13 Dic 2021

Il lavoro è cambiato per sempre (e altre belle notizie) – #427

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Il mondo del lavoro sta andando incontro a un nuovo fenomeno mondiale, chiamato Big Quit o Great Resignation. La più grande ondata di dimissioni dal lavoro della storia, dovuta a motivi del tutto nuovi e inediti. Parliamo anche della settimana lavorativa corta in Islanda, del Regno Unito che proibisce di importare trofei di caccia, della Nuova Zelanda che vieta le sigarette e dell’Austria che blocca la costruzione di nove strade e autostrade.

Fuga dal lavoro?

La pandemia ha trasformato e sta trasformando profondamente il mondo del lavoro. O più che il mondo del lavoro, il senso del lavoro. E no, non sto parlando dello smartworking, non solo perlomeno, ma di una cosa un po’ più strutturale e profonda. 

Negli Stati Uniti lo chiamano “Big Quit” o “Great Resignation”: la grande dimissione. Ce ne parla un articolo molto ben fatto di Morning Future, che a sua volta attinge da un’inchiesta di The Atlantic. Sempre più persone stanno lasciando il proprio lavoro, il fenomeno va avanti da mesi, ma sembra aumentare di velocità. Ad agosto è stato raggiunto il record di 4,3 milioni di lavoratori che si sono licenziati, negli Usa, soprattutto in alberghi, ristoranti e negozi. Secondo Ryan Roslansky, chief executive di LinkedIn, a fine settembre la percentuale di chi ha cambiato lavoro a livello globale era in crescita del 54% rispetto allo scorso anno.

Come spiega l’articolo, in genere quando tante persone si licenziano è sintomo che l’economia è florida, soprattutto in un paese dall’alta mobilità del mercato del lavoro come gli Usa, perché le persone lasciano il lavoro pensando di trovarne uno migliore. In questo caso però è molto diverso. Una delle ondate di dimissioni più importanti della storia avviene, forse per la prima volta, in un momento di contrazione economica.

Quali sono quindi le ragioni? Secondo l’inchiesta dell’Atlantic «I lavoratori con salario più basso che hanno beneficiato di maggiori indennità di disoccupazione durante la pandemia, una volta tornati al lavoro, potrebbero essersi resi conto di non essere pagati abbastanza. E ora stanno puntando i piedi, costringendo ristoranti e negozi di abbigliamento a sborsare un salario più alto».

Ma non è solo questione di paga. Si tratta di stile di vita. Uno altro studio, di Personio, spiega che le aziende che durante il lockdown non hanno avuto abbastanza cura per i propri dipendenti rischiano di subire un esodo di personale. E secondo alcune ricerche quello che vediamo adesso è solo la punta dell’iceberg. Secondo una ricerca di Microsoft condotta su 30mila lavoratori, il 41% starebbe considerando di dimettersi. E i numeri salgono tra i 18 e i 25 anni, dove la percentuale cresce fino al 54%.

Fra l’altro qualche tempo fa, in un’intervista che aveva fatto inutilmente scandalo, Alessandro Borghese, lo chef di 4 ristoranti, aveva detto che aveva difficoltà a trovare ragazzi e ragazze giovani che fossero disposti a fare i ritmi massacranti “richiesti” dal mestiere di chef o aspirante chef. Non lo diceva in maniera critica del tipo “Ah i giovani d’oggi”, lo constatava e basta. E diceva anche che il problema non era tanto la paga ma il tempo, il senso di sacrificio. Il che mi sembra una cosa molto sana.

Insomma, sembra che stia succedendo qualcosa di grosso in pancia al capitalismo. E’ possibile che stia proiettando sul fenomeno un po’ delle mie speranze, ma ho la sensazione che ci sia qualcosa di grosso che bolle in pentola, dovuto in parte all’affacciarsi sul mondo del lavoro delle nuove generazioni, in parte al fermarsi forzato della pandemia, in cui molti di noi hanno avuto modo di riflettere sulle proprie esistenze, che forse ha gettato dei semi di cui iniziamo a vedere i frutti. Almeno da questo punto di vista. 

Islanda e la giornata di lavoro corta

Chi ha iniziato a esplorare delle soluzioni ai cambiamenti del mondo del lavoro è l’Islanda. La notizia è di qualche tempo fa, ma visto che non ne abbiamo mai parlato e che qualche anno fa ho pubblicato un libro sull’Islanda e quindi la sento un po’ come la mia seconda casa, ne parliamo oggi. 

In Islanda si è conclusa ad agosto la fase di analisi di un esperimento durato cinque anni, dal 2015 al 2019, sulla settimana lavorativa corta di quattro giorni lavorativi. E i risultati hanno superato persino le aspettative. 

Praticamente i lavoratori che hanno partecipato allo studio, circa 2500 impiegati nel settore pubblico, che sembrano pochi ma in Islanda sono l’1% dei lavoratori totali, erano pagati con la stessa paga di quando lavoravano 40 ore alla settimana, ma ne lavoravano 35 o 36. Il risultato, sbalorditivo, è che la produttività complessiva è rimasta inalterata o è addirittura aumentata nella maggior parte dei luoghi di lavoro.

Queste prove hanno portato i sindacati a rinegoziare gli accordi di lavoro e adesso la maggior parte dei lavoratori islandesi, l’86%, ha scelto di lavorare meno ore per lo stesso stipendio o ha comunque il diritto di farlo. Gli impiegati hanno detto di sentirsi meglio e meno a rischio di burnout. La loro salute e il bilanciamento vita-lavoro è migliorato. Hanno avuto più tempo da passare con le famiglie, per fare attività alternative e per i lavori domestici.

Trofei di caccia

Altre belle notizie dal mondo. Il Regno Unito vieta ai suoi cittadini che uccidono animali in via di estinzione all’estero per divertimento di portare a casa i propri trofei di caccia. La proposta di legge, che dovrebbe passare senza grossi problemi, impedirà ai cacciatori di grossa taglia di portare a casa come trofei parti del corpo di 7.000 specie tra cui leoni, rinoceronti, elefanti e orsi polari. 

Il segretario all’ambiente, George Eustice, ha affermato che la misura dovrebbe essere una delle più dure al mondo e includerà tutte le specie quasi a rischio, quelle a rischio e quelle in via di estinzione.

Nuova Zelanda e sigarette

Intanto in Nuova Zelanda il governo vuole introdurre una legge per impedire alle nuove generazioni di cominciare a fumare sigarette.

In pratica il governo vieterà di vendere a tutte le persone nate dopo il 2008 prodotti contenenti tabacco, per tutta la loro vita. La proposta di legge deve ancora passare dal Parlamento, ma dovrebbe essere approvata senza complicazioni, visto che il Partito Laburista al governo ha la maggioranza.

Il fumo, ha dichiarato la ministra della salute neozelandese, è la principale causa di morte tra quelle che si possono prevenire. E ha aggiunto: «Vogliamo assicurarci che le persone giovani non inizino mai a fumare, per questo abbiamo reso un reato vendere o fornire loro prodotti contenenti tabacco. Le persone che avranno 14 anni quando la legge entrerà in vigore non potranno mai comprarli legalmente».

La legge prevede anche un abbassamento della quantità di nicotina presente nelle sigarette e una diminuzione degli esercizi commerciali che possono venderle: ora sono 8mila in tutto il paese, diventeranno meno di 500. Nei supermercati ad esempio non si potranno più comprare.

Ora, come commentare… C’è chi dice che misure come questa alimentino traffici illegali gestiti dalla criminalità organizzata. Al tempo stesso, In un periodo in cui una pandemia mondiale ha mostrato quanto sono fragili i nostri sistemi sanitari, e in cui per tutelare la salute pubblica si sono fatte scelte anche dolorose, come lockdown e divieti vari, mi sembra un segnale, perlomeno di coerenza. Poi possiamo riflettere se sia o meno il modo migliore per ottenere quel risultato. Ma qui non ho una risposta, onestamente.

Austria, stop alle strade

La ministra dell’ambiente austriaca ha bloccato alcuni progetti di espansione di strade e autostrade nel suo paese, mercoledì scorso. In particolare un progetto molto discusso che prevedeva un tunnel autostradale di otto chilometri sotto al parco nazionale di Lobau per facilitare il flusso del traffico a est di Vienna.

La decisione è stata accompagnata dalla ministra con queste parole: “La lotta alla crisi climatica è un nostro dovere storico… Più strade significano più auto, più traffico. Non voglio lasciare ai bambini un futuro pieno di cemento, pieno di distruzione”.

Fonti e articoli:

#lavoro
Morning Future – Cosa c’è dietro la grande ondata di dimissioni dal lavoro
Vanity Fair – Islanda, il successo della settimana lavorativa di quattro giorni

#sigarette
il Post – La Nuova Zelanda vuole vietare la vendita di sigarette alle persone nate dopo il 2008

#caccia
The Guardian – British big game hunters to be banned from bringing trophies home

#strade
France 24 – Austria’s Greens halt controversial highway projects

#bitcoin
il Post – Avere ottomila bitcoin in una discarica

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