11 Ott 2024

Lingua blu, “teoria gender” all’Università, energia e crisi climatica: la rassegna stampa sarda – INMR Sardegna #48

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Parliamo di lingua blu, un virus che nell’isola colpisce sempre più animali con numeri decisamente preoccupanti: in pochi mesi nell’Isola sono morte 20mila pecore. Parliamo anche dell’attacco della Lega contro il corso di Sassari sul corso “teoria di genere e queer”, e della richiesta alla ministra dell’Università Bernini di prendere provvedimenti; vedremo meglio questa notizia anche grazie al contributo di Alice Salimbeni, geografa transfemminista dell’Università di Cagliari e assegnista all’Università di Milano-Bicocca che utilizza nella sua ricerca approcci femministi per studiare le discriminazioni urbane e territoriali. Faremo poi il punto sull’energia con le novità in materia di transizione ecologica, dal piano di 50milioni approvato dalla regione alla denuncia che arriva da un apicoltore di Uta rispetto alle isole di calore provocate dai fotovoltaici. Infine, parleremo del fatto che quasi il 15% della Sardegna è a rischio alluvioni e inondazioni. Nella seconda parte della rassegna come sempre vi racconteremo invece gli articoli della settimana su sardegna che cambia, con un contributo anche qua da parte di Piero Loi di Indip in merito alla loro pubblicazione sul tema della questione energetica sarda, e poi in chiusura gli eventi in arrivo per il weekend.

Il virus della “Lingua blu” in Sardegna è diventato un’emergenza. Sono circa 20.000 le pecore morte in pochi mesi nell’Isola, un problema per gli animali ma anche per lavoratori e lavoratrici del settore dell’agricoltura e dell’allevamento, assestando un altro duro colpo per agli allevatori dopo la siccità. secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna vi sono oltre 124 mila animali infetti e oltre tremila focolai. Coldiretti, denuncia che il comparto “è ormai in ginocchio a causa di danni già certi per oltre 25 milioni di euro”, e la richiesta è quella di istituire subito lo stato di emergenza e un’unità di crisi permanente per contrastare la lingua blu in Sardegna. Ad essere utile sarebbe anche un tavolo tecnico per gestire una situazione insostenibile e una task force per gestire le procedure di indennizzi, necessari per sostenere gli allevatori sardi. In merito, il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato mercoledì l’ordine del giorno sulla necessità urgente di porre in atto misure rapide per arginare la diffusione del virus nelle aree colpite dell’Isola. La mozione impegna la presidente della giunta e l’assessore della Sanità a “porre in essere con urgenza ogni misura possibile per il tempestivo contenimento della pandemia in corso al fine di scongiurare l’ennesima catastrofe; a disporre quanto prima la ricognizione puntuale su tutto il territorio regionale per accertare, nel minor tempo possibile, quale sia la reale situazione della pandemia negli allevamenti sardi e a incrementare il numero di veterinari nei vari territori”.
Nei giorni scorsi la commissione Sanità, guidata da Carla Fundoni, ha sentito in audizione gli assessori della Sanità Armando Bartolazzi e dell’Agricoltura Gianfranco Satta: “Siamo assolutamente consapevoli delle criticità che si stanno vivendo in tutta la Sardegna – sottolinea la presidente Fundoni – e tutto ciò che poteva essere messo in campo lo ribadiranno gli assessori in Aula”. Continueremo come sempre a monitorare la situazione, ma vi rimando anche al nostro articolo in merito di cui vi parlerà tra poco il nostro Alessandro Spedicati, con dati, informazioni e possibili soluzioni alla diffusione del virus, in collaborazione con Helis Blog

Alla Lega non piace il corso di “teoria di genere e queer” dell’Università di Sassari. L’ha riportato la Nuova Sardegna in settimana con un’intervista di Luigi Soriga al deputato che ha sollevato la questione, Rossano Sasso. Sasso è appunto un deputato barese della Lega, autore della risoluzione approvata alla Camera contro l’insegnamento della cosiddetta ideologia gender all’interno degli istituti scolastici. Nel testo si legge che “le istituzioni scolastiche a volte vengono utilizzate come palco privilegiato per propagandare qualsiasi ideologia comprese quelle che attengono all’ideologia gender”, promuovendo “in modo unilaterale e acritico modelli comportamentali ispirati alla cosiddetta ideologia gender”. Una risoluzione che ha suscitato non poche critiche e proteste, anche in virtù dell’utilizzo di un termine “ideologia gender” difficile da inquadrare con un significato preciso. Come ha ribadito da Arcigay Marta Rohani, responsabile Scuola nella segreteria nazionale dell’associazione, «L’ideologia gender, per la prima volta citata in un documento ufficiale del parlamento italiano, non esiste, è un’invenzione della destra e dei movimenti ultra cattolici. Esistono invece percorsi di educazione alle differenze, alla sessualità e all’affettività come elemento fondamentale per la costruzione di una società inclusiva e democratica». Ritorniamo però alla notizia sarda perché come anticipato, all’Università di Sassari già da due anni la parola queer è stata istituzionalizzata e scritta nero su bianco in un corso di studi tenuta da Federico Zappino, filosofo e attivista. Nel corso di laurea in Scienze Politiche insegna: Teorie di genere e queer. Un corso contro il quale il deputato leghista Sasso punta il dito, chiedendo l’intervento della ministra dell’Università Anna Maria bernini. Alla domanda su cosa contesta e che risposte vorrebbe dalla ministra, il deputato dichiara che “vorrei sapere se il ministro avvalla che un inseime di teorie, prive di alcuna dignità scientifica, possano diventare una materia di esame e se un ricercatore a tempo determinato, filosofo di estrema sinistra e attivista lgbtqi sia giuridicamente abilitato all’insegnamento. Ciò che mi preme di più – aggiunge sempre il deputato – è conoscere se il ministro condivida il fatto che sia stato elevato al rango di testo universitario gli “Elementi di critica omosessuale” dello storico attivista Mario mieli. Lo stesso che – sempre secondo quanto dichiara il deputato – sdoganò la pedofilia”. “Qui – ha aggiunto nell’interviosta Sasso – si vuole far leva sull’obbligatorietà della frequenza scolastica per indottrinare studenti all’ideologia gender”. Abbiamo deciso di chiedere in merito a questa notizia un commento ad Alice Salimbeni, geografa transfemminista dell’Università di Cagliari e assegnista all’Università di Milano-Bicocca che utilizza nella sua ricerca approcci femministi per studiare le discriminazioni urbane e territoriali.

Arriviamo ora al nostro solito punto sulla questione energetica sarda. Questa settimana tra le notizie di cronaca c’è anche la denuncia dell’apicoltore di Uta Davide Monni, il quale ha dichiarato all’unione sarda che lo scorso anno, per un’isola di calore provocata dagli impianti fotovoltaici che circondano la sua attività, ha dovuto spostare le arnie. Come dichiara l’apicoltore Gli impianti fotovoltaici hanno fatto si che nelle giornate più calde si generassero delle isole di calore e hanno costretto l’azienda a spostarsi dal suo habitat, isole di calore che bruciano l’habitat che serve alle api per vivere, andando a danneggiare le fioriture delle varie stagioni. La stima è di circa 100 alveari persi e 6milioni di api. Oltre al cambio del luogo, hanno anche dovuto verniciare su consiglio di un apicoltore della Tunisia i coperchi delle arnie, ma la situazione, in virtù della possibilità che altri impianti vengano realizzati nella zona, al momento non ha una soluzione definitiva. Questo è una delle varie conseguenze al timore di un’occupazione massiva del territorio sardo con impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. In materia energetica c’è però anche una novità, ovvero il fatto che un piano di finanziamento da 50 milioni di euro è stato approvato dalla Regione Sardegna per favorire l’elettrificazione e l’efficientamento energetico degli edifici e degli impianti pubblici. “Anche questo intervento – ha spiegato la presidente Todde – è in linea con la nostra missione di ridurre le emissioni di gas serra, tagliare i costi energetici e migliorare la qualità degli spazi pubblici. Dei 50 milioni complessivi, investiamo 40 milioni sull’efficientamento energetico per riqualificare gli edifici pubblici e 10 milioni per modernizzare l’illuminazione delle nostre strade. La Sardegna compie un grande passo in avanti verso la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico”.


Ultima notizia per quanto riguarda la parte di cronaca settimanale arriva dall’analisi  realizzata dall’Ufficio di Confartigianato Sardegna, su dati Ispra e Istat del 2022. Secondo il report, gli eventi legati ai cambiamenti climatici mettono a rischio il 62,6% delle oltre 4mila imprese montane della Sardegna, distribuite in 34 comuni. Nell’Isola, come riporta Youtg, le circa 2.500 imprese, con i quasi 6.300 dipendenti, che operano in montagna, sono fortemente in pericolo a causa di frane e alluvioni che potrebbero causare danni a persone e infrastrutture. Tra le province più a rischio in Italia inoltre, due sono le sarde: Nuoro, al sesto posto con il 76,7% delle attività, e il Sud Sardegna, con il 27,2% delle imprese. Le analisi dicono anche come il 14,4% della Sardegna, ben 3.477 chilometri quadrati, sia a rischio alluvioni e inondazioni, interessando così 477mila abitanti e quasi 1.500 beni culturali. I numeri per l’Isola, per fortuna, dicono anche che solo il 3,4% del territorio sardo è a “elevato rischio”, mentre il 4% è a “medio rischio” e il 7% a “basso rischio. “sarebbe utile che le risorse del Pnrr venissero impiegate per interventi di tutela ambientale – ha dichiarato Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna. In che modo? “mettendo in sicurezza le aree colpite dal dissesto idrogeologico, realizzando infrastrutture adeguate, e garantendo una manutenzione regolare con controlli costanti per verificarne l’efficienza. In questo contesto, le piccole imprese possono avere un ruolo chiave come ‘guardiane’ del territorio”. Noi di Sardegna Che Cambia lo diciamo da tempo: il cambiamento climatico ci impone un cambio di prospettiva, uno sguardo diverso sull’ambiente che ci circonda e prima ancora sull’impatto umano nel territorio. Non abbiamo tempo da perdere perché come dicono le piazze, non esiste un pianeta b e non esiste neanche un’isola b: serve consapevolezza, e azioni che tengano conto della necessità di cambiare senza che la transizione ecologica si trasformi in una forma di ingiustizia climatica per le comunità chiamate al cambiamento.


Lunedì abbiamo raccontato una storia di cambiamento, di quelle che ci piace testimoniare. Riccardo Pusceddu è infatti il primo ragazzo trans ad aver avuto accesso in Sardegna a un’isterectomia, operazione utile all’asportazione dell’utero. Come scrive la nostra Lisa Ferreli, la sua è una storia che apre le porte anche ad altre persone trans che vogliono affrontare lo stesso percorso nell’Isola, dando appunto vita a un cambiamento in positivo, che cerchi di superare la transfobia che è caratterizza anche la nostra società, quindi anche il nostro sistema sanitario. Le esigenze delle persone trans in questo panorama dove il pregiudizio non manca, vengono quindi viste come secondarie, non garanzie di diritto ma richieste di una compagine ritenuta pretenziosa rispetto alle “reali” esigenze della società. Quello che accadeva a Riccardo è infatti che un problema ormonale impediva al suo trattamento ormonale per l’affermazione di genere, di agire. Questo, come ci racconta, gli dava dei problemi non solo dal punto di vista della terapia stessa che appunto, non agiva come avrebbe dovuto, ma anche ulteriori scompensi ormonali. Insomma, non proprio una situazione semplice, eppure ampiamente sottovalutata da diversi professionisti della salute. È una storia che però ha un lieto fine: grazie al supporto della sua ginecologa, e soprattutto alla sua tenacia, Riccardo non solo ha trovato una soluzione alla problematica che stava vivendo, ma ha anche aperto una strada possibile anche per tutte e tutti gli altri.

Martedì invece spazio a una novità che in tempo di speculazione energetica è davvero una manna dal cielo. Gli amici di Indip hanno infatti pubblicato un Instant book sulla questione energetica sarda, mettendo in ordine tutti i vari fili che caratterizzano il tema. Noi l’abbiamo letta ed è davvero un testo molto utile a comprendere cosa è successo, cosa sta accadendo e cosa potrebbe accadere. Come chiarito nell’introduzione, la pubblicazione vuole essere innanzitutto uno strumento per orientarsi nella giungla dell’energia: in un’ottica di disvelamento, s’indagano gli aspetti principali della transizione energetica e cioè la decarbonizzazione del sistema elettrico sardo, il Tyrrhenian link e, in larga parte, la metanizzazione dell’isola. Si parlerà poi delle politiche di gestione del territorio varate o solo proposte nell’ultimo periodo, del lavoro dei comitati e del modo in cui in generale viene gestito questo cambiamento epocale. Abbiamo chiesto in merito un commento a Piero Loi, autore della pubblicazione (che si chiama Barones de s’energia).

Mercoledì la nostra Sara Brughitta, dopo averla visitata, ci ha raccontato la mostra Nuragica. Si tratta di una mostra itinerante, al momento visitabile a Cagliari, che si propone come un mezzo innovativo per riscoprire il patrimonio legato alla storia della civiltà nuragica, attraverso un’esperienza interattiva che unisce educazione e coinvolgimento emotivo. Come scrive Sara, la Sardegna è custode di una storia ricca e affascinante, quella della civiltà nuragica. Nell’isola sono presenti circa 7000 nuraghi disseminati su tutto il territorio, antiche strutture megalitiche che rappresentano una delle espressioni più significative del patrimonio archeologico mondiale e identitario isolano. Risalenti all’età del bronzo, tra il 1800 a.C. e il 300 a.C., i nuraghi non sono solo torri di pietra, ma testimonianze di una cultura complessa e prospera, caratterizzata da un’economia agricola e commerciale fiorente, da sofisticati lavori artigianali e da rituali ricchi di significato. Eppure, nonostante il loro valore inestimabile, la conoscenza della civiltà nuragica resta per molti ancora in parte oscura. Anche per questo motivo ci è piaciuta la mostra Nuragica, perché si inserisce in questa mancanza proponendo un percorso che oltre al trasmettere, abbia anche lo scopo di coinvolgere.

Ieri abbiamo chiuso la settimana di pubblicazioni di sardegna che cambia con un interessante focus sulla lingua blu. In questo periodo del virus se ne sta parlando tanto, in Sardegna sono morte oltre 20mila pecore in pochi mesi, ve lo abbiamo anticipato anche nella parte di cronaca. Quello che Alberto Di Felice in collaborazione con Franciscu Pala di Helis Blog hanno scritto a quattro mani, è un articolo che innanzitutto ci spiega cosa sia questo virus e come agisca su ovini, caprini, bovini e cervidi. In secondo luogo spiegano gli effetti di questa epidemia sulle aziende e sul benessere animale, chiarendo come gli esiti della malattia non siano immediati ma agiscano purtroppo nel lungo termine. Ci sono però delle soluzioni attuabili, come la sostituzione dei grandi abbeveratoi, che comportano un ingente ristagno d’acqua, con piccole beverine: questo eviterebbe il profilare degli insetti che veicolano il virus, ma non solo.

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:

  • Sabato pomeriggio a Su Tzirculu a Cagliari ci si chiede A che ora è la fine del mondo. Si parlerà di porcospini e merli, di oceani e pesci, di cambiamento climatico, sentimenti, desiderio e sesso. Lo si farà però in una cornice definita, che tra l’altro ci piace un sacco: si tratta del primo festival della letteratura ambientale nell’Isola, un evento che guarda appunto alle produzioni letterarie legate al tema ambientale. Si chiama “a che ora è la fine del mondo” ed è organizzato da Rebelterra in collaborazione con Su Tzirculu, la libreria la giraffa e terra atra. A partire dalle 17 ci sarà la presentazione di tre scritti: il primo è “signor salsiccia. Una storia di ricci, nonni e cambiamento climatico”, libro di Flavio Soriga che verrà presentato da Riccardo Atzeni e Eva Rasano; seguirà poi “ventimila specie (o quasi) sotto il mare. Viaggio nella biodiversità del mediterraneo” di Andrea Bonifazi (alias Scienze Naturali) in dialogo con Irene Bosu e infine “sex and climate. Quello che nessuno vi ha ancora spiegato sui cambiamenti climatici” di Stefano Caserini in dialogo con Enrico Euli. Un evento che davvero, vi consigliamo di non perdere
  • Sempre sabato 12 ottobre alle 17.30, a Casa Pilloni a Sardara, verrà presentata la mostra “Nel segno della Dea madre”, che propone sculture e quadri di Carlo Romano Lavazza, organizzata dalla Cooperativa Villa Abbas in collaborazione con il Comune di Sardara. In terracotta, in bronzo, smaltate o dipinte: le Dee Madri di Carlo Romano Lavazza sono un viaggio nella storia e nell’arte di un sacro che appartiene forse più alla natura umana che al divino. La mostra, a ingresso libero, sarà aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 18 fino a domenica 17, giorno in cui a Sardara si celebra la festa di Sant’Anastasia. Metà del ricavato della vendita delle opere sarà inoltre devoluto alla Fondazione Domus de Luna.
  • Domenica a Siddi c’è una giornata speciale con le aperture gratuite delle sedi del CEAS Siddi Marmilla: il Museo Ornitologico della Sardegna e il Parco Naturalistico – Archeologico Sa Fogaia. In collaborazione con la società Anthus, verranno organizzate visite guidate particolari alla scoperta delle relazioni tra persone, animali e vegetazione. Un percorso coinvolgente che mostrerà l’importanza delle connessioni e del valore della tutela della biodiversità e del suolo. Un evento perfetto per adulti e bambini, date un’occhiata per saperne di più alla pagina Facebook del CEASS Marmilla
  • Questo fine settimana poi vi consigliamo anche di farvi un giro a carloforte, sia per visitare questa meravigliosa isola nell’isola, e poi perché Sabato 12 e domenica 13 ottobre, uno dei simboli culinari del pittoresco paese sull’isola di San Pietro è protagonista di un evento imperdibile per gli appassionati di tradizioni a tavola: Carloforte ospita la terza edizione di Cascà, il Festival Internazionale del cous cous carlofortino. La versione tabarchina del cous cous diventa infatti strumento di incontro tra le culture del bacino del Mediterraneo. Parteciperanno cuochi provenienti da paesi e regioni nei quali il piatto viene abitualmente consumato: Sicilia, Maghreb, Marocco e Tunisia. Non mancheranno laboratori, eventi enogastronomici, esposizioni di utensili e di prodotti legati all’alimento composto da granelli di semola di grano duro. Tutte le info su www.cascafestival.it

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