26 Lug 2023

Incendi, temporali, grandine: la giornata peggiore degli ultimi 10 anni – #774

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Ieri è stata, dal punto di vista del meteo, “la giornata più complicata degli ultimi 10 anni”. Almeno a detta del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci. Quindi, facciamo un po’ il punto della situazione, soffermandoci soprattutto sulla situazione in Sicilia, dove la nostra redazione locale ci ha fornito diverse testimonianze di quello che sta succedendo, e poi sullo spunto anche di quanto dicevamo ieri, vediamo di fare qualche riflessione e soprattutto dare qualche dritta e qualche strumento utile per sopravvivere al nuovo clima. Parliamo anche della misteriosa scomparsa del Ministro degli esteri cinese Quin Gang e delle vicissitudini di Twitter, che adesso si chiama X.

Il punto della situazione è quello di una giornata, quella di ieri, davvero terribile in molte zone d’Italia, per motivi diversi. A Sud continua l’ondata di calore estremo che spesso è sfociata in incendi, alcuni di origine probabilmente dolosa, soprattutto in Sicilia, Puglia e Calabria, per i quali sono morte 4 persone.

Al Nord invece i danni sono stati provocati ancora dai temporali, che hanno assunto proporzioni catastrofiche. A Milano un temporale ha abbattuto alberi, letteralmente scoperchiato abitazioni e bloccato la metropolitana, il trasporto pubblico e danneggiato la linea ferroviaria. In provincia di Brescia, un’adolescente è morta dopo essere stata colpita da un albero. Su Verona si è abbattuta una supercella temporalesca. 

Una situazione davvero difficile, soprattutto perché diffusa in maniera così uniforme, anche se con forme diverse, su tutto il nostro paese. E difficile anche da descrivere. Ieri raccontavamo dell’importanza di fare un’informazione costruttiva, di non mandare messaggi di panico, fare un’informazione climatica consapevole. e ne resto fermamente convinto. Al tempo stesso è difficile non provare un dolore profondo, acuto, quando dalle tue stesse colleghe ti arrivano messaggi come questo. 

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A mandarmelo è Salvina Elisa Cutuli, caporedattrice di Sicilia che Cambia, che poi mi ha effettivamente inviato un audio molto più dettagliato. A te la parola Elisa:

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Un altro contributo, più incentrato sulla situazione di Palermo, me lo ha inviato Alessia Rotolo, una giornalista della nostra community siciliana. 

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E poi ci sono decine e decine di messaggi che sono circolati nelle chat, nei gruppi facebook, nei gruppi Whatsapp, che raccontano la situazione. Molti raccontano dei continui blackout che si stanno verificando in varie parti dell’isola. Altri dell’incendio scoppiato nella discarica di Bellolampo nella quale finiscono molti dei rifiuti di palermo, con l’azienda che gestisce i rifiuti che ha invitato i palermitani a tenersi i rifiuti in casa e non buttarli nei cassonetti. 

E poi incendi, incendi, incendi. 

Insomma, questa è la situazione, ed è impossibile raccontarla restando razionali, freddi, imperturbabili. E qualcosa di simile sta avvenendo anche in Puglia e calabria, anche se con una intensità minore. Come diceva Salvina Elisa Cutuli nel suo audio, tutto ciò era prevedibile. Ma un contro è prevedere una cosa, un conto è viverla. 

Al tempo stesso, credo che ora più che mai sia importante fornire delle informazioni utili alle persone. Che non neghino l’enormità e la gravità della situazione, ma che diano comunque strumenti per affrontarla. Ecco, se sul raccontare la situazione i giornali sembrano essersi svegliati di colpo e aver scoperto improvvisamente che abbiamo un problema chiamato cambiamento climatico e che il nuovo clima non è un granché, sul lato delle informazioni e degli strumenti utili, siamo messi ancora maluccio. 

Sulla homepage di Repubblica, sotto a una decina di articoli su meteo e clima impazziti, leggo “Voli a prezzi stracciati, Vpn e cancellazioni” e penso, ok, una cosa utile, un’inchiesta sulle compagnie low cost. Invece no, era un articolo che consigliava ai lettori come fare ad acquistare un biglietto aereo pagandolo pochissimo. Idee decisamente confuse.

Ma oltre a Repubblica, in generale noto una mancanza di informazioni su cosa possiamo fare. Ieri commentavamo uno studio che diceva che le strategie di adattamento anche individuali al nuovo clima sono il punto di partenza per cambiamento più sistemici e strutturali. Ma come si fa ad adattarci? Cosa ci serve?

Un buon punto di partenza è: conoscere. Avere un’infarinatura di base sul perché il clima sta cambiando e su come si presenta il nuovo clima. Come spiegava Cristiano Bottone, fondatore di Transition Italia e co-ideatore assieme al climatologo Luca Lombroso del modulo di educazione climatica “Attenti al meteo” in una puntata di A tu per tu, uno dei problemi principali è che non siamo culturalmente abituati a questo tipo di clima. Siamo cresciuti con un certo clima, il cosiddetto clima mediterraneo, e adesso ci troviamo a fronteggiare fenomeni come uragani, trombe d’aria, grandinate, ondate di calore e alluvioni davanti ai quali non sappiamo come comportarci e rischiamo di adottare comportamenti pericolosi.

Quindi conoscere il nuovo clima è importante. Su questo, è importante essere consapevoli che non si tratta solo di avere accesso a maggiori informazioni, ma anche di sviluppare una attitudine mentale in grado di accogliere questo tipo di informazioni altamente destabilizzanti. Sapere che il mondo per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 2000 anni non esiste più non è una roba da poco. Bisogna essere molto stabili e solidi per accettarlo davvero. Quindi c’è un tema anche di resilienza psicologica. 

Poi il secondo step è: imparare. Imparare a gestire le nuove situazioni di pericolo, i nuovi fenomeni climatici, che siano ondate di calore estremo. nubifragi, trombe d’aria, aluvioni, gradinate e cose così. 

Su questo esiste questo corso a cui vi accennavo, che si chiama Attenti al Meteo, del quale vi lascio qualche riferimento sotto fonti e articoli, ma esiste anche l’omonimo libro, pubblicato recentemente da Luca Lombroso, un libro che fornisce qualche utile informazione di base. 

Vi faccio solo un piccolo esempio: una delle azioni più pericolose e al tempo stesso più tipiche di fronte a molti eventi estremi, dalle alluvioni, alle trombe d’aria, agli incendi, alle grandinate, è cercare di mettere in salvo la macchina. Che invece è una cosa da non fare mai, perché è un modo per mettere in pericolo se stessi e probabilmente altre persone che proveranno a venire in soccorso. 

Insomma, il problema non è solo climatico, ma anche culturale. Dobbiamo adattarci, abituarci a questo nuovo clima e sapere esattamente cosa fare quando si presenta una situazione di potenziale pericolo. Al tempo stesso, bisogna anche essere consapevoli che se non smettiamo subito, collettivamente, di bruciare qualsiasi cosa, se non compiamo una transizione rapidissima verso e energie rinnovabili e stili di vita più sobri, ogni sforzo di adattamento sarà vano perché il clima cambierà più velocemente di ogni nostri tentativo di adattarci. E perché superate certe soglie – che stanno attorno ai 4 gradi di riscaldamento globale – è impensabile immaginare società umane strutturate su questo pianeta.

C’è un mistero abbastanza fitto, in Cina, che circonda una figura centrale del governo, il ministro degli esteri Qin Gang, che non si vede in pubblico da quasi un mese a causa di una misteriosa assenza, e che ieri è stato rimosso dall’incarico e sostituito dal suo predecessore, Wang Yi.

Come racconta sempre sul Guardian Helen Davidson, “L’improvvisa convocazione di una riunione speciale del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (NPCSC) con un solo giorno di preavviso ha alimentato le speculazioni sulla scomparsa di Qin, visto per l’ultima volta in pubblico quasi un mese fa.

Le autorità non hanno rivelato dove o perché il 57enne – ex protetto di Xi Jinping – sia scomparso, dopo che in un primo momento si era detto che era assente per motivi di salute. L’ente ha dichiarato che Qin è stato rimosso dal suo incarico, senza specificarne il motivo, e che Wang, che è un membro del partito più anziano di Qin e il diplomatico più anziano della Cina, è stato reintegrato come ministro al suo posto”.

Poco dopo l’annuncio, i riferimenti al lavoro di Qin come ministro degli Esteri sono stati rimossi dai siti web del governo. Secondo quanto riportato dalle autorità cinesi, Quin “Rimarrà nel Consiglio di Stato, il massimo organo amministrativo cinese, ma senza un portafoglio specifico e non è chiaro quale sarà, se ci sarà, il suo ruolo nella politica estera cinese in futuro.

Ma da cosa dipende questa decisione? “Patricia Thornton, docente di politica cinese presso l’Università di Oxford, ha dichiarato che il fatto che Qin sia rimasto nel Consiglio di Stato suggerisce che c’è un’indagine in corso “ma una preoccupazione sufficiente per rimuoverlo come ministro degli Esteri”.

Le voci sul motivo della scomparsa di Qin includono una lotta di potere con Wang Yi e una presunta relazione con una conduttrice televisiva. Il politologo Wen-ti Sung ha affermato che il ritorno di Wang come ministro degli Esteri “sa di accordo temporaneo per porre fine a un ulteriore imbarazzo” per Xi.

A 69 anni, Wang ha già superato l’età pensionabile standard per i funzionari di gabinetto e rimane nel comitato del Politburo al potere. Ciò suggerirebbe che Wang sia solo un segnaposto prima dell’annuncio di un sostituto permanente.

Insomma, c’è un certo scetticismo sul fatto che le motivazioni siano realmente legate alla salute, e molti ipotizzano che si tratti di un gioco politico. Le motivazioni restano abbastanza oscure, ma il fatto che questa riunione per sostituirlo sia stata convocata in maniera così improvvisa lascia immaginare che si tratto di una questione abbastanza importante e urgente per il governo. 

In passato qui su INMR abbiamo parlato spesso di Twitter, e delle strane politiche adottate dal suo nuovo proprietario Elon Musk. Di recente abbiamo un po’ tralasciato l’argomento, ma di novità ce ne sono state parecchie, a partire dal nome, e allora magari ci aggiorniamo un attimo su quello che sta succedendo al social dell’uccellino.

Lo facciamo seguendo un articolo del Post, che racconta che “Dopo averlo annunciato domenica sera, lunedì il capo di Twitter Elon Musk ha cominciato a sostituire il nome della piattaforma e il suo logo, che è stato finora un uccellino azzurro, con una “X”. 

Il nuovo logo è stato presentato da Musk come provvisorio ma è comparso già un po’ dappertutto (sulla piattaforma ma anche proiettato sulla sede dell’azienda): è una “X” abbastanza essenziale, senza grazie, in bianco e nero. In un’operazione molto inusuale per un’azienda grande e nota come Twitter, il nuovo logo è stato scelto dopo un rapido sondaggio di Musk ed è stato proposto da Sawyer Merritt, uno dei tanti utenti che avevano risposto. Merritt aveva detto di averlo usato in origine per un proprio podcast su Musk, poi interrotto.

Sia il nuovo nome della piattaforma che il logo provvisorio però potrebbero comportare non pochi problemi per Musk e la sua azienda, perché esistono già centinaia e centinaia di aziende con quel nome e potrebbero tutte potenzialmente far causa a Musk. 

A tutto questo si aggiunge il fatto che cancellare completamente un marchio forte come quello di Twitter potrebbe, secondo una stima approssimativa di Bloomberg, far perdere all’azienda di Musk dai 4 ai 20 miliardi di dollari di valore. 

Insomma, una scelta che potrebbe essere davvero controproducente e che sembra essere stata presa in maniera piuttosto impulsiva da Musk. Quando gli è stato chiesto il motivo della scelta di trasformare Twitter in X, Musk ha semplicemente spiegato che la X è una lettera che gli è sempre piaciuta. E si trova infatti già nel nome della sua azienda aerospaziale SpaceX, nella società che ha detto di voler creare per dedicarsi all’intelligenza artificiale (X.AI) e in alcuni dei nomi dei suoi figli.

Ah.

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