4 Nov 2021

G20: pianteremo 1000 miliardi di alberi – #401

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Nella dichiarazione finale del G20 si legge che i paesi si prendono l’impegno concreto di piantare alberi, 1000 miliardi, entro il 2030. Una decisione che fino a qualche anno fa sarebbe apparsa impensabile! Ma cosa significa piantare così tanti alberi? Dove e come ha senso farlo e come possiamo farlo bene? E che dire di un’altra decisione presa dai leader alla COP26 sulla riduzione delle emissioni di metano? Parliamo anche di Covid e di vaccini.

Alberi, ne pianteremo 1000 miliardi?

Prima di volare al Copenhagen il leader del G20, ovvero dei 20 paesi con le economie più grandi (e inquinanti) del pianeta, si sono ritrovati a Roma. Ne parlavamo ieri. Una cosa che però non vi ho detto, è che in quell’incontro è stato preso un impegno molto concreto e specifico per quanto riguarda la riforestazione.

Al paragrafo 19 della dichiarazione finale leggiamo che i leader del G20 «condividono l’ambizioso obiettivo di piantare collettivamente mille miliardi di alberi, concentrandosi sugli ecosistemi più degradati del pianeta, sollecitando altri paesi a unire le forze con il G20 per raggiungere questo obiettivo globale entro il 2030 con il coinvolgimento del settore privato e della società civile».

Ne parla il botanico Stefano Mancuso in un articolo su Repubblica, che si dice sorpreso per questo risultato. Scrive: “Non avrei scommesso un centesimo sulla possibilità che il G20 prendesse delle decisioni in grado di incidere significativamente sul futuro del clima del pianeta. Con gioia devo ammettere di aver avuto torto.”

Una natura rigogliosa è la migliore alleata nel contrasto ai cambiamenti climatici. E oltre a immettere un sacco di CO2 in atmosfera negli ultimi secoli ci siamo impegnati un bel po’ anche a deforestare. A partire dall’inizio della civilizzazione umana ad oggi, l’uomo ha tagliato all’incirca la metà di tutti gli alberi presenti sul pianeta. Erano 6.000 miliardi prima dell’invenzione dell’agricoltura, oggi ne sono rimasti 3.000 miliardi. Ne abbiamo tagliati, quindi, 3.000 miliardi nel corso degli ultimi 12.000 anni, con un’accelerazione straordinaria dal 1700 a oggi. 

Allora, come prima cosa prendiamoci un momento per celebrare questo risultato, che non è scontato, e per rendere merito ai leader mondiali che si sono presi l’impegno di fare qualcosa che fino a dieci anni fa sarebbe sembrato davvero irrealistico, come chiosa appunto Mancuso.

Come seconda cosa, visto che siamo dei rompiscatole, dobbiamo mettere i puntini sulle i per assicurarci che le cose poi le andiamo a fare nella maniera corretta. Perché come ci insegna Roberto Salustri di Riforestiamo Italia, un conto è piantare alberi un conto è riforestare. Alberi piantati male, senza saperlo fare, rischiano di essere quasi controproducenti. 

Ci sono sempre più studi, ve ne riporto alcuni fra le fonti, che mostrano appunto i rischi di piantare alberi a casaccio. Altro aspetto che dobbiamo considerare è: ovunque sia possibile, la soluzione migliore è lasciar fare alla natura, che gli alberi li pianta da oltre 400 milioni di anni, e ha un briciolino di esperienza in più di noi. Quindi concentriamoci sul riforestare le zone molto antropizzate, le città, le aree desertiche, e al tempo stesso smettiamo di deforestare e fare danni dalle altre parti. Anzi sarebbe una buona idea in alcune zone del pianeta smettere proprio di metterci mano. E piede. Non siamo indispensabili.

COP26

Per restare sul filone delle decisioni prese dai capi di governi, arriva una prima notizia interessante dalla COP26. Ovvero il fatto che 103 Paesi hanno firmato il Global Methane Pledge, un accordo proposto da Stati Uniti e l’Unione europea che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni globali di metano di almeno il 30% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2020. 

Obiettivo interessante, perché di metano fin qui non si è parlato moltissimo. Si parla quasi sempre di CO2, che di sicuro è il gas serra generiamo in maggiore quantità e che è più presente in atmosfera. Ma il metano ha un effetto climalternate (ovvero ha una capacità di modificare il clima del pianeta, riscaldandolo) fino a 80 volte superiore rispetto alla CO2 nei primi 20 anni dall’emissione. D’altro canto sembra essere più volatile, quindi perdurare meno in atmosfera

Quindi, ecco, dobbiamo preoccuparci e parecchio anche del metano, e quindi è importante darci obiettivi come questo e darci anche l’obiettivo di monitorare meglio e piu attentamente le emissioni, perché ad esempio uno studio pubblicato su Science qualche anno fa ci diceva che il settore delle estrazioni disperdeva in atmosfera 13 milioni di tonnellate l’anno, il 60% in più di quelle stimate dall’Agenzia Usa per la Protezione dell’Ambiente.

Anche qui, per fare le pulci, ci sono degli aspetti migliorabili. Ad esempio, come nota GreenMe, è strano che l’accordo non nomini gli allevamenti intensivi, che sono una delle principali fonti delle emissioni di metano (sì le famose scoregge delle mucche). E poi c’è il fatto che lo scorso maggio era uscito il report Global Methane Assessment dell’Unep (il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) in cui si invitava a una diminuzione di emissioni del 45 per cento entro il 2030 che secondo gli scienziati eviterebbe circa 0,3°C di riscaldamento globale entro il 2040. 

Oltre a questa decisione, il programma è comunque fittissimo e cambia ogni giorno. Da oggi avremo anche una inviata speciale, Irene Ghaleb di Change for Planet (trovate un articolo dedicato su Italia Che Cambia), che parteciperà alla COP e ci manderà degli aggiornamenti quotidiani su quello che succede. 

Covid e vaccini

Va bene ultima notizia del giorno che più che una notizia è una sorta di rubrica, Visto che nel mondo sono continuate a succedere cose anche se Io Non Mi Rassegno era in pausa (come hai osato, mondo!?), l’idea è di fare il punto sulle tematiche di maggiore attualità in questo periodo. Di non lasciare indietro argomenti importanti, un po’ per volta. Quindi nei prossimi giorni parleremo di Facebook che diventa meta, di Afghanistan, e di tante altre cose. Oggi, per levarci subito il dente, parliamo di Covid 19, di vaccini di Green Pass. Perché ci sono alcune novità importanti, e c’è stata una puntata di Report dedicata al tema che sta sollevando molte polemiche. Vediamo insieme quali elementi abbiamo in mano e poi facciamo un po’ di considerazioni.

Le novità principali di questi ultimi giorni sono 

  1. che il governo italiano sta valutando l’obbligatorietà per alcune fasce di popolazione
  2. Che negli Usa Biden ha annunciato ufficialmente la somministrazione anche alla fascia dai 5 ai 12 anni.

A queste due notizie aggiungiamo un bel po’ di ciccia presa dall’ultima puntata di Report, di cui vi lascio il link, come sempre , nella pagina Rassegna stampa di Icc. Dall’inchiesta di Report emerge che: 

  • In Italia, Così come quasi ovunque, nessuno sta monitorando seriamente l’efficacia dei vaccini nel tempo. Non sappiamo quanto durano gli anticorpi, né sappiamo quanto funzioni la memoria cellulare nel proteggerci dal contagio.
  • Da quanto sappiamo, comunque, i vaccini proteggono sono parzialmente dal contagio, e questo non sembra sufficiente a arginare l’avanzata di un virus che si diffonde e muta a ritmi molto serrati

Ciò porta i vari governi a prendere decisioni un po’ a caso:

  • Nel nostro paese si è deciso di prolungare il GP a 12 mesi, senza che ci fossero evidenze scientifiche che gli anticorpi prodotti dal vaccino durino così a lungo. Lo si è fatto per evitare che chi ha fatto il vaccino all’inizio si veda scadere il green pass e finisca in un limbo in cui non può fare la terza dose (perché non si è ancora deciso), ma al tempo stesso non può andare a lavoro e così via. Quindi è una decisione fatta su basi burocratiche, non scientifiche, e nessuno sa quali siano le conseguenze.
  • Negli Stati Uniti abbiamo da un lato la Food & Drug Administration che sconsiglia che la terza dose venga somministrata a tutte le fasce di popolazione, dall’altro Biden che annuncia la terza dose per tutti e se la fa iniettare in diretta televisiva, senza aspettare l’Ok dell’organismo preposto.
  • In Israele, forse l’unico paese che grazie a un accordo con Pfizer ha monitorato l’andamento dell’immunità da vaccino (perché cedendo i dati della propria popolazione ha ricevuto vaccini gratis) il GP dura solo 6 mesi e quasi tutta la popolazione ha ricevuto la terza dose.

La cosa che più mi ha colpito è la sensazione, che è quasi una certezza, che in questo caos pandemico il millantato metodo scientifico non venga applicato praticamente da nessuno. Nemmeno in chi lo sbandiera.

A quasi due anni dall’esplosione del virus, ancora non abbiamo capito come arginarlo e nessuna delle soluzioni trovate fin qui sembra funzionare in modo strutturale. Tutte funzionano un po’, ma non si vede all’orizzonte nessun deus ex machina in grado di liberarci dal virus. L’immunità di gregge sembra sempre più un miraggio irraggiungibile. E’ praticamente impossibile avere una percentuale sufficiente di popolazione immunizzata allo stesso tempo, senza contare che il virus prolifera anche nelle popolazioni animali (vi ricordate dei visoni?).

E allora, forse, dovremmo cominciare a ripensare le soluzioni che abbiamo messo in campo fin qui. Ad esempio: ha senso immaginare di continuare a vaccinare tutte le persone del mondo ogni sei mesi? Significa produrre 15 miliardi di dosi di vaccino all’anno. C’è una soglia di vaccinazioni oltre la quale i costi superano i benefici? E per quanto riguarda le mascherine, in particolare quelle monouso: se queste misure diventeranno una cosa permanente, perché non incentivare la produzione di mascherine lavabili, che non vadano a inquinare l’ambiente? E perché non riflettere anche su quando e quanto ha senso portarle, perché come abbiamo visto qualche giorno fa, evitare totalmente al nostro organismo contatti con virus e batteri ha conseguenze piuttosto gravi. E se vogliamo andare su domande ancora più esistenziali, per quanto possiamo realisticamente continuare a vivere con la paura dell’altro? Oltre quale soglia la paura di morire diventa paura di vivere?

Capisco che questa situazione sia assurda, inedita nella storia recente, e abbiamo tutte le attenuanti del mondo. Non stiamo parlando di una cosa facile e nessuno ha la soluzione a portata di mano. Però certe domande scomode dobbiamo iniziare a porcele, adesso. Senza preconcetti e ideologie e con spirito scientifico. veramente scientifico.

Leggi gli articoli

#Alberi
la Repubblica – Mille miliardi di alberi, la Realpolitik dei leader che annuncia la svolta
Italia che Cambia – Piantare alberi salverà il mondo, ma attenzione a come lo fate

#COP26
GreenMe – Cop26, cosa prevede davvero l’accordo sul taglio delle emissioni di metano (che ignora gli allevamenti intensivi)
il Post – Chi non c’è alla COP26
Internazionale – Per contrastare la crisi climatica serve subito la carbon tax
Valigia Blu – Dalla difesa del territorio alla COP26: il messaggio delle delegate indigene a Glasgow
The Guardian – Cop26 has to be about keeping fossil fuels in the ground. All else is distraction
The Guardian – India’s huge solar uptake has boosted climate goals, says minister

#Change for Planet
Italia che Cambia – Irene di Change For Planet: “Noi giovani, in prima fila per combattere il cambiamento climatico”

#Covid e vaccini
Report – Non c’è due senza tre
Internazionale – La tecnica usata nei vaccini contro il covid può rivoluzionare la medicina
Il Sole 24 Ore – Coronavirus oggi. Usa, via libera Pfizer per bimbi 5-11 anni. Biden: È punto di svolta

#Afghanistan
il Post – La guerra tra talebani e ISIS in Afghanistan
il Post – I talebani hanno vietato l’utilizzo di valute straniere in Afghanistan/

#elezioni Usa
Euronews – New York resta democratica. In Virginia schiaffo al Presidente Biden

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