7 Lug 2022

Il Parlamento Ue inserisce gas e nucleare nella tassonomia verde – #557

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Sì è conclusa, e non nella maniera sperata, la saga della tassonomia verde europea. Gas e nucleare sono stati inclusi al suo interno e potranno ricevere finanziamenti miliardari, oltre a finanziare la macchina da guerra di Putin. Anche se c’è ancora una piccola speranza. Intanto Draghi e Mattarella proseguono il giro delle sette chiese per stringere accordi sul gas. Parliamo anche della nuova costituzione cilena, di cui finalmente conosciamo il contenuto, e della manifestazione #maipiùstragi, contro la ‘ndrangheta e in difesa di Nicola Gratteri.

TASSONOMIA VERDE EUROPEA

Siamo arrivati forse all’epilogo della appassionante saga della Tassonomia verde europea, e non è l’epilogo che speravamo, che ci meritavamo. Ieri mattina il Parlamento Europeo, in riunione a Strasburgo, ha respinto a larga maggioranza la mozione presentata contro la proposta della Commissione Europea di includere il gas e il nucleare fra le fonti sostenibili. 

La Tassonomia verde europea è una classificazione delle fonti di energia che definisce quelle che possono essere considerate verdi. È stata prevista dal Green Deal europeo come strumento fondamentale per guidare i governi e le imprese nelle loro scelte di sviluppo. È sulla base di questa tassonomia che verranno indirizzati miliardi di euro di investimenti, quindi capite che la decisione di includere al suo interno gas e nucleare non è una decisione da poco, e avrà enormi ricadute. 

A favore dell’inclusione del gas ha spinto soprattutto la Germania (e anche l’Italia, più sotto banco, come denunciava tempo fa una puntata di record). A favore del nucleare soprattutto la Francia. Alla fine per non scontentare nessuno sono state inserite entrambe. 

Peccato che di green abbiano ben poco. Il gas sarà meno inquinante del carbone ma emette comunque CO2 quando viene bruciato, e non siamo nelle condizioni di continuare ad emetterne, inoltre se viene disperso in atmosfera così com’è (e le perdite avvengono spesso) ha un effetto climalterante decine di volte più potente dell’anidride carbonica (anche se meno persistente). E per giunta, studi recenti, di cui abbiamo già parlato giorni fa, hanno mostrato come la storia del gas come necessario elemento di transizione dal carbone alle rinnovabili, non sta più in piedi  e come sia anche economicamente conveniente ormai fare il passaggio diretto alle rinnovabili.

Le centrali nucleari non emettono CO2 per produrre energia ma:

  1. in genere se ne emette un sacco per costruirle e per estrarre l’uranio
  2. hanno il problema irrisolto delle scorie
  3. ogni tanto esplodono

La decisione ha scatenato molte proteste. Già prima del voto quasi 490mila persone in tutta Europa hanno esortato i loro europarlamentari a respingere il greenwashing della tassonomia dell’UE. Successivamente al voto, migliaia di attivisti arrivati a Strasburgo, al grido di Not My Taxonomy hanno protestato veementemente. Il WWF in un comunicato scrive che “non ci fermeremo finché la tassonomia non sarà davvero verde”.

E in effetti c’è ancora una tenue speranza. Ovvero che da qui all’11 luglio il Consiglio dell’Unione Europea non vi si opponga. Se ciò non avverrà, la decisione entrerà in vigore il primo gennaio del 2023.

Oltre alle evidenti conseguenze climatiche, la decisione in questo frangente può avere anche delle specifiche conseguenze geopolitiche. La deputata ucraina Inna Sovsun ha twittato: “Putin si sta sfregando le mani dalla gioia oggi”, alludendo al fatto che parte dei finanziamenti al gas potrebbero finire per alimentare la macchina da guerra russa.

DRAGHI DA ERDOGAN, MATTARELLA IN MOZAMBICO

Intanto i pezzi grossi delle istituzioni italiane stanno proseguendo il giro delle sette chiese per stringere accordi proprio sul gas. Racconta Ispi online che Draghi e diversi ministri italiani sono andati in visita ufficiale ad Ankara, la capitale della Turchia, per incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e alcuni membri del suo governo. Già, lo stesso Erdogan che il nostro presidente del consiglio aveva definito senza mezze misure – e a ragione – un dittatore, ma con cui adesso si tratta (anche) per via del gas.

Invece Mattarella, scrive GreenReport, è volato in Mozambico, dove ha tenuto un bellissimo discorso sui cambiamenti climatici, sull’importanza di agire tutti assieme, con estrema urgenza. Peccato che anche lui fosse lì per favorire un accordo sul gas.

NUOVA COSTITUZIONE CILENA

Invece, cambiando argomento, lunedì è stata presentata la bozza finale della nuova Costituzione cilena, che sarà votata in un referendum il prossimo 4 settembre e se approvata sostituirà quella attualmente in vigore, redatta durante la dittatura militare di Pinochet nel 1980. 

Il documento è stato presentato ufficialmente lunedì al presidente da poco eletto Gabriel Boric, che arriva dallo stesso contesto di movimenti sociali che ha dato origine anche alla proposta di riscrivere la costituzione. 

Quindi, che cosa contiene? Scrive il Post che “I 388 articoli della bozza contengono più tutele per l’ambiente, per le donne, per i lavoratori e per le popolazioni indigene che vivono nel paese”.

Inoltre delega molti poteri allo stato in termini di erogazione di vari servizi ed estende la tutela dei diritti sociali, in particolare per quanto riguarda la salute, l’istruzione e le politiche abitative. Rafforza i diritti dei lavoratori, garantisce la parità di genere tra i rappresentanti delle istituzioni, a partire dai ministeri, e prevede il riconoscimento dei popoli indigeni, che pur rappresentando il 13 per cento dei circa 18 milioni di cileni, nella Costituzione attuale non sono nemmeno nominati. Inoltre, sancisce il diritto universale all’acqua e il diritto della natura a essere protetta e rispettata.

Si tratta di un testo di profonda rottura con il passato del Paese, per molti versi anche decisamente coraggioso. Ad esempio un articolo della bozza vieta ogni attività di estrazione in prossimità dei ghiacciai cileni, dove si trovano alcune delle miniere più grosse di rame (il Cile è il primo produttore mondiale di rame e il secondo di litio). Cosa che ha messo in allarme il settore dell’estrazione mineraria, che rappresenta circa il 12 per cento dell’economia del paese.

Fatto sta che ha suscitato tanto entusiasmo quante critiche. Alcuni detrattori hanno contestato il fatto che tra le altre cose la bozza preveda di sciogliere il Senato per sostituirlo con una Camera delle Regioni, così come l’istituzione di un sistema giudiziario a parte, dedicato alle popolazioni indigene. 

Altri hanno criticato la composizione dell’Assemblea costituente, sostenendo che non rappresenti effettivamente la complessità della società cilena: due terzi dei suoi rappresentanti erano di sinistra, mentre il Parlamento è diviso praticamente a metà tra destra e sinistra.

Fatto sta che al momento c’è la possibilità che questo enorme lavoro finisca in un cassetto e non superi la prova del voto popolare. Nell’ottobre del 2020 il 78,12 per cento dei cileni aveva votato a favore della riscrittura della Costituzione. Adesso, un sondaggio realizzato a giugno dalla società di analisi Cadem, mostrerebbe che il 51 per cento degli intervistati sarebbe intenzionato a respingere la nuova Costituzione, mentre solo il 34 vorrebbe approvarla. 

Staremo a vedere.

MAI PIU’ STRAGI

In conclusione vi invito a leggere il bel resoconto scritto dalla nostra Valentina D’Amora della manifestazione Maipiùstragi, contro la ‘ndrangheta e in difesa del procuratore Gratteri, a cui Valentina ha partecipato per Italia che Cambia assieme al nostro direttore responsabile Daniel Tarozzi.

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