22 Dic 2023

Praga, strage all’università, cosa sappiamo – #854

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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C’è stata una tremenda sparatoria in un’Università di Praga. Intanto, mentre l’Europa ha approvato la riforma del patto di stabilità, con un compromesso più vicino alle richieste dei paesi rigoristi che di quelli molto indebitati (tipo l’Italia) in Italia si è votato sulla ratifica della riforma del Mes, bocciandola. Parliamo anche dell’Ue che ha approvato il nuovo patto sui migranti, molto criticato, di inceneritori con un commento di Zero Waste Italy sull’ultimo rapporto Ispra, dell’apertura della Chiesa alle benedizioni per le coppie omosessuali e di una vicenda ligure che ha a che fare con un convento, un gasdotto e un’autostrada.

Oggi tutti quasi tutti i giornali aprono con la stessa notizia, tragica. Ieri sera c’è stato un attacco armato nell’Università Carolina nel centro di Praga, all’interno della Facoltà di filosofia. Secondo quanto riportano i giornali, almeno 15 persone sono state uccise, ci sono circa 10 feriti gravi e altri 15 feriti di media o lieve entità. Secondo le autorità ceche, l’attacco sarebbe stato compiuto da uno studente dell’Università che è poi stato trovato morto. 

Non ci sono ancora moltissime informazioni. Una di queste è che il padre del ragazzo sarebbe stato trovato morto poche ore prima, intorno alle 12:40. Dopo aver trovato il corpo dell’uomo la polizia ha fatto evacuare una parte dell’Università dove lo studente doveva seguire una lezione. Ma l’attentatore sarebbe andato in un’altra struttura dell’Università, dove ha iniziato a sparare.

Intorno alle 15 la polizia ha avuto una prima notizia dell’attacco ed è arrivata sul posto pochi minuti dopo. Alle 15:20 l’aggressore è stato trovato morto: non è chiaro se sia stato ucciso dagli agenti intervenuti o se si sia suicidato. 

Durante l’attacco alcuni studenti e professori avevano scritto sui social media di essersi barricati dentro alle classi: stanno circolando foto di aule con banchi e sedie ammassati contro le porte, e altre immagini che mostrano un gruppo di studenti che si è rifugiato all’esterno, sui cornicioni dell’edificio. Alcuni testimoni hanno detto di aver sentito diversi spari.

Fra l’altro, la polizia starebbe inoltre indagando su due ulteriori omicidi avvenuti la scorsa settimana nella foresta di Klanovicky: le vittime sembravano essere state scelte a caso e si ritiene che possano esserci connessioni con la sparatoria di giovedì. E emergono chat Telegram in cui il presunto assassino condivideva il suo profondo malessere e diceva che voleva abbandonare il mondo lasciando “più dolore possibile”.

Fine dei fatti. Ora, è difficile commentare qualcosa di sensato in casi come questo, e così a caldo. Sono storie che non siamo abituati a sentire, non in Europa. Le associamo in genere più agli Stati Uniti e a una diversa cultura delle armi. Ecco, forse su questo c’è un elemento che mi colpisce. La Repubblica Ceca è uno dei paesi con una maggiore diffusione di armi pro capite d’Europa, per via della popolarità della caccia, quindi non per autodifesa come negli Usa, ma fatto sta che nel 2019 il governo ceco fu uno dei pochi a tentare di opporsi, senza riuscirci, al divieto delle armi semiautomatiche deciso dall’Unione Europea.

L’altra cosa che mi sento di dirvi è che avremmo un gran bisogno di una cultura di pace e nonviolenza, ovunque, in generale, e non solo per via di episodi come questo. Perciò vi invito ad ascoltarvi la nuova puntata di a tu per tu, bellissima.

Fra ieri e mercoledì sono successe alcune cose importanti che riguardano il rapporto fra il nostro governo, e in generale il nostro Paese, e l’Europa. In Europa si raggiunto un accordo per la riforma del Patto di stabilità, mentre in Italia si è votato sul Mes, anzi, si è bocciata per l’ennesima volta la riforma del Mes. 

Prima di addentrarci nei fatti, partiamo con le definizioni, che sono di quelle robe che sentiamo sempre nominare, non sappiamo cosa siano, ma ci vergognamo a chiedere per non fare brutta figura pensando che tutti sappiano che cosa sono. E in realtà nessuno lo sa.

Il patto di stabilità è più semplice. È un patto fra i paesi membri, stabilito negli anni 90 e riformato più volte, che ha l’obiettivo di mantenere il debito pubblico e il deficit entro certi limiti, per garantire una stabilità economico-finanziaria ai paesi dell’Unione.

Il secondo invece, il Mes, Meccanismo Europeo di Stabilità, detto anche fondo salva-stati, è un’istituzione finanziaria creata un decennio fa per assistere i paesi dell’area dell’euro in difficoltà finanziaria. In pratica il MES viene finanziato con fondi dei vari stati e di volta in volta presta quei soldi ai paesi in difficoltà, in cambio però di severe condizioni di riforma economica e fiscale. Un po’ come fa il FMI.

Patto di stabilità e Mes vanno abbastanza a braccetto, nel senso che il patto di stabilità (e crescita) prevede che gli stati rispettino alcuni criteri. Se gli stati non ci riescono e vanno in crisi, a quel punto interviene il Mes, che presta soldi a condizioni di fare riforme spesso impopolari. Questa almeno è la teoria.

Ok fine delle definizioni, torniamo all’attualità. Mercoledì sera, i ministri dell’Economia e delle Finanze dei 27 paesi dell’Unione Europea, dopo lunghe trattative, hanno raggiunto un accordo unanime su una proposta di riforma del Patto di Stabilità. 

Così com’era infatti il Patto aveva ricevuto molte critiche, perché ritenuto molto rigido e irrealistico, limitando il deficit al 3% e il debito pubblico al 60% del Pil. L’Italia, il nostro governo, era fra quelli più scontenti, perché il nostro paese è uno di quelli con il rapporto deficit pil e debito/pil più alti. Ha un deficit attorno all’8% del pil e un debito che è ormai circa il 150% del pil. 

Il Patto era stato sospeso nel 2020 a causa della pandemia e non è stato reintegrato a causa della guerra in Ucraina e della crisi energetica. Adesso l’accordo raggiunto, che si prevede sarà approvato dal Parlamento Europeo nei primi mesi del 2024, ripristinerà il patto di stabilità. 

L’accordo è stato frutto di un compromesso tra due gruppi di paesi, che sono due schieramenti abbastanza storici quando si parla di finanze: i cosiddetti rigoristi, capitanati dalla Germania, e quelli invece più indebitati, fra cui Francia e Italia. Prevede, detta molto in breve, norme fiscali più flessibili e nuovi parametri di monitoraggio. Ma non troppo.

Poi in tutto ciò c’è una roba un po’ paradossale, ovvero che il patto di stabilità non lo rispetta nessuno, e sostanzialmente non succede niente. Il debito pubblico di alcuni paesi, Italia in primis, ha continuato a crescere stabilmente, molto più del pil, e non è sanabile se non con interventi strutturali sul debito. Pensate a quanto possono pesare gli interessi su un debito di quasi 3mila miliardi di euro.

Non so quindi quanto valore abbiano questo tipo di accordo, se non nel limitare la spesa pubblica dei paesi. Cosa che ha destato preoccupazioni di alcuni attori europei, fra cui la Confederazione europea dei sindacati che teme che l’accordo possa portare a una nuova recessione, mentre Greenpeace e altre organizzazioni ambientaliste hanno criticato il patto per non aumentare – anzi – la capacità dell’UE di finanziare la transizione energetica.​

Il governo italiano, poi, esce un po’ con le ossa rotte, perché si era impegnato in prima linea per un nuovo patto di stabilità molto meno rigido, mentre il compromesso trovato, è più sbilanciato a favore dei paesi rigoristi.

Tant’è che in molti osservatori e giornalisti hanno ipotizzato che la votazione sul Mes fosse un po’ una trovata di marketing politico per mascherare la figuraccia sul patto di stabilità. Il Mes infatti è un altro cavallo di battaglia di lega e FdI, che o hanno duramente criticato in passato. E, devo dire, in parte anche a ragione, dal mio punto di vista, perché si tratta di uno di quei meccansimi basati sul pensiero economico liberale, per cui se un paese è in crisi si interviene con la solita ricetta fatta di privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica.

Al tempo stesso, quella che doveva essere approvata dal parlamento italiano è una modifica del Mes. Cioè, non mette in discussione l’esistenza del Mes, semplicemente i vari paesi dovevano ratificare una modifica del suo funzionamento, una roba abbastanza tecnica e molto poco politica, che non cambia la sostanza del Mes ma che introduceva alcune novità, fra cui un meccanismo di aiuti in caso di diffuse crisi bancarie. 

Insomma, una roba che poteva tranquillamente passare in sordina, ma che il governo, o meglio parte di esso, ha trasformato in una questione politica. O meglio, lo ha dovuto fare, perché in passato ha fatto del Mes una battaglia politica. Leggo sul Post che: “La Camera dei deputati ha votato contro la ratifica della riforma del MES. Hanno votato contro Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 Stelle. Forza Italia si è astenuta, così come l’Alleanza Verdi e Sinistra. Partito Democratico, Italia Viva e Azione hanno votato a favore.

È un esito notevole, che ha un importante valore sia sostanziale che politico. Sostanziale perché di fatto blocca per tutti i 20 paesi che fanno parte del MES l’entrata in vigore di una riforma importante, che era già stata approvata da tempo, anche dall’Italia, e doveva solo essere ratificata dai vari parlamenti nazionali entro il 31 dicembre. A parte l’Italia, tutti i paesi interessati avevano già concluso il procedimento di ratifica.

A livello politico invece il voto è importante perché mostra per la prima volta una netta divisione tra i partiti che compongono la maggioranza di governo: Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro la ratifica, mentre si sono astenuti Forza Italia e Noi Moderati (un piccolo partito di centrodestra che sostiene il governo di Giorgia Meloni). E quindi diversi giornali hanno parlato di spaccatura nella maggioranza.

E questo è quanto. 

Restiamo in ambito europeo, e passiamo a un altro tema caldo, quello dei migranti. Mercoledì, dopo anni di discussioni e una maratona notturna di negoziati che Mentana spostati, l’UE ha trovato un accordo sulla riforma del sistema migratorio europeo. Ursula von der Leyen ha etichettato l’accordo come “storico”, mentre Roberta Metsola, non da meno, si è detta “orgogliosa”. E, fra l’altro, il tutto arriva poche ora dopo l’approvazione da parte della Francia di una legge molto discussa sull’immigrazione, sostenuta dall’estrema destra.

Vi leggo qualcosa a partire da un articolo di Afp su Internazionale. Il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo in realtà arriva da lontano. Fu presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020, e consiste in una revisione delle attuali regole europee, dopo il fallimento di una precedente proposta nel 2016.

In particolare, prevede controlli più severi sui migranti che arrivano nell’Unione europea, centri vicino alle frontiere per rimandare indietro più rapidamente chi non ha diritto all’asilo e un meccanismo di solidarietà obbligatorio tra i paesi dell’Unione per aiutare quelli sottoposti a una maggiore pressione migratoria.

L’accordo dovrà ora essere approvato dal consiglio, composto dagli stati membri, e dal parlamento europeo, con l’obiettivo di completare l’iter prima delle elezioni europee del giugno 2024.

La riforma è però contestata dalle organizzazioni per i diritti umani. Circa cinquanta ong hanno definito il nuovo sistema “mal concepito, costoso e crudele”. La Caritas ha affermato che “limita l’accesso all’asilo e i diritti di chi è in cerca di protezione”.

La riforma mantiene la regola attualmente in vigore secondo cui il paese di primo ingresso di un richiedente asilo è responsabile del suo caso. Ma per aiutare i paesi che affacciano sul Mediterraneo è previsto un meccanismo di solidarietà obbligatorio in caso di forte pressione migratoria. Gli altri stati dell’Unione devono contribuire accogliendo un certo numero di richiedenti asilo o fornendo un sostegno finanziario.

La riforma prevede anche un meccanismo di “filtraggio” dei migranti e una “procedura accelerata alla frontiera” per coloro che hanno statisticamente meno probabilità di ottenere l’asilo. Queste persone saranno trattenute in appositi centri in modo da essere trasferite rapidamente nei paesi d’origine o di transito.

Insomma, è un notevole inasprimento delle misure. In vista forse dei milioni di migranti climatici attesi nel prossimo futuro, e in un clima di instabilità politica globale, ho l’impressione che l’Europa stia cedendo al fascino inconfessabile di diventare un fortino, di creare barriere per dividere i poveri, gli ultimi, i disgraziati, dai benestanti. Ora, che indubbiamente un aspetto etico in tutto questo, su cui penso dovremmo guardarci in faccia, e dentro, e chiederci se ci sta bene. Oppure, se non ci sta bene, a cosa siamo disposti a rinunciare del nostro benessere, per stare tutto un po’ meglio. 

E poi c’è una questione di realismo storico: i muri durano per un po’, ma a un certo punto crollano. E lì è un casino (cit.) 

Torniamo a parlare di inceneritori. Perché mentre la giunta romana si appresta a costruirne uno nuovo, ieri è stato presentato a Roma, insieme al consueto rapporto Ispra di fine anno sui rifiuti urbani, anche un inedito rapporto sul recupero energetico dai rifiuti in Italia. Ovvero, sui sistemi di incenerimento con recupero di energia. Si tratta di una pubblicazione frutto della collaborazione tra Ispra e Utilitalia, – la Federazione delle multiutility pubbliche idriche, ambientali ed energetiche. 

Ad ogni modo, l’organizzazione Zero Waste Italy ha pubblicato un commento abbastanza critico del report, e per l’occasione vi faccio ascoltare un audio in esclusiva che riprende e amplia questo commento. Lo ha curato Manuela Leone, la nostra esperta di rifiuti e attivista ZW, e al suo interno cui diversi attivisti e attiviste commentano la vicenda raccontandoci quattro falsi miti sull’incenerimento. È un po’ lungo ve lo premetto, sono 10 minuti, ma valgono l’ascolto. A voi la parola:

Audio disponibile nel video / podcast

Grazie davvero a Manuela Leone e a tutti gli attivisti e attiviste che hanno partecipato. 

C’è aria di grossa novità – o forse di scisma – nella chiesa cattolica. Due giorni fa Papa Francesco dà il via libera alla benedizione in chiesa di coppie omosessuali. C’erano già state delle aperture, come la dichiarazione della Dottrina della fede che all’inizio di ottobre non ne escludeva la possibilità, spiegando che si trattava di trovare delle «forme» distinte con chiarezza dal matrimonio tra uomo e donna.

Ma ora «la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso» è contenuta in un documento ufficiale della Santa Sede, la dichiarazione «Fiducia supplicans» firmata dal prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale Victor Manuel Fernández, e approvata dal Papa in udienza.

Ciò non significa che la chiesa riconosce il matrimonio omosessuale, come specifica al Corriere della Sera il cardinale Fernández, ma si tratta di permettere la benedizione le coppie «irregolari» o omosessuali «senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio». In altre parole sono benedizioni anche al di fuori del rito codificato. 

Ad ogni modo, si tratta di una totale novità storica, un importante passo avanti della Chiesa nell’accoglienza delle persone omosessuali.

Spostiamoci in Liguria per una vicenda piuttosto brutta e anche simbolica. Quella di uno storico monastero, luogo di pace e di spiritualità, che si trova in un crocevia di grandi opere che potrebbero comprometterlo. Ne parla oggi Emanuela Sabidussi in un articolo molto bello su Liguria che Cambia e quindi le ho chiesto di farci una piccola anteprima in esclusiva per INMR. Se siete interessati trovate l’articolo completo sotto FONTI E ARTICOLI.

Siamo in conclusione. Oggi visto che non ci siamo tanto regolati con i contributi audio non c’è il classico contributo del direttore o del caporedattore. Andiamo dritti in Sardegna per una anteprima della rassegna sarda di oggi, per cui passo la palla ad Alessando Spedicati che la conduce.

Infine, ormai suppongo che avremo sfondato il muro della mezz’ora ma vabbè, almeno poi non mi sentite per un po’, ve la potete ascoltare a rate, vi do giusto qualche info di servizio per i prossimi giorni. INMR si ferma per un po’. Nelle prossime due settimane pubblicheremo solo due puntate. La prossima una puntata di fine anno, con le notizie più belle del 2023. Mentre la prima settimana dell’anno facciamo una puntata di spoiler e anticipazioni con quello che ci aspetta nel 2024. Perché sì, su ICC possiamo prevedere il futuro. Vabbé, a presto, e buon Natale.

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