11 Lug 2024

Iran, chi è davvero il nuovo presidente Pezeshkian? – #965

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Abbiamo già parlato dell’elezione del nuovo Presidente iraniano. Oggi però vi do un punto di vista particolare, quello di Samira Ardalani, attivista dei giovani iraniani residenti in Italia che ci racconta cosa potrà realisticamente fare Pezeshkian, e anche come stanno vivendo questa elezione gli attivisti per i diritti in Iran. Parliamo anche di siccità in Grecia e in Italia e di Israele, con una inchiesta di Haaretz che svela un retroscena che sta mettendo in imbarazzo il governo Netanyahu, prima di chiudere parlando di altri animali e annunciando una nuova collaborazione.

Come saprete – ne abbiamo parlato molto negli ultimi giorni – ci sono state le elezioni in Iran e ha vinto il candidato riformista. 

Capire cosa si intende per riformista, in Iran, non è una cosa semplice e già nei giorni scorsi ci siamo fatti questa domanda (ovvero: cosa e quanto riuscirà effettivamente a riformare).

Visto che è difficile capirlo da qui, e soprattutto capire cosa pensa quella fetta di popolazione che da ormai molti mesi protesta, che non vita, che boicotta il regime, ho pensato di chiedere un commento a chi quelle proteste le sta vivendo, anche se dall’Italia. Sto parlando di Samira Ardalani, attivista e portavoce dei giovani iraniani residenti in Italia.

È un contributo un po’ lungo, lo premetto, ma vi consiglio vivamente di seguirlo perché ci permette di capire meglio non solo cosa sta succedendo nel paese e cosa possiamo aspettarci, ma anche cosa pensano le persone che stanno ribellando al regime.

Audio disponibile nel video / podcast

Sappiamo che il Mediterraneo è un hotspot del cambiamento climatico. Ovvero uno dei luoghi del mondo dove il clima cambia più rapidamente che altrove. A risentire di questo fatto sono soprattutto i paesi che più si affacciano sul mediterraneo. Quindi l’Italia, molto, ma anche la Grecia, che ogni anno e in maniera mediamente più accentuata è colpita da ondate di caldo e siccità.

La situazione sembra particolarmente critica ad Atene. elena Smith ne parla così sul Guardian: “Alberi, centri di raffreddamento, stazioni d’acqua. Tutti e tre sono nella mente di Haris Doukas mentre siede nel suo ufficio trasformato in centro di controllo al piano superiore del municipio.

A soli sei mesi dall’inizio del suo incarico, la priorità assoluta del sindaco di Atene è semplice: assicurare che gli abitanti della capitale greca – la metropoli più calda dell’Europa continentale – sopravvivano all’estate. Dopo un giugno che è stato il più caldo mai registrato, la città ha già visto temperature da record e incendi.

“In qualsiasi luogo affrontare tali fenomeni meteorologici estremi sarebbe difficile,” dice Doukas. “In una città con sette colli e uno sviluppo urbano così denso è particolarmente complesso.”

È per questo che Doukas è così preoccupato per la piantumazione di alberi. “Un quartiere verde può registrare una diminuzione delle temperature del 5%, la differenza tra una giornata tortuosa durante un’ondata di calore o meno,” dice il sindaco, che era uno sconosciuto insegnante di politica energetica al Politecnico di Atene prima di essere candidato al ruolo dal partito socialdemocratico Pasok.

“Non si tratta di uno stile di vita, o di migliorare la qualità della vita; si tratta di sopravvivenza quando il 23% del polmone verde intorno ad Atene è stato negli ultimi anni distrutto dagli incendi. È vitale che abbiamo più alberi, più centri comunitari climatizzati e più stazioni d’acqua nelle nostre strade e piazze.”

L’articolo continua a descrivere minuziosamente la situazione, lo trovate sotto Fonti e articoli. Io invece vi segnalo che su ICC stiamo continuando ad occuparci di acqua e siccità nel nostro Paese. 

Si parla spesso della siccità in Sicilia, ne abbiamo parlato anche noi, ma c’è un’altra regione, la Sardegna, che presenta altrettante criticità e sta subendo una grave ondata di siccità di cui però, mi pare, si parla molto poco.

Ne parliamo invece con un articolo di Lisa Ferreli su Sardegna che Cambia, Lisa che intervista l’imprenditore Luca Solinas che racconta le enormi difficoltà nel vivere un territorio dove la siccità ormai è diventata endemica. 

Dice Solinas: “La situazione è abbastanza critica, da mesi quasi non piove. Il 17 giugno il Consorzio di bonifica ha iniziato a chiudere le reti pubbliche irrigue lasciando attive soltanto quelle che forniscono l’acqua potabile. Qua la realtà nella siccità è difficile da affrontare: abitare un territorio dove inizia a scarseggiare l’acqua è un incubo. Bisogna adattarsi, per forza, sia alle restrizioni che a una quotidianità attenta a ogni singola goccia d’acqua: devi limitare i lavaggi, limitarne l’uso anche in cucina e in tutte le attività di ogni giorno. Nel frattempo ti ritrovi a vivere con l’ansia di non avere acqua anche per la quotidianità; è una situazione che ti mette sotto pressione, emotivamente estenuante perché ti senti in emergenza costante”.

Cambia anche il modo di vivere. Personalmente a casa siamo abituati ad attuare piccoli accorgimenti che ci hanno insegnato da piccoli, utilissimi in queste situazioni: banalmente, chiudere l’acqua quando ci si lava i denti, quando ci si insapona durante una doccia o riutilizzare l’acqua dove si è cotta la pasta. Piccoli gesti che spero inizino a seguire tutti. Tra l’altro, ricordo quando ero bambino che a scuola vennero delle persone di una qualche associazione, non ricordo quale purtroppo, che ci fecero una lezione di educazione civica con tanti esempi su come risparmiare l’acqua e vivere in maniera ecosostenibile. Di sostenibilità ancora non si parlava come adesso, ma oggi di quelle nozioni ho fatto tesoro.

La siccità determina un ciclo di difficoltà economiche che colpisce tutti

Dando invece uno sguardo alle attività commerciali, agricole, e quelle che in generale lavorano 365 giorni l’anno, qual è la loro situazione in questa emergenza siccità?

Qua le cose si fanno ancora più complicate. Gli agricoltori sono quelli che soffrono di più la siccità, hanno grosse limitazioni per i campi e ovviamente rischiano di perdere i raccolti, il loro mezzo di sostentamento. Sto sentendo anche di tanti piccoli agricoltori che lavorano la terra per autoproduzione o passione, che non stanno più coltivando: non piantano per evitare di far appassire il raccolto e buttare la semina. E non è bello perdere il frutto del proprio lavoro perché non c’è acqua.

Anche le attività commerciali sono in difficoltà. Pensiamo ad esempio a un ristorante, come può risparmiare sull’acqua? Non siamo arrivati – e spero ancora non accada – a chiudere totalmente l’acqua, ma la capacità di operare in maniera efficiente non è il massimo e questo aspetto a lungo termine danneggia l’economia locale. Vedere poi amici e vicini che soffrono, in lotta per mantenere a galla le imprese, è straziante. La siccità determina un ciclo di difficoltà economiche che colpisce tutti.

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