L’Intelligenza Artificiale governa (già) il mondo – #870
Eccoci qua, Andrea – che in questo momento è con il nostro Paolo Cignini in Austria – vi aveva avvertito. Oggi – e venerdì prossimo – sarò io a condurre Io non mi rassegno. Mentre il dibattito sul caso di Ilaria Salis – la ragazza italiana sottoposta ai rudi modi della giustizia ungherese – impazza sui mass media nostrani (ovviamente incentrandosi come sempre sulle diatribe tra maggioranza e opposizione anziché su temi quali la giustizia, le dinamiche europee, i sistemi carcerari e lo stato di migliaia di persone che si trovano in condizioni analoghe) e mentre tutti ci scandalizziamo – giustamente – per le manette messe a Ilaria ma meno per il fatto che il nostro governo vuole deportare i migranti in Albania, Elon Musk a quanto pare lo ha fatto davvero. Secondo quanto riportato tra gli altri da Repubblica, infatti, Neuralink ha installato il suo primo impianto nel cervello di una persona. Musk, ovviamente, lo ha annunciato sul suo X, l’ex Twitter.
“Telepathy consente di controllare il telefono o il computer e attraverso di essi quasi tutti i dispositivi, semplicemente col pensiero – ha scritto Musk sul social network X – Gli utenti iniziali saranno coloro che hanno perso l’uso degli arti. Immaginate se Stephen Hawking potesse comunicare più velocemente di un veloce dattilografo. Questo è l’obiettivo”.
Ma veniamo ai fatti. Dopo una lunga e non sempre facile (anzi, abbastanza raccapricciante), sperimentazione sulle scimmie, – riporta Repubblia – alcune delle quali sarebbero riuscite a videogiocare a Pong senza controller o tastiera, lo scorso maggio Neuralink ha ricevuto il via libera dalla Food and Drug Administration statunitense appunto per i test su soggetti umani. A che serve tutto questo? Secondo quanto spiegato, l’idea è (per esempio) quella di permettere di camminare di nuovo a pazienti paralizzati, ma anche di restituire la vista ai ciechi e addirittura di curare malattie psichiatriche come la depressione: in un altro tweet, Musk ha detto che questo impianto “consente il controllo del telefono o del computer e, attraverso di essi, di quasi tutti i dispositivi, semplicemente pensando” e che “i primi destinatari saranno quelli che hanno perso l’uso degli arti”. Poi ha fatto un esempio semplice ma molto chiaro: “Immaginate che Stephen Hawking possa comunicare più velocemente di un dattilografo o di un banditore d’asta. Questo è l’obiettivo finale”.
Quello che Musk non dice è che lo stesso Hawking metteva in guardia dalle possibili conseguenze di questo tipo di tecnologia. Attenzione. Non ho detto che era contrario, ma che metteva in guardia .
Nel frattempo, Repubblica riporta come la diffusione della notizia abbia provocato scalpore nel mondo scientifico, ma anche molti inviti alla prudenza: “Non è facile commentare una notizia scientifica che non sia stata pubblicata su una rivista di settore con tutte le informazioni e i dettagli del caso” e “l’annuncio dell’impianto cerebrale su di un essere umano è interessante, ma l’entusiasmo che ha suscitato è per ora poco motivato”, ha spiegato per esempio il dottor Paolo Maria Rossini, direttore del dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione del San Raffaele di Roma.
In un altro articolo sempre di Repubblica svela che l’azienda di Musk ha iniziato a settembre scorso la fase di reclutamento per la sperimentazione sull’uomo e che si sono candidate migliaia di persone. Ognuna di queste risponde a requisiti precisi: deve avere meno di 40 anni e tutti e quattro gli arti paralizzati. Ai pazienti viene rimosso un pezzo di cranio grande quanto una monetina da un quarto di dollaro americano, che ha un diametro di circa 2,2 centimetri.
Per questo, Neuralink – continua Repubblica – avrà degli effetti agognati da milioni di persone. Ma per Musk sarebbe solo una parte di un progetto più vasto. Le sue parole riprese dal Washington Post: “Raggiungere una vita in simbiosi con l’intelligenza artificiale e le macchine”, contribuire alla “fusione di umano e intelligenza artificiale”, per evitare di essere surclassati quando l’Intelligenza artificiale diventerà più potente, più sofisticata dell’intelligenza umana.
Ora, se è innegabile che permettere a persone paralizzate di interagire o addirittura in qualche modo muoversi potrebbe essere rivoluzionario, va anche detto che la facilità con la quale Musk sta sperimentando queste tecnologie fa riflettere. Ogni novità storicamente ci ha spaventati. È innegabile. La sfida – ancora una volta – è provare ad andare oltre i dualismi che ci portano a dividerci tra chi esalta qualsiasi progresso tecnologico e chi li vive con terrore per cerare di procedere con apertura mentale e prudenza, tanta prudenza. Musk, come abbiamo visto, ha affermato che queste tecnologie sarebbero l’unica possibilità per gli umani per resistere alle sfide che ci porranno le intelligenze artificiali. Sarà così?
E allora parliamone di intelligenza artificiale. No, questa volta non vi parlerò di qualche nuova versione di ChatGPT o di qualche suo competitor. Vorrei qui portare una riflessione sul concetto stesso di intelligenza artificiale. Se definiamo intelligenza artificiale quella mossa da bit e metallo, si da per scontato che questa si opponga all’intelligenza “naturale”, quella di noi umani. Ma è proprio così? È un’intelligenza naturale quella che ci sta muovendo in questo momento storico? Vivere una vita slegata da ogni connessione con gli altri animali, con le piante, con i ritmi del giorno e della notte, col cibo, col sesso, con la maternità, con la morte, è naturale o artificiale? Far governare le nostre economie da processi finanziari speculativi è naturale o artificiale? E ancora, empatizzare con chi è italiano e non con chi è congolese, è naturale o artificiale? Io credo che l’intelligenza artificiale stia governando da molti anni il nostro mondo. É quella mossa dal capitalismo, dal consumismo, dalla delega, dall’idolatria del lavoro fine a se stesso, dal tanto peggio tanto meglio, dal “devo pur campare” come giustificazione verso ogni ingiustizia, ogni bruttura, ogni violenza. E allora, anziché terrorizzarci per la rivolta delle macchine potremmo cominciare a sviluppare noi un’intelligenza Naturale. Forse quella – più che Neuralink – potrà salvarci.
Oggi – ricorda il WWF – si chiude la caccia ma, nonostante le storiche modifiche costituzionali del febbraio 2022, in un solo anno sono state aperte due procedure europee a causa di leggi incostituzionali e le modifiche recentemente apportate da Governo e Parlamento alla legge che tutela la fauna selvatica sono fondate su un approccio contrario ai dettami costituzionali. In questo contesto non stupisce la recrudescenza dell’illegalità venatoria. Sia WWF che LIPU riportano infatti una forte recrudescenza del bracconaggio. Questo nonostante la maggior parte delle e degli italiani sia contraria alla caccia.
Quelle stesse persone – probabilmente – che interpellate dalla Coalizione “A Buon Rendere – per un Deposito Cauzionale in Italia”, si sono espressi con una maggioranza schiacciante dell’80% a favore del cosiddetto vuoto a rendere. Ancora una volta quindi la realtà è più avanti, la sensibilità delle persone verso ambiente e natura è molto alta. Ma l’intelligenza artificiale che ci governa non solo non ci rappresenta ma ci allontana sempre più da quella naturale.
La produzione di pannelli fotovoltaici in Cina oggi ha raggiunto l’80% del mercato mondiale. Un dato che sembra positivo ma che nasconde – come riporta GreenMe – repressione di etnie e inquinamento ambientale. In particolare, secondo un rapporto ufficiale del Governo cinese pubblicato nel 2020, ben 2,6 milioni di cittadini di etnie minori (uiguri e kazaki) sono state “collocate” per occupare posti di lavoro disponibili nelle fattorie e nelle fabbriche nello Xinjiang e in altre parti del Paese dove – come mostra uno studio britannico – troviamo circa il 45% della fornitura mondiale di un componente chiave nella produzione di pannelli — il polisilicio.
Una serie di programmi, quelli per il lavoro di queste etnie, che il Governo cinese giura siano conformi alla legge statale, assicurando che i lavoratori operano a titolo volontario. Tuttavia, vi sarebbero prove significative — tratte per la gran parte da fonti governative e aziendali — del trasferimento coatto di manodopera nella regione uigura in un clima di coercizione senza precedenti, aggravato dalla costante minaccia di rieducazione e internamento.
Una vera e propria riduzione in schiavitù di interi gruppi etnici della popolazione cinese. Intanto, gli Stati Uniti hanno limitato le importazioni dirette di energia solare dalla Cina attraverso politiche come l’Uyghur Forced Labor Prevention Act e tariffe stabilite per proteggere l’industria americana dal dumping e dalle pratiche non competitive. Tuttavia, molti moduli solari assemblati in Vietnam, Tailandia e Cambogia, che sono le maggiori fonti di pannelli solari statunitensi, utilizzano componenti cinesi. Dunque è un cane che si morde la coda.
Ciliegina sulla torta è l’inquinamento che questa produzione causa. Sebbene i pannelli solari cinesi possano produrre energia priva di emissioni di carbonio, la produzione di questi pannelli è ad oggi basata su energia prodotta da carbone. Ho citato la Cina, ma spesso logiche analoghe – con le dovute tare legate ai contesti – si ritrovano anche in Europa e in Occidente. Il caso dell’eolico sardo lo conferma.
Insomma, se ci facciamo guidare da freddi algoritmi, alla richiesta di fotovoltaico otteniamo pannelli solari economici ed efficienti. Ma se fosse un’intelligenza “naturale” a guidarci, forse determinati compromessi non li accetteremmo. È giunto il momento di scegliere. Prima che Musk, o le macchine di 2001, lo facciano per noi.
In chiusura vi saluto con la giornata di Italia che Cambia. Oggi voglio segnalarvi in particolare la video-storia che ho girato in Sardegna che presenta la realtà di Relicta, una start up sarda che dagli scarti del pesce crea una sorta di bioplastica leggera che si scioglie in acqua. Ovviamente noi siamo sempre contrari a ogni forma di usa e getta ma è innegabile che per qualche utilizzo questi materiali saranno sempre necessari e credo che questa tecnologia possa davvero affermarsi. Come sempre, tutte le notizie citate in questa rassegna sono reperibili nell’apposita sezione su ItaliaCheCambia.org.
#neuralink
Repubblica – Primo impianto Neuralink nel cervello di una persona, il neurologo: “Serve cautela”
Repubblica – Neuralink, come si fa e quanto costa l’impianto di un chip nel cervello
Wired – The Gruesome Story of How Neuralink’s Monkeys Actually Died
#caccia
Greenreport – L’Italia chiude la caccia da fuorilegge. Lipu: bracconaggio e violazioni direttive Ue
WWF Italia – Caccia, si chiude la stagione venatoria
#depositocauzionale
Economia Circolare – Sondaggio ‘A buon rendere’: 80% italiani chiede il deposito su cauzione
#fotovoltaico
GreenMe – Il lato oscuro dei pannelli solari cinesi che hanno raggiunto l’80% della produzione mondiale
CSIS – The Uyghur Forced Labor Prevention Act Goes into Effect
#lagiornatadICC
Italia che Cambia – L’economia circolare di Relicta: pellicole biodegradabili che si sciolgono in acqua