3 Set 2024

Naufragio Bayesian, le novità, la ricostruzione: cosa è successo davvero? – #975

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Proseguiamo con la nostra panoramica dei fatti principali del mese trascorso e oggi parliamo del naufragio del Bayesian, una delle storie più intricate e suggestive di questo agosto, per capire quali sono le ipotesi in gioco e cosa potrebbe essere successo. Parliamo anche di una rete sarda per un’economia di pace, delle elezioni regionali in Germania, degli incendi in Grecia e della stagione di caccia nel nostro paese.

Allora, una delle vicende più misteriose e discusse di questa estate è sicuramente il naufragio della gigantesca barca a vela Bayesian, in cui sono morte 7 persone, fra cui Mike Lynch, megaimprenditore chiamato il Bill Gates britannico, e Jonathan Bloomer, presidente di Morgan Stanley International. 

Ieri sono iniziate le autopsie sulle vittime, da cui si spera di avere qualche indicazione in più su una vicenda strana, sulla quale sono istantaneamente iniziate a circolare diverse teorie del complotto, e devo dire che effettivamente questa vicenda un po’ strana lo è, costellata di molte coincidenze, ed è davvero difficile trovare una spiegazione del tutto convincente. Ora vi spiego come mai.

Quello che sappiamo è che la gigantesca barca a vela Bayesian era ormeggiata a Porticello, una località marittima vicina a Palermo. La nave, costruita a Viareggio e considerato uno dei velieri di lusso più belli e sicuri al mondo, è di proprietà del mega imprenditore Mike Lynch e della moglie Angela Bacares, anzi tecnicamente la proprietaria era proprio la moglie. I due avevano organizzato un viaggio per festeggiare l’assoluzione di Lynch nella causa miliardaria intentatagli dalla Hewlett Packard (HP) che l’accusava di aver gonfiato il prezzo di una sua azienda prima di vendergliela. 

In questo viaggio di festeggiamento, oltre alla coppia, c’era altri dieci passeggeri fra cui la figlia dei due, la diciottenne Hannah Lynch e Jonathan Bloomer, presidente di Morgan Stanley International. Oltre ai 12 passeggeri , c’erano 10 membri dell’equipaggio.

Succede che la notte fra domenica 18 e lunedì 19 il tempo peggiora rapidamente e la mattina presto di lunedì si abbatte sull’imbarcazione una bufera, probabilmente quello che in gergo si chiama downburst ovvero una raffica di vento fortissimo e discendente, che nel giro di circa 15 minuti causa l’inabissamento dell’imbarcazione. 

Quasi tutti i membri dell’equipaggio, compreso il comandante, riescono a mettersi in salvo, così come 6 passeggeri. Mentre il cuoco e altri 6 passeggeri restano intrappolati e si inabissano insieme al veliero, morendo. Le sette vittime sono appunto, il cuoco di bordo Recaldo Thomas, l’imprenditore Mike Lynch e sua figlia Hannah (la moglie invece si accorge del pericolo e riesce a fuggire in tempo), il presidente di Morgan Stanley International Bloomer, la moglie e filantropa Anne Elizabeth Judith Bloomer, e i coniugi Chris e Neda Morvillo, di cui il primo, Chris Morvillo, era l’avvocato americano di Mike Lynch ed era stato colui che aveva seguito l’imprenditore nella causa intentata negli Stati Uniti da Hewlett Packard.

Come vi accennavo ci sono tanti particolari e coincidenze curiose in questa vicenda, che molti osservatori hanno fatto notare. Innanzitutto c’è l’affondamento in sé di una imbarcazione considerata inaffondabile. Affondamento che è stato spiegato da una serie di errori fatti dall’equipaggio, che sono un po’ tecnici da spiegare, ma ecco sono tutta una serie di errori concomitanti che dovevano capitare assieme perché quell’imbarcazione potesse affondare, e che sono stati fatti effettivamente tutti assieme. Tipo, si presume, lasciare il portello e gli oblò aperti, non avevano abbassato del tutto la chiglia mobile, e così via.

Poi c’è la questione strana delle tempistiche. Cioè, da quando si è iniziato ad abbattere il downburst, ammesso che si sia trattato di questo fenomeno atmosferico, a quando la nave si è inabissata sono passati 16 minuti, che non sono pochi. Non è che dovevano uscire dal Titanic, dovevano uscire comunque da una barca a vela, per quanto gigantesca. Il tempo c’era. Si dice che i passeggeri e anche l’equipaggio avesse bisbocciato la sera precedente, ma resta il fatto che tutto l’equipaggio a parte il cuoco si è salvato, compreso lo skipper che dovrebbe assicurarsi di mettere in salvo tutti prima di scendere dalla barca. E anche la moglie di Lynch, che si è svegliata ed è fuggita senza nemmeno svegliare marito e figlia. 

Nelle ore successive al naufragio poi sono emersi altri dettagli particolari. Ad esempio molti giornali hanno raccontato i tanti intrecci di Lynch con l’alta finanza globale e con i servizi di intelligence di tanti paesi.

I programmi brevettati da Autonomy, l’azienda di Lynch al centro del processo con HP, sono diventati lo strumento per dare la caccia ai terroristi di Al Qaeda scrutando attraverso miliardi di dati raccolti dalle polizie e dalle spie Usa e britanniche. 

Più di recente il magnate britannico era entrato nell’era dell’intelligenza artificiale con Darktrace, assieme al socio Stephen Chamberlain (di cui parliamo fra poco), e assieme a figure di vertice del MI5, del CGHQ, della Nsa. Darktrace è leader nei sistemi di profilazione con IA: individua potenziali sospetti analizzando quantità infinite di informazioni. Tanto che – hanno riportato alcune fonti giornalistiche – avrebbe venduto i suoi servizi agli agenti israeliani per preparare l’offensiva contro Hamas dopo i massacri del 7 ottobre.

Non solo, Christopher Morvillo, l’avvocato di Lynch morto anch’egli nella tragedia, si era occupato delle indagini sull’attacco alle Torri Gemelle. 

Insomma, capirete che già così la vicenda è una sorta di orgasmo per qualsiasi complottista. Ma ci sono altri dettagli e coincidenze curiose. Pochi giorni prima, il socio e coimputato di Lynch Stephen Chamberain muore mentre fa jogging vicino a casa sua travolto da un’auto. Metteteci anche che un’imbarcazione molto meno performante che si trova a circa 100 metri dalla Bayesian non subisce nemmeno un graffio e metteteci anche che nel maggio 2023 sul lago di Garda morirono sempre a bordo di una barca a vela e in un evento meteorologico simile due agenti dei servizi segreti italiani e uno del mossad, l’intelligence israeliana.

Ecco. Sono davvero tante coincidenze, che legittimano il fatto di avere dei dubbi sull’accaduto. Certo, anche la versione del complotto, ovvero che si sia trattato di un sabotaggio per far fuori il magnate e non di un incidente, presenta alcune criticità. La principale è che, come nota il politologo ed esperto di servizi segreti Aldo Giannuli in un video sul suo canale YT, eventi come un downburst sono prevedibili solo a stretto giro, mentre un sabotaggio del genere necessita di settimane se non mesi di preparazione. 

Quindi molti sostenitori dell’ipotesi del sabotaggio sostengono che l’evento meteo estremo sia stato creato artificialmente. Solo che a quanto ne sappiamo la geoingegneria attuale non è assolutamente in grado di generare fenomeni di questa intensità. E’ possibile far piovere con tecniche come il cloud seeding ormai abbastanza facilmente, ma non generare eventi di questo tipo. Quindi dovremmo immaginare l’esistenza di tecniche segrete, sviluppate dai servizi di intelligence e lontano dalla scienza ufficiale e utilizzarle per operazioni di questo tipo. Possibile, ma mi sembra un’ipotesi abbastanza remota, perché causare un fenomeno del genere ha tantissime complessità.

Un’altra ipotesi forse più probabile, se vogliamo restare nel versante complottista, è che non sia stato il downburst all’origine del naufragio, e che magari non si sia nemmeno verificato quel tipo di fenomeno ma che l’imbarcazione sia stata fatta inabissare artificialmente, attraverso un sabotaggio vero e proprio, approfittando del forte temporale in corso, per poi dare la colpa all’evento meteorologico.

L’unica cosa che mi sento di sottolineare è che in questa storia non ci sono certezze, e quindi al momento è importante sapere questo. Diffidate da ricostruzioni fantasiose di chi sostiene di sapere esattamente come è andata. I dubbi sono benvenuti e legittimi, le certezze al momento no. 

Comunque, a complicare ulteriormente la vicenda e rendere tutto ancora più oscuro, c’è il fitto segreto che circonda anche le indagini. Angelo Bonelli di AVs ha recentemente denunciato la situazione dei “Naufraghi, equipaggio incluso, chiusi in un albergo blindato da una società di sicurezza privata che lo ha reso inaccessibile dall’esterno e forse invalicabile dall’interno. Non meglio precisati «funzionari stranieri» che invitano pescatori e velisti di Porticello al silenzio, mentre analogo monito arriva a medici e paramedici chiamati ad assistere i sopravvissuti”.

Ho la sensazione che non sapremo mai la verità completa su questa vicenda.

Se seguite le nostre rassegne sarde, o in generale leggete gli articoli di Sardegna che Cambia, saprete che il tema delle servitù militari è molto sentito nell’isola, che è la regione d’Italia che assieme al Friuli Venezia Giulia presenta la stragrande maggioranza delle basi militari del nostro Paese. 

E su questa forte presenza militare, ovviamente, si è costruito anche parte del tessuto economico dell’isola. Ad esempio a Domusnovas sorge la cosiddetta “fabbrica di bombe” dell’azienda RWM che rifornisce di armi gli eserciti di mezzo mondo.

Ecco, oggi su SCC pubblichiamo un articolo a firma di Sara Brughitta che racconta un’iniziativa molto interessante di una rete di imprese sarde che vuole costruire un’economia di pace e libera da queste servitù. Ho chiesto all’autrice dell’articolo un contributo per presentarcelo, trovate ovviamente la versione completa sotto Fonti e articoli. 

Audio disponibile nel video / podcast

Ci sono state le elezioni regionali in due regioni tedesche, la Turingia e la Sassonia, e queste elezioni hanno dato dei risultati abbastanza netti, anche abbastanza previsti, ma che adesso mettono in forte crisi l’alleanza di governo.

Il risultato più drastico è stato quello della Turingia, uno stato della Germania orientale, dove pensate, Alternative für Deutschland (AfD) ha ottenuto una vittoria storica, conquistando il 32,8% dei voti. È la prima volta dalla Seconda guerra mondiale che un partito di estrema destra vince in una regione tedesca, segnando, leggo sul Post, un momento cruciale nella politica del paese. Nonostante questa vittoria, è improbabile che l’AfD riesca a governare, poiché nessun altro partito sembra disposto a entrare in coalizione con loro.

Il secondo partito più votato in Turingia è stato la CDU, il partito conservatore un tempo guidato da Angela Merkel, che ha ottenuto il 23,6% dei voti, mentre al terzo posto è arrivato il nuovo partito quasi personale della leader della cosiddetta sinistra populista tedesca Sahra Wagenknecht, con la sua Alleanza Sahra Wagenknecht, che ha ottenuto il 15,8% dei voti. Un partito di non facile lettura, che ha posizioni molto di sinistra in campo economico, mentre più vicine alla destra per quanto riguarda le politiche migratorie, che si oppone al sostegno all’Ucraina ed è contrario alle politiche vaccinali. 

Anche in Sassonia i risultati sono abbastanza simili. Qui è stata la CDU a ottenere più voti con il 31,9% dei voti, seguita da vicino dall’AfD con il 30,6%. Anche qui, l’Alleanza Sahra Wagenknecht ha ottenuto un risultato significativo con l’11,8%, riuscendo a entrare per la prima volta nel parlamento della regione.

Tragici invece i risultati della coalizione di governo. In Turingia i Socialdemocratici del cancelliere Scholz (SPD) hanno ottenuto solo il 6,1%, mentre i Verdi e i Liberali (FDP) non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%. In Sassonia invece anche i verdi hanno superato la soglia di sbarramento, ma di pochissimo, con il 5,1% dei voti. Fra l’altro l’affluenza alle urne è stata alta, superando il 73%.

Non si capisce se questo può aprire una crisi di governo in Germania, ma se le indicazioni di queste elezioni regionali sono in qualche modo attendibili, il governo tedesco sembra un governo di estrema minoranza. Vediamo cosa succederà nei prossimi giorni.

Spostiamoci in Grecia, dove si fanno i conti dei danni causati da una tremenda stagione di incendi che sta colpendo e perlopiù ha colpito il paese durante l’estate. Leggo su EuroNews che “mercoledì sono stati spenti gli ultimi focolai attorno ad Atene, ma resta l’allerta delle autorità a causa delle temperature record accompagnate da forti venti su tutta la Grecia”.

Rispetto allo scorso anno, gli incendi nel paese sono quasi raddoppiati. Ed è iniziata la stima dei danni. Sappiamo che gli incendi hanno costretto all’evacuazione migliaia di persone dell’area nord-orientale di Atene, che hanno causato la morte di una donna, oltre al ferimento di decine di persone inclusi i soccorritori. Secondo l’Osservatorio nazionale greco hanno distrutto altro 10mila ettari di territorio.

Ma gli incendo che hanno attanagliato Atene sono solo alcuni, i più gravi, di una serie di incendi che hanno colpito il paese. Il WWF ha lanciato diversi appelli durante il mese di agosto in cui ha descritto una situazione a dir poco devsatante. 

Vi leggo solo l’incipit di una delle varie newsletter inviate dall’organizzazione ambientalista: “prova a immaginare di mettere insieme tre grandi città come Londra, Madrid e Berlino. Immagina quanto sarebbe estesa un’area così vasta. Ecco, l’area devastata dagli incendi in Grecia è ancora più grande: oltre 330mila ettari di terre distrutte, tra cui 7 aree protette. È una tragedia che colpisce tutti: le persone che vivono lì, l’ambiente ormai devastato e la fauna selvatica che ha perso il suo habitat.

Purtroppo l’emergenza non è ancora finita! Ogni giorno scoppiano dai 30 ai 40 incendi, alimentati da temperature roventi, venti forti e vegetazione secca. La situazione è davvero grave e la fase più intensa e pericolosa degli incendi arriva proprio ora, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Sotto fonti e articoli vi lascio i riferimenti del WWF se volete fare una donazione per aiutare a risolvere e gestire la situazione.

Torno sull’articolo di Euronews, perché c’è una seconda parte dell’articolo molto interessante in cui si spiega cosa si può fare per gestire eventi del genere che i cambiamenti climatici rendono sempre più frequenti. Se è vero che una percentuale consistente di incendi sono di origine dolosa, è altrettanto vero che le condizioni climatiche, con inverni poco piovoso ed estati roventi, trasformano il territorio in una bomba prota ad esplodere e anche una piccola scintilla può generare un incendio indomabile. 

Che fare quindi? La premessa è che come per ogni cosa dobbiamo certamente preoccuparci di mitigare il cambiamento climatico, altrimenti ogni sforzo alla lunga diventa vano. Sul tema specifico degli incendi però si può fare anche altro, nella gestione. Come spiega l’esperto Thodoris Giannaros, “Quello che si dovrebbe fare in tempo reale quando c’è un incendio di queste dimensioni è ciò che in gergo si chiama analisi tattica degli incendi, vale a dire sapere dove si trova l’incendio, quando è scoppiato, con una mappatura accurata del perimetro dell’incendio.

Utilizzare i dati sul tempo, sulla vegetazione e sulla topografia per essere in grado di prevedere dove si muoverà e come si comporterà un incendio è cruciale e permette di avere una strategia per affrontare le fiamme.

Gli scienziati sono ormai concordi nell’affermare che, se non verranno prese le opportune misure, il rischio di desertificazione dell’Attica a causa degli incendi è alto. Almeno il 40 per cento della foresta periurbana dell’Attica è andato perduto negli ultimi anni, mentre gli indicatori di siccità mostrano che il bacino è semi-arido e che le risorse idriche sotterranee tendono ad esaurirsi.

Quindi ecco, è fondamentale sia la prevenzione che la gestione tempestiva degli incendi.

Parliamo di caccia. Come ogni settembre si sta per aprire la stagione venatoria, e come spesso accade si registrano vari tentativi da parte della lobby dei cacciatori di allungare il calendario venatorio e le specie cacciabili. 

Anche qui è il WWF a denunciare la situazione e anche a raccontare alcune richieste che arrivano dall’Europa, per ora ignorate. Sulla tortora selvatica ad esempio, specie in netta contrazione e che avrebbe bisogno assoluto di essere esclusa dalle specie cacciabili, la Commissione Europea chiede di sospendere la caccia. Altrettanto ha detto il nostro Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, ma alcune regioni, seguendo le associazioni venatorie, non ne vogliono sapere. 

Stessa cosa per quattro specie di anatre. La Commissione UE ha chiesto la moratoria, il MASE si è adeguato ma alcune regioni le includono tra le specie cacciabili. 

Inoltre è anche preoccupante il fatto che alcune regioni autorizzino le cosiddette preaperture, che vanno a incidere su specie fiaccate da caldo torrido e siccità, alcune di esse con i piccoli ancora nel nido.

A proposito di regioni, il WWF ha impugnato i calendari venatori di Marche, Emilia-Romagna, Lombardia, Calabria, Basilicata, Umbria, Campania e Veneto. Per queste ultime quattro, il Tar – e questa è una buona notizia – ha dato ragione all’associazione. Molto probabile che lo stesso avverrà per la Sicilia.

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