L’India vuole devastare un’isola e distruggere una tribù incontattata per “difendersi” – #875
Mentre l’India si avvicina lentamente alle elezioni, con il premier Modi che al momento sembra nettamente favorito per essere riconfermato, c’è una questione che sta suscitando un certo scalpore, sia nel paese che a livello internazionale. Ne abbiamo già accennato tempo fa, ma forse va ripresa in mano.
Leggo sul Guardian, articolo a firma di Amrit Dhillon, che “Accademici di tutto il mondo hanno esortato l’India a cancellare un enorme progetto di costruzione sull’isola di Great Nicobar, avvertendo che sarebbe “una condanna a morte” per la popolazione di cacciatori-raccoglitori Shompen che vi abita”.
Quello del governo indiano è un progetto fantasmagorico da 9 miliardi di dollari, che vuole trasformare l’isola di 8.000 abitanti dell’Oceano Indiano in quella che è stata definita la “Hong Kong dell’India”. Tale progetto comprende la costruzione di un terminal marittimo internazionale, un aeroporto, una centrale elettrica, una base militare e un parco industriale.
Ma secondo gli studiosi, che hanno pubblicato una lettera aperta diretta al presidente indiano Droupadi Murmu, “Se il progetto andrà avanti, anche in forma limitata, sarà una condanna a morte per gli Shompen, equivalente al crimine internazionale di genocidio”.
Gli Shompen sono una popolazione incontattata di cacciatori raccoglitori, che dipende dalla foresta pluviale per la sua esistenza e ha pochi contatti con il mondo esterno. Isolati per così tanto tempo, gli studiosi ritengono che potrebbero morire di malattie se entrassero in contatto con gli estranei. Su Great Nicobar vivono tra i 100 e i 400 Shompen.
Nei piani del governo si fa poca menzione di ciò che accadrà agli Shompen e ai Nicobaresi, che vivono anch’essi sull’isola, se non affermare che gli indigeni possono essere trasferiti “se necessario”.
Comunque, la lettera degli scienziati non è una novità assoluta. Già l’anno scorso, 70 ex funzionari governativi e ambasciatori avevano scritto al presidente dicendo che il progetto avrebbe “virtualmente distrutto l’ecologia unica di quest’isola e l’habitat di gruppi tribali vulnerabili”.
Ma il governo è andato avanti, dicendo che considera il progetto vitale per la sicurezza e la difesa, data la posizione strategica dell’isola nell’Oceano Indiano, per contrastare la crescente presenza della Cina nella regione. E qui, il parallelo con Hong Kong assume ulteriori sfumature…
Se le azioni di contrasto non sortiranno effetto, e a meno di sorprese elettorali, il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare il progetto nei prossimi mesi e la costruzione del porto nella baia di Galathea potrebbe iniziare entro la fine del 2024. “Il porto – spiega ancora il Guardian – avrebbe la capacità di gestire 16 milioni di container all’anno e potrebbe essere operativo entro il 2028. Il Ministero dell’Ambiente ha già approvato l’abbattimento di 850.000 alberi sull’isola.
Come vi dicevo, la questione sta suscitando molti malumori e levate di scudi anche in patria. La Commissione nazionale per le tribù classificate, un organo costituzionale indiano, ha dichiarato di non essere stata consultata in merito al progetto. Diverse associazioni ambientaliste hanno espresso preoccupazione per l’impatto sulla biodiversità e sull’ecologia, essendo Great Nicobar l’habitat di diverse specie endemiche, tra cui macachi dalla coda lunga, topi d’albero, civette e tartarughe marine.
Un portavoce del gruppo per i diritti umani Survival International ha dichiarato: “Gli Shompen sono nomadi e hanno territori chiaramente definiti. Quattro dei loro insediamenti semi-permanenti saranno direttamente devastati dal progetto, insieme ai loro territori meridionali di caccia e foraggiamento.
Insomma, come spesso abbiamo visto in passato e continuiamo a vedere, il cosiddetto progresso continua spesso a scontrarsi con la tutela degli ecosistemi e delle persone. In questo caso, a rendermi piuttosto pessimista sugli esiti di questa operazione è il fatto che si tratta evidentemente di un progetto strategico per il governo. Non parliamo solo di interessi economici, ma anche geopolitici, di difesa e sicurezza. Di nuovo possiamo osservare come la crescita dell’incertezza, della tensione e della paura a livello globale, generi a cascata una serie di effetti negativi su tanti altri aspetti.
La corsa agli armamenti non è solo una corsa verso il baratro ma è anche spesso una corsa sopra tante cose importanti. È una corsa che calpesta i diritti, che calpesta gli ecosistemi naturali.
Qualche giorno fa, nelle due rassegne da lui condotte, il nostro direttore Daniel Tarozzi ha parlato di Intelligenza artificiale in occasione dell’annuncio di Elon Musk di aver impiantato il primo impianto Neuralink in un cervello umano.
Musk, come sappiamo, è ossessionato, chi dice in buona fede, chi per questioni di marketing, dalla faccenda dell’IA, ed è convinto che l’unico modo per poter continuare, come specie, a giocare un ruolo rilevante sul pianeta e non essere surclassati sia entrare in simbiosi con essa. Quindi connetterci a dispositivi AI based integrati nel nostro organismo. Idea, devo dire, terrificante e affascinante, a seconda di come la si guarda.
Comunque devo dire che qualche giorno prima, un altro annuncio, anzi un messaggio, molto significativo, mi era passato inosservato e devo ringraziare il mio personale spacciatore di notizie sull’IA per avermi segnalato la cosa. Sto parlando del messaggio di Papa Francesco, che in occasione della giornata della pace ha pubblicato un messaggio – e fin qui è una tradizione – intitolato Intelligenza artificiale e Pace.
E qui la faccenda si fa strana e interessante. Perché con una sessantina di conflitti attivi al mondo, e in particolare due che occupano le prime pagine dei giornali e sembrano minare l’ordine mondiale, addirittura col rischio di sprofondare in una guerra globale, è quantomeno curioso dedicare il messaggio al tema dell’IA.
Eppure, il messaggio è molto preciso e centra alcuni punti fondamentali. Vi riporto alcuni passaggi che ho trovato particolarmente interessanti: in uno definisce i sistemi AI “come “sistemi socio-tecnici”. Infatti il loro impatto, al di là della tecnologia di base, dipende non solo dalla progettazione, ma anche dagli obiettivi e dagli interessi di chi li possiede e di chi li sviluppa, nonché dalle situazioni in cui vengono impiegati”.
“L’intelligenza artificiale, quindi, deve essere intesa come una galassia di realtà diverse e non possiamo presumere a priori che il suo sviluppo apporti un contributo benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli. Tale risultato positivo sarà possibile solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare valori umani fondamentali come «l’inclusione, la trasparenza, la sicurezza, l’equità, la riservatezza e l’affidabilità»”
In un altro passaggio il Papa afferma: “Il rischio [nell’affidare sempre più decisioni a sistemi AI based] è che i criteri alla base di certe scelte diventino meno chiari, che la responsabilità decisionale venga nascosta e che i produttori possano sottrarsi all’obbligo di agire per il bene della comunità. In un certo senso, ciò è favorito dal sistema tecnocratico, che allea l’economia con la tecnologia e privilegia il criterio dell’efficienza, tendendo a ignorare tutto ciò che non è legato ai suoi interessi immediati.
Questo deve farci riflettere su un aspetto tanto spesso trascurato nella mentalità attuale, tecnocratica ed efficientista, quanto decisivo per lo sviluppo personale e sociale: il “senso del limite”.
Riconoscere e accettare il proprio limite di creatura è per l’uomo condizione indispensabile per conseguire, o meglio, accogliere in dono la pienezza. Invece, nel contesto ideologico di un paradigma tecnocratico, animato da una prometeica presunzione di autosufficienza, le disuguaglianze potrebbero crescere a dismisura, e la conoscenza e la ricchezza accumularsi nelle mani di pochi, con gravi rischi per le società democratiche e la coesistenza pacifica.
Poi il papa cita anche il tema delle armi e degli strumenti sempre più potenti che nelle mani di pochi potrebbero diventare un modo per condurre guerre sempre più distruttive o soggiogare i più deboli.
Infine, dopo tutto questo, il messaggio si conclude con un’esortazione: Papa francesco esorta “la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme. L’obiettivo della regolamentazione, naturalmente, non dovrebbe essere solo la prevenzione delle cattive pratiche, ma anche l’incoraggiamento delle buone pratiche, stimolando approcci nuovi e creativi e facilitando iniziative personali e collettive”.
Insomma, la guerra a cui potrebbe condurci l’AI non è solo una guerra più efficace fra nazioni, ma una guerra sociale, in cui in pochi hanno accesso a capacità sovrumane. Ed è lo stesso rischio che vedo in iniziative come quella di Neuralink. Richiamo di creare due specie separate, da punto di vista biologico e non solo sociale. E storicamente, come ci ricorda lo storico Harari, non siamo proprio famosi sul globo per trattare bene le specie che consideriamo inferiori. Quindi ecco, l’appello del Papa mi appare sensato e prezioso.
Venendo in Italia, ci sono state un bel po’ di polemiche per una serie di fondi approvati dalla Regione Piemonte, all’interno dei quali ci sarebbe anche una sovvenzione a corsi anti aborto.
Leggo su la Repubblica che “All’interno dei 940 mila euro con cui anche per il 2024 sarà finanziato il fondo “Vita Nascente”, la Regione sosterrà corsi di formazione per le donne in gravidanza «a partire dai primi tre mesi di gestazione». Li gestiranno le stesse associazioni Pro Vita e anti-abortiste che beneficiano delle risorse del fondo, e il cui coinvolgimento ha suscitato fin da subito un mare di polemiche a sinistra.
In pratica Vita nascente è questo programma già attivo nel 2023 con cui la regione vuole contrastare il cosiddetto inverno demografico e incentivare le nascite. Nell’anno appena trascorso, secondo quanto dichiarato da Marrone, sono state supportate «478 madri e i loro bambini» a cui sono stati messi a disposizione 300 mila pannolini e 250 passeggini, oltre alla fornitura di alimenti per lo svezzamento, vestiario, giocattoli, consulti e visite con medici e professionisti, ed è stato dato sostegno economico per le spese legate alla casa o alla maternità.
Questa misura viene ora riconfermata per il 2024, il che lascia presagire che possa diventare una voce permanente di bilancio, per la giunta di destra, con questa aggiunta molto ciritcata di corsi gratuiti sulla maternità tenuti da associazioni pro vita.
Cosa che appunto sta scatenando molte polemiche, comprensibilmente, perché il sostegno alle coppie di neogenitori, anche se nella misura si parla spesso di madri, a rimarcare un certo tipo di visione della società, rischia di tramutarsi in una limitazione della libertà di scelta, soprattutto nel caso di soggetti fragili o manipolabili.
Contro l’iniziativa è stato organizzato un presidio-volantinaggio denominato “Decido io” per chiedere il blocco di “Vita nascente” e lo stop ai finanziamenti. Staremo a vedere.
C’è stato un altro episodio tragico che riguarda la convivenza fra esseri umani e animali selvatici, orsi nello specifico, in Trentino, dove un orso è stato ucciso su ordine della Provincia di Trento, senza che avesse fatto niente.
Come da un po’ di tempo facciamo in queste occasioni, ho chiesto un commento a Chiara Grasso, etologa e fondatrice di eticoscienza, che mi ha inviato questo contributo audio che vi faccio ascoltare. a te Chiara.
Audio disponibile nel video / podcast
Chiudiamo come di consueto con La giornata di ICC, la rubrica in cui raccontiamo gli articoli più interessanti usciti oggi sul nostro giornale.
Audio Francesco
Audio Elena
#India
The Guardian – India’s plan for untouched Nicobar isles will be ‘death sentence’ for isolated tribe
#AI
Santa Sede – Intelligenza artificiale e pace
#aborto
Io Donna – La Regione Piemonte finanzia un fondo per le donne che decidono di non abortire
#orso
Ansa – Ucciso l’orso M90 in Val di Sole, la protesta degli animalisti
#lagiornatadICC
Italia che Cambia – Crescere è facile – Padre Mio#2
Italia che Cambia – Dalla Sardegna alla Galizia, la plastica assedia le coste
Italia che Cambia – A Caserta inaugura lo Sportello della Pace: sarà ospite dell’istituto superiore
Italia che Cambia – Con solidarietà e rispetto la rete NaturalMente Contadini affronta la crisi del settore agricolo – Dove eravamo rimasti #29
Italia che Cambia – Il Festival di Sanremo è accessibile? La nostra Elena Rasia ci racconta la sua esperienza