LA TRAGEDIA DI ISCHIA
Iniziamo questa puntata con i tragici fatti di Ischia, in cui a causa di una frana hanno perso la vita – per quel che sappiamo finora – cinque persone di cui due bambini e un neonato. Come sempre partiamo dal ricostruire i fatti. La notte fra venerdì e sabato c’è stato un forte temporale sull’isola, nel Golfo di Napoli, che è stata praticamente sommersa dalle forti piogge. Piogge che hanno causato la frana che ha colpito una frazione chiamata Casamicciola Terme sabato mattina presto, allagando le case e travolgendo diverse auto.
La prima vittima accertata è stata una donna, il cui corpo è stato ritrovato dai soccorritori. Nelle ore successive i soccorritori hanno rinvenuto i corpi di due bambini, un neonato e una signora anziana. Le operazioni di soccorso, fra l’altro, sono state ostacolate dalla pioggia e dai venti forti, che hanno ritardato anche i traghetti che portavano i rinforzi dalla terraferma. L’elettricità è stata interrotta nell’area colpita e circa 30 famiglie sono rimaste bloccate nelle loro case nella frazione di Lacco Ameno, dove diversi edifici sarebbero crollati.
Ora, ci sono davvero tante cose da dire su questa tragedia. Partendo dagli aspetti geologici. Pasquale Raicaldo su la Repubblica intervista il geologo Romeo Toccaceli che afferma: “Sì, si può parlare di una tragedia annunciata. Perché è dai primi anni del secolo scorso che in quella zona dell’isola d’Ischia, il versante settentrionale che insiste sull’abitato di Casamicciola, si verificano fenomeni alluvionali o franosi, per tacere del rischio sismico. E dunque non c’è da sorprendersi”.
E in effetti cose simili erano già successe. Antonio Maria Mira su Avvenire fa un quadro di quella che era la situazione della frazione di Casamicciola prima del disastro, e sembra non mancare nessuno degli ingredienti di una tragedia annunciata. “Rischio vulcanico, rischio sismico, rischio idrogeologico. E un territorio devastato dall’abusivismo edilizio. Una devastazione aggravata dal disboscamento e dagli incendi ricorrenti. Questa è l’isola di Ischia e in particolare Casamicciola. Al punto da essere diventata un esempio di disordine. “E che è? Pare Casamicciola!” erano solite dire le mamme campane guardando il disordine lasciato dai figli. Detti che nascono dal devastante terremoto che colpì Ischia, proprio a Casamicciola, nell’estate del 1883, provocando oltre duemila morti.
Ma la memoria affievolisce e i morti si ripetono, anche negli ultimi anni. Sei morti in tre disastrose frane, una proprio a Casamicciola, nel 2006, nel 2009 e nel 2015, e due nel terremoto del 2017, che colpì in particolare Casamicciola. Ogni volta appare il quadro di un territorio che non riesce a prevedere e mitigare i rischi. Anzi l’esatto contrario. Come denuncia Legambiente anche in queste ore, sono circa 600 le case abusive colpite da ordine definitivo di abbattimento sull’isola.
E arrivano a 27mila le pratiche di condono presentate dagli abitanti in occasione delle tre leggi nazionali di sanatoria: 8.530 istanze a Forio, 3.506 a Casamicciola e 1.910 a Lacco Ameno. L’ultimo condono, il quarto, incredibilmente, venne approvato dal governo “giallo-verde” nel 2018 proprio dopo il sisma di Casamicciola. Si disse per favorire la ricostruzione, in realtà ha sanato case abusive che, oltretutto, saranno ricostruite a spese dello Stato. Quante? Attualmente sono mille le nuove istanze presentate. Cemento che rimane a sfregiare quella definita “l’isola verde”, sicuramente sempre meno verde e sempre più a rischio. Lo confermano le cartografie dei Piani di Assetto Idrogeologico che riportano valori di pericolosità da frana molto elevati per queste aree dell’isola”.
L’articolo prosegue, ve lo lascio dotto Fonti e articoli. Devo dire che mi colpisce molto come noi esseri umani riusciamo a creare le condizioni perfette per i disastri. In una zona sismica e soggetta ad alto rischio idrogeologico, ci sono migliaia di abusi edilizi – e già che ci siano è preoccupante – e in più vengono bellamente condonati. Come se la sicurezza si potesse condonare. Mi preoccupa molto la situazione di Casamicciola e, come si dice in questi casi, delle centinaia di Casamicciole italiane. Una cultira dell’abusivismo stratificata negli anni, alimentata dalle pratiche dei condoni, ha creato terreni sempre più fragili, sempre meno in grado di assorbire le piogge che nel frattempo sono diventate sempre più irregolari, scarse, ma al tempo stesso torrenziali, improvvise, estreme quando avvengono, per via dei cambiamenti climatici.
Un altro aspetto deprimente di questo fatto lo fa notare sempre su Repubblica Michele Serra, nella sua rubrica l’Amaca, in cui scrive: “Nel Tg2 delle 13 di sabato 26 novembre, ovviamente, l’apertura era la tragedia di Ischia. Dopo il servizio (ottimo) dell’inviato è andata in onda una impressionante sfilza di dichiarazioni e tweet di quasi tutti i ministri del governo Meloni. Quelli interessati all’accaduto (ovvero, quelli le cui parole avevano rilievo giornalistico) sono, se non erro, due: Interni e Ambiente. Oltre alla presidente del Consiglio. Tutti gli altri, che accidenti c’entravano? Con quale diritto, e quale titolo, dichiaravano?”.
E ancora: “Terminata l’assurda sfilza delle parolette governative, ministro per ministro, il Tg2, incredibile ma vero, ha pensato di dare un poco di spazio anche alle reazioni politiche: nuova sfilza di dichiarazioni dei capigruppo dei partiti, compresi, in coda, quelli di opposizione”. “Lascio immaginare al lettore il palpitante interesse delle frasi di circostanza spese da ministri e onorevoli. Si andava dal commosso cordoglio all’urgenza dei soccorsi”.
In maniera un po’ polemica, Serra fa notare come anche di fronte a tragedie come questa il secondo TG nazionale (peraltro in buona compagnia) riesca ad uscire dal copione dei classici servizi interminabili, fatti di una dichiarazione dopo l’altra, tutte ugualmente vuote e inutili.
BOLSONARO CONTESTA IL VOTO
La notizia era nell’aria, e anzi in molti si meravigliavano che non fosse successo prima. Ad ogni modo, con qualche settimana di ritardo, martedì scorso l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che a fine ottobre aveva perso le elezioni contro il candidato di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, ha contestato il risultato del voto e chiesto alle autorità elettorali l’annullamento della maggior parte delle preferenze espresse con la votazione elettronica al ballottaggio del 30 ottobre.
Spiega il Post che “Bolsonaro sostiene che un bug nei software delle macchine usate per il voto (cioè un malfunzionamento nel sistema) abbia reso invalidi i voti espressi, senza però dare spiegazioni più precise su come il bug abbia potuto effettivamente distorcere il risultato delle elezioni.”
“Secondo Bolsonaro e il suo partito, nella maggior parte delle macchine usate per il voto elettronico mancavano i codici identificativi che servono a identificare il votante. Il problema riguarderebbe tutte le macchine prodotte prima del 2020: circa 280mila dispositivi, il 59 per cento di quelli usati per il voto del ballottaggio. Annullare tutti i voti espressi con queste macchine, sostiene il reclamo, porterebbe a una vittoria di Bolsonaro con il 51 per cento dei voti”.
La cosa particolare è che Bolsonaro contesta solo i voti del ballottaggio e non quelli precedenti, in cui ha ottenuto un risultato superiore alle attese, e che quindi sarebbero validi.
Il ricorso però non ha avuto seguito. Il capo della Corte suprema elettorale del Brasile ha rifiutato la richiesta dell’ex presidente. Nella sentenza parla di «completa malafede della bizzarra e illecita richiesta del ricorrente», dimostrata dalla «assenza di prove di irregolarità e dall’esistenza di una narrazione dei fatti totalmente fraudolenta». Quindi, niente da fare.
Devo dire che comunque questo genere di azione, non è mai fatta con l’obiettivo di vincere il ricorso, ma piuttosto con quello di creare la convinzione nelle persone (nella fetta di elettorato che supporta Bolsonaro, ma lo stesso potremmo dire di Trump) che il voto sia stato irregolare, che ci sia un complotto alle loro spalle e in definitiva per alimentare la tensione sociale e portare le persone a stringersi attorno al proprio leader. Nel caso di Trump abbiamo visto bene i risultati, in questo caso non ancora, magari non succederà nemmeno niente di eclatante, ma il senso di mosse come questa è abbastanza chiaro.
LA SETTIMANA DA DIMENTICARE DI TRUMP
Va bene, lo abbiamo nominato, e allora parliamone. Non sono stati giorni facili per Donald Trump, per varie ragioni. Innanzitutto sembrano inasprirsi le sue questioni giudiziarie, quelle che secondo diversi analisti lo hanno spinto ad annunciare in anticipo la sua candidatura alle elezioni presidenziali.
Il ministro della Giustizia di Biden, Merrick Garland, ha nominato l’ex procuratore per i crimini di guerra alla corte dell’Aja, Jack Smith, un osso duro, come special counsel per sovrintendere alle due indagini federali in cui è coinvolto Donald Trump. Smith dovrà vigilare sulle indagini relative ai documenti top secret della Casa Bianca sequestrati dall’Fbi nella residenza di Trump a Mar-a-Lago e su alcuni aspetti del coinvolgimento di Trump nella tentata insurrezione del 6 gennaio 2021 con l’attacco al Campidoglio su cui è al lavoro anche una commissione d’inchiesta. L’ex presidente ha definito la nomina una mossa “politica ed ingiusta. Non è accettabile. È così ingiusto. È così politico”.
Ma non si tratta solo di questioni giudiziarie. In realtà è proprio dalla politica che sono arrivate le mazzate peggiori. Tutti i candidati e le candidate appoggiate dall’ex presidente alle elezioni di midterm o alla carica di governatore hanno perso malamente o comunque hanno deluso le aspettative. Ultima in ordine cronologico Sarah Palin, che ha perso nuovamente in Alaska contro Mary Peltola.
E a affondare ulteriormente il colpo arriva anche la dichiarazione di Elon Musk. L’uomo più ricco del Pianeta, che era stato un supporter attivo di Obama e anche dell’ultima candidatura di Joe Biden, qualche giorno fa aveva detto che non avrebbe più votato per i democratici, facendo pensare a un suo appoggio a Trump anche perché la sua dichiarazione era arrivata assieme alla riapertura del profilo Twitter dell’ex presidente.
Invece in una recente dichiarazione – sempre via Twitter – Musk si è detto “Deluso da Joe Biden, tiepido verso Donald Trump, e invece entusiasta di Ron DeSantis, al punto da promettere fin da ora che lo voterà alle presidenziali del 2024”.
Per coronare questa settimana da dimenticare Trump ha deciso di andarsi a cercare nuovi amici. Non esattamente raccomandabili. Racconta sul Corriere della Sera Viviana Mazza: “Non è successo niente, ripete Donald Trump sul suo social Truth. «Kanye West mi ha chiamato per venire a cena a Mar-a-Lago. Poco dopo si è presentato inaspettatamente con tre suoi amici, dei quali non sapevo nulla. Abbiamo cenato martedì sera con molti altri membri presenti nella terrazza sul retro. Una cena veloce e tranquilla». Non è quello che pensano alcuni alleati dell’ex presidente, in particolare nel mondo ebraico-americano repubblicano dove Trump ha tuttora sostenitori.
I protagonisti principali di questa cena sono il rapper Kanye West, che ora si fa chiamare «Ye», autore possibilmente della più spettacolare autodistruzione di un’icona americana, candidato (come Trump) alla presidenza per il 2024 dopo una serie di commenti antisemiti per i quali ha perso due miliardi di dollari di contratti in un giorno; e Nick Fuentes, 24 anni, ammiratore di Mussolini, che sul suo canale YouTube «America First» ora sospeso (ma è su Truth) ha messo in dubbio il numero di vittime dell’Olocausto e definito gli ebrei un’«élite tribale ostile», ha sostenuto che la segregazione razziale era meglio per tutti e che guida i Groyper, giovani di estrema destra che vogliono spingere la destra verso il suprematismo bianco. Tra gli ospiti c’era anche Karen Giorno, ex manager della campagna elettorale di Trump in Florida che ora lavora per Kanye West.
Una cenetta fra amici insomma. Boh, magari avranno parlato di calcio.
PROTESTE E SCIOPERI IN CINA
Ultima notizia del giorno. Forse avrete visto nei giorni scorsi le impressionanti immagini degli operai che scioperano e protestano nella fabbrica degli iPhone a Zhengzhou, nella Cina centrale. Sono immagini abbastanza impressionanti. Scrive Pierre Haski su France Inter, tradotto da Internazionale: “Nella fabbrica della taiwanese Foxconn, in cui lavorano circa 200mila operai (sottolineo solo perché ci facciate caso – 200mila operai, in una sola fabbrica) e che costituisce una sorta di città nella città, l’esplosione della collera è stata provocata dall’esasperazione per gli isolamenti a ripetizione e da una promessa di premi non mantenuta. Il 24 novembre la direzione della fabbrica ha parlato di “errore informatico” e ha promesso che i premi saranno versati. Ma il danno ormai era fatto.
Sempre il 24 novembre l’intera città di Zhengzhou, popolata da dieci milioni di persone, è stata isolata, e lo stesso è successo anche in alcune aree della capitale Pechino e di altre megalopoli cinesi. Centinaia di milioni di persone in stato di isolamento a fronte di 31mila contagi annunciati dal governo, il numero più elevato da due anni ma anche una condizione in cui altrove si vive quasi normalmente”.
In pratica in Cina intere città si fermano per 31mila contagi, mentre nel resto del mondo il covid sembra una cosa ormai dimenticata, nonostante continui a girare. Colpisce l’accanimento del governo di Xi Jinping, che ormai sembra piuttosto irrazionale, così come colpiscono queste enormi proteste, a cui non siamo abituati ad assistere in Cina, ma che stanno diventando giorno dopo giorno più frequenti.
Come spiega ancora Haski: “La vicenda riguarda anche la globalizzazione, di cui la fabbrica Foxconn di Zhengzhou è il simbolo assoluto. I problemi per Apple accelereranno una tendenza sempre più netta negli ultimi anni: la Cina “fabbrica del mondo” perde il suo potere di attrazione mentre numerose multinazionali investono in altri paesi dell’Asia. Per la prima volta Apple ha cominciato a produrre i suoi iPhone anche in India, mentre Samsung ha trasferito l’attività in Vietnam.
La politica “zero covid” intransigente della Cina, abbinata alle tensioni geopolitiche tra Pechino e Washington, ha come effetto non tanto quello di “separare” totalmente le economie (sarebbe impossibile) ma di creare un distacco nel campo delle tecnologie più importanti, per evitare di essere dipendenti da un solo paese. Gli operai di Zhengzhou, loro malgrado, ci mostrano la fine di una caratteristica fondamentale della globalizzazione per come l’avevamo conosciuta”.
FONTI E ARTICOLI
#Ischia
la Repubblica – Casamicciola, il geologo: “Sì, a Ischia tragedia annunciata”
Avvenire – La tragedia. La frana a Ischia: troppi rischi e condoni. Così ha vinto l’abusivismo
#Bolsonaro
il Post – La Corte suprema elettorale del Brasile ha rifiutato la richiesta di rivedere il risultato delle elezioni presidenziali avanzata da Jair Bolsonaro
#Trump
La Stampa – Twitter, Elon Musk scarica Trump: sosterrà DeSantis alle presidenziali 2024
il Post – Sarah Palin ha perso di nuovo in Alaska
Il Fatto Quotidiano – L’ex procuratore per i crimini di guerra Jack Smith vigilerà sulle indagini che coinvolgono Trump
Rai News – La cena imbarazzante di Donald Trump
#Cina
Internazionale – Cosa ci dicono le rivolte degli operai nella fabbrica cinese degli iPhone
#comunità energetiche
GreenReport – La Toscana ha approvato la legge sulle Comunità energetiche rinnovabili
#allevamenti
Agrifood Today – Inquinano troppo, l’Olanda vuole pagare gli allevamenti per farli chiudere