10 Feb 2022

Perché l’agricoltura biodinamica fa così discutere? – #460

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Sta sollevando una certa polemica la legge in discussione alla Camera che equipara – o forse dovremmo dire equiparava – agricoltura biologica e biodinamica, vediamo perché. Intanto dalla Cina arrivano notizie preoccupanti legate all’approvvigionamento di fertilizzanti, mentre si allargano le proteste dei camionisti contro le restrizioni Covid.

BIODINAMICA

Ha sollevato e sta sollevando un gran polverone la discussione della legge sul biologico. Il motivo del polverone mediatico, che a un certo punto ha fatto scendere in campo anche pezzi da novanta come il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è l’equiparazione, presente nel testo originale, dell’agricoltura biodinamica a quella biologica. Vediamo esattamente cosa è successo, e poi commentiamo.

Praticamente, spiega il Post, la nuova legge in discussione alla Camera ha l’obiettivo di mettere ordine tra le norme e i regolamenti che indicano come debba essere svolta l’agricoltura biologica, applicando le indicazioni contenute nelle direttive dell’Unione Europea. In fase di scrittura, i parlamentari proponenti avevano ritenuto opportuno inserire anche un riferimento all’agricoltura biodinamica, da alcuni considerata una sottocategoria di quella biologica. 

Questa cosa ha fatto esplodere una polemica tanto sterile, poi vediamo perché, quanto accesa. C’è stata un’alzata di scudi da parte del mondo accademico, con varie lettere firmate da centinaia di scienziati che si opponevano a questa associazione esplicita fra biologico, che è un metodo di coltivazione che si rifà a una serie di criteri oggettivi e scientifici, e biodinamico, che invece a detta egli scienziati è un metodo esoterico, al confine con la stregoneria.

Questa fama della biodinamica è dovuta in parte alla visione mistica del suo teorizzatore, Rudolf Steiner, il filosofo tedesco, lo stesso delle scuole steineriane, in parte a alcune pratiche specifiche tipo il famoso cornoletame. 

L’idea di base è avere un approccio “olistico”: tutto ciò che si trova in una fattoria o in una azienda agricola deve essere considerato come un unico essere, la cui salute dipende dalle condizioni di tutte le parti che lo compongono. Questa visione è condita di alcuni elementi che possono apparire bizzarri, come appunto quello di concimare il terreno utilizzando un corno riempito di letame che poi deve essere dinamizzato attraverso alcuni passaggi, o in generale una tendenza mistico/spirituale che tira in ballo energie cosmiche e cose di questo genere.

Tutti aspetti che un approccio strettamente scientifico fa fatica a digerire. Tant’è che appunto ci sono state polemiche a non finire, appelli, richieste da varie parti, un appello specifico di Giorgio Parisi Nobel per la fisica e infine una presa di posizione del presidente Mattarella che alla fine ha convinto i deputati, ieri, a togliere il riferimento all’agricoltura biodinamica dalla legge. 

La cosa divertente e paradossale, è che per gli scopi della legge non cambia assolutamente niente che ci sia scritto o meno la parola biodinamica, perché per avere una certificazione biodinamica un’azienda deve innanzitutto essere riconosciuta come biologica. Quindi automaticamente le aziende che fanno agricoltura biodinamica rientrano nel novero di quelle biologiche, possono accedere a tutti gli incentivi e così via, indipendentemente dal fatto che la legge le nomini esplicitamente o meno. 

Comunque qualche considerazione merita farla, visto che ci siamo. Partendo da alcuni dati, riportati dal Fatto Quotidiano, che ci dicono che a) alcuni dei parametri inseriti dall’Europa tra gli obiettivi dell’Agenda 2030, ad oggi non obbligatori per la certificazione biologica, già rientrano nella pratica biodinamica, come ad esempio la destinazione del 10 percento del terreno dell’azienda agricola alla biodiversità o il riutilizzo in azienda di tutta la sostanza organica prodotta; b) In Francia una recente ricerca condotta da AgroParisTech e dall’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, il cibo e l’ambiente di Digione, enti che fanno capo al ministero francese dell’Agricoltura e delle politiche alimentari, mostra che gli indicatori organici del suolo migliorano di circa il 70% nell’agricoltura biodinamica e biologica rispetto a quella convenzionale, e che il 43% dei bioindicatori migliorano nell’agricoltura biodinamica, anche rispetto all’agricoltura biologica di base”.

Io credo che dovremmo ampliare un po’ la riflessione. Il metodo scientifico è un ottimo sistema per indagare la realtà, probabilmente il migliore che abbiamo mai inventato, ma non è la realtà. La realtà è miliardi di volte più complessa. E spesso applichiamo il metodo scientifico a un unico aspetto convincendoci che sia l’unica cosa importante. Ora è possibile – possibile – che sotterrare un corno pieno di letame non migliori di una virgola la qualità del raccolto. Ma magari fa bene a chi lo fa, lo aiuta a migliorare il proprio benessere psicologico e a costruire un legame più profondo con la propria terra, con la Terra intera, ed è possibile che questo si traduca anche in una maggiore cura, terreni più fertili e raccolti migliori. Cosa che un semplice bollino biologico non riesce a fare.

In fin dei conti tutte le culture tradizionali umane hanno degli aspetti spirituali e mistici. Io non so se questi aspetti appartengano alla realtà, e quindi noi ci limitiamo a coglierli, o siano espressione di un nostro bisogno di dare un senso alle cose. Fatto sta che non cambia molto: essendo presenti in tutte le culture significa, ragionando scientificamente, che rappresentano un vantaggio evolutivo. Ci permettono di adattarci meglio al contesto. E forse, forse, sono anche un deterrente alla distruzione degli ecosistemi, che è sempre una tentazione bella forte per la nostra specie. Quindi, ecco, prima di impugnare il metodo scientifico come un’arma contro qualcuno che fa cose strane, proviamo ad ampliare la riflessione e ad applicarlo anche su aspetti meno evidenti. 

CINA, PICCO DEI FOSFATI?

Fra l’altro, mentre ci divertiamo a fare polemiche su queste cose, dalla Cina arrivano notizie che dovrebbero preoccuparci molto, sempre legate al mondo dell’agricoltura. Alcune delle principali aziende cinesi di fertilizzanti hanno detto che sospenderanno temporaneamente le esportazioni per assicurare le forniture nel mercato interno.

La Cina è al momento il primo esportatore mondiale di fosfati, ma sembra in procinto di rivedere le sue politiche. I prezzi dei fertilizzanti in Cina infatti hanno raggiunto dei record quest’anno, per via dell’aumento dei prezzi dell’energia, di una produzione inferiore alla norma (dovuta probabilmente anche al picco dei fosfati) e della forte domanda esterna, condizionando i costi del cibo. Perciò il governo cinese sembra intenzionato a favorire la domanda interna, a discapito delle esportazioni. 

Il che è un grosso problema, per tutti noi, perché ancora la grande maggioranza dell’agricoltura mondiale dipende dai fertilizzanti chimici, e non possiamo abbandonarli da un momento all’altro, perché il processo di rifertilizzazione di un suolo su cui di è fatta fino a ieri agricoltura industriale è una roba lunga, che non si fa in 10 minuti. Ci sarebbe da fare un piano, serio e immediato, di transizione verso un’agricoltura a basso utilizzo di fosforo e azoto. È una delle tante cose urgenti e irrimandabili da fare, che nessuno sta facendo. 

PROTESTE DEI CAMIONISTI

Va bene ultima notizia, si allarga la protesta dei camionisti, aumentando di intensità in Canada ed arrivando persino in Nuova Zelanda e Australia. In Canada centinaia di camionisti continuano a bloccare la capitale Ottawa che rimane in stato di emergenza e adesso hanno bloccato anche l’Ambassador Bridge, il principale ponte commerciale con gli Usa. Secondo quanto dichiarato da Flavio Volpe, il presidente dell’Auto Parts Manufacturers Association, un gruppo commerciale canadese, al NYT, circa 300 milioni di dollari di merci attraversano il ponte ogni giorno, di cui circa 100 milioni legati all’industria automobilistica. La maggior parte degli impianti di assemblaggio negli Usa hanno abbastanza parti per un solo giorno di produzione, quindi c’è una buona probabilità che questa cosa si ripercuota in una crisi del comparto.

Intanto in Nuova Zelanda un corteo di mezzi pesanti e camper, pur molto più contenuto, ha invaso le strade di Wellington, circondando il Parlamento della Nuova Zelanda, sempre per manifestare contro le restrizioni anti-Covid.

In Australia, c’è stato un convoglio simile, che secondo quanto riporta sempre il NYT era in realtà più un ritrovo di vari movimenti legati a teorie cospirazioniste tipo QAnon, o il movimento dei “cittadini sovrani” che sostengono di non essere soggetti ad alcuna legge, oltre a membri di alcuni gruppi religiosi. Vale lo stesso discorso fatto per il Canada, in assenza di fonti dirette, perlomeno al momento, mi limito a riportare quanto dicono le principali testate, ma è davvero difficile capire quale sia il peso specifico di queste componenti all’interno delle manifestazioni.

FONTI E ARTICOLI

#biodinamico
Il Fatto Quotidiano – Biodinamico, “compromesso” alla Camera: cancellata equiparazione al biologico dal testo di legge, decisivo l’interessamento del Colle dopo il no degli scienziati
il Post – La criticata proposta di legge che equipara l’agricoltura biodinamica a quella biologica

#camionisti
NYT – Canada Protests: Plans for a Protest by Truckers in the U.S. Gain Momentum
Il Fatto Quotidiano – Nuova Zelanda, centinaia di camionisti circondano il Parlamento: la protesta contro le restrizioni anti-Covid a Wellington – Video

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