PRESIDENZIALI FRANCESI, UN COMMENTO A FREDDO
Qualche altra considerazione sulle elezioni francesi. Ieri ho intervistato un giornalista francese, Benoit Christal, per capire meglio come sono andate le elezioni. Nei prossimi giorni uscirà anche un articolo sul tema, ma intanto vi faccio vedere una breve clip con alcune suggestioni che mi sono sembrate molto interessanti!
*Audio di Benoit Christal non trascritto, lo trovate nel video o nel podcast
Ricapitolo anche altri punti essenziali emersi dall’intervista:
- i partiti di centrodestra e centrosinistra storici hanno preso, messi assieme, circa il 7%, fagocitati da Macron (soprattutto la destra)
- Le elezioni si sono giocate sull’economia, più che su ogni altro aspetto
- Possiamo aspettarci sorprese dalle elezioni legislative che si terranno fra maggio e giugno
Non perdetevi l’articolo, quando esce.
LO STRANO REFERENDUM MESSICANO
A proposito di populismi, a cui faceva riferimento Benoit Christal, domenica in Messico si è tenuto un referendum molto particolare, indetto dal presidente della sinistra populista Andrés Manuel López Obrador per decidere se confermarlo o meno fino alla fine del suo mandato. Cioè, il presidente stesso ha indetto un referendum per chiedere agli elettori “come sto andando? Mi confermate?”.
Circa il 90 per cento dei votanti ha scelto di confermarlo, anche se in realtà a votare sono andati in pochi, meno del 20 per cento degli aventi diritto: l’opposizione, che aveva criticato il referendum come un inutile spreco di denaro pubblico, aveva invitato i propri elettori a boicottarlo. Il referendum avrebbe avuto valore legale solo se l’affluenza avesse superato il 40 per cento.
Il referendum per confermare López Obrador era il primo di questo tipo in Messico e per renderlo possibile si erano rese necessarie anche alcune modifiche alla Costituzione. Il presidente lo aveva indetto nel 2019, un anno dopo la sua elezione, a seguito di una promessa fatta in campagna elettorale, e più di recente lo aveva presentato come un modo per «affermare il principio che il popolo è sovrano».
RUSSIA E NATO ALZANO IL LIVELLO DELLO SCONTRO?
Va bene, torniamo a parlare di ucraina e a fare un po’ di geopolitica spiccia, ma giusto per capirci qualcosa. Io ho la sensazione che tutti gli attori in gioco stiano giocando un gioco molto pericoloso. Lo sta facendo Putin, lo sta facendo la Nato, trascinata da Usa e Regno Unito. Come scriveva Stefano Grazioli nel libro “Ucraina 2009-2019. Appunti da un paese che non c’è più”, sono almeno 15 anni, se non 20, che in Ucraina si combatte una guerra per procura fra Stati Uniti e Russia. Putin, con l’invasione militare del paese ha cambiato il livello dello scontro.
Ma la Nato non sembra minimamente intenzionata a normalizzare la situazione, anzi sembra volerlo aumentare ulteriormente. In che modo? Basta leggere le recenti dichiarazioni di Jen Stoltenberg, segretario generale della Nato per farsi un’idea.
Prima Stoltenberg ha aperto le porte della Nato alla Finlandia, e indirettamente anche alla Svezia, dicendo che “Se la Finlandia deciderà di entrare nella Nato, sono certo che avrà un protocollo di accesso rapido” perché “le loro truppe, come quelle svedesi, rispettano gli standard”. Poi, dopo aver svolto un’esercitazione Nato in Georgia, che è un altro paese confinante con la Russia, in cui la Russia ha fatto un’operazione militare nel 2008, ha tenuto una conferenza stampa quattro giorni sempre dalla Georgia in cui ha attaccato Putin e dichiarato che le porte della Nato sono aperte anche alla Georgia.
Poi nel giro di due giorni ha affermato di voler continuare ad armare l’Ucraina, anche con armamenti anti carri armati e sistemi di difesa anti aerei, e – soprattutto – che la Nato sta valutando la possibilità di dispiegare una presenza permanente di truppe lungo il confine orientale dell’Alleanza in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. Insomma, sembra un’operazione di accerchiamento che è esattamente ciò che ha spinto Putin a invadere l’Ucraina. Non so, nella testa del Segretario della Nato, come tutta questa situazione dovrebbe andare a finire.
Dal canto suo anche il governo russo gioca allo stesso gioco di rincarare la dose. Ieri, riporta Globe Echo, Lavrov avrebbe dichiarato alla tv russa: “La nostra operazione militare speciale mira a porre fine all’egemonia degli Stati Uniti sul mondo”.
Intanto, riporta Milano Finanza, schizzano le quotazioni in borsa delle principali aziende mondiali che producono armamenti, fra cui anche l’italiana Leonardo.
COSA COMBINA ELON MUSK?
Cambiando argomento, torniamo a parlare di Elon Musk. Perché l’uomo più ricco del mondo sta facendo cose un po’ strane ultimamente. Ad esempio si è comprato il 9,2% delle azioni di Twitter per quasi 3 miliardi di dollari, diventandone il maggiore investitore e facendo schizzare il valore di mercato della piattaforma, dicendo da principio di voler cambiare un sacco di cose nel funzionamento del social per poi apparentemente cambiare idea e decidendo di non voler sedere nemmeno nel consiglio di amministrazione.
Non si sa bene a cosa sia dovuto questo cambiamento, ma molti sospettano che abbia a che fare con il sovraccarico di cose che sta facendo. In questo periodo Musk sta gestendo l’espansione di Tesla con l’apertura di nuovi impianti di produzione in Texas e in Germania, mentre con SpaceX è al lavoro per lo sviluppo del servizio Internet satellitare Starlink e della nuova astronave Starship. E pensare che io faccio fatica a parlare e bere il caffè allo stesso tempo.
Comunque ha fatto abbastanza scalpore un’intervista rilasciata da Musk sulla possibilità di caricare le nostre menti all’interno di robot umanoidi. Ve lo accennavo ieri, ma a ben vedere, leggendo bene l’articolo del magazine The Street, è più clickbait che notizia, Musk non è in procinto di commercializzare niente di tutto ciò, filosofeggia sul futuro e perlopiù ripete cose che aveva detto già lo scorso anno da Joe Rogan, nel podcast che avevamo analizzato minuziosamente in una puntata di INMR.
LA TEORIA DELL’EVOLUZIONE VA RISCRITTA?
Infine, un’ultima notizia, ma che potrebbe essere quella più significativa di tutte. Le mutazioni genetiche potrebbero non essere completamente casuali, come abbiamo pensato fin qui. Ora prendiamo tutto ciò con le pinze, mi raccomando, perché abbiamo a che fare con una scoperta potenzialmente rivoluzionaria, perché la casualità della mutazione genetica è uno dei cardini della teoria evoluzionista darwiniana. Ecco, un nuovo studio di un team di ricercatori israeliani e del Ghana per la prima prova ha osservato delle mutazioni non casuali nei geni umani.
I ricercatori hanno mostrato che il tasso di generazione di un antigene che protegge dalla malaria, è più alto nelle persone provenienti dall’Africa, dove la malaria è endemica, che nelle persone provenienti dall’Europa, dove non lo è. Quindi insomma, ci sarebbe una sorta di pressione ambientale sulla mutazione genetica, e i geni, perlomeno questo gene, mutano laddove queste mutazioni hanno un potenziale adattivo.
In pratica, se fin qui abbiamo pensato che le mutazioni sono al 100% casuali, e poi fra quelle sopravvive solo la mutazione che meglio si adatta al contesto, da questo studio sembrerebbe emergere che anche le mutazioni sono almeno in parte generate dal contesto. Che è una roba… enorme! E questo potrebbe spiegare anche la velocità superiore a quanto previsto dalla teoria con cui abbiamo osservato alcune mutazioni adattive di alcune specie, come il famoso esempio delle farfalle inglesi che cambiarono colore per via dello smog.
FONTI E ARTICOLI
#Russia-Nato
Rai News – Stoltenberg: “La Nato pensa a un esercito permanente ai confini dell’Europa”
Tg Com 24 – Stoltenberg: “Se la Finlandia sceglie la Nato avrà un accesso rapido”
Globe Echo – Lavrov: Russia’s Operation In Ukraine Aims To End America’s Hegemony Over The World
#referendum Messico
il Post – Il presidente del Messico ha vinto un referendum sulla sua presidenza che aveva indetto lui stesso
#Elon Musk
il Post – Elon Musk non sarà nel consiglio di amministrazione di Twitter
The Street – Elon Musk Builds a Machine to Download Our Brain and Personalities
#evoluzione
The Bright Sider – Study challenges evolutionary theory — says genetic mutations aren’t always random