LA STRANA DI TRANSIZIONE ECOLOGICA DI BIDEN
Un editoriale e un articolo del Guardian mettono in luce i paradossi dell’amministrazione Biden nella lotta ai cambiamenti climatici di Joe Biden, uno dei principali obiettivi sbandierati in campagna elettorale che però sembra essere finito in secondo (o terzo) piano per via dell’invasione russa dell’Ucraina.
Quello che sta succedendo in queste ore è che l’instabilità nel mercato dell’energia seguita all’invasione russa ha fatto salire alle stelle il prezzo del petrolio. E questo, paradossalmente, avvantaggia tantissimo l’economia di guerra russa, che di petrolio è uno dei principali esportatori.
Fin qui le sanzioni non sembrano sortire alcun effetto. Un tetto ai prezzi delle esportazioni russe di petrolio, o persino un stop, potrebbero bloccare la liquidità ma c’è il rischio che altri paesi, come Cina e India, alimentino la domanda, comprando praticamente tutto il petrolio che la Russia non vende ad altri.
Quindi come fare a danneggiare economicamente la Russia? Bisogna far scendere il prezzo del petrolio. E come si fa a far scendere il prezzo del petrolio? Inondando il mercato di petrolio. Ed ecco che Biden ha fatto il giro delle sette chiese per stringere nuovi contratti.
È volato in Arabia Saudita per incontrare il principe ereditario Mohammed bin Salman, lo stesso che in Italia ha suscitato scandalo per via delle conferenze di Renzi, che secondo la CIA avrebbe ordinato il barbaro omicidio dell’importante giornalista Jamal Khashoggi.
Scrive il Guardian che “In questo momento, far scendere i prezzi del petrolio significa produrre più energia che distrugge il pianeta. Ciò richiede l’impegno degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, entrambi responsabili della disastrosa guerra in Yemen. Washington potrebbe dover corteggiare il Venezuela e l’Iran, nazioni che metteranno Mosca contro l’Occidente”.
Nel frattempo l’amministrazione Biden ha anche presentato venerdì il piano quinquennale per lo sviluppo delle trivellazioni petrolifere e gassose offshore in cui si bloccano sì tutte le nuove trivellazioni nell’Oceano Atlantico e Pacifico all’interno delle acque territoriali degli Stati Uniti, ma si consentono alcune vendite di contratti di locazione nel Golfo del Messico e nella costa meridionale dell’Alaska. Il che contraddice il motto mai più trivellazioni offshore.
Insomma, abbassare il prezzo del petrolio sembra essere diventato il mantra. In questo senso gli Usa sembrano voler percorrere la via degli shock petroliferi che fecero crollare l’economia sovietica: aumentare la pressione sulla Russia, immettere più petrolio nei mercati per far scendere i prezzi e consentire alle banche centrali di aumentare i tassi di interesse a livelli che sembrano poter causare una recessione, che a sua volta farebbe crollare il prezzo del petrolio.
Ma c’è più di un dubbio che questa strategia funzioni: non siamo più negli anni Settanta, il petrolio sta finendo, le economie sono molto più interconnesse fra loro. Siamo sicuri che sia una buona idea?
E poi c’è la questione estinzione, sullo sfondo. Inondare i mercati globali di petrolio adesso, quando il mondo dovrebbe fare lo sforzo più duro per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, significa tagliare le gambe a ogni possibile transizione ecologica. Sì, è vero, le misure vengono presentate come temporanee, uno sgarro di una sera. Ma non abbiamo più alcun margine per sgarrare.
E non è tutta colpa degli Usa: questa settimana il G7 ha annacquato le promesse di fermare gli investimenti nei combustibili fossili per i timori di carenze energetiche invernali dovute alla compressione delle forniture da parte di Mosca.
Si potrebbe fare altrimenti? Secondo il Guardian sì: “Questo scenario avrebbe potuto essere evitato se i Paesi occidentali avessero accelerato le loro agende verso emissioni nette zero, riducendo la domanda di energia e spendendo nelle energie rinnovabili per raggiungere la sicurezza energetica.
Cosa che non è stata fatta prima, e non viene fatta ora. Anzi, il fatto che la Cina, altro “nemico” degli Usa, sia il principale esportatore dei materiali con cui vengono realizzati la maggior parte degli impianti e dei sistemi di accumulo delle rinnovabili è un ulteriore freno.
Insomma, la transizione ecologica, quella su scala globale, viene messa fortemente in discussione per via della guerra, della competizione economica fra paesi e degli equilibri geopolitici. Nessuno sembra accorgersi che tutte queste cose diventeranno scaramucce tribali una volta che il sistema economico sarà crollato fragorosamente per via della crisi climatica. Ma vabbé.
TRAGEDIA SULLA MARMOLADA
Intanto il caldo continua a fare danni e mietere vittime. Un grosso seracco di ghiaccio, un blocco, è crollato sulla Marmolada, nei pressi di Punta Rocca, lungo l’itinerario di salita della via normale per raggiungere la vetta, travolgendo circa 15 persone. Ci sarebbero almeno 4 morti secondo quanto reso noto dal Suem 118 del Veneto, che ha propri elicotteri e mezzi impiegati in zona, e riportato da Repubblica e altri quotidiani.
Sono state attivate tutte le stazioni del soccorso alpino della zona e almeno 5 elicotteri ed unità cinofile si sono recate nella zona per verificare l’eventuale presenza di persone. Fatto sta che proprio l’altro ieri sulla Marmolada era stato raggiunto il record delle temperature, con circa 10 gradi in vetta, e il distacco del blocco di ghiaccio ne è una conseguenza.
Secondo le testimonianze il seracco si è spezzato in due punti, il crollo ha generato una colata di detriti di ghiaccio su un fronte di circa trecento metri. In quel tratto al momento del distacco si trovavano diversi escursionisti.
ALLUVIONI IN AUSTRALIA
Dall’altra parte del mondo, a Sidney, nelle ultime ore è stata colpita da piogge torrenziali e venti molto forti che non accennano a diminuire. In diverse zone della città sono caduti 200 millimetri di piogge, con picchi fino a 350 millimetri. I fiumi si gonfiano in modo pericoloso e il terreno non riesce a drenare l’eccesso di acqua.
Una diga è straripata e l’Ufficio meteorologico ha lanciato l’allarme per possibili inondazioni improvvise e smottamenti lungo tutta la costa orientale da Newcastle a Bateman’s Bay, nello stato del New South Wales.
Solo quattro mesi fa, a marzo, fenomeni simili hanno distrutto la zona occidentale della città di Sydney causando venti vittime. Al momento sono stati emanati 41 ordini di evacuazione e 43 avvisi aggiuntivi nel sud-ovest della città. In totale sono oltre 32mila i residenti cui viene ordinato o consigliato di abbandonare le loro case.
DOBBIAMO RIPENSARE LA TEORIA DELL’EVOLUZIONE?
Poi non ditemi che non siamo sul pezzo. Mesi fa parlavamo del fatto che un nuovo studio sembrava mettere in dubbio uno dei pilastri della teoria dell’evoluzione, ovvero la casualità delle mutazioni genetiche. Ora il Guardian – probabilmente dopo aver recuperato un po’ di puntate arretrate di INMR – se ne esce con un lungo articolo in cui racconta il subbuglio interno alla comunità scientifica legato alla teoria dell’evoluzione.
La questione in realtà – ahimé, devo ammetterlo – è dibattuta da sempre, e già nel 2014 un gruppo di scienziati si schierò contro una lettura troppo ortodossa della teoria darwiniana. Comunque adesso sembra essersi riaccesa alla luce di nuove evidenze e… però lo approfondiamo un’altra volta perché forse vale la pena fare una puntata dedicata. Intanto se vi va vi lascio l’articolo del Guardian e un’ottima sintesi del Post sotto fonti e articoli.
FONTI E ARTICOLI
#Biden
The Guardian – Environmentalists condemn Biden administration’s offshore drilling plan
The Guardian – The Guardian view on Biden’s risky gamble: betting on lowering oil prices
#Sidney
GreenMe – Sydney: diga straripa per le piogge torrenziali, oltre 30000 residenti sfollati. Un uomo ha perso la vita
#Grecia
Euronews – Grecia funestata dagli incendi, in arrivo 200 vigili del fuoco europei
#evoluzione
il Post – La teoria dell’evoluzione va ripensata?
#Afghanistan
GreenMe – Senza acqua e senza casa, l’incubo di migliaia di bambini sfollati dopo il violento terremoto in Afghanistan (che già non interessa più a nessuno)
il Post – I talebani sono divisi
#Marocco
Euronews – A processo a Rabat i superstiti del massacro di Melilla
Euronews – Proteste di massa in Spagna e Marocco per la morte dei migranti a Melilla
#Venezia
il Post – A Venezia ci sarà una tassa d’accesso per i turisti giornalieri
#commercio
il Post – Il sistema dei commerci mondiali sta cambiando?