26 Mag 2023

Picchiata dalla polizia a Milano, ecco cosa sappiamo – #736

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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La polizia ha picchiato violentemente una donna transessuale, e la notizia sta tenendo banco sui giornali, scatenando dibattiti e polemiche. Cosa ci dice? Parliamo anche delle nuove nomine Rai. di Ron De Santis che si candida ufficialmente alle primarie repubblicane, del Tar che oggi decide sulle sorti di due orsi e del ballottaggio per le presidenziali in Turchia.

C’è un fatto di cronaca che sta tenendo molto banco sui giornali di oggi. Ed è quello di una donna picchiata dalla polizia, ripresa da un video. Il fatto risale al 24 maggio ma il video è stato diffuso solo ieri.

Il video è girato dall’alto. Si vede la donna seduta sul marciapiede, che non oppone alcuna resistenza. A un certo punto alza anche le mani. Intorno a lei ci sono alcuni agenti della polizia locale, armati di spray al peperoncino e manganelli. Le gridano contro, poi la colpiscono ripetutamente. Una manganellata in testa, un’altra sul fianco, una scarica di spray al peperoncino, ancora un’altra manganellata in testa dopo qualche secondo di presa della mira. Un agente le tira un calcio sul ginocchio. In sottofondo si sente la voce allarmata di chi sta girando il video, che contesta i modi brutali della polizia.

Come riporta Wired, “Il sindacato di polizia Siulp ha riferito che la donna è stata fermata dall’altra parte della città, nella zona del Parco Trotter. Secondo la loro versione, stava importunando i passanti fuori da una scuola e urlava di avere l’Aids. La donna sarebbe stata caricata in auto, ma durante il tragitto in macchina sarebbe riuscita a scappare. Secondo alcune testimonianze avrebbe finto un malore e poi ne avrebbe approfittato per darsela a gambe. Secondo altre ricostruzioni avrebbe dato in escandescenze in auto, costringendo gli agenti a fermarsi. A quel punto sarebbe scappata. In ogni caso, la fuga è durata pochi metri e si è fermata proprio là dove inizia il girato divenuto virale”.

Poche ore dopo la diffusione del video i giornali sono riusciti a intervistare la donna. Si tratta di una donna transessuale che ha rilasciato un’intervista a Repubblica. Nell’intervista racconta di essere ancora «molto impaurita» e smentisce nella sua versione alcuni elementi raccontati in quella dei poliziotti. Ad esempio sostiene che non stava importunando le persone. Tuttavia dall’intervista emerge un quadro abbastanza problematico. Dice: «Ero su di giri – ammette Bruna – sono un tipo molto agitato, avevo bevuto la sera prima e avevo fumato uno spinello. Ma non ho fatto nulla di male, non ho picchiato nessuno. Dalla rabbia mi sono morsa le braccia e mi sono fatta dei tagli».

Nel frattempo è partita un’indagine interna della polizia locale milanese e una della procura. Ora, ci sono diversi aspetti da commentare su questa vicenda. Innanzitutto c’è il fatto che penso in molti di noi ha richiamato agli occhi le scene dei poliziotti americani che strangolano, in alcuni casi fino alla morte, alcuni uomini afroamericani, in una serie di episodi che ha dato origine al movimento #blacklivesmatter. E forse, al di là della gravità dell’episodio, è uno dei motivi per cui è stato così tanto ripreso dai media.

Poi c’è il fatto che la donna è una transgender. E alcuni articoli che ho letto il dubbio lo sollevano. C’entra qualcosa? È solo un caso oppure no? Ovviamente non abbiamo nessun indizio che ci dica al momento che il pestaggio sia anche solo minimamente collegato all’identità di genere della donna, ma la domanda dobbiamo farcela, a che qui, e indagare.

Infine c’è la questione: prendendo per buona la versione degli agenti secondo la quale la donna sarebbe stata molto molesta e avrebbe minacciato di contagiare con l’Aids i poliziotti stessi e in precedenza i passanti, questo giustifica il comportamento della polizia? 

La risposta breve è: no. La polizia in quanto tale, perlomeno in astratto, è espressione dello Stato, e quindi non deve punire con la violenza, non deve essere vendicativa ma solo garantire la sicurezza. Come scrive Luigi Mastrodonato su Wired “Giustificarla facendo appello a quanto è avvenuto prima, all’eventuale profilo problematico della persona fermata, non è concesso in una democrazia. L’unica cosa che conta è che questa mattina a Milano una persona inerme, che non opponeva resistenza, è stata presa a manganellate e calci da rappresentanti dello Stato”.

Detto ciò, c’è l’astratto e c’è il concreto. E il concreto è fatto dai comportamenti spesso irrazionali dei poliziotti che sono esseri umani. Che è difficile comprendere del tutto: hanno agito per paura? O per rabbia? O per punire la donna, quindi una sorta di vendetta? Difficile definirlo da fuori. Però credo che se vogliamo che fatti del genere non accadano nuovamente, sia interessante farsi delle domande su come mai è accaduto. Capirlo, poi magari lo giudichiamo anche, ma prima è importante capirlo. 

È ancora per fortuna un caso isolato (credo, perché poi a volte quando emerge un caso così seguono decine di denunce) quindi possiamo pensare che sia stato causato da un insieme sfortunato di avvenimenti. Tuttavia forse qualche domanda su come vengono addestrati i poliziotti potremmo iniziare a farcela. Si tratta di un lavoro in cui le persone sono sottoposte ad altissimo carico di stress, quindi è fondamentale sia selezionare persone che reagiscono allo stress in maniera non violenta, sia allenarle a reagire allo stress in maniera nonviolenta. Questo accade? 

Non so, ho il sospetto che ne riparleremo.

La notizia principale sui giornali nostrani di oggi riguarda le nomine Rai e l’addio di Lucia Annunziata. Non è qualcosa su cui personalmente abbia moltissimo da dire, ma vediamo un po’ che cosa è successo e chi sono i nuovi nominati, così, per cultura generale. 

In pratica ieri il consiglio di amministrazione Rai ha approvato le nomine per le direzioni di testate. Le nomine sono state decise in seguito alla nomina del nuovo amministratore delegato del cda, Roberto Sergio, considerato molto vicino all’attuale governo. Non erano attese sorprese e non ce ne sono state, commenta un articolo de la Repubblica. La direzione del Tg1 è andata a Gian Marco Chiocci (voluto da Giorgia Meloni), il Tg2 ad Antonio Preziosi (FI). Confermato Mario Orfeo (Pd) al Tg3. Francesco Pionati è il nuovo direttore del Gr (Lega), per RaiSport c’è Jacopo Volpi (FI).

All’interno del Cda non vi è però stata unanimità. Tutt’altro. I voti contrari sono stati tre, quello della presidente della Rai, Marinella Soldi, di Francesca Bria, consigliera nominata in quota Partito Democratico e di Riccardo Laganà (il membro del cda scelto dai dipendenti), mentre si è astenuto Alessandro Di Majo, in quota Movimento 5 Stelle. I tre voti a favore sono arrivati da Sergio, Simona Agnes (in quota Forza Italia) e Igor De Biasio (in quota Lega). Il sostanziale pareggio (3 voti a favore, 3 contrari) è sufficiente all’approvazione: lo statuto Rai prevede che il voto sia vincolante solo se contrario con una maggioranza di due terzi.

Ciò che balza subito all’occhio è che su 5 nomine, ci sono cinque uomini e nessuna donna. La Presidente del Cda Marinella Soldi aveva fatto un appello a tener conto del bilanciamento di genere, appello caduto completamente nel vuoto. Il suo voto contrario fra l’altro ha suscitato un certo scalpore perché non è cosa frequente che la Presidente voti contro le nomine.

Vediamo meglio chi sono queste persone, seguendo un articolo del Post. Gian Marco Chiocci, nuovo direttore del Tg1, ha 59 anni ed era dal 2018 direttore dell’agenzia Adnkronos: in precedenza, dal 2013, era stato direttore del quotidiano romano conservatore Il Tempo, dopo una lunga esperienza come giornalista di cronaca e d’inchiesta al Giornale. È considerato vicino a Fratelli d’Italia.

Antonio Preziosi passa invece da Rai Parlamento al Tg2. Ha 56 anni e in passato è stato direttore di Radio 1 e del Giornale Radio, oltre che corrispondente Rai da Bruxelles: è considerato vicino a Forza Italia. 

Al Tg3 è stato confermato Mario Orfeo, in carica dal 2020, che in passato è stato anche direttore generale della Rai e direttore del Tg1 (dal 2012 al 2017) e del Tg2 (dal 2009 al 2011): è considerato in quota Partito Democratico. Le nomine dei dirigenti e direttori della Rai sono decise formalmente dal cda, ma sono da sempre frutto di trattative e scelte dei partiti della maggioranza parlamentare.

Nella stessa giornata delle nuove nomine è arrivato poi anche l’annuncio che Lucia Annunziata si è dimessa dalla Rai. Lucia Annunziata è una giornalista, conduttrice della trasmissione Mezz’ora in più su Rai 3, ex direttrice dell’Huffington Post Italia.

La giornalista ha comunicato il suo addio alla Rai, definito «irrevocabile», con una mail ad alcuni membri del Cda, in cui ha esplicitato il suo disagio nella nuova Rai «meloniana» e ha di fatto lasciato trapelare il timore di incursioni sul suo programma – In Mezz’Ora in più – in termini di composizione autoriale e della redazione e spostamenti nel palinsesto.

Diversi giornali associano le dimissioni di Annunziata a quelle di Fazio, anche se in realtà nel caso di Fazio mi pare che trasparisse di più la volontà del governo di liberarsene, con tutta la storia dei ritardi nel rinnovo del contratto, mentre nel caso di Annunziata questo elemento non l’ho rilevato. Ad ogni modo, come vi dicevo, non ho molto da aggiungere o da commentare, ma visto che si tratta volenti o nolenti di Tv pubblica credo sia importante avere un minimo di cognizione della direzione in cui si sta muovendo.

Il governatore della Florida Ron DeSantis, del Partito Repubblicano, si è ufficialmente candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il 2024: lo ha annunciato ieri in una diretta online insieme all’imprenditore e proprietario di Twitter Elon Musk, e dopo aver depositato i documenti necessari alla candidatura, che è dunque formalmente già ufficiale.

Come racconta il Post, “La scelta di annunciare la candidatura negli spazi per le dirette presenti su Twitter era stata descritta come anticonvenzionale e segnala sin dal primo atto ufficiale che il governatore della Florida vorrebbe prescindere dai media tradizionali, che critica spesso. La diretta è stata però condizionata da gravi problemi tecnici: è iniziata dopo venti minuti di silenzio, causati pare da un eccessivo traffico sui server: centinaia di migliaia di potenziali spettatori avevano già abbandonato il collegamento quando DeSantis ha cominciato effettivamente a parlare”.

Nel dialogo con Musk e poi in una seguente intervista con la televisione conservatrice Fox News ha posto come tema centrale l’immigrazione e la «difesa del confine a sud», promettendo la costruzione di un muro e la dichiarazione di uno stato d’emergenza. Ha inoltre difeso politiche e scelte compiute in Florida, comprese quelle più discusse sui temi di eguaglianza di genere. Ha invece ricordato la scelta di eliminare presto molte restrizioni durante la pandemia.

Comunque, per arrivare all’ultima fase della campagna presidenziale, quella in cui un candidato Repubblicano compete con un solo candidato del Partito Democratico, DeSantis dovrà prima passare dalle primarie del Partito Repubblicano, sfidando così l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump: al momento i sondaggi danno favorito quest’ultimo, ma la campagna elettorale non è ancora davvero iniziata e DeSantis è considerato un contendente molto credibile. 

Ma chi è Ron DeSantis? Ha 44 anni, è un avvocato ed è relativamente nuovo alla politica americana: è stato eletto per la prima volta alla Camera degli Stati Uniti nel 2012 ed è governatore della Florida dal 2018, incarico in cui è stato confermato per un secondo mandato a novembre del 2022. Non è un Repubblicano moderato. Durante il suo primo mandato come governatore, il governo della Florida ha approvato diverse leggi contro la comunità LGBTQ+, tra cui una norma particolarmente controversa che vieta la discussione su orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole, e ha reso impossibile votare alle elezioni di metà mandato a quasi un milione di persone uscite dal carcere. 

Più di recente, lo scorso aprile, la Florida ha approvato una delle leggi più restrittive degli Stati Uniti contro l’aborto, che lo vieta dopo le prime sei settimane di gravidanza: non è ancora formalmente entrata in vigore in attesa di un pronunciamento della Corte Suprema della Florida.

Insomma, pare che le primarie repubblicane saranno di Trump contro Trump, più o meno. Il che ci dice molto sulla società americana contemporanea, dove la polarizzazione sociale estrema sta spingendo, perlomeno fra le fila repubblicane, candidati dalle idee sempre più “radicali”. Che poi + una lettura un po’ semplice, sarebbe da approfondire meglio leorigini di questa cosa, magari lo facciamo prossimamente.

È attesa per questa mattina la sentenza del tar sulla soppressione dell’orsa JJ4 e dell’orso MJ5, entrambi ritenuti orsi problematici in relazione agli ultimi avvenimenti che hanno scosso il Trentino, ma per la decisione finale bisognerà attendere ancora.

I giudici hanno valutato attentamente tutti i documenti pervenuti sui due orsi e suoi loro “precedenti”, dall’attacco di JJ4 nel 2020 a padre e figlio, l’aggressione fatale al runner Andrea Papi e il ferimento di un escursionista in Val di Rabbi ad opera di MJ5. Non si pronunceranno tuttavia a riguardo prima della mattinata di domani.

Dalle prime ore del mattino gli attivisti di differenti associazioni animaliste si sono dati appuntamento in piazza e hanno manifestato davanti al Palazzo di giustizia, attendendo di scoprire le sorti dei due plantigradi. Striscioni, cartelli e cori in difesa degli orsi hanno invaso le vie di Trento già nei giorni scorsi.

Cresce la tensione e la paura per JJ4, attualmente ancora rinchiusa in una delle gabbie del Centro per la fauna alpina del Casteller, e MJ5 che ricordiamo si trova ancora libero nei suoi boschi.

Animalisti ma anche cittadini chiedono responsabilità nella gestione della fauna selvatica della regione e in particolar modo dei grandi carnivori. Molti i trentini che si detti contrari alla soppressione di JJ4.

Domenica c’è il ballottaggio per le elezioni in Turchia. Si confronteranno al ballottaggio l’attuale (ormai da vent’anni) presidente turco Erdoğan e il suo sfidante, a capo di una coalizione mista Kılıçdaroğlu, ma perlopiù laica e di centrosinistra. Se siete curiosi di scoprire qualcosa in più sulle tante cose in ballo legate a queste elezioni andatevi a recuperare le puntate che abbiamo dedicato alla questione prima e dopo il primo turno. 

Comunque, la situazione è la seguente: al primo turno Erdogan è andato molto vicino a prendere la maggioranza assoluta delle preferenze, con il 49,5 per cento dei voti mentre Kılıçdaroğlu si è fermato al 44,9 per cento. Il che già di per sé lascia presagire una vittoria abbastanza comoda per il Presidente uscente. Presagio rafforzato dal fatto che il candidato nazionalista arrivato al terzo posto al primo turno, Sinan Oğan, che aveva raccolto il 5,17% delle preferenze, ha annunciato il proprio appoggio Erdoğan in vista del ballottaggio. 

Oğan ha 55 anni ed è un ex accademico sostenuto da un partito di estrema destra fortemente contrario ai migranti: ha attirato soprattutto i voti delle persone che non sono d’accordo con le politiche di Erdoğan ma non volevano sostenere Kılıçdaroğlu. 

Con questo endorsement la vittoria di Erdogan appare davvero molto probabile, a meno di grandi colpi di scena, anche perché il fatto è che al primo turno ha votato il 90% degli elettori, quindi non è che ci siano tutti questi indecisi da convincere. Comunque ne riparliamo non appena ci saranno i dati definitivi, o perlomeno attendibili. Quindi presumibilmente lunedì o martedì.

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