionale di centro destra, rispetto alle azioni del governo italiano guidato appunto dalla destra.
Parliamo ora di carcere e cpr perché da entrambe queste realtà, ancora una volta arrivano notizie preoccupanti. Iniziamo dal carcere di Uta dove, secondo quanto denunciato dall’associazione Socialismo Diritti Riforme, c’è il 32% in più di detenuti. sono 742 i detenuti ospitati nel carcere: sui 561 posti disponibili. Anche la situazione del carcere di Sassari, è problematica. A Bancali infatti, secondo istituto penitenziario più grande dell’isola, secondo i dati ministeriali, si trovano 521 persone detenute per 454 posti. Una situazione che determina vari problemi, sia strutturali legati alla vivibilità degli spazi che legati ad esempio all’accesso ai cosiddetti interventi rieducativi ai quali dovrebbero avere accesso tutte le persone detenute. E aggiungiamo, una situazione che non dovrebbe esistere dal momento in cui il carcere dovrebbe avere la funzione appunto di affiancare la persona, riabilitarla, mentre invece le cronache ci continuano a raccontare tutt’altro. Allo stesso tempo, un luogo che non dovrebbe essere carcere ma che invece, come ci dichiarò in una precedente intervista l’attivista Stefano Galieni, spesso detiene persone imprigionate per una non colpa, è il cpr di Macomer. Anche da qua non arrivano notizie positive: la deputata di Alleanza Verdi Sinistra Francesca Ghirra ha visitato il centro di permanenza per i rimpatri dichiarando che “il cpr di macomer è un lager”. Come descritto in conferenza stampa e ricostruito su La Nuova Sardegna, pare una struttura che arriva dal passato più buio dell’umanità, dove il rispetto dei diritti umani non sembra ammesso all’ingresso. Una situazione condita dai racconti delle violenze subite dai detenuti, raccontate in prima persona da Omar, ex ospite della struttura, oggi finalmente libero, che ha offerto un terribile spaccato della vita all’interno del cpr di Macomer. Il report prodotto dalla deputata Ghirra e dalle associazioni “Naga” e “Mai più lager- No ai Cpr” diventerà un esposto che verrà trasmesso alla Procura di Nuoro in modo che si possa finalmente accendere la luce sul “Cpr più impenetrabile d’Italia”.
Per quanto riguarda la sanità abbiamo notizie buone e altre meno positive diciamo. Iniziamo dalle positive, ovvero il fatto che è stato eseguito nei giorni scorsi all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari, il primo prelievo multiorgano in Sardegna da donatore a cuore fermo controllato. La procedura, che ha comportato il prelievo di fegato e reni destinati a pazienti in attesa a Roma e a Padova, è stata portata a termine con successo sulla base del programma nazionale di donazione a cuore fermo del Cnt Istituto Superiore di Sanità, già adottato in diverse regioni e avviato quest’anno anche nell’Isola dal Centro regionale Trapianti con il supporto dell’Assessorato della Sanità. Il tutto costituisce un momento storico anche perché la tecnica consente di ampliare il numero di potenziali donatori contribuendo a soddisfare la domanda dei pazienti sardi in attesa di trapianto nella nostra isola, e rafforzando contestualmente la rete di interscambio nazionale. Una notizia positiva inserita però un quadro generale della sanità sarda che continua a non essere dei migliori. Il sistema sanitario sardo mostra ancora un preoccupante squilibrio territoriale nella distribuzione delle risorse per la sanità convenzionata ambulatoriale, penalizzando il nord sardegna. Questo è quanto emerge dal rapporto di Life Sardegna, commissionato dalla Fap Acli di Sassari, l’associazione degli anziani e pensionati delle Acli del Nord Sardegna. Come ricostruisce Sardinia Post quindi, il divario tra i territori persiste, principalmente a causa di una regola regionale che impedisce ai contratti del privato convenzionato di diminuire più del 2 per cento da un anno all’altro. Questa norma, apparentemente pensata per proteggere i fornitori di servizi sanitari, finisce per cristallizzare disparità storiche a scapito di un’equa distribuzione delle risorse. Il Centro-sud dell’Isola, in particolare Cagliari, risulta il principale beneficiario di questa regola, assorbendo oltre il 60 per cento delle risorse disponibili. Le Asl di Sulcis, Medio Campidano e Oristano godono di budget paragonabili a quello della Asl 1 di Sassari, nonostante servano una popolazione significativamente inferiore. Questo si traduce in un notevole divario pro capite nella disponibilità di servizi sanitari convenzionati.
Il rapporto mette in luce come questa disparità non sia solo una questione di numeri, ma abbia un impatto diretto sulla qualità della vita dei cittadini, e sul futuro dell’isola. Le lunghe liste d’attesa e la disomogeneità nell’accesso ai servizi sanitari convenzionati rischiano di creare un sistema sanitario a due velocità all’interno della stessa regione.
Prima di passare alla prossima notizia restiamo a tema sanità, ovvero il fatto che, come anticipavamo qualche minuto fa, al centro dell’ultima contrapposizione tra stato e regione c’è la norma approvata dal Consiglio regionale che permette ai medici in pensione di rientrare in servizio. Nello specifico si tratta della legge che consente il richiamo in servizio «di medici di base in pensione per fronteggiare, almeno fino a fine anno, la grave carenza di personale sanitario». A motivare l’impugnazione il fatto che «alcune disposizioni in materia di ordinamento civile, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale, violano l’articolo 117 della Costituzione». Immediata la reazione della Regione, con la presidente Alessandra Todde che subito ha commentato: «Mentre a Roma promuove l’autonomia differenziata, il Governo Meloni ha deciso ieri di impugnare la nostra legge regionale numero12 del 2024. La Regione Sardegna paga interamente per la propria sanità. Ma nonostante questo il governo dice che abbiamo ecceduto nelle nostre competenze». Per l’assessore della Sanità Armando Bartolazzi si tratta di una impugnazione «incomprensibile» giacché la misura «è nata per coprire un’emergenza conclamata e grave con carenze di medici di medicina generale per migliaia di abitanti in alcuni territori». Un provvedimento necessario «previsto esclusivamente su base volontaria», ha aggiunte sempre l’assessore, che avrebbe dovuto aiutare le aree più svantaggiate. Insomma, le cronache parlano chiaro: il diritto alla salute nell’isola, tra tagli, norme impugnate e quotidianità in affanno, resta un privilegio per pochi
Un involo quasi simultaneo di 22 giovani grifoni e uno spettacolo raro ed emozionante: è accaduto nei giorni scorsi a Cea Romana, nel territorio comunale di Villasalto, nell’ambito del progetto Life Safe for Vultures. Come riporta Ansa, l’Agenzia Forestas ha aperto la voliera di ambientamento che da sei mesi ospitava i 21 uccelli arrivati dalla Spagna e uno proveniente dalla Francia, destinati al programma di ripopolamento della specie nel sud Sardegna, un’area in cui è sempre esistita e ha svolto un importante ruolo ecosistemico, finendo per estinguersi verso la fine degli anni Sessanta. Nel giro di pochi minuti i grifoni, tutti nati nel 2023, hanno abbandonato la struttura e iniziato a sfruttare le correnti ascensionali per perlustrare la zona e assaporare la libertà ritrovata o mai sperimentata prima: due di loro, quello francese e uno degli spagnoli, sono nati in cattività. Una notizia bellissima che abbiamo però voluto commentare insieme a Stefano Deliperi del Gruppo di Intervento Giuridico, che più volte ha sottolineato come questi programmi di ripopolamento cozzino con la minaccia di una speculazione energetica data anche dalla realizzazione senza freni di parchi eolici: questi ultimi possono infatti avere impatti negativi sull’avifauna selvatica.
Lunedì abbiamo inaugurato la settimana con un articolo perfettamente in tema con il clima di questi giorni: parliamo di funghi e della necessità di ritrovare un equilibrio nei boschi sardi. Come scriviamo, l’arrivo delle piogge autunnali in Sardegna segna l’inizio della stagione dei funghi, ma con essa emergono anche problematiche legate all’assalto indiscriminato dei boschi. La mancanza di una regolamentazione regionale sulla raccolta dei funghi nell’isola crea conflitti con i proprietari terrieri e mette a rischio l’ambiente naturale. In questo scenario, è fondamentale riflettere su come la natura non sia un territorio da conquistare, ma uno spazio da rispettare, garantendo la sostenibilità per tutte le specie che lo abitano. Anche perché è vero, non esiste una legge come dicevamo una legge in sardegna che regolamenti la raccolta, ma ciò non significa che non si debbano rispettare alcuni aspetti. Ne abbiamo parlato col gruppo di intervento giuridico che ha ricordato come il riferimento dovrebbe essere la normativa italiana, la quale prevede un limite alla raccolta (3kg) ma anche il fatto che la raccolta dei funghi nei boschi e nelle campagne rientranti nei demani civici è riservata ai soli titolari dei diritti di uso civico, cioè i cittadini residenti nei rispettivi Comuni. In Sardegna però non mancano anche comuni, come Aggius, che hanno scelto di regolarsi in autonomia attraverso ordinanze e specifici divieti. Insomma, evitiamo che nei boschi ci sia il far west, e se non sappiamo quale sia il miglior modo per approcciarci a un ambiente naturale, informiamoci! Trovate l’articolo nella nostra home
Martedì invece spazio a un racconto che ci e vi è piaciuto molto. Ottobre è il mese dedicato alla consapevolezza ADHD, acronimo inglese che sta per Attention Deficit Hyperactivty Disorder [“Disturbo da deficit di attenzione”], e per questo motivo abbiamo scelto di dare spazio a un racconto/testimonianza. Claudia Piras, esperta in comunicazione, ci ha infatti raccontato – con una nota di sarcasmo – la sua esperienza personale con l’ADHD, tra diagnosi tardive, fenomeni social e riflessioni che spingono a una nuova consapevolezza collettiva e sociale. A partire da quella tazza sporca lasciata nel lavandino, Claudia Piras ha percorso alcune delle tappe fondamentali che l’hanno condotta a una diagnosi prima, alla conferma di una consapevolezza possibile, poi. Il racconto passa anche per il sottolineare come, per i pregiudizi di genere che caratterizzano ogni ambito, spesso per donne e bambine sia molto più difficile arrivare a una diagnosi. È molto bello, e soprattutto è un punto di vista da ascoltare, in virtù non solo del mese di sensibilizzazione ma soprattutto delle consapevolezze che dobbiamo abbracciare insieme, come una comunità.
Mercoledì abbiamo raccontato Veghu, una realtà che probabilmente conoscete ma che se non avete mai sentito nominare, dovete assolutamente conoscere! Si tratta infatti del primo centro di riferimento in Sardegna per la ricerca, formazione, produzione e vendita di formaggi 100% vegetali, ma non solo: Veghu è anche una comunità inclusiva e intersezionale, che guarda al futuro dell’Isola, nell’Isola, ed è per questo che abbiamo scelto di intervistarli e di conoscere i loro prossimi progetti. Quello che ci ha entusiasmato di più è l’Academy che partirà a gennaio, e sarà la prima accademia al mondo dedicata esclusivamente ai formaggi vegetali. Offrirà corsi professionalizzanti strutturati con moduli e test finali. Con il fondatore di Veghu, Marcello Contu, abbiamo anche parlato anche dell’importanza di un progetto antispecista in un mondo in cui il consumo anche di derivati animali sta diventando sempre più impattante, e di come progetti come il suo siano in grado di dare vitalità alle comunità in balia dello spopolamento. Anche questo, lo trovate su www.sardegnachecambia.org
Infine giovedì spazio agli amici dell’assemblea Natzionale Sarda con un articolo bilingue, in sardo e italiano, sul successo della terza edizione del festival Faulas di Oristano, l’evento che decostruisce i luoghi comuni sulla sardegna. Non diciamo una parola di più perché abbiamo scelto di dare la parola direttamente ai volontari e alle volontarie che hanno organizzato il festival, attraverso la voce del presidente di ANS, Riccardo Pisu Mascia.
E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:
- Restiamo a Oristano perché questo fine settimana l’arte contemporanea sarà protagonista. inaugura infatti questo sabato alle 18.30 la mostra “KOLOSSÒI. Pastorello nell’Isola dei Giganti”, sempre nei ritrovati spazi del Foro Boario. Curata da Ivo Serafino Fenu e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Oristano in collaborazione con la Fondazione Oristano e la Fondazione Mont’e Prama, nella mostra Giovanni Manunta, in arte Pastorello, uno tra gli artisti più capaci e determinanti del panorama artistico contemporaneo della Sardegna, rende omaggio alle statue dei Giganti di Cabras, presentando una visione metafisica e metastorica di un’isola popolata da giganti, creature feroci, alberi ancestrali, paesaggi pre e post-umani. Mondi sempre in evoluzione, abitati da figure seduttive e fatali, una sorta di “trappola visiva” creata da un artista che ha fatto della pittura la sua ragione di vita. Per visitarla comunque avete tempo: sarà fruibile fino al 19 gennaio
- A Dolianova questo sarà un fine settimana di tradizione: il 19 e 20 ottobre torna la sesta edizione di “Dolia è”, due giornate ricche di appuntamenti dedicati alla cultura isolana. Cuore dell’evento sarà la rassegna di Canto a Tenore, patrimonio dell’umanità, con le coinvolgenti esibizioni di alcuni tra più importanti cori dell’isola e le più rappresentative maschere della cultura sarda. Sarà anche una festa del gusto tradizionale e internazionale, con tanto street food tra degustazioni guidate di vini, birre, liquori e prodotti tipici del territorio, tour culturali per scoprire le bellezze del Parteolla, mostre, mercatini, laboratori artigiani, sfilate di moda, intrattenimento anche per i più piccini, musica e Dj set. Le opportunità per conoscere e trascorrere un fine settimana leggero, non mancano
- A Villamassargia invece venerdì sabato e domenica torna la sagra delle olive a s’ortu Mannu, un posto bellissimo che se non conoscete dovete assolutamente visitare, un orto di ulivi millenari e secolari. Questo fine settimana gli appuntamenti sono vari, tra escursioni, musica con il concerto di Piero Marras, Istentales e Alexia, fiere espositive e laboratori esperienziali. Ovviamente, olive e olio saranno i protagonisti indiscussi dell’evento con degustazioni e show cooking. Non perdetevelo
- Infine, questo fine settimana torna Monumenti Aperti. Studenti e volontari attendono i visitatori a Selargius, ad Aggius, Aglientu, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Luogosanto, Luras, Santa Teresa Gallura, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola e a Viddalba. Un evento che contribuisce a far conoscere i territori e le loro bellezze storiche, artistiche, architettoniche e ambientali. Tutte le info sul sito www.monumentiaperti.com
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