Gioco d’azzardo: quasi 4 miliardi spesi sull’Isola – INMR Sardegna #59
È L’isola dell’azzardo: in un anno sono stati spesi 3,7 miliardi di euro. Un giro di affari enorme quello del gioco d’azzardo – con slot machine, applicazioni e giochi o ancora con scommesse e lotterie – che “frutta” in sardegna miliardi di euro. Sono stime «per difetto» secondo i report della fondazione Isscon di Federconsumatori nazionale in collaborazione con Cgil. Gli studi pubblicati, sulla base dei dati forniti dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, sono due: un report sui piccoli Comuni e un “libro nero” dell’azzardo che parla di dipendenza e mafie. Come riporta La Nuova Sardegna, nell’isola il 62% del gioco avviene online (2,9 miliardi circa) e «Prendendo la fascia di persone dai 18 ai 74 anni – spiega Massimiliano Vigarani, ricercatore statistico, consulente per Federconsumatori e Isscon –, nell’ultimo anno nell’isola registriamo una media pro capite regionale di 1.969 euro giocati». Un’impennata preoccupante rispetto al 2022, dove la somma delle raccolte di vincite e perdite su gioco d’azzardo fisico e online arrivava a poco più di 2,1 miliardi di euro. Incredibile, piuttosto, il dato sui piccoli Comuni (da 2mila a 9,9mila abitanti), dove tre paesi sardi entrano nella top 100 italiana: a Pozzomaggiore si registrano 8.289 euro di spesa pro capite, a Castelsardo 4.258 euro e ad Arborea 3.961 euro. Tra i Comuni sopra i 10mila abitanti il primato va a Siniscola, con una spesa media di 3.626 euro. Questi numeri raccontano una realtà allarmante, soprattutto se si considera l’impatto sociale ed economico che il gioco d’azzardo può avere sulle comunità locali e sulle famiglie. Dietro le cifre si nascondono storie di dipendenza, a volte difficoltà economiche e, in alcuni casi, legami con il crimine organizzato. Le iniziative di sensibilizzazione e prevenzione, come quelle promosse dalla Fondazione Isscon, sono cruciali per affrontare il problema, ma è evidente che serve un intervento più deciso per regolamentare un settore e un conseguente fenomeno che spesso rappresenta un pericolo più che un’opportunità.
Dal punto di vista della situazione sanitaria, anche la relazione sul 2024 mostra numeri in preoccupante aumento, mettendo in risalto l’isola purtroppo con i dati peggiori. L’allarme lanciato dal CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) evidenzia come la Relazione 2024 mostri numeri sempre più preoccupanti rispetto allo scorso anno, e le persone che rinunciano alle cure sono sempre di più. La Sardegna è la regione d’Italia con il dato peggiore registrato: nell’isola, infatti, il 13,7% dei cittadini ha rinunciato alle prestazioni sanitarie, dalle visite mediche agli accertamenti. Come riporta Sardinia Post, i dati raccolti evidenziano come a rifiutare maggiormente sia stata la fascia di età 55-59 anni (11,1%), seguita poi dagli anziani di 75 anni e più (9,8%). Percentuale minima invece tra i bambini fino ai 13 anni (1,3%). Emerge invece una differenza tra le donne con il 9% contro il 6,2% degli uomini. La rinuncia alle prestazioni sanitarie per motivi economici è rimasta stabile, ma aumenta invece la rinuncia dovuta alle lunghe liste d’attesa. Nel frattempo dalla regione sottolineano come la sanità avrà priorità, anche sulla finanziaria. Tra i temi portanti ci sono anche la prevenzione, la sanità mentale, le dipendenze e la riabilitazione su cui ci sono grandi differenze tra territori. “Il tema è rispondere alla domanda di sanità del territorio – ha spiegato la presidente della Regione Alessandra Todde – comprendendo le specificità, ma anche facendo in modo che gli ospedali si trasformino in eccellenze che da una parte rispondano al territorio, e dall’altra alle necessità regionali”. Il diritto alla salute, lo si ripete spesso, è uno dei pilastri fondamentali di una società giusta, ma i dati dimostrano che non possiamo permetterci di darlo per scontato. Ecco nel 2025, tra i buoni propositi collettivi, dovremmo includere un rinnovato impegno per difendere e promuovere questo diritto, ricordandoci che l’accesso alle cure non è un privilegio, ma una necessità irrinunciabile. Garantire una sanità equa e accessibile significa investire non solo nella salute dei singoli, ma nel benessere e nella dignità di tutta la comunità.
Nel 2025 sulle famiglie sarde potrebbe abbattersi una nuova tempesta di rincari simili a quelli subiti prima con l’epidemia di Covid, e poi con la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Gli esperti lo annunciano da tempo, convinti che il prezzo del gas registrerà un’impennata tale da trascinare con sé – in un vortice di aumenti – bollette, carburanti, alimentari, assicurazioni e chi più ne ha più ne metta.
Una previsione disastrosa in particolare sulle bollette, con aumenti fino al 18% nel prossimo trimestre, che sarebbe legata alla chiusura definitiva dei rubinetti dei gasdotti russi, costringendo l’Europa a cercare il combustibile altrove e spingendone il prezzo al massimi da mesi.
Federconsumatori ha redatto pochi giorni fa una sorta di “bollettino di guerra”. «Oltre ai rincari nel settore dell’energia», ha spiegato, «non mancano anche quelli in campo alimentare, delle assicurazioni, della scuola, e della ristorazione». Il tutto, comprese spese sanitarie e utenze varie per acqua e rifiuti, per un salasso previsto di oltre 900 euro in un anno. Si tratta di una bufera come la definisce Luca Mascia sull’Unione Sarda, che non piace né ai consumatori né ai sindacare sardi, convinti che ai danni delle famiglie si sia scatenata una guerra di speculazioni e politiche di sostegno inefficaci. Per ADOC sardegna (Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori ) la questione in merito è semplice: se questi aumenti sono prevedibili perché non si è fatto nulla per evitarli? Domandano.
La previsione di nuovi rincari nel 2025 pone quindi interrogativi importanti sulla capacità del sistema economico e politico di tutelare le famiglie sarde. Se da un lato è inevitabile fare i conti con la volatilità del mercato energetico globale, dall’altro è essenziale chiedersi come migliorare la programmazione e il sostegno, per prevenire il fatto che queste dinamiche si traducano in un peso insostenibile per cittadini e cittadine.
Il 27 dicembre il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, insieme alla ministra del Lavoro, Marina Calderone, hanno incontrato i lavoratori della Portovesme Srl, azienda del gruppo Glencore, davanti allo stabilimento di Portoscuso. La visita è avvenuta in seguito alla decisione dell’azienda di interrompere anticipatamente la produzione della linea di zinco, inizialmente prevista per il 31 dicembre, suscitando preoccupazioni per il futuro occupazionale di circa 1.200 dipendenti: ne abbiamo parlato meglio qualche rassegna fa, mettiamo tutto qua sotto tra le fonti come sempre. Ritornando alla cronaca, durante l’incontro il ministro Urso ha definito “inaccettabile” la scelta di Glencore, sottolineando l’importanza strategica della produzione di zinco per l’industria nazionale e ribadendo l’impegno del governo nel trovare soluzioni per garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dei posti di lavoro. Anche sindacati e le istituzioni locali hanno espresso preoccupazione per le conseguenze economiche e sociali derivanti dalla sospensione delle attività, continuando a chiedere maggiore chiarezza sul piano industriale di Glencore e interventi concreti per sostenere l’occupazione nel territorio. In merito la situazione rimane in evoluzione, con ulteriori incontri previsti tra le parti per discutere possibili soluzioni e garantire un futuro sostenibile per lo stabilimento di Portovesme e i suoi lavoratori. La Sardegna si trova però ad affrontare una serie di problematiche occupazionali che coinvolgono diversi settori economici. Oltre alla crisi industriale della Portovesme Srl, emergono preoccupazioni significative nel settore del commercio e della grande distribuzione.
In particolare, la catena Conad registra attualmente 50 dipendenti in NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, un’indennità per lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perduto involontariamente l’occupazione), evidenziando difficoltà nel mantenimento dei livelli occupazionali. Situazione analoga per Conforama, che ha annunciato la chiusura dei propri punti vendita, mettendo a rischio 20 posti di lavoro. I dipendenti interessati si trovano di fronte alla scelta di accettare un trasferimento di sede o perdere definitivamente l’occupazione. Anche il centro commerciale Monserrat di Rizzeddu segnala criticità, con 40 lavoratori in regime di NASpI.
Ne ha parlato in settimana l’assessora regionale al Lavoro, Desirè Manca, sottolineando la necessità di interventi mirati per sostenere lavoratrici e lavoratori coinvolti. In particolare, l’assessora ha annunciato l’imminente operatività della delibera “Filo Sardegna”, prevista per fine gennaio, che destinerà 40 milioni di euro alle imprese disposte a investire nella formazione professionale con progetti che prevedono assunzioni per il personale formato. iniziative che quindi mirano a contrastare la crisi occupazionale nell’isola, promuovendo una riconversione produttiva e una formazione adeguata alle nuove esigenze del mercato del lavoro, con l’obiettivo di garantire opportunità lavorative stabili e sostenibili per i cittadini e le cittadine sarde.
Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme
Lunedì 23 abbiamo deciso di dedicare uno spazio a un buon proposito: evitare i botti a capodanno. In realtà oggi sappiamo come è andata: moltissimi botti sono stati esplosi anche quest’anno durante la notte di san Silvestro, con conseguenze impattanti su esseri umani, animali e ambiente. Come scrive infatti la nostra sara Brughitta, la consuetudine dei botti di Capodanno è un evento traumatico per tanti: le conseguenze delle esplosioni, oltre a essere fastidiose per molte persone e impattanti a livello ambientale, sono dannose per gli animali. I rumori forti e improvvisi causano stress e paura in cani, gatti, uccelli e altri animali, che spesso fuggono in preda al panico, rischiando di perdersi o subire incidenti. A tal proposito Roberto Corona, responsabile della sede di Cagliari della LAV, ha commentato come «ogni anno vengano emesse delle ordinanze, ma le ordinanze si emettono in situazioni di emergenza e Capodanno non è una situazione di emergenza, ma molto prevedibile; inoltre sarebbe impossibile controllare tutto il territorio. È necessario quindi che venga emesso un regolamento preciso. Tuttavia allo stato attuale delle cose l’ordinanza va fatta sia come deterrente alle esplosioni, sia perché consente alla parte lesa di potersi rifare su chi crea un danno». Trovate l’articolo integrale sul nostro portale
Prima di lasciarci per le ferie natalizie, la nostra Marta Serra ha scritto per poi un bell’articolo che fosse anche un augurio di natale solidale, in ascolto e globale, una riflessione sul Natale, tra passato e presente, sacro e profano, ritualità e consumismo. L’autrice esplora il legame del Natale con i riti solstiziali, che celebravano la rinascita della luce e il ciclo della natura, radici che affondano nelle tradizioni pre-cristiane. Tuttavia, con il tempo, queste celebrazioni hanno ceduto il passo a una versione consumistica, incentrata su regali, cibo e spettacolarizzazione. L’articolo invita a riflettere sulle trasformazioni della festività e sugli effetti della società dei consumi, suggerendo che il Natale potrebbe essere un’opportunità per recuperare valori più profondi, legati alla comunità e alla spiritualità, piuttosto che al solo aspetto materiale. Anche questo lo trovate su www.sardegnachecambia.org
Ieri abbiamo inaugurato l’anno con un articolo che racconta il progetto “Diamoci del tu”, un progetto educativo mirato a contrastare il bullismo e il cyberbullismo. Questo programma coinvolge attivamente studenti, docenti e famiglie, promuovendo la consapevolezza e l’empatia attraverso testimonianze dirette e attività interattive, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni sui danni causati da queste forme di violenza e incoraggiare comportamenti rispettosi e inclusivi. A raccontare il progetto è Natalia Curreli, membro di Diamoci del tu che a partire dalla sua esperienza di bullismo ha scelto di compartecipare alla causa raccontando di sé, in ottica plurale: cosa è successo, cosa succede e cosa si può fare; qual è il ruolo della scuola, dei compagni e delle compagne di classe, e della società tutta. L’idea di Diamoci del tu è di sottolineare l’importanza di affrontare il bullismo come fenomeno sociale, evidenziando la necessità di educare alla diversità e promuovere il dialogo per costruire comunità scolastiche più solidali e consapevoli. Leggetelo, non ve ne pentirete!
E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:
- Prima di guardare agli eventi nel weekend vi segnaliamo che martedì 7 siamo a Sassari per l’evento Brigata Sassari, la persistenza di un mito. La nostra lisa ferreli dialogherà in merito con lo studioso, ricercatore e filosofo di Filosofia de logU Andria Pili, per un evento di riflessione e critica verso una delle varie istituzioni isolane. Vi leggo direttamente la didascalia che preannuncia l’evento: “Selvaggi in divisa o carne da cannone? Strenui difensori dei confini italiani o strumento di uno stato coloniale? Decostruiamo il mito e la narrazione ultrasecolare della Brigata Sassari! Alla narrazione unidirezionale fin qui portata avanti dallo stato italiano, risponderemo con un’attenta analisi bibliografica, in cui si analizzerà la Brigata Sassari a partire dalla sua nascita, dalla prima guerra mondiale, al suo utilizzo nelle guerre coloniali fino alla sua morte e rinascita come corpo professionale. Il nodo di A Foras di Sassari inaugura un ciclo di incontri formativi sulla Brigata Sassari. Inizieremo con l’analisi della costruzione e della persistenza del suo “Mito”, attraverso un dialogo tra Andria Pili (Filosofia de Logu e PhD alla Universidad de Malaga) e Lisa Ferreli (Sardegna che Cambia). L’appuntamento è per martedì 7 gennaio al Centro Culturale ARCI “Tom Benetollo”, in Piazza Castello 11 Piano A Sassari alle ore 18:30 (ex sala delle Messaggerie, ingresso accessibile per persone con disabilità)
- Si svolgerà invece nella giornata dell’ Epifania, il 6 gennaio, che quest’anno cade di lunedì, la prima edizione della manifestazione “Calici in miniera” a Gadoni. Il programma della giornata è molto bello e interessante, e ben vale una gita fuori porta. Si parte al mattino da una visita guidata alla miniera di Funtana Raminosa, dove già i nostri avi nuragici estraevano il rame, necessario per formare il bronzo. L’evento in miniera, con annessa degustazione dell’ottimo vino del Mandrolisai, è però solo su prenotazione e i posti sono limitati, per info contattate l’ufficio turistico di Gadoni). Al pomeriggio invece, grande festa in piazza IV Novembre con tanti artisti sardi come Giuliano Marongiu, Benito Urgu, Maria Luisa Congiu, con balli finali e musica davanti al calore di un grande fuoco.
- Fino al 9 marzo al MAN di Nuoro è presente la mostra “Christiane Löhr. Accumuli”, a cura di Chiara Gatti con un testo critico di Bruno Corà. L’artista tedesca, toscana d’adozione, presenta al MAN un’ampia installazione che punteggia il piano nobile del museo di sculture leggere e impalpabili, un inno alla levità della natura e, insieme, alla sua complessità. Abilissime nell’issare sculture fatte di soffioni, steli, baccelli o crini di cavallo, le mani di Christiane Löhr issano nello spazio sottili strutture arboree, edificano paesaggi minimi. A nuove forme astratte per piccoli templi silvestri si aggiunge, per l’occasione, un omaggio alla Sardegna, che vede l’autrice presentare piccoli accumuli di chicchi o sementi, a evocare torri e costruzioni nuragiche. Il percorso della mostra conta anche una scelta di disegni su carta, realizzati con pastello a olio, grafite o inchiostro, frutto di un analogo processo scultoreo, in cui le fibre della carta sono sfregate e graffiate come materia plastica: non perdetevi questa mostra, avete tempo per visitarla
- Prosegue anche nel nuovo anno la programmazione degli spettacoli del progetto educativo “La Bottega dell’Arte”, organizzato dell’Associazione Culturale Sas Janas con il contributo del Comune di Olbia. Il 5 gennaio sarà la volta dell’ energica parata musicale della Maccabanda, un gruppo di musicisti composto da fiati e percussioni che animeranno il centro storico dalle 10.30 in poi mentre il giorno dell’Epifania, dalle 11.00 in piazza Regina Margherita, sfileranno i trampolieri del Little Street Circus che, tra musica, gag, piccole magie e tanti palloncini, dedicati a tutti i bimbi andranno a trovare la Befana nella sua casetta. Gli artisti saranno assistiti dai ragazzi del Liceo Artistico nell’ambito di un percorso di PCTO, ex alternanza scuola-lavoro. Se siete in zona o se avete voglia di una gita fuori porta, anche questo è un bell’evento per grandi e piccoli
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