È morto Giorgio Napolitano, lo saprete immagino. Aveva 98 anni, era stato il primo Presidente della Repubblica ad essere eletto due volte, era stato comunista, poi atlantista, ha avuto una vita sicuramente particolare. È, a suo modo, una figura controversa, che ha diviso e divide l’opinione pubblica. Non ai livelli di Berlusconi, e sicuramente in maniera diversa, meno evidente, Napolitano era, lo potremmo definire, un intellettuale, e non aveva né la sfrontatezza né l’appeal mediatico di Berlusconi, ma comunque divisiva. C’è chi lo considera una specie di mito, e chi uno dei peggiori PdR di sempre.
Questa divisione si nota, ovviamente anche nel momento della sua morte, a partire dai titoli dei giornali. Si va da “Addio al presidente che amava l’Europa” (la Repubblica), ad “addio al presidente delle scelte difficili” (Corriere), passando per “Grazie Presidente” (la Stampa), “L’ultimo Re” (FQ), fino ad arrivare a “Addio Napolitano il comunista pentito” (Libero) e “Fine del comunista che ha usato la democrazia” (il Giornale). È interessante vedere come ogni giornale si posizioni, con la scelta del titolo, quando avvengono fatti come questo.
Ma come stanno le cose? Come mai una figura apparentemente così sobria e istituzionale come Napolitano divide e scalda così gli animi? Le risposte vanno cercate nella sua storia e nelle sue scelte.
Vi riporto i punti salienti della sua vita politica, prendendo spunto dall’editoriale di Travaglio sul Fatto Quotidiano di ieri. Travaglio ci va giù molto pesante, e non è un mistero che Napolitano non rientrasse nelle sue simpatie. Alcuni passaggi a mio avviso sono un po’ forzati, ma complessivamente ci aiuta a capire come mai Napolitano è così inviso a molte persone.
Ci vuole un gran talento a fare il parlamentare per 70 anni, il presidente della Repubblica per nove, il presidente della Camera per 5, il ministro dell’interno per due senza azzeccarne mai una. Quindi Napolitano di talento ne aveva da vendere. Fascista fino alla liberazione (ecco qui messa così è un po’ fuorviante: il riferimento è al fatto che Napolitano fece parte in gioventù, quando aveva 17 anni, alla Gioventù universitaria fascista ma va detto che ha fatto quello che facevano praticamente tutti, o perlomeno la maggior parte dei suoi coetanei sotto il regime; ciò non lo identifica come un fascista, per quanto ovviamente c’era anche chi sceglieva, correndo qualche rischio, di non iscriversi) e poi comunista, nel 1956 esalta l’Armata Rossa che soffoca nel sangue la rivolta di Budapest, anzi libera l’Ungheria dal caos e dalla “controrivoluzione” e “salva la pace nel mondo”.
Plaude al Pcus che esilia Solzenycin. Partecipa all’espulsione dei dissidenti del manifesto, critici sull’invasione della Cecoslovacchia. Poi diventa il comunista preferito di Kissinger, ma anche della fininvest. Capo della destra Pci (i miglioristi detti piglioristi per le loro arti prensili), fa la guerra a Berlinguer che osa porre la “questione morale” e chiamare Craxi col suo nome: “gangster”. Nel 92 quando i gangster finiscono sotto inchiesta è presidente della Camera e legge in aula la lettera del socialista Moroni, suicidatosi perché coinvolto in Tangentopoli, fiancheggiando l’assalto degli impuniti a mani pulite.
Nel 2006, dopo un passaggio al Viminale senza infamia e senza lode, diventa presidente della Repubblica. E inizia a impicciarsi dappertutto in barba alla Costituzione. Come racconterà il ministro Padoa Schioppa, mette i bastoni fra le ruote al Prodi 2 in nome della prima missione della sua presidenza: le larghe intese con B. La seconda è l’attacco a tutti i magistrati che indagano sul potere Woodcock, De Magistris, Robledo, Forleo e i pm di Palermo che hanno scoperto la ttrattativa Stato-mafia, trascinati alla Consulta perché intercettando Mancino si sono imbattuti nella sua voce.
Più avanti Travaglio continua: “Al terzo governo B la da sempre vinta firmando le leggi vergogna (tranne il decreto Englaro) e quando il caimano ne fa una giusta opponendosi all’attacco Nato in Libia lo costringe a intrupparsi. Lo salva pure dalla sfiducia dei finiani, rinviandola di due mesi e dandogli tempo di “comprare” i responsabili. Lo scaricherà solo quando lo farà l’establishment nazionale e internazionale (qui il riferimento è all’attacco speculativo al debito italiano, orchestrato probabilmente dai governi tedesco e francese, che mise fine al governo Berlusconi).
Intanto scava trincee contro i 5 stelle, che minacciano l’Ancien regime di cui è santo patrono e imbalsamatore. “Boom dei 5 stelle? Non vedo nessun boom” esclama stizzito ai loro primi successi”.
E così via, Travaglio prosegue con un lungo elenco di fatti, non ve li leggo tutti ma vi cito solo l’ultimo elemento interessante ai fini della nostra ricostruzione, ovvero la creazione del governo Monti, di cui Napolitano fu l’ideatore e l’artefice. Un governo che si è fatto ricordare per le politiche di austerità, le privatizzazioni, i tagli alla spesa pubblica e a un bel po’ di diritti importanti.
Quindi ecco, alla luce di tutto ciò si capisce perché Napolitano stava così sulle scatole a molti. Il centrodestra non lo sopportava perché non gli perdonava la caduta di Berlusconi, di cui forse non fu artefice ma almeno complice. Stesso motivo per cui invece era l’idolo di parte del centrosinistra, per il quale ogni cosa che potesse mettere fine al dominio di Berlusconi era ben accetto. Parte della magistratura e anche una fetta di opinione pubblica e pensatori più giustizialisti, stile Travaglio per intenderci, che poi hanno costituito parte della base del pensiero dei M5S, non gli perdonava il conflitto con la magistrature e il suo atteggiamento poco collaborativo se non apertamente ostile riguardo alla presunta trattativa Stato-mafia.
Infine parte dell’elettorato di sinistra e sinistra radicale, così come di destra ed estrema destra, non gli perdonava, per ragioni diverse, il governo Monti.
La mia sensazione, al di là delle singole scelte, è sempre stata quella di un personaggio poco limpido, capace di passare velocemente dall’appoggiare ed essere appoggiato dall’Unione sovietica a strizzare l’occhio agli Usa, con tanti amici negli ambienti che contano e non troppo rispettoso del proprio ruolo istituzionale, che piegava a seconda del proprio volere.
E quindi forse – ditemi se sto dicendo una bestemmia – paradossalmente simile a Silvio Berlusconi, anche se con uno stile diametralmente opposto. Napolitano mascherava questo suo intrallazzismo dietro a una maschera austera e apparentemente molto istituzionale, Berlusconi invece lo estremizzava fino al grottesco, al picaresco. Ma forse la sostanza non era poi così diversa.
Si sta continuando a parlare molto di migranti in questi giorni, sia per via del nuovo decreto attuativo di cui abbiamo già parlato, ma su cui dobbiamo tornare per commentare un aspetto davvero surreale, diciamo così, sia per via della diatriba fra il governo italiano e quello tedesco, accusato di finanziare gli sbarchi ma chiudere le porte all’accoglienza.
Ma partiamo dalla questione del cosiddetto pizzo di stato ai migranti (è così che molti giornali lo definiscono). Il succo è che i richiedenti asilo arrivati in Italia senza passaporto possono evitare di essere trattenuti, ovvero di finire in un centro per il rimpatrio o in una di queste nuove strutture extraterritoriali ideate dal governo e in via di realizzazione (la prima sorgerà a Modica), in cui i migranti devono aspettare mentre presentano la richiesta di protezione internazionale. Ecco i migranti possono evitare di finire lì dentro, pagando 5000€. Una sorta di cauzione per la propria libertà, in attesa dei documenti.
Come scrive Giansandro Merli sul manifesto, “La libertà ha un prezzo? Secondo il governo italiano se sei un richiedente asilo appena sbarcato vale 4.938 euro. Soldi con cui è possibile evitare il trattenimento, che altrimenti diventa la condizione in cui svolgere la «procedura accelerata in frontiera». Cioè un iter per la richiesta di protezione internazionale particolarmente rapido che in seguito al dl Cutro, poi convertito in legge, può essere realizzato in condizione di privazione della libertà personale”.
Prevede che chi sbarca in Italia senza passaporto può evitare il trattenimento attraverso la «garanzia finanziaria» indicata sopra.
Ma attenzione: «La garanzia finanziaria è prestata in una unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi». In pratica può farla solo la persona appena arrivata. Il che come nota il giornalista è un po’ un controsenso: “Mettiamo per assurdo che abbia 5mila euro in tasca, come fa a versarli in banca per ottenere la fideiussione non avendo i documenti? Se avesse un passaporto, del resto, non rientrerebbe nella casistica. E allo stesso modo: facciamo finta che abbia un conto-deposito valido nel circuito internazionale con tale somma depositata, come può concludere la procedura senza un documento che lo identifichi?”
AL DI LÀ DEGLI ASPETTI paradossali, comunque, viene introdotto per la prima volta nel diritto italiano un meccanismo di garanzia economica per evitare la detenzione. Un po’ come nei sistemi anglosassoni, ad esempio negli Usa, dove però la cauzione riguarda il campo del penale. O, a pensar male, come in Libia dove gli aguzzini protetti e sovvenzionati anche da Italia e Unione Europea liberano le persone in cambio di un riscatto. Che però lì può essere pagato anche da terzi, in genere le famiglie che si indebitano dopo aver assistito in video alle torture dei loro cari. «Il valore di questa innovazione non resterà limitato al diritto dell’immigrazione, riguarderà anche altri campi», sottolinea l’avvocato dell’Asgi Salvatore Fachile. In termini di riduzione di diritti e garanzie, del resto, i migranti hanno fatto spesso da apripista per tutti gli altri.
L’altro aspetto che sta facendo discutere è come vi anticipavo questo attacco/risposta del governo italiano a quello tedesco accusato di finanziare le ong e al tempo stesso chiudere i propri confini ai migranti.
Leggo dal Sole 24 Ore: “Da una parte lo stop all’accoglienza dei rifugiati che richiedono asilo, almeno fino a quando l’Italia non tornerà ad applicare il regolamento di Dublino sui migranti. Dall’altro un sostegno finanziario alle ong coinvolte nel salvataggio delle persone che dal Nord Africa puntano a raggiungere l’Europa via mare. È una strategia caratterizzata da un doppio binario, che ha fatto e fa discutere, quella promossa dalla Germania nella gestione dei flussi di migranti.”
Ancora nelle ultime ore il governo tedesco ha ribadito, per voce della ministra dell’Interno tedesca Nancy Faeser, di non voler più accogliere richiedenti asilo dall’Italia nell’ambito del meccanismo europeo di solidarietà fintanto che Roma non rispetterà quel regolamento di Dublino, che appena 24 ore prima il presidente Sergio Mattarella – al fianco del collega tedesco Frank-Walter Steinmeier – aveva giudicato un retaggio della “preistoria”. l “no” di Berlino all’accoglienza dei migranti approdati a Lampedusa rischia di accendere ulteriormente la riunione dei ministri dell’Interno dell’Ue, in agenda giovedì 28 settembre.
Dall’altra parte, la Germania si appresta a finanziare (Due milioni l’anno, fino al 2026) le ong che si occupano di migranti in Italia, sia nell’accoglienza che nei salvataggi in mare. Un annuncio che ha suscitato irritazione a Roma, tra lo “stupore” di Palazzo Chigi che ha chiesto chiarimenti su quella che ha definito una «grave anomalia» e l’indignazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha invitato Berlino a essere «generosa» sul proprio territorio.
In generale il tema dell’accoglienza è molto dibattutto, anzi letteralmente infuocato in Europa. Come scrive Francesca Basso sul Corriere della Sera, “L’aumento di sbarchi sulle coste e di arrivi ai confini terrestri dell’Unione europea ha posto la crisi migratoria al centro delle preoccupazione europee, non solo dei Paesi di primo ingresso ma anche di quelli destinatari dei movimenti secondari, che hanno i centri di accoglienza sotto pressione. Agli inizi di ottobre i leader Ue ne discuteranno al Consiglio europeo informale di Granada. Quando si tocca l’immigrazione si tirano in ballo le politiche intere di 27 Stati membri. Il governo olandese guidato da Mark Rutte è crollato proprio per le misure da adottare per gestire i rifugiati. Le tensioni di questi giorni tra Roma e Berlino ne sono un’ulteriore prova.
A fine agosto il governo belga ha comunicato che non fornirà più riparo ai richiedenti asilo maschi single per dare la priorità a famiglie con donne e bambini. La Polonia ha da sempre una politica di totale chiusura nei confronti della migrazione fatta eccezione per i rifugiati ucraini. Insomma, ognuno viaggia in ordine sparso.
Sulla Germania va detto, a onor del vero, che nel 2023 fin qui è stata di gran lunga il paese con più richieste d’asilo di tutta Europa, circa il 30%, seguita dalla Francia con il 16 e dalla Spagna con l’11. L’Italia si aggira attorno al 9%.
Quindi ecco, è difficile sostenere che la Germania faccia poco per l’accoglienza.
#Napolitano
il Giornale – Napolitano, una vita di contraddizioni: dai giovani fascisti al Pci
il manifesto – Il migliorista che faceva i governi, bersaglio delle nostre prime pagine
Il Fatto Quotidiano – Morto Napolitano, il falso storico di Putin: “Lottò contro il fascismo con la Resistenza”. Ma era nei gruppi universitari del regime
#Messina Denaro
Corriere della Sera – È morto Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra aveva 61 anni
#migranti
Il Sole 24 Ore – Migranti, Germania: stop all’accoglienza dei rifugiati ma fondi per le Ong. La Lega: «Non siamo campo profughi dell’Europa»
il manifesto – 5mila euro per restare liberi. Lo Stato ricatta chi sbarca