AUMENTA L’AVANZO COMMERCIALE IN RUSSIA
Secondo gli ultimi dati, l’economia russa sembra tenere botta meglio di quanto immaginato. Scrive il Fatto Quotidiano che nel secondo trimestre dell’anno la Russia ha registrato un avanzo di bilancio, ovvero la differenza tra valore dell’export e quello import di 70 miliardi di dollari (o di euro, dato che al momento sono pari). È il surplus più alto dal 1994, secondo le statistiche della Banca centrale russa.
Ma come è possibile, con tutte le sanzioni, che la bilancia commerciale sia così tanto in attivo? La risposta è che in realtà le esportazioni russe sono calate, ma le importazioni sono scese ancora di piùe quindi la differenza è aumentata. Dopo la diffusione dei dati il rublo si è rafforzato del 3% sul dollaro. Da inizio anno la valuta russa ha guadagnato il 16%.
Anche le previsioni di recessione della Russia, secondo JP Morgan sono state recentemente riviste al rialzo. Era attesa una flessione del Pil russo di oltre il 9% ma, secondo le nuove previsioni contenute in una nota per i clienti della più grande banca statunitense, la flessione potrebbe fermarsi al 3,5%. Dopo i cali iniziali sia i consumi che il settore manifatturiero sembrano stabilizzarsi, il mercato del lavoro regge mentre la disoccupazione è anzi lievemente calata in maggio passando dal 4 al 3,9%, si legge nella nota.
E a far arricchire la Russia, come sappiamo, sono soprattutto i grandi introiti garantiti dalla vendita di petrolio e gas, circa 20 miliardi di dollari al mese. Nei primi 100 giorni di guerra la Russia ha incassato oltre 93 miliardi di euro vendendo idrocarburi. E nonostante le quantità esportate siano leggermente diminuite, il rialzo delle quotazioni ha più che compensato le minori vendite. Ieri in realtà si è registrato il prezzo più basso degli ultimi 3 mesi del Brent, per la prima volta sotto ai 100 dollari al barile, vediamo se questo avrà degli effetti.
Comunque, la cosa che più mi ha sorpreso è la chiusa della nota di JP Morgan. “Guardando oltre le tensioni politiche, si legge, l’economia russa sta offrendo sorprese positive”. Insomma, in fin dei conti per gli investitori business is business. Al di là delle “tensioni politiche”.
L’ITALIA E IL SALARIO MINIMO
Intanto in Italia si torna a parlare di salario minimo. Più o meno. Nel senso che – scrive il Post – martedì, al termine dell’incontro che si è tenuto fra premier e sindacati, Draghi e il ministro del Lavoro Andrea Orlando hanno parlato di alcune misure a cui il governo sta lavorando per rilanciare l’economia e il mercato del lavoro. Tra queste c’è una sorta di salario minimo per i lavoratori che non sono coperti da contratti nazionali.
Non si tratterebbe però di un salario minimo uguale per tutti, ma di un’estensione a tutti i lavoratori e le lavoratrici dei contratti collettivi. In altre parole la paga minima sarebbe stabilita caso per caso a seconda della mansione, estendendo a tutti i lavoratori le tutele salariali garantite dal più diffuso contratto nazionale di quel settore, facendo in modo di assicurare a tutti i lavoratori di un comparto, come compenso base minimo, quello garantito dal contratto nazionale più diffuso in quel settore. Quindi insomma, non una legge che determini un salario minimo nazionale ma un costante negoziato tra sindacati, stato e associazioni di settore.
NUOVI NDC INDIA
Intanto anche l’India ha annunciato i suoi nuovi NDC, gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni climalteranti. Anzi no, non li ha annunciati, ma ha perlomeno annunciato che li annuncerà.
Scrive Rinnovabili.it che quando dal palco di Glasgow il presidente Narendra Modi aveva annunciato che l’India, terzo emettitore mondiale, sarebbe diventata net-zero entro il 2070, tutta la COP26 aveva applaudito. Ma dopo l’annuncio, la delegazione non ha presentato il piano concreto e dettagliato con cui pensa di raggiungere la neutralità climatica. Dopo mesi di silenzio, l’India ha finalmente fatto sapere che il documento sarà depositato ufficialmente a settembre, appena in tempo per la COP27 di Sharm el-Sheik.
Cosa aspettarsi? Secondo Climate Action Tracker probabilmente il Contributo nazionale volontario indiano sarà “insufficiente” per tener vivo l’obiettivo degli 1,5° di riscaldamento previsti dall’accordo di Parigi. La previsione è basata sui pochi dettagli forniti per l’azione climatica con orizzonte 2030 da cui il documento non si dovrebbe discostare molto tra cui la riduzione dell’intensità di carbonio dell’economia nazionale del 45% rispetto al livello del 2005 e delle emissioni assolute di 1 GtCO2e (gigatone, mille tonnellate) entro il 2030. Sono numeri che non vogliono dire niente per i nostri cervelli, ma tradotto in spicci, più di quanto promesso in precedenza, ma comunque troppo poco.
L’altro timore è che molti degli sforzi promessi negli NDC siano subordinati all’arrivo di aiuti finanziari da parte dei paesi industrializzati. Alla COP26, Modi aveva quantificato il supporto necessario con le cifre enormi di 1.000 miliardi di dollari entro il 2030 e di 12.000 mld entro il 2060. Considerate che oggi i paesi più ricchi sborsano appena 100 mld l’anno per tutti i paesi più vulnerabili al climate change. Che sono pochissimo, e vanno aumentati, ma è difficile immaginare che si possa arrivare alle richieste di Modi.
Ah, giusto per inciso, visto che siamo in tema, vi ricordate che c’era ancora l’ipotesi che la nuova Tassonomia verde europea, che include gas e nucleare, non entrasse in vigore se entro l’11 luglio il Consiglio dell’Unione Europea vi si fosse opposto? Ecco, non è successo. Quindi a meno capovolgimenti imprevisti dovuti a ricorsi giudiziari (come quello che ha annunciato Greenpeace), la decisione entrerà in vigore il primo gennaio del 2023.
FUKUSHIMA
A proposito di nucleare, dal Giappone arriva la notizia che quattro ex dirigenti della Tepco dovranno pagare una multa record, la più alta mai inflitta nel paese. Oltre 94 miliardi di euro all’azienda per non aver fatto tutto il possibile per prevenire l’incidente nucleare di Fukushima.
Secondo la sentenza, quattro dirigenti Tepco dovranno rimborsare l’operatore – come richiesto dagli azionisti – per le colossali perdite subite dal gruppo a causa degli enormi costi sostenuti per lo smantellamento dell’impianto di Fukushima Daichi e i risarcimenti ai residenti locali, costretti all’evacuazione dopo l’incidente. Lo ha stabilito ieri il tribunale di Tokyo.
Il fatto che in teoria si potesse evitare l’incidente mi fa ulteriormente riflettere sul tema del nucleare. Il problema non è solo la sicurezza della tecnologia, è anche come siamo fatti noi esseri umani. Che siamo irrazionali, facciamo le cose un po’ a caso. Comunque sono sempre più convinto di fare una puntata speciale sul nucleare.
VACCINI
Chiudiamo con due notizie sui vaccini. La prima è che è uscito su Lancet, la più influente rivista medico scientifica al mondo, il primo studio effettuato su numeri altissimi (3 milioni) di bambini tra 5 e 11 anni. E i risultati sembrano mostrare degli effetti molto minori rispetto a quelli ipotizzati. La protezione dall’infezione, scrive Repubblica, sarebbe del 29,4%, mentre del 41,1% contro la malattia grave.
Di fronte a dati così bassi (questo lo aggiungo io, non lo dice lo studio), mi sembra lecito mettere in discussione il rapporto costi benefici nella fascia infantile. I motivi di questi numeri sembrano essere principalmente due:
- Il fatto che i dati facciano riferimento al periodo tra il 17 gennaio e il 13 aprile 2022, un periodo caratterizzato dalla dominanza della variante Omicron.
- Il fatto che lo “studio” da cui nascevano le “previsioni” iniziali era stato fatto su un campione di appena 2000 bambini, per mano della stessa Pfizer.
La seconda notizia legata al tema vaccini è che è stato pubblicato un appello di vari scienziati, economisti e rappresentanti di organizzazioni della salute per la creazione di un’infrastruttura pubblica europea che sviluppi vaccini e farmaci come bene comune. L’iniziativa verrà discussa il 28 settembre presso il Parlamento Europeo.
L’idea, nata all’interno del Forum Disuguaglianze e Diversità, e poi sviluppata da Massimo Florio con un gruppo di ricerca internazionale su richiesta dello Science and Technology panel del Parlamento Europeo nasce dall’osservazione dei tanti controsensi economici e conflitti d’interessi che avvengono nella produzione privata dei vaccini, che come abbiamo raccontato su ICC sono ampiamente finanziati dal settore pubblico nella loro produzione e successivamente vengono rivenduti agli stati a caro prezzo.
Visto che siamo in tema vi annuncio anche che ieri abbiamo pubblicato la nostra seconda pagina di approfondimenti “Spotlight” dedicata proprio al Covid. Ve la lascio in descrizione, andateci a dare un’occhiata, troverete un sacco di articoli interessanti che abbiamo pubblicato in questi mesi.
FONTI E ARTICOLI
#Russia
Il Fatto Quotidiano – Russia, aumenta ancora l’avanzo commerciale che supera i 70 miliardi di euro. Esportazioni giù ma meno dell’import
Il Fatto Quotidiano – La banca Usa Jp Morgan: “L’economia russa resiste meglio del previsto. Verso una recessione morbida con Pil in calo del 3,5%”
#petrolio
Il Fatto Quotidiano – Petrolio a picco, chiusura sotto i 100 dollari al barile a meno 7,4%. Incidono i timori di recessione e gli annunci Opec
#salario minimo
il Post – Il governo vuole introdurre una sorta di salario minimo
#Fukushima
Rinnovabili-it – Multa astronomica per 4 dirigenti Tepco: “Non hanno prevenuto l’incidente nucleare di Fukushima”
#comodità
Lifegate – La tirannia della comodità
#Coca-Cola
GreenMe – Cosa c’entra la crisi idrica con la protesta davanti al più grande stabilimento italiano di Coca Cola
#vaccini
la Repubblica – Covid, primo studio Iss sui bambini italiani: il vaccino protegge molto meno di quanto si pensasse
#Spotlight #Covid
Italia che Cambia – Covid-19: Tra Restrizioni, Vaccini E Libertà, Che Fine Ha Fatto La Verità?