8 Apr 2022

Le rivolte in Perù e il prezzo del grano – #497

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Mentre si inaspriscono ulteriormente le sanzioni verso la Russia, la Francia va al voto nell’incertezza generale per eleggere il nuovo presidente. Intanto il Perù è infiammato dalle proteste contro il governo e il caro prezzi, mentre i nuovi lockdown in Cina rischiano di far nuovamente risprofondare nel caos la catena di approvvigionamento internazionale. E in Congo emergono nuove storie di abusi e torture verso le popolazioni indigene nelle aree protette.

Mentre si inaspriscono ulteriormente le sanzioni verso la Russia, la Francia va al voto nell’incertezza generale per eleggere il nuovo presidente. Intanto il Perù è infiammato dalle proteste contro il governo e il caro prezzi, mentre i nuovi lockdown in Cina rischiano di far nuovamente risprofondare nel caos la catena di approvvigionamento internazionale. E in Congo emergono nuove storie di abusi e torture verso le popolazioni indigene nelle aree protette.

Ieri è stato il giorno delle nuove sanzioni: l’Unione europea ha varato l’ennesimo pacchetto di sanzioni, il quinto, che prevede il blocco totale anche per quanto riguarda l’energia a gli Usa hanno bloccato ogni nuovo investimento verso la Russia, mentre L’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato la richiesta degli Usa di sospendere la Russia dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra, pur con la contrarietà della Cina che ha accusato alcune nazioni di fare un uso politico dei diritti umani. 

ELEZIONI IN FRANCIA

Intanto domenica si vota in Francia, nell’incertezza più totale sui risultati. Perché, almeno stando ai sondaggi, sembrerebbe una sorta di testa a testa fra Macron e Marine Le Pen, candidata del partito di estrema destra Rassemblement National, con il primo che parte ancora da favorito ma la seconda che ha rosicchiato punti su punti nelle ultime settimane e ormai sembrano davvero affiancati. Sempre stando ai sondaggi, che lo sappiamo, spesso non ci azzeccano. Sul voto influiscono un sacco di variabili, dal Covid, alla guerra in Ucraina, all’astensionismo. Dietro la coppia, c’è il sempreverde Mélenchon, della sinistra radicale. 

Ovviamente, probabilmente già nella puntata di lunedì, faremo un’analisi del voto francese, quindi non perdetevela!

PERU’, PROTESTE PER IL CARO PREZZI

Intanto, l’onda lunga del conflitto e delle sue conseguenze arriva fino in America Latina, e in particolare in Perù, dove da più di dieci giorni in varie città sono in corso grosse proteste contro l’aumento dei prezzi del carburante, dei beni di prima necessità e dei fertilizzanti, che però pian piano si sono trasformate in proteste generalizzate contro il governo, con tanto di scontri con la polizia, morti e feriti.

Ricostruiamo un po’ i fatti. Le prime proteste sono iniziate a fine marzo dagli autotrasportatori, poi si sono progressivamente estese agli agricoltori e ad altre categorie di persone.

Nei giorni i blocchi stradali, le manifestazioni e gli scontri con le forze dell’ordine sia nella capitale Lima che in altre città sono diventati via via più intensi, al punto da spingere il presidente Pedro Castillo a imporre il coprifuoco, che però si è rivelato un ennesimo autogol. A Lima migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il governo violando il coprifuoco: i manifestanti hanno attaccato alcuni edifici governativi, tra cui la Corte Superiore di Giustizia e l’Ufficio nazionale dei processi elettorali, e intonato slogan per chiedere le dimissioni di Castillo.

Nel tentativo di placare le proteste, domenica il governo ha promesso di ridurre le imposte sulla vendita di alimenti base come il riso e la farina e di aumentare il salario minimo del 10 per cento. Secondo il principale sindacato dei lavoratori del Perù, queste misure non sono sufficienti e mercoledì vicino alla città di Ica, nel sudovest del Perù, decine di camion e gruppi di manifestanti si sono riuniti per bloccare l’autostrada Panamericana, che viaggia parallela alla costa ed è la più importante del paese per il trasporto delle persone e il commercio di beni. 

Secondo le informazioni diffuse dal governo, nelle proteste finora sono morte sei persone. Altre decine sono state ferite e almeno 20 sono state arrestate. 

C’è una equazione matematica che dice che quando aumenta il prezzo dei beni essenziali (in particolare del grano) si verificano rivolte e persino rivoluzioni. La realtà ci dice che al di là ei valori più o meno nobili che possono animare le proteste, queste avvengono quando alle persone scarseggia il cibo. Fu così per la primavera araba, ad esempio e per decine di altri esempi. 

Ecco, oggi il prezzo del grano sta aumentando in tutto il mondo. Ci aspettano ulteriori instabilità?

NUOVI LOCKDOWN IN CINA

Intanto, anche se il Covid è scomparso dai nostri riflettori, lo stesso non si può dire in Cina, dove circa 200 milioni di persone sono in lockdown. Il lockdown è particolarmente rigido, da giorni, a Shanghai, ma questo non sembra rallentare la nuova ondata di contagi che hanno raggiunto i 20mila casi al giorno. Che sembrano tanti, ma se pensiamo che a Shanghai vivono più di 26 milioni di persone…

Comunque, anche qui, oltre al fatto che molte persone iniziano ad essere stanche e molti commercianti si lamentano verso il governo, c’è il tema delle conseguenze globali di azioni globali, in un mondo globalizzato. Le limitazioni imposte in oltre una ventina di città cinesi stanno mettendo in crisi il sistema dei trasporti delle merci, complicando una situazione già complessa a causa della pandemia.

Le amministrazioni locali che adottano lockdown e blocchi di altro tipo dispongono di solito la chiusura degli svincoli autostradali verso le loro città, rendendo molto difficili le consegne delle merci. Le chiusure sono raramente coordinate tra province diverse, di conseguenza le aziende di logistica faticano a rispettare le spedizioni e non possono far circolare i loro camion.

Le interruzioni, spiega il Post, fin qui hanno riguardato il mercato interno della Cina, ma è prevedibile che nelle prossime settimane ci saranno ripercussioni a livello internazionale, considerato l’alto volume e la grande varietà di esportazioni derivanti dalle imprese cinesi. Praticamente tutte le merci vengono deviate da Shanghai ad altre zone della Cina, alcune delle quali non attrezzate a sufficienza per gestire una grande quantità di esportazioni.

IL BUNDESTAG BOCCIA L’OBBLIGO VACCINALE

Visto che siamo in tema Covid, ci spostiamo in Germania perché ieri, dopo un dibattito pubblico durato mesi e dopo ore di discussioni in Aula, il Bundestag ha votato contro l’obbligo vaccinale legato al Covid per i cittadini over 60. Ne parla il Fatto Quotidiano.

La proposta di legge aveva avuto un iter particolare, perché sebbene fosse firmata da un gruppo di deputati dei tre partiti di governo (Spd, Verdi e Fdp), non era una proposta del governo, e anzi il governo aveva lasciato ai parlamentari la libertà di scegliere come votare. 

Questo perché la stessa coalizione di governo era abbastanza divisa sul tema, con il cancelliere Scholz che era molto favorevole, e invece la parte dei liberali che era decisamente contraria. Alla fine il governo ha optato per chiedere al parlamento di avanzare una proposta di legge, proposta che è arrivata dopo molto tempo, perché a quel punto ogni partito voleva presentare la sua, e alla fine è stata comunque bocciata con 296 favorevoli e 378 contrari. 

La cosa che mi fa riflettere è che il governo tedesco si è preso diversi mesi e diverse ore di confronto per arrivare a una decisione – o a una non decisione – su un tema così dibattuto, mentre il nostro governo ha approvato le leggi a colpi di fiducia. Eppure la situazione di emergenza era pressoché la stessa.

NUOVI ABUSI NELLE AREE PROTETTE

Due giorni fa è uscito anche un nuovo rapporto che fa luce su un altro, l’ennesimo, caso di un parco naturale degli orrori in Africa. Stiamo parlando del Kahuzi-Biega National Park, nella Repubblica democratica del Congo, rinomato per i suoi trekking di avvistamento dei gorilla, che sembrerebbe essere anche teatro di atrocità terribili come stupri di gruppo, torture e omicidi. 

Ne abbiamo parlato tempo fa, di come, in alcune parti del mondo, in genere le più povere, le reti di parchi nazionali diventino alle volte teatro di varie efferatezze ai danni delle popolazioni indigene che abitano quei territori da secoli, che vengono cacciate dalle loro terre, minacciate, a volte uccise, stuprate.

Ci sono varie organizzazioni che a livello internazionale si occupano di far emergere queste situazioni e tutelare i diritti delle popolazioni indigene, fra cui Survival International e Minority Rights Group International. È quest’ultima organizzazione che in un rapporto denuncia che negli ultimi anni, le guardie che pattugliano il parco hanno commesso insieme ai militari congolesi una serie di atrocità sconvolgenti nei confronti dei Batwa, privati delle loro terre per far spazio all’area protetta.

Nell’elenco dei crimi figurerebbero:

– Decine di donne Batwa che hanno subito stupri di gruppo sotto la minaccia delle armi

– Almeno 20 Batwa sono stati uccisi

– Diversi Batwa, inclusi alcuni bambini, sono stati bruciati vivi

– Diversi cadaveri batwa sono stati mutilati

– Centinaia di Batwa sono stati sfrattati, spesso ripetutamente, nel corso di ondate successive di attacchi.

L’aggravante, secondo il report, è che il parco è finanziato da molti enti finanziatori europei e statunitensi, dalla World Conservation Society (WCS), che sembrerebbero essere stati a conoscenza degli abusi.

Ora, la questione è spinosa. Da un lato abbiamo la necessità di tutelare gli ecosistemi a livello globale, dall’altra il dato che spesso, quando proviamo a farlo attraverso i parchi naturali, soprattutto nelle zone povere del mondo, questi si trasformano in sistemi di sfruttamento e violenza verso i popoli indigeni. Come ne usciamo? In realtà la soluzione più semplice sembrerebbe proprio quella di riconoscere alle popolazioni indigene stesse la gestione delle aree che vogliamo “proteggere”, perché laddove questo è successo nel mondo, la salvaguardia degli ecosistemi è i suoi massimi.

FONTI E ARTICOLI

#Ucraina
il Sole 24 Ore – Ue, via libera a nuove sanzioni alla Russia. Bruxelles propone sblocco 500 milioni per aiuti militari a Kiev

#elezioni Francia
il Post – Marine Le Pen potrebbe vincere?
AdnKronos – Elezioni presidenziali Francia, sondaggi: è sfida Macron-Le Pen

#Perù
il Post – Le proteste in Perù contro l’aumento dei prezzi si stanno trasformando

#Cina #lockdown
il Post – Il lockdown di Shanghai ci riguarda

#Germania #vaccini
il Fatto Quotidiano – Covid, il Parlamento tedesco boccia l’obbligo vaccinale per gli over 60. Il cancelliere Scholz e il suo ministro della Salute erano a favore

#popoli indigeni
Survival International – Atrocità e violenze terribili nel famoso parco dei gorilla: un nuovo rapporto

#razionamenti
RaiNews – In Spagna si cominciano a razionare i beni alimentari. L’ok del governo per evitare carenze

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