26 Mag 2022

La strage nella scuola Usa e il “diritto alle armi” – #529

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
Salva nei preferiti

Seguici su:

Negli Stati Uniti c’è stata l’ennesima, drammatica strage in una scuola. La più grave da un decennio a questa parte. Che sia la volta buona per mettere fine al commercio facile di armi? Parliamo anche del fantomatico piano di pace italiano, del clamoroso lapsus di George W. Bush e infine diamo la risposta all’episodio di ieri di Trova il Bias.

La notizia è di martedì ma è soltanto ieri pomeriggio che sono iniziati a circolare maggiori dettagli. E oggi quasi tutti i quotidiani aprono parlandone. C’è stata una – l’ennesima – strage nella scuola negli Stati Uniti. Ah, un’altra strage, penserete alzando un po’ le spalle. È vero, ci stiamo abituando, purtroppo, ma questa è stata peggio delle altre, perlomeno fra quelle recenti.

USA, STRAGE ALLE ELEMENTARI

Probabilmente avrete già letto la notizia, ma ve la racconto prendendo spunto dai tanti articoli usciti fra ieri e oggi. Siamo in Texas, nella cittadina di Uvalde, un piccolo centro di circa 15mila abitanti a metà strada tra San Antonio e il confine con il Messico. È la mattina di martedì (tardo pomeriggio da noi) e Salvador Ramos, un diciottenne, entra in una scuola elementare, la Robb Elementary School, con addosso, secondo le ricostruzioni, un giubbotto antiproiettili e armato di una pistola e di un fucile semiautomatico AR-15.

Apre il fuoco e uccide 19 bambini e 2 adulti, prima di essere ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia. Prima di compiere la strage, Ramos avrebbe sparato a sua nonna (ricoverata in gravi condizioni in ospedale) e poi si sarebbe diretto in macchina alla scuola elementare. 

Ora, sui giornali fioccano le descrizioni del ragazzo. Era un ragazzo timido, fragile, bullizzato a scuola per la balbuzie e per i problemi economici. Negli ultimi mesi aveva iniziato a dare diversi segnali di squilibrio mentale, compiendo atti vandalici, postando messaggi violenti sui social e mandando messaggi inquietanti agli amici. Secondo il Post è stata la peggior strage compiuta in una scuola degli Stati Uniti negli ultimi dieci anni, dopo quella di Sandy Hook, in Connecticut, del dicembre 2012, quando furono uccise 26 persone, di cui 20 bambini. 

Altro dato importante da annotare, questa strage segue quella di pochi giorni fa, di cui abbiamo parlato, a Buffalo, dove il 14 maggio un 18enne che si identificava come suprematista bianco e seguace della teoria della grande sostituzione aveva ucciso 10 persone sparando in un supermercato frequentato soprattutto da afroamericani.

Ora, ogni strage ha una sua storia, che nasce da un profondo disagio. ma oltre alle motivazioni singole che motivano i singoli, terribili, gesti, c’è un dato macroscopico – quasi scontato – che però gli States continuano a far finta di ignorare. Quello sulla quantità di armi presenti e sulla facilità con cui ci si possono procurare.

Mettete assieme una società che si prende pochissimo cura dei margini, del disagio, e in cui la collettività è considerata poco più di una somma di individui e la facilità di reperire armi da fuoco, e avrete tutti gli elementi per generare delle stragi. Che infatti puntualmente avvengono. Ora, sul modello sociale il lavoro da fare è più lungo e complesso, sulla disponibilità di armi, basterebbe una legge. 

So che è qualcosa di profondamente radicato nella cultura americana, e che ha anche a che fare con il loro concetto di libertà, il fatto di possedere un’arma. Ma è il classico esempio di un eccesso di libertà per il singolo che si traduce in un pericolo costante per la comunità. Perché l’equazione è esatta: più armi da fuoco = più omicidi, più stragi. Tempo fa Laura, la mia compagna, di ritorno da un’esperienza a NY mi raccontava che aveva incontrato un ragazzo che veniva dalle campagne di un qualche stato del Sud, che non aveva mai viaggiato, ed era rimasto stupito dal fatto che in Europa il possesso di armi non fosse considerata una cosa normale, al punto da esclamare: “Ma allora come fate a difendervi”. E non aveva molto inteso nemmeno la risposta: “Non abbiamo tutto questo bisogno di difenderci proprio perché non ci sono armi!”.

Episodi drammatici come questo possono almeno avere il senso di far riflettere la società americana su questo fatto. Martedì sera il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha commentato la strage in un discorso alla nazione, dicendo che «l’idea che un 18enne possa entrare in un negozio e acquistare un fucile è sbagliata» e che è il momento di «trasformare il dolore in azione» e agire per fermare la diffusione di armi nel paese. «Possiamo fare di più e dobbiamo fare di più. Quando per l’amor del cielo affronteremo la lobby delle armi?», ha detto.

Finalmente una affermazione sensata. Chissà che una presa di posizione netta del governo su questo tema non possa arginare anche la franata nei consensi di Biden, che stando agli ultimi sondaggi Reuters/Ipsos è scesa al 36%, una roba che non si vedeva da decenni.

Sotto accusa, invece, sta finendo in queste ore il governatore repubblicano del Texas, Greg Abbott, che lo scorso anno ha firmato una legge che ha messo fine alla necessità di avere un porto d’armi, consentendo praticamente a chiunque abbia più di 21 anni di avere sempre con sé un’arma. Quando la legge era entrata in vigore, Abbott l’aveva definita come «la più forte legislazione sul Secondo emendamento nella storia del Texas». L’emendamento presente nella Costituzione degli Stati Uniti garantisce il diritto di possedere armi.

Io non lo so: ricordiamoci che siamo gli stessi animali che stanno alterando gli ecosistemi, alterando il clima, causando la sesta estinzione di massa ed autoestinguendosi. Non siamo così svegli e razionali come ci raccontiamo. Siamo sicuri che darci armi illimitate sia una buona idea? E andando ancora più a monte, siamo sicuri che produrle sia una buona idea? E lo stesso discorso si può fare anche sul nucleare e così via. 

Possiamo usare il nostro ingegno anche per fare cose più belle, meravigliose, che non produrre e vendere armi.

IL FANTOMATICO “PIANO DI PACE” ITALIANO

Restano in tema, più o meno, armi, passiamo a parlare del piano di pace italiano. Non sapete di cosa sto parlando? Non siete i soli, nessuno lo sa esattamente in realtà. A parlarne è stata soprattutto Repubblica che a partire dal 18 maggio, con toni trionfalistici, ha iniziato a parlare di questo fantomatico piano di pace italiano che il governo russo stava valutando.

Solo che, denuncia in un articolo il quotidiano Domani, di questo piano non si sa quasi nulla ed è probabile che non sia stato nemmeno visionato dalle parti in causa. L’unica cosa che si sa con sicurezza è che il ministro Di Maio ha consegnato il documento al presidente delle Nazioni Unite Guterres la settimana scorsa, ma da quel momento in poi non è chiaro chi lo abbia consegnato a chi, e l’ipotesi più probabile, almeno finora, è che non sia stato valutato seriamente da nessuna delle parti in causa. Anzi, che nemmeno l’abbiano ricevuto.

Sul contenuto, poi, pare che non contenesse praticamente nessuna novità rispetto a quanto discusso fin qui durante i negoziati. Anche gli alleati non sembrano aver dato molto rilievo al piano di pace italiano, e ancora una volta – scrive il Post – non è chiaro chi l’abbia ricevuto e letto. Nessun governo occidentale l’ha commentato, mentre l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha detto soltanto: «Appoggiamo ogni tentativo di mettere fine alla guerra».

Nemmeno il presidente del Consiglio Mario Draghi ha mai parlato pubblicamente del “piano italiano” mentre Di Maio ha ridotto le aspettative parlando di «un lavoro embrionale». Insomma, il tema è stato consegnato in brutta copia, e solo Repubblica ne è rimasta colpita. 

IL CLAMOROSO LAPSUS DI GEORGE W. BUSH

Va bene, voliamo nuovamente in Texas, per commentare un video che forse avrete visto perché sta girando moltissimo negli ultimi giorni. Il clamoroso lapsus dell’ex presidente George W. Bush  sulla guerra in Ucraina. Bush si era rivolto mercoledì scorso ad una platea di ammiratori riunitisi al Centro Studi a lui dedicato a Dallas, presso l’Università Metodista del Sud. 

Il tema del suo discorso era l’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin – un disastro che Bush ha attribuito al fatto che la Russia non ha il sistema di controlli e di contrappesi tra i vari poteri dello Stato che caratterizza il governo statunitense.

Invece in Russia, ha detto Bush, un solo uomo comanda e, nel caso dell’Ucraina, “un solo uomo ha potuto scatenare in maniera ingiustificata e brutale l’invasione… dell’Iraq – voglio dire, dell’Ucraina.” Poi una piccola risata d’imbarazzo.

Per poi dire: “già, anche Iraq. In ogni modo…”. Fra le risate. Ma sì, ridiamoci sù. Chi è senza peccato lanci la prima bomb… ehm pietra. Scusate. Lapsus. 

TROVA IL BIAS – RISPOSTA

La risposta al Trova il Bias di ieri è: Negativity bias. Trattasi della tendenza a essere più sensibili, attenti, a ricordare maggiormente emozioni, informazioni, interazioni o eventi negativi, rispetto a degli stimoli positivi o neutrali.

Questo bias, anche noto come negativity effect, porta le persone a focalizzarsi, a ricordare o ad essere più reattive nei confronti di stimoli negativi. Nel caso che abbiamo preso in esame ieri, probabilmente, il presidente di Save the Children Claudio Tesauro ha dichiarato che il 51% dei quindicenni in Italia non sarebbe in grado di capire un testo scritto, perché aveva memorizzato quel dato, che è il più negativo, che era riferito a un aspetto molto specifico della questione e nella sua testa lo aveva generalizzato per via del negativity bias.

Un’altra opzione accettabile è il declinismo, ovvero la convinzione intrinseca che le cose stanno andando peggio rispetto al passato. Chiave con cui spesso tendiamo a leggere il presente.

FONTI E ARTICOLI

#strage
il Post – Le leggi sulle armi in Texas sono tra le più permissive di tutti gli Stati Uniti
il Post – La peggior strage in una scuola statunitense degli ultimi dieci anni
la Repubblica – Chi è Salvador Ramos, l’assassino di Uvalde: prima ha sparato alla nonna, poi la strage dei bambini
Reuters – Biden’s public approval falls to 36%, lowest of his presidency -Reuters/Ipsos

#piano di pace
Domani – Il piano italiano per la pace bocciato da Mosca non è mai davvero esistito
il Post – Cos’è questo presunto “piano italiano” per la pace in Ucraina
la Repubblica – La pace in 4 tappe. Sul tavolo dell’Onu arriva il piano del governo italiano

#latte in polvere
Internazionale – Il paese più ricco del mondo è rimasto senza latte artificiale

#Moldavia
Euronews – Moldavia, alta tensione dopo il fermo dell’ex presidente filorusso Dodon

#Cina
L’Indipendente – Allargare la prospettiva: il conflitto in Ucraina visto dalla Cina
Internazionale – La Russia e la Cina aprono due guerre fredde con Washington
euronews – China-leaks: le azioni di Pechino contro gli Uiguri

#Nicaragua
Il Caffé Geopolitico – Il nuovo vecchio Ortega e il Nicaragua nel mondo

#inquinamento
GreenMe – C’è un’epidemia silenziosa che sta colpendo oltre 20 milioni di bambini nei Paesi più ricchi del mondo

#bottiglie
il Post – Ci saranno sempre più bottiglie coi tappi attaccati

#rifiuti radioattivi
GreenMe – Rifiuti radioattivi: l’Italia rischia un’infrazione sui depositi nucleari non a norma

#obsolescenza programmata
Greenme – Obsolescenza programmata: “Apple manipola gli iPhone di proposito”, parte la nuova class action per difendersi

#trova il bias
Inside Marketing – Negativity bias

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace


Migranti in Albania, caos, sperperi e polemiche sulla pelle dei migranti – #1019

|

Nasce a Sassari su Comitadu Tataresu A Fora Su ddl 1660 sulla sicurezza pubblica

|

Irene Guerrieri: “Vi spiego come progetto i giocattoli per bambine e bambini”

|

Sgomberato l’ostello occupato che era stato trasformato in bene comune e presidio antincendio

|

Yoga ovarico e canto terapeutico: le tecniche ginecologiche per riconnettere corpo e mente

|

Il ruolo dell’India, fra equilibri geopolitici e omicidi

|

Semi di Luce, il progetto educativo ospitato da un’azienda agricola biodinamica

|

La storia di A Cà du Ricci: oltre il biologico c’è la fiducia verso chi coltiva

string(9) "nazionale"