4 Mar 2022

Il secondo round di negoziati e l’assurdità di boicottare Dostoevskij – #476

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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In attesa di chiarire le ultime vicende sull’attacco alla centrale nucleare, facciamo il punto sul resto. Ripartono i negoziati, fra richieste di cessate il fuoco e mire espansionistiche, vediamo come sono andati. Intanto si moltiplicano le iniziative di boicottaggio “a casaccio” verso i russi e la Russia. Parliamo anche dell’incontro fra Extinction Rebellion – Ultima generazione e il Ministro Cingolani e delle ultime sulla gestione della pandemia nel mondo.

LE NOVITA’ SUL CONFLITTO

Apparentemente stanotte la Russia ha bombardato una centrale nucleare ucraina. Il fatto è ancora da chiarire, quindi nella puntata di oggi facciamo il punto sul resto. Ieri c’è stata la seconda giornata di negoziati. Com’è andata? Boh! C’è stato una sorta di accordo per un cessate il fuoco temporaneo per creare dei corridoi umanitari e consentire l’evacuazione dei civili dalle aree del conflitto. Putin però ha ribadito che il conflitto va avanti. Fino a quando? Ufficialmente finché non otterrà la neutralità e la smilitarizzazione dell’Ucraina. Ufficiosamente – a quanto ha riportato Macron che lo ha sentito al telefono – finché non avrà annesso tutto il paese alla Russia. 

Nel frattempo, in molti si iniziano a chiedere se ci sia un modo di fermare l’avanzata russa senza al tempo stesso fomentare la guerra e aumentare le probabilità di un’escalation incontrollabile. Perché aumentare la spesa militare e fornire armi all’Ucraina non vanno in quella direzione.

Il tema è sicuramente centrale. Ora mi rendo conto che è molto facile fare i pacifisti quando non è il tuo il paese invaso e quando, almeno per ora, le nostre chiappe sono a casa al caldo e non in un bunker o nelle stazioni della metropolitana per evitare le esplosioni. Al tempo stesso, direi che una guerra mondiale non ce la possiamo permettere, in una situazione in cui almeno tre paesi, ma forse di più, sono in grado in qualsiasi momento di far saltare in aria tutta la baracca. Quindi il punto è: esiste un modo per fermare il conflitto E evitare l’escalation? 

Per ora in giro ho trovato tanti appelli, ma poche idee. In compenso ho trovato un sacco di idee utili per andare nella direzione opposta.

Ad esempio vietare un corso su Dostoevskij all’università. Sì, lo so che conoscete già la vicenda e magari ne avete anche le scatole piene, però via, parliamone giusto un attimo. Lo scrittore e saggista Paolo Nori doveva tenere un corso su Dostoevskij all’Università Bicocca. Ma l’ateneo decide di annullare il corso. Perché? perché Dostoevskij è russo. Il copione successivo è il solito: polemiche e l’ateneo che fa dietrofront.

Ma a quel punto Paolo Nori decide che non vuole più farlo lui il corso, e pubblica un post amareggiato su facebook: «Il prorettore di Bicocca Casiraghi racconta i motivi per cui hanno sospeso il mio corso. Per «ristrutturare il corso e ampliare il messaggio per aprire la mente degli studenti. Aggiungendo a Dostoevskij alcuni autori ucraini». Non condivido questa idea che se parli di un autore russo devi parlare anche di un autore ucraino, ma ognuno ha le proprie idee. Se la pensano così, fanno bene. Io purtroppo non conosco autori ucraini, per cui li libero dall’impegno che hanno preso e il corso che avrei dovuto fare in Bicocca lo farò altrove (ringrazio tutti quelli che si sono offerti, rispondo nel giro di pochi giorni)».

Ovviamente non ha senso vietare un corso su Dostoevskij. Anche perché, come nota il collega Sergio Ferraris su Facebook “Se c’è un’arma contro il dittatore Putin questa è la cultura, anche e soprattutto quella russa”. Ma proviamo a vederla in positivo: l’università si sarà fatta prendere dal panico e avrà annullato l’incontro per paura di polemiche, più che per una questione di principio, ma così facendo le polemiche le ha attirate perché evidentemente la maggior parte delle persone ha ancora un’alta stima del vecchio Fedor, “nonostante” sia sia Russo. E tanti altri hanno proposto a Nori di tenere il corso altrove. Il che in fin dei conti è positivo.

Cos’altro non ha senso? Ah sì, non ha vietare ai gatti provenienti dalla Russia e agli allevatori russi di partecipare alle esposizioni di felini internazionali, come ha deciso la Federazione internazionale felina. Così come non ha senso boicottare prodotti russi a caso, o ancora peggio vietare l’ingresso alle persone russe a locali, alberghi, ristoranti. Di cosa parlo? Di qualcosa che sembra stia iniziando a succedere, stando ad alcune testimonianze indirette raccolte sui social, anche in Italia. 

Non so, forse ci abbiamo preso gusto a lasciare le persone fuori dai locali? Ma è una cosa molto pericolosa: perché i nazionalismi e le guerre, come faceva notare Harari nell’articolo sul Guardian che commentavamo giorni fa, si nutrono di narrazioni. Putin, per quanto sia un dittatore o qualcosa di molto simile, la guerra non può farla da solo. Ha bisogno di soldati, generali, persone che credono alla sua narrazione, che dice che l’Europa e l’occidente sono paesi ostili, che odiano la Russia e i russi.

Comportandoci così andiamo ad alimentare, a rafforzare quelle narrazioni, diamo modo a Putin di dimostrare che aveva ragione. In Russia ci sono milioni di cittadini e cittadine contrari alla guerra. Il 70% dei russi sarebbe ostile alla guerra, secondo un sondaggio riportato dal giornalista russo e premio Nobel per la pace Muracov, che magari è un po’ di parte, ma insomma, se anche fosse il 60 o il 50%, sono tanti milioni di persone. Cerchiamo di comportarci in modo da alimentare e dare forza alle narrazioni di quelle persone.

XR – CINGOLANI

Va bene, passiamo ad altro. Ieri c’è stato l’incontro fra Extinction Rebellion – Ultima Generazione e il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Ci siamo andati, ci sono andato, per l’esattezza, e oggi su Italia che Cambia pubblichiamo un resoconto dell’incontro. Intanto vi potete ascoltare in un minuto le impressioni di Aldo Riboni, uno dei due partecipanti all’incontro.

PANDEMIA NEL MONDO

Va bene, qualche aggiornamento sulla gestione della pandemia, nel mondo. In Francia il pass vaccinale, ossia l’equivalente del nostro super green pass, sarà sospeso a partire dal 14 marzo, e dal medesimo giorno non sarà più obbligatorio indossare la mascherina al chiuso, tranne che sui mezzi pubblici. Mentre per poter accedere agli ospedali, alle case di riposo o alle strutture per gli adulti con disabilità, salvo emergenze, alle persone basterà possedere il pass sanitario, ossia l’equivalente del nostro green pass.

Anche in Spagna si allentano le restrizioni: dal 5 marzo non ci sarà più la quarantena obbligatoria a seguito dei contatti stretti con un positivo al Covid anche per i non vaccinati. E dal 15 marzo i bollettini sull’andamento della pandemia diventeranno bisettimanali. 

Da noi per ora tutto tace. Nessuno parla più del covid, ma ci sono ancora 1,5 milioni di persone con più di cinquant’anni senza Super green pass per svariate ragioni, che non possono andare al lavoro, a tempo indeterminato. Non il lavoro, la sospensione.

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