Stasera a Milano ci sarà una grande Manifestazione nazionale contro la ‘ndrangheta, a sostegno del procuratore Nicola Gratteri e di tutti coloro che rischiano la vita contro le mafie. La manifestazione si chiama #Maipiùstragi ed è promossa da un insieme di oltre cento organizzazioni della società civile, fra cui anche noi di ICC.
Ora, potreste chiedervi: come mai una manifestazione contro la ‘ndrangheta proprio adesso? come mai a Milano? e come mai c’è questo sostegno specifico a Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro?
Partiamo da quest’ultimo punto. A inizio maggio è stato scoperto il progetto di un attentato della ‘ndrangheta contro Nicola Gratteri, il Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.
Dovete sapere che Gratteri – non da solo ovviamente, ma assieme a tutta la procura di Catanzaro – ha imbastito il primo maxiprocesso contro la ndrangheta. Un processo ancora in corso, che si chiama Rinascita-Scott e ha portato a giudizio 355 imputati, tutti affiliati alle cosche calabresi. È il più importante processo a un’organizzazione criminale mai celebrato in questo paese dopo il maxi processo a Cosa Nostra dell’86. Ne hanno parlato giornali e tv di tutto il mondo, ci hanno fatto persino dei documentari, tranne che da noi. A parte qualche rara eccezione.
Quindi, ecco, non deve certo stupire che la Ndrangheta voglia farlo fuori. E pare avesse un piano piuttosto elaborato, svelato a inizio maggio addirittura dall’Fbi, che avrebbe contattato i servizi segreti italiani dopo aver ascoltato un’intercettazione in cui esponenti mafiosi legati alle cosche calabresi parlavano di un attentato che si sarebbe dovuto consumare lungo il tragitto che collega l’abitazione del magistrato al suo ufficio.
Gratteri è da sempre obiettivo numero uno delle ‘ndrine calabresi, vive sotto scorta dal 1989, con livelli di sicurezza che costantemente aumentano col passare degli anni. In seguito alla segnalazione è stata intensificata la scorta, aggiungendo altre tre autovetture blindate (in tutto sono cinque) una delle quali munita di “bomb jammer” per inibire, al passaggio di Gratteri e degli agenti che lo tutelano, le frequenze gsm e tutte le altre utilizzate per le trasmissioni radio e cellulari. E oltre a mettere sotto protezione i suoi familiari, è stata aumentata la scorta che già aveva.
Inoltre il 13 maggio è stata organizzata un primo sit in in sua difesa, con circa 250 persone che si sono ritrovate a Catanzaro, nella piazza di fronte alla procura della Repubblica.
Nonostante ciò, i media italiani non è che si siano particolarmente interessati alla questione. E allora è stata organizzata una nuova manifestazione, più grande e generale e con un amplissimo appoggio della società civile. Fra l’altro quest’anno è un anno molto simbolico perché ricorrono i trent’anni dalle stragi di Palermo, in cui persero la vita Falcone e Borsellino.
E un po’ come trent’anni fa si ha la vaga sensazione che lo Stato si stia un po’ disinteressando alle vicende del procuratore. Impressione rafforzata anche dalla recente scelta del Csm di bocciare la sua candidatura a procuratore nazionale antimafia. Questa volta però, una fetta consistente del terzo settore e della società civile ha fatto una scelta importante: quella di proteggerlo da vivo.
Si legge nella presentazione dell’evento “Scendiamo in piazza per dire alla ‘ndrangheta che Gratteri non si tocca, così come non si tocca nessuno di coloro che sono in prima linea contro le mafie. Ma scendiamo in piazza anche per affermare che la ‘ndrangheta è un problema nazionale, non solo della Calabria, e si sta infiltrando dappertutto. La ‘ndrangheta è un’organizzazione eversiva per un paese democratico e la sua sconfitta definitiva deve essere un’urgenza improrogabile e una priorità assoluta per il nostro Paese”.
A supporto della manifestazione si sono schierati molti nomi noti come Pif, Maurizio De Giovanni, Giovanni Minoli, Luca Zingaretti e tanti altri, che stanno affidando ai social i loro video di denuncia.
Come mai a Milano? Perché, come ha dichiarato al Corriere della Sera Vincenzo Linarello, presidente di Goel, gruppo di cooperative che cerca di creare in Calabria un’economia parallela a quella della ‘ndrangheta: «La provincia di Milano e la Lombardia sono il posto più infiltrato dalla ‘ndrangheta dopo la Calabria, sono il posto dove sta facendo più soldi. Noi vogliamo essere nel posto dove la ‘ndrangheta sta reinvestendo.
E non è in Calabria. Perché la ‘ndrangheta è un problema nazionale e la politica dovrebbe ricominciare a interessarsi alla lotta alle mafie. Non è certo un caso che il progetto di attentato a Gratteri arrivi quando l’inchiesta Rinascita Scott ha iniziato a svelare le connessioni tra vertici della ‘ndrangheta, massonerie deviate e politica. Esistono dei gradi di comando nella ‘ndrangheta che nascono apposta per essere il ponte di connessione con le massonerie deviate».
Sempre al Corriere Dario Riccobono, di AddioPizzo, altra storia iconica di Italia che Cambia, ha detto: «Noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle la stagione delle stragi, l’attacco allo Stato e ai magistrati. È una ferita che non si è più rimarginata. Oggi nessuno parla quasi più di mafie se non nelle ricorrenze. Ma le mafie sono sempre forti, anche se silenti. Chi le combatte deve essere sostenuto prima, non commemorato dopo».
L’appuntamento è per questa sera in piazza Duca d’Aosta a Milano, davanti alla Stazione Centrale, alle 19. Noi di Italia che Cambia ci saremo, ci sarà il nostro direttore Daniel Tarozzi e altri collaboratori e collaboratrici, e documenteremo quello che succede con foto e un articolo dedicato che uscirà domani.
FONTI E ARTICOLI
#maipiùstragi
#maipiùstragi – Sito web
Corriere della Sera – Milano, artisti e società civile in piazza per sostenere il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri
la Repubblica – L’allarme dei servizi: la ‘Ndrangheta progetta un attentato a Gratteri. Si muove anche Il Copasir
il Fatto Quotidiano – Rinascita-Scott, un maxiprocesso ignorato dai media: eppure la ‘ndrangheta è dappertutto
il Fatto Quotidiano – Catanzaro, in centinaia al sit-in per Gratteri dopo la minaccia di attentato. Il procuratore: “Segno che la gente non ha voglia di mafie”
#Goel
Italia che Cambia – GOEL, le cooperative che hanno “fatto la festa” alle mafie – Io faccio così #277