18 Dic 2024

Natale in Sicilia, il piano della Regione: un solo treno in più – INMR Sicilia #9

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Nona puntata di Io Non Mi Rassegno Sicilia. Vi raccontiamo alcune delle notizie di queste ultime settimane a partire dalla soluzione della Regione per permettere ai siciliani e alle siciliane di rientrare nell’isola a Natale, dei numerosi fondi andati persi, purtroppo, per incapacità delle amministrazioni o per la mancanza di cantieri avviati. Di asili nido, di Augusta nuova base strategica prioritaria del Paese per la costruzione degli impianti eolici offshore nel Mediterraneo e del caso di Salvatore Comandatore che si è rifiutato di sversare inquinanti in mare ed è stato licenziato. In chiusura troverete alcuni degli articoli pubblicati su Sicilia che Cambia nell’ultimo mese.


Quest’anno per tornare in Sicilia durante le feste si potrà viaggiare con un treno speciale. Partirà dalla stazione Porta Nuova di Torino il 21 dicembre e dopo 22 ore di viaggio arriverà, sdoppiandosi, a Palermo e a Siracusa. Tornerà poi indietro il 5 gennaio. Il “Sicilia Express”, il nome dato al treno, è un progetto della Regione Sicilia in collaborazione con Treni Turistici Italiani, società delle Ferrovie dello Stato, di cui da alcune settimane si parla con un po’ di ironia. L’obiettivo della Regione era offrire ai siciliani una soluzione più economica rispetto agli aerei per tornare a casa durante le feste. I biglietti sono finiti poco dopo un’ora la messa in vendita. Il costo andava da 29,90 euro (un posto a sedere in uno scompartimento da 6) a 129,90 euro per una cabina privata con il letto. Sul treno sono previste alcune attività e servizi un po’ bizzarri pensati per promuovere l’iniziativa: “forme di intrattenimento” tra degustazioni enogastronomiche con prodotti siciliani e varie performance artistiche.

Secondo Schifani è «la dimostrazione che ci avevamo visto giusto». Sarebbe anche una buona idea incentivare i ritorni in treno e non in aereo, ma secondo voi ne può bastare uno solo per tutti i siciliani e le siciliane che vogliono fare ritorno per le vacanze? Sul sito della Regione si legge che si sta lavorando all’organizzazione di un secondo convoglio in partenza subito dopo Natale e con rientro a Capodanno. Purtroppo la logistica di Rfi non consente di fare di più, per ragioni legate alla sicurezza dei trasporti sulle linee ferroviarie.

Da studentessa universitaria avrò fatto in treno su e giù tra Roma e Catania non so quante volte. Ricordo di una decina di treni notte diretti tra Nord e Sud (“Freccia del Sud”, “Freccia della Laguna”, “Conca d’oro”, “Mongibello”, etc, etc) per ogni singolo giorno dell’anno. Treni che ormai non esistono più. Quello che la Regione Siciliana è riuscita a fare nel 2024 è aggiungere un singolo treno da Torino Porta Nuova a Siracusa/Palermo. Nonostante il grande “successo”, il problema per molti siciliani e siciliane fuori dalla propria regione è rimasto. Solo in questi giorni la Regione ha deciso di intervenire, in sostegno di coloro che erano rimasti a piedi, raddoppiando lo sconto sui voli, dal 25% al 50% per i residenti e per chi è nato nell’isola ma non vi risiede stabilmente. 

La sensazione è che si proceda a tentativi senza una visione globale delle complessità da affrontare. Si tappa un buco, ma ne restano molti di più grandi aperti. Come sta avvenendo, ad esempio, per l’emergenza siccità. La mobilità siciliana può trovare soluzioni attraverso biglietti scontati all’ultimo minuto e la chimera del Ponte sullo Stretto di Messina? Dal nostro punto di vista, no perché si tralasciano progetti necessari e strategici per collegare tra loro le varie parti dell’isola, oltre che la Sicilia e il Mediterraneo con il resto dell’Europa in maniera sostenibile. 

La mancanza di visione e una certa irresponsabilità contraddistingue una parte della classe politica siciliana da diversi decenni. La Regione aveva presentato progetti per oltre 2 miliardi di euro nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma per l’incapacità delle amministrazioni di avviare i lavori rischia di perdere quasi un miliardo a cui si aggiungono altri 340 milioni previsti dal Fondo di Coesione, revocati perché i cantieri non sono stati avviati. Di questi ultimi, 104 milioni erano di competenza diretta della Regione Siciliana.

Scorrendo l’elenco dei settantanove progetti del Piano di Sviluppo e Coesione non più finanziati, si scopre che molti provvedimenti avrebbero riguardato azioni di contrasto alla siccità. lavori di manutenzione della rete idrica, opere cruciali come dighe e acquedotti, ma anche infrastrutture per i rifiuti. I restanti progetti, non di competenza diretta della Regione, avrebbero riguardato le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina con interventi cruciali per la sicurezza e le infrastrutture dell’isola: piste ciclabili, poli scolastici, svincoli autostradali. 

I settori dei fondi perduti relativi al PNRR, secondo i dati emersi dallo studio di Legacoop e Consorzio, riguardano l’edilizia scolastica, l’edilizia comunale e la sanità. La cifra dei progetti non finanziati o revocati potrebbe essere molto superiore. Inoltre, da alcune recenti inchieste della Guardia di Finanza, sono emerse irregolarità e finanziamenti illeciti per progetti mai partiti.

Il presidente Renato Schifani si difende dicendo che al momento del suo insediamento, nel 2022, le somme a rischio erano pari ad un miliardo di euro, e che ha cercato di recuperare il possibile scaricando la responsabilità sul governo precedente, quello dell’attuale ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci. Sempre Schifani ha annunciato di essere riuscito a recuperare parzialmente i fondi. 10 dei 45 progetti definanziati, per un valore complessivo di 12 milioni di euro, sono stati reinseriti nella nuova programmazione FSC 2021-2027, firmata con il governo nazionale lo scorso maggio. Questo recupero parziale, non compensa la consistente perdita di risorse che avrebbe potuto dare un impulso significativo allo sviluppo della Sicilia.

Definanziare un progetto non significa solo una perdita economica, ma è sintomo delle carenze strutturali della macchina amministrativa siciliana. E non è la prima volta che succede. La priorità dovrebbe essere una programmazione efficace, accompagnata da sistemi di monitoraggio rigorosi per evitare il ripetersi di questi scenari.

In Sicilia solo il 12% dei bambini da 0 a tre anni ha garantito un posto in un asilo nido pubblico. Lo rivela la Cgil Sicilia nell’ambito della campagna “La controffensiva delle donne siciliane contro l’autonomia differenziata”.  Dei 111 milioni dichiarati disponibili nel Piano regionale del 2017 la gran parte non è ancora spesa, mentre l’Esecutivo nazionale ha cancellato il Pac, il piano nazionale per i servizi all’infanzia e agli anziani non autosufficienti che in 10 anni aveva messo a disposizione della Sicilia quasi 80 milioni.

“Ancora più grave – dichiara la Cgil Sicilia – è che il governo nazionale ha abbassato la soglia dei Leps – livelli essenziali delle prestazioni sociali – per l’intero Mezzogiorno al 15%, contro il 33% di regioni che già hanno più servizi. Certificando e confermando la disparità di diritti tra bambini, donne e famiglie del Sud rispetto a quelle del Nord e la volontà che la forbice persista”.

La tanto acclamata autonomia differenziata del Governo Meloni non aiuterebbe di certo la situazione occupazionale delle donne con figli che, senza strumenti che rendano più accessibili alle famiglie i servizi educativi per la prima infanzia, resta svantaggiata. Nel nostro paese la nascita di un figlio spesso coincide con l’abbandono del lavoro da parte della donna. Una tendenza molto più marcata rispetto al resto dell’Ue, e che solo le giuste politiche che prevedano anche l’estensione dei servizi per la prima infanzia può contribuire a ridurre.

Torniamo ad Augusta e questa volta non per parlarvi del polo petrolchimico, ma perché il porto della città è stato scelto da parte del governo nazionale come base strategica prioritaria del Paese per la costruzione degli impianti eolici offshore nel Mediterraneo. Secondo Schifani e non solo è l’anticamera di opportunità di lavoro, specializzazioni, di nuove imprese a supporto della sfida più complessa della transizione ecologica. Ad Augusta quindi si realizzeranno le piattaforme eoliche del futuro per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Fa strano sentire, ma da un lato ben sperare, che tutto questo avverrà in un contesto martoriato da un’ industria che col rinnovabile ha poco a che fare.

Augusta è sempre stato un polo strategico in Italia per la raffinazione del petrolio. Si spera che le nuove opportunità di lavoro non siano come quella chimera che ha infranto i sogni e le vite di coloro che sulla propria pelle hanno vissuto e vivono ancora oggi lo scotto di un progresso, di un posto di lavoro certo e di veleni industriali ormai infiltrati ovunque. 

E speriamo pure che energia rinnovabili e transizione ecologica non siano parole buone solo per riempirsi la bocca, ma contribuiscano davvero a una nuova sostenibilità energetica e sociale del territorio e dell’Italia in genere. 

La storia che sto per raccontarvi è un esempio di grande coraggio e resistenza. Salvatore Comandatore, capobarca del servizio guardiafuochi della società Archimede – che si occupa della sicurezza del Porto Isola Eni, a Gela – è stato licenziato quattro anni fa per non aver rispettato un ordine dei suoi superiori: aspirare e mettere in appositi bidoni, da scaricare in mare, l’acqua della sentina, mista a gasolio, della motobarca Liberante. Al suo no è scattato il licenziamento. Nella battaglia legale che è scaturita con l’azienda, nel corso della raccolta delle prove, a essere valutate sono state anche la mancanza delle condizioni di sicurezza e l’assenza dei necessari dispositivi di protezione individuale.

La denuncia del lavoratore ha trovato conferma in una sentenza del tribunale che stabilisce come il gesto di Comandatore abbia evitato un grave inquinamento. Inoltre, lo stesso tribunale ha dichiarato il licenziamento illegittimo e ordinato il reintegro al lavoro dell’uomo, insieme a un risarcimento. Eppure, a quasi un anno da quella decisione, la giustizia sembra essersi fermata. Comandatore non solo non è stato reintegrato, ma oggi si trova a fronteggiare le richieste economiche della stessa azienda che l’ha licenziato. Il colpo più duro è arrivato con un pignoramento di 95mila euro sui suoi conti, richiesto dalla società Archimede, suo ex datore di lavoro, come presunto rimborso per il trattamento di fine rapporto percepito (Tfr). 

Il caso Comandatore non è solo una vicenda di giustizia individuale, si intreccia con sospetti di gravi irregolarità ambientali. A promettere di tenere sotto controllo le attività pubbliche dell’azienda è Paolo Scicolone, esponente di Gran Sicilia, attraverso la raccolta di video e foto da consegnare alla Capitaneria di porto. Naturalmente sarebbe fondamentale il ruolo delle istituzioni, sottolinea Scicolone. Inoltre sembra che le barche destinate al servizio anti-inquinamento e sicurezza del porto Isola, sarebbero fuori uso a causa di guasti. 

Ritorneremo a parlarvene per approfondire e raccontarvi degli avanzamenti del caso di Salvatore Comandatore e per conoscere meglio le condizioni del territorio, troppo spesso maltrattato per mero profitto. 

Anche questo mese abbiamo raccontato la Sicilia con gli occhi di chi la vive e la ama, una terra dal potenziale inespresso che avrebbe bisogno di una classe politica capace di rispettare le ricchezze naturali e non, e che negli anni spesso non si è rivelata capace. Per fortuna tanti cittadini e cittadine, soprattutto giovani, sopperiscono a queste gravi mancanze. Si danno da fare per contribuire alla costruzione di una cultura di comunità capace di dare il giusto valore alle persone e all’ambiente. Come nel caso del Collettivo Rewild Sicily che da anni promuove nei territori soluzioni e alternative valide a problemi ingenti come quello degli incendi e in generale azioni di contrasto alla crisi ambientale e alla perdita di biodiversità, riportando in vita saperi di un tempo e consapevolezza.

I volontari dell’associazione “Ci ridiamo su” portano invece il sorriso e il buonumore in situazioni di dolore e disagio come ospedali, centri anziani, scuole, carceri e missioni umanitarie, attraverso la figura del clown. Dopo una formazione lunga e articolata, forniscono alle persone in difficoltà gli strumenti per attivare le proprie risorse. Il clown diviene “creatore di comunità” contribuendo a destrutturare assetti sociali di esclusione. Tra i vari progetti in atto, ho trovato particolarmente significative le attività che svolgono in carcere come mediatori tra genitori e bambini. 

Dicevo prima che la Sicilia è una terra di grande bellezza e anche per questo fa da richiamo a molte genti e turisti, un fenomeno che sta portando con sé delle grandi contraddizioni. Anche l’isola, e in questo caso Palermo, è vittima del cosiddetto overtourism che negli ultimi anni ha trasformato la città negativamente. Nell’articolo di Alessia Rotolo che trovate tra fonti e articoli si evidenzia la voglia dei cittadini di trovare soluzioni per un benessere personale, collettivo e rispettoso della città.

Concludiamo con un articolo che restituisce la fotografia di queste ultime settimane in merito all’emergenza siccità. Occupazioni, disagi, razionamento e qualche spiraglio che non arriva per merito della classe politica, ma delle piogge e della neve che ha permesso di innalzare i livelli delle dighe da cui estrarre l’acqua da distribuire ai cittadini. Eppure sulla pagina ufficiale della Regione si legge che si tratta di risultati, frutto di una strategia coordinata, che rappresentano un passo avanti significativo nella gestione delle emergenze idriche in Sicilia. Prendo in prestito le parole del giornalista Giacomo Di Girolamo, “ siamo passati da Piove governo ladro, a piove governo salvo”.

Questi sono solo alcuni degli articoli pubblicati nell’ultimo mese, vi invito a sfogliare le nostre pagine per trovarne degli altri e restare aggiornati su quanto accade in Sicilia.

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